Stima
€ 1.500 - 2.500
Lotto venduto
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Informazioni
cm 29,4 x 23
datato in basso a sinistra: /20 Dec. 1842 / ...
Esposizione
Bibliografia
Formatosi tra Parigi e Monaco, Johann Jacob Frey giunge a Roma nel 1836, dove si lega alla comunità degli artisti tedeschi. Seguendo la tradizione vedutista, inizia a percorrere la campagna romana e le località intorno a Roma - Tivoli, Anagni, Nepi, Grottaferrata, Ariccia, Albano, Olevano – ma anche la Tuscia, l’Umbria e la Toscana. Tra il 1839 e il 1840 trascorre diversi mesi a Napoli, visitando la costa e le rovine di Paestum, e successivamente, tra il luglio e il settembre del 1840, si spinge fino in Sicilia. Appartengono proprio a questi anni la maggior parte dei disegni della collezione Mantura. Attratto dall'intensità luministica e cromatica e dalla maestà del paesaggio mediterraneo, con i suoi ampi spazi e la sua vegetazione rigogliosa, Frey realizza rapidi schizzi – studi di paesaggio e di costume - destinati a essere poi rielaborati in studio in dipinti caratterizzati da una tavolozza luminosa e smaltata in cui è evidente la lezione della scuola napoletana, Giacinto Gigante in particolare, ma anche quella di Camille Corot. Si tratta di una visione lirica, atmosferica e maestosa in cui domina un sentimento romantico della natura – sempre preponderante rispetto alla presenza umana – che avrà larga fortuna presso la clientela internazionale di passaggio a Roma, assidua frequentatrice dello studio dell’artista che nella capitale vivrà fino alla fine dei suoi giorni, salvo alcuni viaggi condotti in Egitto (1842-43), Francia e Spagna (1848-49).
All’avventura egiziana appartiene l’acquerello Palme. Nel settembre del 1842, sotto la guida dell'amico archeologo Carl Richard Lepsius, Frey prende parte a una spedizione promossa dal governo prussiano in Egitto e in Etiopia con l'incarico di documentare i luoghi visitati e i ritrovamenti archeologici destinati al museo di Berlino. Come ricorda Lepsius nel suo resoconto [1], si trattò di un viaggio carico di imprevisti, tra tempeste di sabbia, piogge torrenziali e attacchi dei predoni che misero ripetutamente in difficoltà il gruppo causando a Frey la perdita di numerosi disegni. Nell'agosto 1843, prima dell'arrivo in Etiopia, a causa di problemi di salute Frey è costretto ad abbandonare la spedizione e a rientrare in Italia. Gli schizzi e gli appunti superstiti che riuscì tuttavia a portare con sé e la memoria del paesaggio africano ebbero, al rientro a Roma, un ruolo decisivo per la sua arte, fornendolo spunto per una vasta quantità di dipinti di soggetto orientale che riscossero vasto apprezzamento soprattutto tra la clientela tedesca e svizzera.
Il foglio della raccolta Mantura, raffigurante palme e altri arbusti sullo sfondo del deserto, è per l'appunto uno dei molti studi fortunosamente scampati alle disavventure egiziane. Realizzato a Giza, come testimoniano un cospicuo gruppo di acquerelli lì eseguiti e datati lo stesso giorno, 20 dicembre 1842 [2], l'opera attesta bene, con la minuziosa attenzione al dato botanico, la tavolozza luminosa, l'immediatezza della resa fluida e sintetica, quel felice incontro tra cultura tedesca, tradizione vedutista e paesaggio mediterraneo e orientale che sarà uno dei tratti maggiormente distintivi della sua produzione.
[1]C.R. Lepsius, Briefe aus Aegypten, Aethiopien und der Halbinsel des Sinai: geschrieben in den Jahren 1842 - 1845 während der auf Befehl Sr. Maj. des Königs Friedrich Wilhelm IV von Preußen ausgeführten wissenschaftlichen Expedition, Berlino 1852
[2]cfr. E. Passalalpi Ferrari, Johann Jacob Frey. Un artista svizzero sulle strade del mondo, Roma 2015, p. 58.