L’arte come appagamento dell’animo umano

Le belle opere d’arte hanno la capacità di allietare e appagare in ogni situazione l’animo umano. Per aumentare le possibilità che questo avvenga possiamo circondarci di capolavori come questi che vi presentiamo, offerti il 15 aprile nell’asta di Arte Moderna e Contemporanea.

Dietro a ogni opera ci sono tante storie: quella dell’artista, dell’opera stessa e quella dei suoi possessori negli anni. Una storia che non si ferma mai e a cui è bello partecipare, anche solo osservandola.

Le belle opere d’arte hanno la capacità di allietare e appagare in ogni situazione l’animo umano. Per aumentare le possibilità che questo avvenga possiamo circondarci di capolavori come questi che vi presentiamo, offerti il 15 aprile nell’asta di Arte Moderna e Contemporanea.

Lotto 54, Umberto Boccioni, Testa femminile, 1908-1909. Stima
€ 40.000 – 60.000

Testa Femminile (lotto 54, stima € 40.000 – 60.000), realizzato a pastelli da Umberto Boccioni, nel 1908-1909, è un tipico esempio dello stile dello stile, anche pittorico, sviluppato da uno dei maggiori esponenti del futurismo. Composto da una serie di linee che si intrecciano tra loro, pur non definendo in maniera netta i lineamenti della donna, riesce a trasmetterci la quiete e dolcezza del suo animo. Un disegno che può benissimo affiancarsi ad altri capolavori dell’artista di origini calabre ben più noti come i dipinti come la serie di ritratti alla madre.

Lotto 29, Giorgio Morandi, Natura morta, 1960. Stima € 20.000 – 30.000

La capacità di operare per sintesi in letteratura come nell’arte è una delle pratiche più difficili. Chi ha perseguito l’essenza delle cose per tutta la sua vita è stato sicuramente Giorgio Morandi. Una vita dedicata alla ricerca della rappresentazione della luce dando vita a bottiglie e vasi nel suo studio bolognese. La sua capacità di cogliere l’essenza delle cose e della loro interazione con la luce, ancor più che nei suoi dipinti, emerge appieno nei disegni come la Natura Morta (lotto 29, stima € 20.000 – 30.000), del 1960. Tre oggetti appoggiati su un piano vengono colpiti da una luce netta e violenta da sinistra che ne delinea le forme e ne prolunga le ombre. Morandi con pochi segni ci trasmette tutto il calore delle ore centrali della calda giornata estiva in cui realizzò questo piccolo spaccato di realtà.

Lotto 146, Afro Basaldella, Terra di Pozzuoli, 1973. Stima € 30.000 – 50.000

La tecnica mista e collage titolata Terra di Pozzuoli (lotto 146, stima € 30.000 – 50.000), di Afro Basaldella, potrebbe essere letta, quasi, come una mappa della città campana, le varie forme più scure l’abitato, le parti arancio le aree di verde e l’azzurro lo sbocco sul mare con la sua baia. Una tavolozza di colori caldi ridotta all’osso per esprimere il calore di un territorio riscaldato dal sole ma con il refrigerio benefico del mare. Afro uno dei maggiori esponenti italiano dell’informale, mostra in quest’opera come “senza forma” non significhi senza storia o narrazione ma attraverso la sua maestria ci comunica una gamma di emozioni e sensazioni che ci riconducono a una realtà fisica e tangibile ben più di qualsiasi altra rappresentazione più dettagliata.

Lotto 158, Roberto Sebastian Matta, Senza titolo, 1957. Stima € 65.000 – 80.000

Ci sono opere di alcuni autori che sembrano risalire alla notte dei tempi, a questa categoria sono sicuramente ascrivibili i lavori di Roberto Sebastian Matta. Ne è un esempio, Senza Titolo (lotto 158, € 65.000 – 80.000), un olio su tela del 1957. In ques’opera l’artista cileno dispiega sulla tela una serie di segni che sembrano richiamare i graffiti delle grotte preistoriche; personaggi quasi alieni, popolano un mondo immaginario. Uno spaccato della mente di un grande artista surrealista.

Lotto 106, Fausto Melotti, Scultura H (La clavicola), 1971. Stima € 40.000 – 60.000

Fausto Melotti è un maestro riconosciuto della scultura italiana, le sue opere sono un esempio di pulizia visiva e di equilibrio, suoni e poesie rese tridimensionali. Proprio come Scultura H (Clavicola) (lotto 106, stima € 40.000 – 60.000), realizzata in acciaio inox e del filo di nylon che permette a un’onda di acciaio di trapassare “magicamente” le quattro arcate terminali di altrettante colonne. Una riflessione che partendo dai ritmi del mondo musicale tanto amato dal maestro di adozione milanese, sfocia in quello dell’architettura dando vita a una riflessione sulle forme primordiali alla base dell’idea di tempio.

Lotto 216, Ilya Kaboakov, Charles Rosenthal 1913 Pianista e Musa, 2001. Stima € 80.000 – 100.000

Di musica doveva essere appassionato anche Charles Rosenthal vedendo la ceramica Charles Rosenthal 1913 Pianista e Musa, 2001 (lotto 216, stima € 80.000 – 100.000). Ma chi è l’artista Charles Rosenthal? Nella realtà, è un personaggio ideato da Ilya Kabakov. L’artista ucraino l’ha reso infatti protagonsita di alcune sue mostre dandogli vita con la creazione di dipinti, sculture e documenti, fittizi, che ne attestano la biografia. Un lavoro che riflette sulla sottile separazione tra fiction e realtà, in un mondo sempre più pieno di informazioni in cui ciascuno di noi può ad un certo punto decidere di dare vita a una storia.

L’asta di Arte Moderna e Contemporanea si terrà il prossimo giovedì 15 aprile alle ore 16 nella nostra sede di Milano e online. Scopri subito il catalogo completo!

Catalogo online

 

Lichtenstein, Valentini, Nitsch & Co: gli artisti da non perdere nella nostra prossima asta

Arte astratta, dipinti del movimento informale europeo, Pop Art e ancora, sculture in terracotta e opere concettuali. Abbiamo selezionato dal catalogo dell’asta di Arte Moderna e Contemporanea sei artisti rappresentativi di diversi movimenti e scuole, con un denominatore comune: quello di essere in un momento di forte crescita sul mercato.

Hans Hartung

 

Lotto 175, Hans Hartung, T 1976-E 18, 1976. Stima € 80.000 – 120.000

Hans Hartung, tra i principali esponenti della pittura informale e dell’astrazione lirica a livello mondiale, sta vivendo un nuovo momento d’oro sul mercato. Dopo il periodo di massimo successo alla fine degli anni Ottanta, la domanda nei confronti delle sue opere si era bruscamente fermata con la scomparsa dell’artista, avvenuta nel 1989. Nel 2017 però, dopo aver constato un rinnovato interesse dei collezionisti nei confronti delle opere dell’artista informale tedesco, Galerie Perrotin ha firmato un accordo per assicurarsi la possibilità di rappresentare Hartung a livello mondiale e l’anno dopo ha portato, con il gallerista londinese Simon Lee, alcune importanti opere ad Art Basel. Dal 2018 in poi, la curva dei prezzi di Hartung s’impenna, con un picco raggiunto lo scorso anno.

Per i collezionisti e gli appassionati delle grandi opere astratte e informali, l’asta del 15 aprile propone un acrilico su tela del 1976, T 1976-E 18, 1976, opera firmata, data e titolata e registrata presso l’archivio dell’artista.


Nanni Valentini

 

Lotto 199, Nanni Valentini. Il passaggio dell’angelo, 1985. Stima € 7.000 – 8.000

Diverse le proposte in asta per gli appassionati dell’arte di Nanni Valentini, figura cruciale dell’arte italiana e considerato tra i più importanti scultori ceramisti del decennio 1970-1980. Anche per Valentini l’ultimo biennio si è rilevato fruttuoso, in particolare il 2020 ha segnato un trend di crescita importante nel fatturato, aumentato di quasi il 500% rispetto al 2018.

Tra le cinque opere in asta presentiamo due interessanti tecniche miste su carta, due caratteristiche opera in terracotta e un’emblematica opera del 1985, anno della sua scomparsa: Il passaggio dell’Angelo, una tecnica mista su carta e terracotta estremamente rappresentativa della sua personalissima lavorazione materica.


Bernar Venet

 

Lotto 213, Bernar Venet, Waiting for a breakthrough or two, 1969. Stima € 20.000 – 30.000

Artista concettuale francese, noto per le sue sculture metalliche curve e matematicamente precise, Bernar Venet è tra gli artisti contemporanei che vi consigliamo di tenere d’occhio per le ottime prospettive di crescita nei prossimi anni. Le sue opere infatti sono state protagoniste dell’ultime edizione online di Art Basel Miami Beach e la sua prima personale dovrebbe tenersi nel febbraio 2022 alla Galleria Waddington Custot di Londra.

Amico di Arman, Jean Tinguely, Donald Judd e Sol LeWitt, la carriera asrtista di Venet iniziò negli anni ‘60, quando si avvicinò dapprima ai Nouveaux Réalistes e, alcuni anni dopo, al Minimalismo Americano. Le sue opere si trovano nelle collezioni del MoMA di New York, dell’Art Institute di Chicago, del Fotomuseum Winterthur in Svizzera e della National Gallery of Art di Washington, D.C.

In asta proporremo un’opera del 1969, Waiting for a breakthrough or two.


Roy Lichtenstein

 

Lotto 260, Roy Lichtenstein, Modern Painting Banner, 1970.
Stima € 20.000 – 30.000

Dopo gli ottimi risultati raggiunti negli ultimi mesi da alcune stampe di uno dei grandi protagonisti della Pop-Art, Roy Lichtenstein, non possiamo non raccomandarvi uno dei Top Lot dell’asta del 15 aprile: si tratta di Modern Painting Banner, esemplare 19/30 realizzato in feltro e vinile e pubblicato da Betsy Ross Flag and Banner Co. nel 1970. L’opera, che misura 237 x 239 cm, è registrata presso la Fondazione Roy Lichtenstein e verrà inserita nel catalogo ragionato di prossima pubblicazione. Insomma, un’occasione da non perdere!


Hermann Nitsch

 

Lotto 192, Hermann Nitsch, K-TINA-07, 2007. Stima € 15.000 – 20.000

Osservando l’indice dei prezzi dell’artista, considerato tra i massimi esponenti dell’Azionismo Viennese, si nota una veloce crescita già nella prima parte di questo 2021: con un’evoluzione dei prezzi del 20% registrata lo scorso anno, sembra che lo scandaloso artista non smetta mai di voler stupire. In asta proponiamo due opere di rilievo, entrambe degli anni 2000, al lotto 192 K-TINA-07, un olio su tela del 2007 e al lotto 269 P13/RIB, olio su carta applicata su tela dell’anno 2000. In entrambe risalta il suo gesto caratterizzante e istintivo, un richiamo alle sue azioni sanguinanti che gli hanno permesso di affermare il Wiener Aktionismus come uno dei movimenti chiave dell’arte europea del XX secolo.


Lucio Fontana

 

Lotto 134, Lucio Fontana, Crocifisso, 1947. Stima € 90.000 – 120.000

Come vi avevamo raccontato poco tempo fa in questo articolo, negli ultimi anni il mercato dell’arte moderna e contemporanea in Italia ha visto crescere l’interesse verso le ceramiche degli artisti del dopoguerra, in particolare quello legato ai nomi di Lucio Fontana e Leoncillo. La vivacità del settore e le interessanti performance degli artisti che si sono dedicati alla lavorazione della ceramica è sicuramente sintomo di una rinnovata passione verso le arti applicate e dell’idea di artigianalità.

Da circa un decennio, i prezzi e la richiesta per i capolavori di Fontana in terracotta sono aumentati esponenzialmente, facendo schizzare alle stelle il fatturato annuale per la scultura ceramica in Italia. Lo scorso anno, uno dei nostri Top Lots è stato proprio un Crocifisso del 1951 di Fontana, battuto in asta nell’ottobre 2020 per 207.500 €.

La prossima asta di Arte Moderna e Contemporanea propone 4 opere di Lucio Fontana, un Concetto Spaziale su cartoncino del 1956, una biro su carta, Studi per scultura del 1952 ca., Ballerina, un inchiostro su carta del 1947 e dello stesso anno, un meraviglioso Crocifisso in terracotta smaltata. A chiudere la proposta dedicata all’artista argentino, anche una collaborazione con l’amico Osvaldo Borsani: una tecnica mista su vetro proveniente da un’anta di un mobile a ribalta (la libreria E60 di Tecno S.p.A.) del 1952-53, che è stata convertita in opera dagli attuali proprietari.

L’asta di Arte Moderna e Contemporanea si terrà il prossimo giovedì 15 aprile alle ore 16 nella nostra sede di Milano e online. Scopri subito il catalogo completo!

Catalogo online

Arte Moderna e Contemporanea, uno sguardo all’asta del 15 aprile

L’importante asta di Arte Moderna e Contemporanea presenterà quasi 300 opere dei più grandi artisti italiani e internazionali. Da un iconico dipinto di Hans Hartung allo stile inconfondibile di Giorgio De Chirico, passando per la pittura analitica e il futurismo, ecco i lotti da non perdere.

Emblema delle sofferenze causate dall’attuale pandemia, ma anche simbolo della rinascita a nuova vita: un bel Crocifisso in terracotta smaltata di Lucio Fontana, del 1947 (cm 23,5×13, stima € 90/120mila), sarà protagonista dell’asta del 15 aprile.

Lotto 134, Lucio Fontana,vCrocifisso, 1947. Stima € 90.000 – 120.000

Tra i numerosi Top Lots, spiccano alcune importanti creazioni degli Anni’70, come l’iconico dipinto di Hans Hartung, T 1976-E 18, del 1976, acrilico su tela, cm 92×65, stima € 80/120mila; il fondamentale lavoro di Emilio Isgrò, Enciclopedia Treccani Volume XV (Professore, Foglie), del 1970, china su libro, teca in legno e plexiglass, stima € 40/60mila; una significativa opera di Fausto Melotti, Scultura H (La clavicola), del 1971, acciaio cm 70x58x7, bozzetto dell’opera monumentale installata nel Giardino Delle Sculture del Mart di Rovereto dal titolo“La Grande Clavicola”, e ancora, una peculiare figura in bronzo di Henry Moore, Standing Woman Shell Skirt, 1975, bronzo cm 17×7,5×7.5, stima € 20/30mila e poi, Giulio Turcato, Superficie lunare, 1973, olio e tecnica mista su gommapiuma applicata su tavola, cm 72×103, stima € 18/24mila; Achille Perilli, L’esaurimento vivibile, 1971, tecnica mista su tela, cm 81×100 – € 10/15mila e Gianfranco Baruchello, 1976, Progetti contro la perdita d’amore, smalto su alluminio, cm 50×50, stima € 6/8mila.

Sarà presente inoltre una preziosa raccolta di Opere da una importante collezione privata, incentrata sulla Pittura Analitica, prevalentemente degli Anni ’70, con lavori di Rodolfo Aricò, Carlo Battaglia, Paolo Cotani, Giorgio Griffa, Riccardo Guarneri e Claudio Olivieri, raccolti nel corso del tempo dai proprietari, tramite assidua frequentazione fraterna con i suoi massimi esponenti, ma che spazia da una particolare Amalassunta di Osvaldo Licini, disegnata su una pagina del quotidiano l’Unità nel 1946 (stima 4/6mila), passando attraverso gli Anni ’60 con un’opera su carta di Piero Dorazio, Reticolo, 1960, tecnica mista, stimata € 10/15mila ed un’altrettanto preziosa carta di Achille Perilli, del 1961, per finire con alcune inedite sculture di Giacinto Cerone, Giuseppe Maraniello, Nunzio Di Stefano e Giuseppe Uncini, del quale si segnala, tra le altre, l’opera Spazi di ferro n.128, 1992, ferro e cemento, cm 136x91x13, valutata € 15/20mila.

Per gli estimatori del contemporaneo si segnalano una elegante ceramica bianca di Ilya Kabakov, Charles Rosenthal 1913 Pianista e Musa, 2001, ceramica smaltata su base in legno, cm 134x77x50 con stima € 80/100mila ed una iconica composizione scultorea di Claudio Parmiggiani, Natura morta che dorme, 1981, in gesso e legno dipinto, cm 95x70x60 – stima € 50.000/70.000.

Di grande rilievo anche un nucleo di opere degli Anni ’50, tra le quali figurano Alberto Magnelli, Composizione, 1955, olio su tela, cm 56×45 con stima € 10/15mila; Antonio Sanfilippo, Senza titolo, 1955, olio su tela, cm 41×76 con stima € 15/20mila; Emilio Scanavino, Senza titolo, 1957, tempera, olio e collage su tela, cm 50,5×70,5, € 10/15mila; una grande composizione di Roberto Sebastian Matta, Senza titolo, 1957, olio su tela, cm 114×146, stima € 65/80mila; una rara scultura in bronzo di Miguel Berrocal, Petit Fer, Opus n.3, del 1955, in ferro forgiato e saldato, cm 52x35x24, stima € 30/40mila ed un’importante scultura in vetro di Lucio Fontana e Osvaldo Borsani, utilizzata come anta di mobile a ribalta, all’inizio degli Anni ’50, cm 79×45, stimata € 30/40mila.

Per gli amanti dei grandi Maestri del Novecento, saranno presentati in asta un olio su tela di Max Ernst della metà degli anni ‘40, Senza Titolo, cm 15×20, stima € 80/100mila, una raffinata Natura morta di Giorgio Morandi, matita su carta, cm 13×18, stimata € 20/30mila; un bel dipinto di Giorgio de Chirico, Testa di cavallo, olio su cartone telato, cm 40×30, stima € 25/35mila ed una elegante scultura di Pericle Fazzini, Danzatrice in bronzo, del 1936, ad altezza naturale, cm 160x40x30, stimata € 10/15mila; un disegno di Gustav Klimt, Studio per il ritratto di Hermine Gallia, 1903/’4, gessetto nero su carta, cm 45×31, stima € 7/10mila; Maurice Utrillo, Eglise de Simandre-Les-Ormes, 1928, gouache, acquarello e grafite su carta, cm 49×64,2 con stima € 20/30mila ed un raro disegno “double face” di Paul Delvaux, raffigurante al recto una Femme portant an oiseau ed al verso un collage con la foto dell’artista, posizionata al centro di quattro donne, disegnate con china acquarellata su carta, cm 32,5×24,7, stima € 10/15mila.

Non mancherà in catalogo una interessante sezione dedicata ai Futuristi, fra questi spiccano Umberto Boccioni, Testa femminile, 1908/’09, pastelli su carta azzurrina, cm32,2×23,2, stima € 40/60mila; Gino Severini, La Danseuse, 1954, pastelli colorati su carta, cm 55,7×37,3, stima € 18/20mila; Giacomo Balla, Motivo per paralume, Anni’20 eseguito a tempera su carta; Fortunato Depero, Metropoli in costruzione, 1948/’49, china acquarellata e matita su carta applicata su tela, cm 46×51 ed un dipinto di Enrico Prampolini, Composition plastique, 1955, tecnica mista su tavola, cm 124×77.

Catalogo online

La pittura come atto di piacere: Aricò, Griffa, Guarneri e i pittori analitici

Sei artisti diversi, sei modi di interpretare la Pittura, sei modi per ribadire che la Pittura non sarà e non potrà mai essere una lingua morta. O, almeno, finché anche un solo pittore avrà a disposizione un pennello e dei colori. L'asta di Arte Moderna e Contemporanea del prossimo 15 aprile offre una selezione di opere di Pittura Analitica assolutamente da non perdere.

Negli anni Sessanta e Settanta, con l’affermarsi dell’arte concettuale prima e dell’Arte Povera successivamente, la pittura ebbe una battuta d’arresto. Tanto che critici d’arte e curatori, come accade periodicamente, cominciarono a porsi il quesito “Pittura lingua morta?”.

Questo fino a quando alcuni artisti decisero di porre la propria attenzione sull’atto stesso del dipingere in ogni sua componente: colore, telaio, supporto, materia, superficie, luce, ecc. assumendo quasi un atteggiamento da psicoanalisti della pittura. Un gruppo di artisti di varie provenienze e generazioni che venne poi riunito per una comunione di ricerche da alcuni critici, come Filiberto Menna, sotto il nome di “Pittura Analitica” o “Pittura Pittura”.

 

Lotto 105, Rodolfo Aricò, Anomalia N. 3, 1969/70. Stima € 30.000 – 50.000

 

La ripetizione della parola pittura non nasce dalla paura che uno spettatore sbadato possa essere tratto in inganno dalla visione delle loro opere, ma dalla volontà che emerge fortemente da ogni tela dei vari artisti di omaggiare l’atto stesso del dipingere: un atto di piacere.

 

Lotto 97, Rodolfo Aricò, Composizione, 1972. Stima € 2.000 – 3.000

 

Il milanese Rodolfo Aricò, per esempio, rompe la classica forma rettangolare del telaio allungandola, stirandola, ruotandola o aggiungendovi lati. Rompendone i confini fa deflagrare le sue tele monocrome, che vanno alla conquista delle pareti dello spazio che le ospita come delle architetture. La sua “Composizione” del 1972, un acrilico su cartoncino, con le parti in rilievo e le tinte viola e blu che si fondono, sembra proprio aprire una finestra su un cielo stellato. La sua “Anomalia n.3” del 1969/70, un acrilico su tela applicata su pannello sagomato, con le sue parti in blu e verde che si compenetrano, crea un’illusione ottica in cui pieni e vuoti si alternano in una vibrazione continua. Un vero inganno per l’occhio.

 

Lotto 98, Riccardo Guarneri, Ritmi in rosa, 1977. Stima € 10.000 – 15.000

Se si osservano invece le opere del fiorentino Riccardo Guarneri, come “Ritmi in rosa” del 1977, da una superficie bianca sembrano emergere le componenti dello spettro visibile in tutte le sue tonalità. L’artista ha la capacità di rendere ancora più luminoso e accecante il bianco usato proprio grazie all’accostamento di tenui velature di rosso, viola, gialli, azzurri, un’operazione che, come per il movimento ottocentesco del pointillisme, ha lo scopo di riprodurre a livello pittorico la luce quasi nella sua stessa fisicità.

 

Lotto 87, Claudio Olivieri, Passo cieco, 1994. Stima € 4.000 – 6.000

 

D’altronde la componente principale della pittura è proprio la luce e a essa dedica la propria ricerca anche Claudio Olivieri, ma se Guarneri operava per scomposizione, Olivieri, come si può ben vedere in lavori come “Passo cieco” del 1994 e “Age d’or” del 1999, opera nel suo punto di confine quando i colori cominciano a fondersi tra loro. Con pennellate prive di spessore la tela sembra aprirsi a volute impalpabili di colore creando illusioni di tridimensionalità e movimento.

 

Lotto 96, Carlo Battaglia, Iride, 1972. Stima € 2.000 – 3.000

 

Il movimento e il ritmo sulla tela possono essere trasmessi anche tramite la ripetizione di un modulo, come si comprende bene dall’opera “Iride” di Carlo Battaglia. Un olio e tempera su tela del 1972, in cui un triangolo rosso su una superficie rossa compare e ricompare speculare su tutta la tela; l’occhio lo segue come se fossero forme ritagliate sospese sulla superficie dell’acqua. L’acqua, il mare e il tentativo di riproporne gli effetti visivi saranno infatti il soggetto di ricerca principale della carriera dell’artista di origini sarde.

 

Lotto 99, Paolo Cotani, Composizione, Anni’ 70. Stima € 7.000 – 10.000

 

Miscelando tra loro i tre colori primari giallo, blu e rosso si dovrebbe ottenere il nero, ma come sanno i pittori molto più spesso quello che si ottiene è un grigio in tutte le sue mille e più tonalità. Proprio il grigio è il tema di “Composizione”, un olio su tela degli anni Settanta del romano Paolo Cotani. Un artista che nelle sue opere ha reso protagonista la percezione della superficie, indagandone la natura e le possibilità sia in serie come “Fili Battuti” e “Bende” che come qui in “Composizione”, in cui delle pennellate incrociate tono su tono creano con il fondo un movimento, quasi un’increspatura, su cui l’occhio dello spettatore scorre mai pago.

 

Lotto 94, Giorgio Griffa, Senza Titolo, 1972. Stima € 1.000 – 1.500

 

Il torinese Giorgio Griffa ha fatto della singola pennellata di colore la sua cifra stilistica. Inconfondibili le sue tele libere (senza telaio) in cui sapientemente depone pochi tocchi o segni di colore secondo la partitura della sua mente e secondo rigide regole matematiche, regalandoci le medesime emozioni che usi colori a olio, acrilici o acquarelli come in questa carta del 1972. I segni che l’artista depone sulla superficie come delle note di colore danno vita a una melodia per gli occhi e per la mente. Nel “Senza Titolo” del 1973, sono invece delle linee di vari colori tirate a mano e quindi tremolanti a ritmare la superficie fino a interrompersi improvvisamente. L’artista sembra lasciare allo spettatore il compito di completarne il percorso mentalmente, realizzando un’opera “aperta”.

Sei artisti diversi, sei modi di interpretare la Pittura, sei modi per ribadire che la Pittura non sarà e non potrà mai essere una lingua morta. O, almeno, finché anche un solo pittore avrà a disposizione un pennello e dei colori.

La prossima asta di Arte Moderna e Contemporanea, in programma per giovedì 15 aprile a Milano, offrirà un’importante selezione di opere di pittura analitica, spaziando dagli acrilici di Rodolfo Aricò fino alle caratterizzanti pennellate di Giorgio Griffa. Una vendita da non perdere per collezionisti e amanti della “Pittura Pittura”.

Catalogo online

Delle Aldine, ovvero della Modernità della Stampa

Aldus Page Maker, il primo programma di impaginazione usato sui Mac di Steve Jobs, prendeva il nome da Aldo Manuzio, uno dei primi editori della storia, al quale dobbiamo l'invenzione del formato tascabile e di alcuni dei caratteri più usati in assoluto. Allora cosa sono le "Aldine"? Scopriamolo con alcuni lotti della prossima asta!

Pochi forse sanno cosa sia un’Aldina, ancor meno chi sia Aldo Manuzio. Le Aldine sono convenzionalmente i libri stampati da Aldo Manuzio e dai suoi eredi a Venezia tra il 1495 e il 1597. Cento anni di raffinata produzione editoriale, un catalogo non immenso ma qualitativamente importante.

Pochi conoscono Aldo, ma molti sanno inconsapevolmente cose su di lui. Chi ha introdotto il formato tascabile per i libri di lettura? Aldo. Chi ha utilizzato la moderna punteggiatura, inventando tra l’altro la virgola e il punto e virgola? Aldo. Chi ha creato le prime collane editoriali? Aldo. Chi ha curato i testi in modo filologico, sia che fossero classici greco-latini o moderne opere in volgare? Aldo. Chi ha pubblicato il più bel libro del Rinascimento, ovvero il Polifilo? Aldo.

Aldo Manuzio. Foto: Museo della scrittura Aldo Manuzio. Bassiano

E la lista potrebbe continuare a lungo, perché senza Aldo Manuzio e le sue innovative e geniali intuizioni grafico-editoriali, noi avremmo libri più poveri e brutti. Tutti i caratteri che normalmente adoperiamo, dal Garamond all’Helvetica e soprattutto il più celebre e utilizzato al mondo, il Times New Roman, derivano da caratteri tipografici introdotti da Aldo. Il programma più utilizzato di impaginazione grafica, pensato e sviluppato per i primi Macintosh di Steve Jobs, va sotto il nome di Aldus Page Maker.

Lotto 49, ALDINA – TEOCRITO, Eclogae triginta, in greco. Theogonia, in greco. Altre opere in greco, 1495. Stima € 9.000 – 10.000

Il suo genio si è dispiegato nella Venezia del Rinascimento per appena 20 anni, realizzando un numero tale di moderne innovazioni da poter essere tranquillamente definito come “il principe dei tipografi”.
Aldo aveva diversi sogni nel cassetto, probabilmente li realizzò tutti perché la Venezia dell’epoca era un po’ come l’America degli anni Settanta (quella di Jobs e Gates…): una terra dalle immense possibilità, aperta alle innovazioni e per sua natura libera e moderna. I

l primo dei sogni era quello di dar vita ad una collana di testi greci (e latini) in grado di rivitalizzare la cultura classica. Il secondo era quello di fornire queste opere di una forma filologicamente corretta, rivista dai migliori studiosi della sua epoca. Il terzo, quello di dare bellezza alla pagina perché la lettura potesse essere lieve e piacevole. Realizzò tutto questo, per la sua genialità e per la capacità che ebbe di attorniarsi di validissimi compagni nell’impresa.

Lotto 54, ALDINA – LEGATURA – ALDINA – OVIDIO NASONE, PUBLIO
Inerrantium stellarum …Fastorum libris excerpta. P. Ouidij Nasonis Fastorum lib. 6. Tristium lib. 5. De Ponto lib. 4. In Ibin. Ad Liuiam, 1516. Stima € 1.500 – 2.500

Prendiamo ad esempio il Teocrito del 1496, in asta il 30 marzo (lotto 49). Aldo lo dedica a Battista Guarino, suo maestro a Verona di greco e latino, e glielo dedica segnalando come molte delle opere contenute – alcune inedite – gli serviranno per le sue lezioni pubbliche. E anche se alcune di esse potranno risultare “corrotte”, ovvero con testi non così affidabili e corretti, il suo impegno è per portare alla luce più opere possibili, “reputando sia meglio avere qualcosa piuttosto che non avere nulla. Un testo corrotto, se resta celato, raramente viene emendato – forse mai, per meglio dire; se invece viene pubblicato, saranno in molti a correggerlo, almeno con il passare del tempo.”

Lotto 56, ALDINA – HUARTE, GIOVANNI
Essame de gl’ingegni de gl’huomini, per apprender le scienze …Tradotto Dalla Lingua…, 1586. Stima € 300 – 400

Aldo aveva un’idea aristocratica della Cultura ma anche profondamente democratica: il progetto di recuperare la letteratura greca facendola diventare l’asse portante nella formazione delle nuove classi dirigenti doveva coinvolgere tutti, aristocratici e non; ed era bilanciato dalla riscoperta del valore della letteratura in volgare, dei grandi autori da Dante a Petrarca ma anche dei suoi contemporanei, come Sannazzaro, Bembo e altri, che rispecchiavano al meglio la modernità del Rinascimento.

Aldo fu contenuto e forma, fu la ridefinizione moderna dell’oggetto libro così come lo concepiamo noi oggi: un oggetto che fino ad allora era stato appannaggio di Clerici e pochi intellettuali, ma che da Aldo in poi divenne la forma più rivoluzionaria di pensiero in movimento, quella appunto di un tascabile da portare sempre e ovunque.

Una selezione di Aldine andrà in asta il 30 marzo in occasione della prima parte dell’asta di Libri, Autografi e Stampe. Un’occasione unica per collezionisti e appassionati di testi antichi, che avranno la possibilità di fare offerte su questi lotti rappresentativi di un grande personaggio della storia dell’editoria (e non solo!).

Catalogo online

Filippo La Mantia “completa” la ricca asta di Vini e Distillati

La già ricca asta 25 e 26 marzo aggiunge una sezione dedicata alla Sicilia, in collaborazione con lo chef Filippo La Mantia

Donnafugata Ben Ryè

Derby delle eccellenze tra Italia e Francia in occasione della prossima asta di Vini e Distillati, che si terrà nella sede di Milano il 25 e il 26 marzo prossimi.

Un pareggio 3-3 sui top lot: per la Francia troviamo una straordinaria Jeroboam 5 Litri 1999, proprietario unico certificato e sempre conservata in cantina a temperatura controllata; un La Tache 2001 di Romanée Conti conservato con l’attenzione che merita; la Salon Le Mesnil Collection con i millesimi 2004, 2006, 2007 e il 2008 Magnum;

Lotto 1169, CHÂTEAU LAFITE ROTHSCHILD 5 LITRI, 1999 1 Jéroboam (5 litri) / OWC. Base d’asta € 6.500

l’Italia risponde con una 3 Litri di Giacomo Conterno Monfortino 2010, una straordinaria verticale di 16 annate di Sassicaia 2002-2017, e pareggia con la rara Collezione Ornellaia 2012-2015 nella sontuosa confezione originale.

 

Lotto 2028, GIACOMO CONTERNO MONFORTINO RISERVA 3 LITRI
2010 1 DMg / OWC. Base d’asta € 6.000

Cosa si può aggiungere a una proposta che presenta i più grandi vini del mondo da Francia, Italia, USA e Nuovo Mondo?

Grazie alla collaborazione con Filippo La Mantia, Finarte presenta una sezione dell’asta dedicata alla Sicilia, un territorio di tradizione antichissima che da alcuni anni vive un momento di grande splendore. In un numero limitato di lotti esclusivi verrà presentata una significativa antologia della produzione dell’isola: i grandi Marsala di Marco de Bartoli, gli straordinari vini dell’Etna, con gli interpreti più prestigiosi come Tenuta delle Terre Nere e Franchetti, il Donnafugata Ben Ryé, probabilmente il più grande passito d’Italia, che porta il nome di Pantelleria in tutto il mondo, i grandi Nero d’Avola di Gulfi e Duca di Montalbo e gli straordinari rossi di Palari, Messina.

I lotti della sezione La Mantia verranno battuti giovedì 25 marzo, al termine della sezione dell’asta dedicata ai lotti da collezioni private, come ideale ponte verso il 26 marzo, dove invece saranno protagonisti preziosi vini da grandi mercanti internazionali.

 

Catalogo online

Alla scoperta delle “Vues d’optique”, antenate del cinema moderno

Le prime vennero pubblicate a Londra all'inizio del XVIII secolo, per poi diffondersi in tutta Europa. Le vedute ottiche sono stampe prospettiche che, viste attraverso uno zograscopio, creavano l'illusione prospettica: in pratica, gli antenati del cinema moderno! L'asta del prossimo 30 marzo offre un lotto di 27 meravigliose "vues d'optique" assolutamente imperdibili.

Una superba testimonianza dell’Illuminismo e della fiducia assoluta nella scienza e nella tecnologia

Le vues d’optique o vedute ottiche sono stampe prospettiche ritoccate all’acquerello che venivano viste attraverso uno zograscopio, o una scatola ottica, per creare l’illusione del rilievo e della prospettiva accentuata. Sono perlopiù scene di vita cittadina, scorci d’ambiente, tavole a soggetto biblico, molto apprezzate nel XVIII secolo: una superba testimonianza dell’Illuminismo e della fiducia assoluta nella scienza e nella tecnologia. Chiamate inizialmente “prospettive” (data convenzionale di nascita il 1730 circa), presero il nome di “vedute ottiche” intorno al 1740. Le prime furono pubblicate a Londra all’inizio del XVIII secolo, la moda si diffuse poi in tutta Europa tra il 1740 e il 1790 e si continuarono a produrre per gran parte dell’Ottocento.

Lotto 212, Vues d’optique [vedute ottiche], 1760, stima € 20.000 – 22.000

I principali centri di produzione furono 4: Londra, Parigi (rue Saint Jacques), Bassano e Augusta, mentre centri secondari furono Berlino, Vienna e l’Olanda. La moda per le vues fu anche esportata in Cina e Giappone nel XVIII secolo attraverso gli olandesi.

Vennero particolarmente apprezzate dalle classi agiate appassionate di scienza, che possedevano un armadietto delle curiosità dove proiettarle al buio. Si trattava infatti di oggetti costosi: a Londra, intorno al 1760, costavano tra i 18 scellini e le 2 sterline, considerando che 1 scellino era il prezzo di una giornata di lavoro per un operaio londinese!

Lotto 212, Vues d’optique [vedute ottiche], 1760, stima € 20.000 – 22.000

Erano anche un modo per familiarizzare con le leggi dell’ottica e per introdurre i più giovani alla geografia. L’immagine poteva essere visualizzata con diversi strumenti. Il più diffuso è lo zograscopio, costituito da un piede in legno che sostiene una lente biconvessa e uno specchio inclinato a 45 °. Posizionata appena sotto, la stampa si riflette nello specchio e lo spettatore la osserva attraverso l’obiettivo.

Lotto 212, Vues d’optique [vedute ottiche], 1760, stima € 20.000 – 22.000

Lo specchio crea una distanza – da qui l’effetto della profondità di campo – e l’obiettivo una distorsione, che enfatizza la prospettiva. Le illustrazioni potevano essere visualizzate anche in apposite scatole ottiche, dotate di uno specchio inclinato, ma l’immagine veniva celata all’interno del dispositivo, rendendo l’esperienza più “magica”. Di qui l’epiteto di “antenati” del cinema moderno.

Lotto 212, Vues d’optique [vedute ottiche], 1760, stima € 20.000 – 22.000

“Les vues d’optique s’inscrivent dans la tradition des fameuses vedute ou vues d’Italie que les amateurs, souvent anglais, se procuraient lors du Grand Tour ; portraits fidèles de sites naturels, de villes et de monuments, réalisations d’artistes de renom ou images à bon marché, les vedute fixaient le souvenir de lieux enchanteurs et pouvaient éveiller la nostalgie du visiteur rentré chez lui, ou bien faire rêver ceux qui n’avaient pas eu la chance d’entreprendre l’aventure”, così le descrive lo storico Françoise Pellicer.

Lotto 212, Vues d’optique [vedute ottiche], 1760, stima € 20.000 – 22.000

Il lotto 212, che verrà offerto nella prima tornata dell’asta dedicata a Libri, Autografi e Stampe del prossimo 30 marzo, è composto da una splendida serie di 27 vues d’optique e una tavola di apertura raffigurante una quinta teatrale, realizzate all’acquaforte e acquerellate, traforate da punzoni e ritagliate con la tecnica del découpage, lavorazione al retro con trattamento a tempera nera e inserti di carte e stoffe colorate, misurano ciascuna 290 x 435 mm. circa, lievi difetti, realizzate in parte ad Augusta [Augsburg], “au Negoce commun de l’Academie Imperiale d’Empire des Arts libéraux”.

Lotto 212, Vues d’optique [vedute ottiche], 1760, stima € 20.000 – 22.000

Si individuano varie serie: 11 scene bibliche con soggetto le Piaghe d’Egitto (da 1 a 10) e una vue raffigurante il Profeta Daniele col Drago babilonese Bel; 3 vedute spagnole del Palais Royal e dei Jardins de Buen Retiro en Espagne, del Prospectus Domus Regiae…Hispaniae e una veduta della flotta spagnola a largo di Gibilterra; 6 vedute di città italiane, di cui 2 di Firenze, una di Venezia, una di Roma un interno di cattedrale probabilmente del Nord Italia e una grande piazza con Fontana; 2 vedute di città svedesi; 3 vedute rispettivamente di Vienna, di New York (lo scorcio di una via con al centro l’erezione di una statua su un piedistallo), e di ampi giardini (probabilmente di città austriaca) di un non meglio identificato Schloss; due vues notturne raffiguranti un accampamento di tende con bandiere variopinte e un Palazzo illuminato.

Catalogo online

Storico dell’arte, Collezionista, Uomo: Bruno Mantura

Bruno Mantura è tra le personalità più rappresentative della cultura italiana del Novecento. 144 opere provenienti dalla sua abitazione romana andranno in asta il prossimo 23 marzo: dipinti, grafiche e sculture che raccontano la sua vita e le sue grandi passioni.

Raccontare la storia di vita di qualcuno è sempre affascinante ma può risultare piuttosto complicato, se non si ha avuto la possibilità di conoscerlo. A volte, sono gli oggetti che quella persona ha posseduto, collezionato, amato, a raccontare qualcosa del suo percorso, mentre altre sono gli affetti con cui ha condiviso una parte di vita o la vita intera, quelle persone con cui ha percorso un pezzettino di strada a livello personale e professionale. 

Nel caso di Bruno Mantura, studioso d’arte, critico e funzionario della Galleria d’arte Moderna di Roma (dal 1970 al 1997), abbiamo avuto la fortuna di poter conoscere, grazie a coloro che ci hanno raccontato la sua storia, sia il lato umano che quello di critico e collezionista: una parte della sua raccolta di pitture, sculture e opere grafiche, sarà infatti protagonista di un’asta che si terrà il 23 marzo a Roma. 

 

 

Roma è stata la sua città: vi arrivò da Gerusalemme, dov’era nato nel 1936, e poco dopo la laurea approdò alla Galleria Nazionale. A quel tempo aveva iniziato a interessarsi ai grandi maestri del Novecento con particolare attenzione al dopoguerra, promuovendo una serie di rassegne monografiche dedicate a Giuseppe Capogrossi, Alberto Burri, Fausto Pirandello, Afro, Leoncillo e Fausto Melotti. 

 

Bruno Mantura e Giulio Paolini

 

All’attività di funzionario aveva, nel contempo, affiancato la promozione del lavoro degli artisti italiani sia nel nostro territorio, attraverso esposizioni presso spazi pubblici e privati (Carlo Lorenzetti, Luca Patella, Giulio Paolini, Sandro Chia, per fare alcuni esempi), sia all’estero, ricoprendo il prestigioso ruolo di commissario per la partecipazione degli artisti italiani alla Biennale di San Paolo (del 1975 al 1983), alla Triennale d’arte di Delhi (1978), alla Biennale di Alessandria d’Egitto (1978, 1982, 1984) e alla Biennale di Parigi (1980).  

 

Lotto 8, Enrico Fanfani, Guido Reni ritrae Beatrice Cenci in carcere, 1855-60 circa. Stima € 2.500 – 3.500

 

Negli anni Ottanta, esplorando i depositi della Galleria Nazionale, Bruno Mantura iniziò ad interessarsi all’arte italiana di fine Ottocento e inizio Novecento, sulla quale in quel periodo pesavano ancora forti pregiudizi. Invece, proprio da quelle opere, prese forma la sua collezione: i prezzi erano buoni, era un gusto nuovo e non c’era ancora un vero e proprio mercato che quegli artisti che secondo lui erano stati troppo a lungo dimenticati, offuscati dai grandi movimenti innovatori dell’inizio del secolo.

 

Lotto 93, Frederick Goodall, Misery and mercy, 1887 circa. Stima € 1.500 – 2.500

 

Allo stesso tempo, Mantura non smise mai di appassionarsi all’arte contemporanea: tra il 1984 e il 1996 dedicò, nelle vesti di curatore, alcune fondamentali rassegne nell’ambito del Festival dei Due Mondi di Spoleto.

“Quello che lo portava a collezionare non erano né i valori assoluti della storia dell’arte, né gli interessi di mercato, ma dei veri e propri colpi di fulmine. Era il piacere per la bellezza in sé per sé” – Sabrina Spinazzè, storica dell’arte

 

Lotto 104, Giulio Aristide Sartorio, Sirene – tavola per il volume “Sibilla”, 1912-1920 circa. Stima € 700 – 1.000

 

Negli anni, Mantura raccolse anche moltissime opere di grafica, per la quale provava un trasporto irresistibile. Affascinato dalla raffinatezza dell’esecuzione o il carattere inconsueto di alcuni soggetti, quei “colpi di fulmine” scattavano indipendentemente dalla conoscenza del nome dell’autore o dalle logiche della storia dell’arte. Collezionava opere di artisti anonimi, per poi riuscire, con studio e arguzia, a ricondurli a un ambito o a un’attribuzione convincente.

 

Lotto 57, Umberto Prencipe, Lotto di tre incisioni, 1912. Stima € 500 – 800

 

Anche la scultura, passione nata fin dagli anni dell’università, ebbe un ruolo chiave nella sua raccolta: nomi della metà del ‘900 (Aurelio Mistruzzi, Publio Morbiducci) convivevano con i maestri dell’Ottocento e del primo Novecento (Filippo ed Ettore Ferrari, Francesco Jerace, Ercole Rosa, Enrico Quattrini, Emilio Musso, Leonardo Bistolfi). 

 

Lotto 66, Rinaldo Rinaldi, Giovanna d’Arco. Stima
€ 2.000 – 3.000

 

Seguivano poi l’immaginario romantico con preziose illustrazioni da Dante e Petrarca, i temi letterari in bilico tra pittura di storia, i ritratti di uomini illustri e affascinanti sconosciuti; la pittura religiosa, documentata da un notevole nucleo di studi e bozzetti, che coprono un periodo piuttosto lungo, compreso tra purismo (Francesco Coghetti, Nicola Consoni, Domenico Tojetti), tendenze realistiche (Cesare Fracassini, Giuseppe Sciuti) e simbolismo (Frederick Goodall, Mario Barberis); gli studi e modelli per monumenti e decorazioni di edifici pubblici e ancora il paesaggio in tutte le sue declinazioni, dagli schizzi di viaggio, esempio tra tutti Palme di Johann Jakob Frey, realizzato durante un  viaggio in Egitto nel 1842 e fortunosamente scampato a un attacco di predoni, al realismo napoletano di Michele Cammarano fino alle visioni simboliste di Umberto Prencipe.

 

Lotto 38, Johann Jakob Frey, Veduta di Roma dal Tevere. Stima € 300 – 400

 

Le opere in asta da Finarte il prossimo 23 marzo provengono dall’abitazione romana di Bruno Mantura a Campo de’ Fiori: per anni invasa da tutte le sue opere d’arte, dipinti, grafiche, sculture ma anche libri, tanti libri, così tanti che occupavano, in realtà, ogni spazio della sua vita.

Una casa che porta in sé la memoria dell’arte, del bello e dell’insaziabile curiosità di una delle personalità più rappresentative del mondo della cultura italiana del Novecento.

 

Bruno Mantura

 

Bruno Mantura è scomparso nel 2019.
Ringraziamo Jean-Louis Provoyeur, Teresa Sacchi Lodispoto e Sabrina Spinazzé per le loro preziose informazioni.

Catalogo online

Cognac and Armagnac, two nectars of France loved by connoisseurs (and not only)

We could ironically call them "the cousins of France": both are brandies and owe their name to the regions of origin of the grapes used for their production, Northern France for Cognac and Gascony for Armagnac. Let's discover their characteristics with some lots from the upcoming Wines and Spirits auction – 25th and 26th of March.

If cognac is defined by connoisseurs as the distillate of silk, armagnac is the velvet one.

Alcoholic distillates can be considered as members of a big family. Among them, closer relatives can be found: such is the case with cognac and armagnac, which could be ironically called “the cousins of France”.
Both are brandies and they are named after the regions of origin of the grapes used for their production, respectively Northern France for cognac and Gascony, in the south-west of France, for armagnac.

Besides the country of origin, another common point is the grape used, mainly Ugni Blanc, very similar to the Italian Trebbiano, sometimes blended with Colombard or Folle Blanche grapes. They are all white grapes harvested before the complete maturation and used to make light and scarcely aromatic wines, with low alcohol by volume (ABV) and strong acidity; characteristics which contribute to the production of excellent cognacs and armagnacs.

Lot 2338, Jean Grosperrin Cognac Collection: Bons Bois 1944, Bons Bois 50 ans, Des Borderies 1961, Fins Bois 1968, Fins Bois 1972, Fins Bois Origine Rateau, Grande Champagne 1971, Petite Champagne 1962, Petite Champagne 1958. Starting bid € 2.400

Cognac is a wine brandy having a delicate and refined taste with definite floral aromas and an alcohol by volume of about 40°. Its production was regulated by a treaty dated back to 1909, the same treaty by which it was decided that only brandies coming from the Cognac region could have this name. All the other similar products have the more general denomination of brandy.

There are six recognized production/crus zones in the region:

Grand Champagne, which gives life to the finest cognacs

Petite Champagne AND La Borderies, with distillates having a more floral aroma

Fin Bois, area gives the most fruity aromas cognacs

Bon Bois and Bois Ordinaries, that we could call the “basics”

The grapes are harvested within September 29, coinciding with the feast of St. Michael, while the “discontinuous” distillation uses alembics called “marentais” and is necessarily performed within March 31 of the year following the harvest.

Lot 2342, Selection of Jean Grosperrin Cognac: Des Borderies 1961, Petite Champagne 1962, Grande Champagne 1971, Fins Bois 1972. Starting bid € 750

The must obtained from grapes undergoes a first boiling of about eight hours, followed by a cooling phase and a second boiling of about twelve hours, during which both the head and the tail are dropped in order to keep the heart of the product. The obtained distillate will then age for a minimum of 30 months to a maximum of 30 years in large oak casks.

The cognac that reaches our palates is not directly drawn from the casks. The most important phase is, in fact, the one in which the maitre de chai blends and dilutes different vintages in order to obtain a harmonic bouquet as well as to lower the ABV which, out of the alembics, ranges between 63° and 72°, much more than the 40° of commercialization.

Lot 2346, Jean Grosperrin Cognac Bons Bois, 1944. Stima € 450

The fact of being a blend of grapes harvested and distilled in different years is the reason behind the absence of vintage indication on cognac’s labels (with the exception of vintage cognac, for which the year of production and/or bottling is declared). Broadly speaking, in order to identify the quality of the bottle, abbreviations are used:

VS (very special) or *** (trois etoiles): the youngest brandy used for blending is aged for at least two years

VSOP (very old pale); VO (very old); Réserve: the youngest spirit used for blending has at least four years of ageing

Vielle Reserve; Grande Réserve; Vieux; XO (extra old); Napoleon: the youngest spirit used for blending has at least six years of ageing

Lot 1208, Hennessy Fine Champagne Cognac,  year 70/80. Starting bid € 100

Cognac has great ageing potential. Hence, it is possible to find and appreciate centenarian cognacs such as the rare Rouyer Guillet Reserve de l’Ange 1865 Vintage (Lot 1207). Secrets for making the perfect cognac are jealously kept by some families which hand down knowledge from generation to generation. Producers as Jean Grosperrin and Hennessy – created in 1745 by the Irish Jean Hennessy – represent two of the most iconic and distributed brands in the world.

 

Lot 2327, Delord Bas Armagnac Reserve, 1893. Starting bid € 1.800

If cognac is defined by connoisseurs as the distillate of silk, armagnac is the velvet one. Recognized as the most ancient distillate of France, armagnac therapeutic properties are cited for the first time in a document dating back to 1310, wrote by an abbot of the Eauze monastery, in the heart of its production area.

The official production area of armagnac is tiny, being exactly half of its northern cousin:

Bas Armagnac, a territory characterized by siliceous and sandy soils, the armagnac of the area has a higher finesse and floral tones and it is the most valued one;

Tenareze, where distillates have a vague scent of violet and for some organoleptic characteristics are destined to long periods of ageing;

Haut- Armagnac, from which come the less valuable distillates.

The real difference with cognac is the type of distillation used for its production. Unlike cognac, armagnac is a single-distilled in continuous copper column stills. Therefore, the must goes through a single process of heating and “purification” before going to rest for at least three years in large casks of oak.

Lot 2326, Darroze La Bataille Bas Armagnac, 1945. Base d’asta € 250

At the end of the distillation process, the ABV of the armagnac is between 52° and 60°, much lower than the 63°-72° of cognac. This allows armagnac to retain in a more defined way its aromatic substances.

Furthermore, this characteristic allows the commercialization of a type of Armagnac that could be defined as pure, with a bottling ABV close to the one of the liquid poured out of the cask after ageing: between 45° and 49°, called Brut de Fût, one of the most valued and sought-after by connoisseurs.

As opposed to cognac, armagnac is less frequently made up of a blend of different vintages. For this reason, it is less rare to find bottles that show the year of production. Otherwise, as happens for cognac, designations on the label indicate the minimum ageing of the nectar:

  • Trois Etoiles, VS, with bottle aging of at least one year;
  • VO, VSOP, Réserve, with ageing of at least four years;
  • Extra, Hors d’age, Napoleon, XO, Vieille Reserve, aged at least five years.

During the centuries, armagnac has continued to remain a craftsmanship-oriented production which did not allow industrialized commercialization. Some local producers perfectly exemplify this tendency: Delord, a distillery founded in 1893 by Prosper and whose techniques used for the creation of armagnac have remained the same from generation to generation, or Darroze branded products.

Lot 2337, Delord Bas Armagnac Reserve Magnum, 1962. Starting bid € 400

As for every liquid work of art, learning the origins and the characteristics of the spirits is just the beginning. To deeply grasp the history, tradition and essence of cognac and armagnac, tasting is the way: bottle at room temperature, a tulip-shaped glass to be filled up for one-third… now gently sniff, lose yourself in the nectar’s aromas, let them invade your mind. Sip and allow all the fragrances to explode in our mouth.

Online catalogue

Le 13 opere di Palazzo Torlonia in un’asta a tempo

Un unico lotto per i dodici affreschi e le due formelle in gesso riconosciuti di eccezionale interesse storico-artistico e che, proprio per la loro importanza, verranno offerti in asta senza alcuna commissione d'acquisto.

SCUOLA ITALIANA SECOLO XIX (tradizionalmente attribuito ad Alessandro Bombelli) - La Geografia (dettaglio)

I dodici affreschi e le due formelle in gesso, provenienti dal demolito palazzo Torlonia in piazza Venezia a Roma, sono stati riconosciuti di eccezionale interesse ai sensi dell’art. 10, comma 3, lettere d) ed e) D.Lgs. n. 42/2004 e pertanto soggetti ad avvio di procedimento di notifica in blocco da parte della Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma in una comunicazione alla casa d’aste, datata 22 febbraio 2021.

Le opere, offerte nell’asta Incanti d’arte dello scorso 23 febbraio, sono state ritirate dalla vendita a seguito della notifica ministeriale e vengono ora riofferte in un’asta a tempo, esclusivamente online. Data la straordinaria rilevanza storico-artistica della serie dei beni, non verrà applicata alcuna commissione d’asta all’acquirente. La stima è di 60.000 – 100.000 € e sarà possibile fare offerte online per una settimana, fino a giovedì 11 marzo alle ore 14.

La storia degli affreschi di Palazzo Bolognetti-Torlonia

Facciata di Palazzo Torlonia

Facciata di Palazzo Torlonia

Nel XIX secolo, Palazzo Bolognetti-Torlonia in Piazza Venezia dove oggi sorge il Vittoriano, era considerato uno dei luoghi più vivaci di Roma: acquistato nel 1807 da Giovanni Raimondo Torlonia, nobile e banchiere italiano, divenne in breve uno dei palazzi più amati dal bel mondo romano, nonché scrigno di opere d’arte e decorazioni eseguite dai migliori nomi dell’epoca. Gioiello della corona nella collezione dei principi di origine francese era l’Ercole e Lica di Canova, capolavoro dello scultore oggi custodito presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Nel 1829, Alessandro Torlonia, il terzogenito di Giovanni, ereditò il palazzo e ordinò agli artisti più rinomati dell’epoca di cimentarsi in una tecnica in disuso da tempo, il buon fresco, per la decorazione di tutte le sale e gli ambienti dell’edificio, sotto la guida dell’architetto Giovanni Battista Caretti.

Stendhal, in visita a Roma, celebrò le decorazioni e le feste di Palazzo Torlonia nel suo Promenades dans Rome del 1829: “I balli del Principe Torlonia in Roma sono superiori a quelli che dava Napoleone I. […] I quattro lati del cortile del suo palazzo sono occupati da magnifiche gallerie che comunicano con più saloni vastissimi nei quali si balla. I migliori pittori viventi, come Palagi, Camuccini, Landi, li hanno dipinti. […] Le feste dei Torlonia sono più belle di tutte quelle dei sovrani d’Europa.” 

Agli artisti citati da Stendhal ne vanno aggiunti tanti altri, tra cui Bartolomeo Pinelli, Bertel Thorvaldsen, Francesco Coghetti, Filippo Bigioli… Le decorazioni da loro realizzate per la prestigiosa committenza finirono purtroppo in parte con l’essere distrutte assieme al Palazzo nel 1903 ma alcune di queste vennero invece salvate, come nel caso degli affreschi, che furono acquistati dall’antiquario napoletano Francesco Tancredi ed entrarono poi a far parte della collezione della contessa Amalia Canonica, amica e fidata collaboratrice di Laetitia di Savoia Bonaparte duchessa di Aosta.

Asta a tempo, fino all’11 marzo – ore 14

La rarità dell’insieme delle opere Torlonia ed il suo valore di testimonianza di un’epoca hanno contribuito ad animare l’opinione pubblica e a destare molto interesse per la vendita di Finarte.

Il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha giudicato di eccezionale interesse il gruppo, come riportato nella motivazione del provvedimento di vincolo del 22 febbraio 2021: “L’asta in oggetto […] riporta in luce alcuni esempi significativi [degli affreschi e dei rilievi Torlonia] che, pure nella loro frammentarietà, documentano una fase particolarmente importante della storia delle arti figurative romane del XIX secolo.”  

Nel rispetto delle scelte della Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, gli attuali proprietari, a cui sono giunte per successione ereditaria le opere della contessa Canonica, hanno deciso, concordemente con la casa d’aste, di offrirle il lotto unico al pubblico incanto.

Partecipa all’asta