Informazioni
Venezia, Filippo di Pietro, [prima del 6 maggio, in ragione del riferimento al colophon del Doge Andrea Vendramin] 1478. In 2°. 294 x 195 mm. Testo in carattere romano su due colonne di 36 linee per ogni pagina, senza proemio e argomenti, curata da C. Lucio Lelio di cui si legge un epigramma alla carta finale prima del colophon, SPLENDDA LEGATURA IN MAROCCHINO ROSSO A GRANA LUNGA CON CORNICI IN ORO AI PIATTI, DENTELLE, TITOLO IN ORO AL DORSO LISCIO, la carta bianca del I fascicolo sostituita, abrasioni al margine superiore della I carta con tassello di restauro che non interessa il testo, marginali aloni di umidità alle prime e ultime carte, postille di mano coeva.
Provenienza: Conte Boutoulin; Seymour Kirkup; Barone Landau. E' la copia citata dal de Batines e dallo stesso Mambelli, n.9 pg.17. Annotazioni a matita al I foglio di guardia, con breve resoconto della storia dell'esemplare.
Note Specialistiche
Poco sappiamo della presente edizione da un punto di vista rigorosamente filologico; il Mambelli la definisce "assai scorretta", ma l'epigramma finale dello sconosciuto Lucius Laelius attesta la prima menzione di correzioni e mende al testo del poema, come ha sottolineato Paolo Trovato in Con ogni diligenza corretto, pp. 20-21. Meritano di essere riletti gli "stentati versi finali" del Lelio: "Anchor l'aetate & men longiegno mio valgino ad emendar tanto auctore solo de questa lingua eterno honore primo pictor de la cita de dio. Pur la innata affection el gran desyo chor si gran tempo mha tenuto el core disposto a restaurar el suo valore chera per gran vilta posto in oblio. Non sol mha fatto sullevar tal salma ma unaltra assai piu grave & di piu stima interpretarlo altrui come sintende. Onde se inalcun loco non si lima si ben questa opra come il vero attende sfrenato amor iscusi arquanto stalma".
Goff D26; HCR 5944; Pell 4111; IBE 281; IGI 357; Walsh 1663; Bod-inc D-009; Sheppard 3443; Pr 4270; BMC V 220; GW 7963