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Leonardo Bistolfi
(Casale Monferrato 1859 - La Loggia 1933)
Ritratto di giovane donna con riccioli, 1900 circa
Stima
€ 3.000 - 5.000
Lotto venduto
€ 4.848
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Informazioni
altezza cm 42
firmato sul retro a sinistra: L Bistolfi
L'opera è la traduzione in bronzo del modello in gesso conservato nella Gipsoteca Leonardo Bistolfi di Casale Monferrato (inv. 420)[1] raffigurante una giovane donna di cui non si conosce l'identità.
Formatosi nell'ambiente della tarda scapigliatura lombarda, Leonardo Bistolfi si afferma nell'ultimo ventennio dell'Ottocento soprattutto come autore di monumenti funebri, che gli varranno l'appellativo di "poeta della morte", e celebrativi, divenendo in scultura il principale interprete delle tendenze fin de siécle, in un felice connubio tra istanze simboliste, preraffaellismo e decorativismo liberty. Alla sua attività più ufficiale, che lo vedrà protagonista di alcune delle più importanti commissioni a cavallo dei due secoli, Bistolfi affiancherà la produzione di numerosi busti, medaglie e ritratti di membri dell'aristocrazia e personaggi illustri (Vittorio Emanuele II, Umberto I, Cesare Lombroso, Edmondo De Amicis, per citare alcuni esempi). In questo filone l'artista si distingue per la sua capacità di cogliere con sottigliezza aspetti del carattere, della vita intellettuale e interiore dei suoi modelli, in linea con quanto affermava l'amico scrittore Giovanni Cena, per il quale compito dello scultore era "far scoprire un barlume della vita interna d'un individuo, i suoi tratti spirituali"[2].
Tale approccio è ben evidente in questo busto in cui, nel leggero movimento del capo e nelle labbra dischiuse come ad accennare un discorso troviamo un espediente ricorrente, di chiara matrice bernininiana, per infondere vita e rendere "parlante" la materia. Tipica di Bistolfi è inoltre la modellazione, morbida, viva e spontanea che conferisce pienezza al volto e mobilità all'espressione, e la straordinaria resa dei capelli arricciati, con lo stesso trattamento mosso e scomposto delle ciocche che si può ritrovare anche nella capigliatura di Beethoven (s.d.) o nella barba a cascata di Giuseppe Giacosa (1909-1910 circa), busti in gesso entrambi conservati nella Gipsoteca di Casale Monferrato.
Sabrina Spinazzè