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E’ la storia di un’esperienza, memorabile in quanto vissuta all’ombra della Grande Storia. Quella di cui Pini fa parte è in effetti “la Seconda spedizione Volontari diretta e comandata dal tenente Colonnello Giacomo Medici; e più che di memorie vere e proprie si tratta più realisticamente di Annotazioni sul Viaggio e sulla Campagna nelle due Sicilie l’anno 1860”, da Un diario garibaldino di Laura Novati, curatrice dell’edizione anastatica dei due album editi a Sondrio da Bettini, 2011, p.5. Le annotazioni si susseguono cronologicamente tra 9 giugno 1860 e 11 gennaio 1861; quindi è riportato un resoconto quasi telegrafico di una visita agli Scavi di Pompei e di seguito alcuni ordini del giorno firmati dal maggiore Cadolini e da Garibaldi. Di sicuro l’album fu scritto direttamente sul campo, si registrano infatti luoghi, azioni, battaglie e soste in paesi e città: “è veramente il resoconto di un soldato, in cui prevale l’eseguire gli ordini sul voler sapere dove le marce, il sole e la pioggia portano di giorno e di notte”. L’atteggiamento di fondo di queste Memorie è in fondo “una serena, quasi sorprendente e tranquilla lietezza: ritorna più volte l’espressione allegri e contenti che si sia in sosta nel paesello di Casanova o sull’affusto di un cannone su un bastimento; un’aria di giovinezza, di contentezza dell’esserci, corre per tutte le pagine....La paura non è di casa, si è li per buoni motivi e si procede di conseguenza.” (Novati, p.6). A distanza di due anni, nel 1862, Pini inzia a scrivere le sue Rimembranze in un altro piccolo album ripensando all’assedio di Capua, ma si interrompe subito passando ad un complicato Rebus, a qualche disegno di vari soggetti, ad una lunga riflessione su Le piccole miserie della vita. Giuseppe Pini concluse la sua carriera di soldato e memorialista serbando sempre il ricordo devoto del suo eroe, Garibaldi, e lasciò traccia di riferimenti storici preziosi, senza retorica ma con grande fedeltà alla verità.