New York, New Yorker. Magazines e illustratori nella Grande Mela

Mattotti e Glaser: due firme per due riviste che hanno disegnato New York, all’asta il 9 maggio

Tra le pubblicazioni periodiche entrate nell’immaginario collettivo The New Yorker ricopre senz’altro un ruolo di rilievo assoluto. Con un logo ormai iconico che ne riporta il nome con un carattere ideato appositamente, il formato compatto e la sua impaginazione che privilegia i testi, fin dalla sua nascita questo magazine si posiziona in modo assolutamente originale nel mercato editoriale. Nata nel 1925 per raccontare in modo innovativo personaggi ed eventi della vita culturale newyorkese negli anni la rivista ha ampliato la sua prospettiva al mondo intero. Sulle sue pagine ha ospitato autori quali Hannah Arendt, che vi pubblicò il suo sempre attuale La banalità del male, Vladimir Nabokov, Philip Roth e persino lo sfuggente J.D. Salinger. La sua sezione di vignette satiriche è tra le più celebri e graffianti, con le sue strisce tra le più riprodotte al mondo.

Ma più ancora che per ciò che vi è pubblicato all’interno se si nomina il The New Yorker si pensa subito alle sue copertine: solo prezzo, data, logo e un’illustrazione. Nessun titolo, nessun occhiello, nessun accenno al contenuto del singolo numero. Questa impronta pulita, che lascia spazio all’immagine rigorosamente disegnata e cementa ancora di più il nome della rivista nella nostra mente, è rimasta immutata in questi primi cento anni di pubblicazione. Per un illustratore finire sulla cover del New Yorker è dunque un onore, un riconoscimento assoluto. Anche per questo fin da subito il magazine ha attinto a talenti internazionali per le sue copertine. Per fare un esempio, già alla fine degli anni Venti ne firmò alcune uno dei più grandi artisti e designer italiani di sempre, Fortunato Depero.

Lotto 428. Lorenzo Mattotti – The New Yorker – Night Life, 2000. Stima € 10.000 – 15.000

Ne ha seguito le orme in tempi più recenti uno degli illustratori e fumettisti italiani più internazionali, Lorenzo Mattotti: all’attivo ne ha più di trenta, a partire dalla prima del 1993. Il suo tratto distintivo, caratterizzato dai segni filamentosi e sinuosi dei suoi pastelli, con le figure appena stilizzate e le atmosfere avvolgenti e sognanti è spesso apparso anche all’interno della rivista, a corredo di alcuni articoli. Esemplare di questa collaborazione di successo è la copertina realizzata per il numero del 10 aprile 2000. È un evocativo inno alla raffinata e variegata Night Life newyorkese, fatta di glamour e stile, con la figura centrale dall’allure anni ’40 e intorno personaggi contemporanei con tatuaggi e piercing.

A celebrare l’effervescente vita culturale della Grande Mela nel 1968 arriva anche il New York Magazine, settimanale fondato da Clay Felker e il grafico ed illustratore Milton Glaser. La vocazione del New York è meno impegnata e più di attualità mondana, ma ha comunque ospitato anch’esso firme del calibro di Tom Wolfe e Nora Ephron. Glaser, autore tra l’altro dell’iconico logo I Love NY, oltre a curarne il design grafico ne ha firmato anche alcune copertine con il suo stile lisergico ed inconfondibile. Stile che, quando è libero di farsi illustrazione pura, ritrova la vocazione artistica degli esordi, quando nel 1951 ebbe la straordinaria opportunità di studiare nientemeno che con Giorgio Morandi a Bologna. L’amore per i grandi maestri ritorna nella sua illustrazione Monet paints water lilies, realizzata a pastelli a cera in occasione della mostra Vita immaginaria di Claude Monet presso la galleria milanese Nouages nel 1992. Il maestro impressionista domina la composizione con la sua silhouette in bianco, circondato dal giardino di Giverny in una ipnotica sinfonia di verdi, blu e arancio.

Lotto 385. Milton Glaser – Imaginary life of Claude Monet, 1992. Stima € 2.800 – 4.000

Due magazine intimamente legati alla Grande Mela, due illustratori dal tratto immediatamente riconoscibile e un immaginario che unisce Stati Uniti ed Europa: a dimostrazione che New York è veramente un melting pot culturale per eccellenza, capace di trascendere i propri confini.

Catalogo completo: https://www.finarte.it/asta/fumetti-tavole-e-illustrazioni-originali-roma-2025-05-09

Dall’America al salotto europeo: tre secoli d’argento e dell’arte di servire il caffè e il cioccolato

Dalle prime caffettiere rococò ai raffinati servizi borghesi, l’argenteria europea si racconta nell’asta del 15 aprile a Milano

Quando l’argento proveniente dalle Americhe si riversò sui mercati europei in quantità mai viste prima la storia dell’argenteria in Europa cambiò per sempre. Quello che fino a quel momento era stato un materiale raro divenne così tra il XVII e XVIII secolo, ancorché prezioso, più facilmente accessibile. I mastri argentieri si ritrovarono quindi a non essere più costretti a limitare la loro produzione a capolavori sacri, destinati ad una fruizione ecclesiastica, o a poche commissioni per le case reali.  

È nel Settecento inoltrato che l’argenteria laica diventa sempre più diffusa, seguendo la moda del momento, sempre legata alle novità esotiche introdotte dalle colonie sudamericane o dal Medio ed Estremo Oriente, ecco apparire dunque cioccolatiere e caffettiere. Del resto, la moda del caffè era talmente diffusa che Carlo Goldoni ambientò una delle sue commedie più celebri proprio in una Bottega del Caffè, lasciando non a caso il consueto dialetto veneziano per il più universale toscano. 

Lotto 137. Caffettiera, Genova, secolo XVIII. Stima € 5.000 – 7.000.
Lotto 164. Importante caffettiera, Torino, secolo XVIII. Stima € 8.000 – 10.000.

Una delle regioni italiane dove l’arte dell’argenteria raggiunse i massimi livelli fu il Piemonte, a Torino non mancavano le grandi firme, artigiani che per la loro maestria e inventiva possono essere definiti come veri e propri artisti. Sulle loro creazioni dominano motivi fitomorfi o elementi animali, volute aggraziate in linea con il gusto Rococò.

La tradizione dei servizi da tè, caffè e cioccolata in argento prende così tanto piede da continuare fino all’Ottocento e primo Novecento. Esposti su grandi vassoi coordinati, fanno bella mostra di sé sui tavolini per il rituale pomeridiano o mattutino, centro focale di raffinati momenti conviviali.  

Nell’Ottocento si diffonde a partire dalla Russia anche il samovar, nato per scaldare l’acqua destinata al tè, immancabilmente citato in tutti i classici della letteratura russa.  

Lotto 7. Samovar, Italia, secolo XX. Stima € 650 – 1.000.

Nel Novecento i servizi in argento diventano status symbol delle famiglie bene, classico dono per i novelli sposi. Le linee seguono di volta in volta le mode del momento, più slanciate ed aggraziate o più tonde e con decorazioni cesellate virtuosisticamente. I servizi in argento accompagnano insomma da ormai più di tre secoli la vita degli europei, ponendosi a metà strada tra bene esclusivo e democraticamente diffuso, simbolo materiale di un rito conviviale ormai parte del nostro DNA. 

Lotto 84. Servizio da tè e caffè con vassoio, Italia, secolo XX. Stima € 2.500 – 3.000.

Sfoglia il catalogo completo dell’Asta di Argenti Antichi e da Collezione: https://www.finarte.it/asta/argenti-antichi-e-da-collezione-milano-2025-04-15

6 mostre di fotografia da non perdere

Si preannuncia una primavera all’insegna della Fotografia: sono infatti numerose le mostre in giro per l’Italia dedicate ad alcuni dei più importanti fotografi italiani e internazionali

Si comincia con Mario Giacomelli, di cui quest’anno ricorre il primo centenario della nascita. Dopo l’importante mostra nella Senigallia che gli ha dato i natali (fino al 6 aprile nel Palazzo del Duca) aprirà da maggio a settembre la doppia, importante retrospettiva Mario Giacomelli 1925-2025. L’immagine e la parola: a Milano, a Palazzo Reale, e in sinergia al Palazzo delle Esposizioni a Roma. Due mostre complementari, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli, che mettono in campo un’inedita collaborazione fra le due istituzioni per portare al grande pubblico uno degli incontrastati maestri della fotografia italiana e internazionale.

Lotto 9, Asta del 10 Aprile. Mario Giacomelli. Io non ho mani che mi accarezzino il volto, 1961/1963. Stima € 3.000 – 4.000

A precederla, fino al 4 maggio, una mostra di più ampio respiro, che non si limita alla sola fotografia ma in cui quest’ultima ha senz’altro un ruolo di primo piano: si tratta di Da Cindy Sherman a Francesco Vezzoli. 80 artisti contemporanei, curata da Daniele Fenaroli, con il supporto scientifico di Vincenzo De Bellis. Tanti i nomi della fotografia rappresentati nella Collezione Giuseppe Iannaccone da cui provengono le opere esposte, tra cui la stessa Sherman, Lisetta Carmi e Nan Goldin.

The Boutique. Nan Goldin. C in the club, Bangkok. € 12.500

Sempre a Milano ma al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea è in corso invece Body of Evidence (fino all’8 giugno), importante retrospettiva sull’artista iraniana Shirin Neshat, curata da Diego Sileo e Beatrice Benedetti. Trent’anni di carriera rivissuti attraverso fotografie e video-installazioni per fare il punto sulla sua pratica artistica articolata fra fotografia, cinema, teatro.

Lotto 82, Asta del 10 Aprile. Shirin Neshat. Game of Desire couple #1, 2009. Stima € 12.000 – 18.000

Ci si sposta a Torino per Olivo Barbieri. Spazi Altri, omaggio pensato appositamente per gli spazi delle Gallerie d’Italia torinesi, dedicate esclusivamente alla fotografia, ad Olivo Barbieri (fino al 7 settembre). Curata da Roberto Koch, presenta oltre 150 opere incentrate sulla ricerca ormai trentennale dell’artista sulla Cina, tra sperimentazioni tecniche e fascinazione per una società in costante cambiamento.

Lotto 44, Asta del 10 Aprile. Olivo Barbieri. Prato, 1983. Stima € 1.000 – 1.500

Nel Museo di Santa Giulia a Brescia è aperta fino al 14 agosto A Sense of Wonder. Fotografie 1962 – 2022, esposizione curata da Denis Curti e dedicata al fotografo Joel Meyerowitz. Oltre ad una panoramica sull’artista newyorkese, in bilico fra street photography e intimismo, la mostra presenta un focus dedicato ai 365 giorni di autoritratti che costituiscono un diario visivo del lockdown del 2020.

Lotto 121, Asta del 10 Aprile. Joel Meyerowitz. The Table, 1983. Stima € 1.200 – 1.800

A Roma continua, infine, al Museo dell’Ara Pacis la prima grande retrospettiva su Franco Fontana, intitolata semplicemente Franco Fontana. Retrospective e curata da Jean-Luc Monterosso (fino al 31 agosto). Grazie a oltre 200 fotografie la mostra presenta un percorso nel colore del maestro modenese, tra paesaggi naturali e urbani, nudi e architetture.

Lotto 35, Asta del 10 Aprile. Franco Fontana. Landscape, 1976. Stima € 2.500 – 3.500

Sono tante, insomma, le opportunità per i collezionisti e gli appassionati di scoprire o approfondire l’opera di maestri della fotografia sempre presenti nelle aste Finarte.

Catalogo Completo – Asta di Fotografia del 10 aprile

Le sfumature di Corto Maltese

Un marinaio errante, un sognatore disilluso e un’icona della letteratura a fumetti

Ci sono personaggi che non invecchiano mai, le cui avventure continuano a riecheggiare tra le pagine invecchiate e nelle menti di chi ama il racconto d’avventura. Tra questi, Corto Maltese si distingue come un’ombra misteriosa ed affascinante, un marinaio senza bandiera, un viaggiatore dello spazio e del tempo che rappresenta il perfetto equilibrio tra realismo e leggenda. Nato dalla penna di Hugo Pratt nel 1967, Corto è molto più di un semplice personaggio su carta.

Lotto 17 e Lotto 18. Dino Busett. Corto Maltese, anni 80. Stima € 200 – 500.

Pratt lo immagina con i tratti decisi e affascinanti che mescolano Burt Lancaster e sé stesso, un senso di giustizia anarchico e una voglia insaziabile di libertà. Corto non è un eroe tradizionale:  si definisce un gentiluomo di fortuna, non segue nessuna causa se non l’avventura, preferisce la poesia alla violenza, oppone l’ironia alla certezza. Eppure, nei suoi viaggi, si trova sempre coinvolto in eventi che lo costringono a scegliere da che parte stare, facendogli scoprire che persino con il fato si può discutere: basta prendere una lama e disegnarsi una nuova linea del destino sul palmo della mano.

Lotto 116. Emanuele Barison. Corto Maltese, 1997. Stima € 150 – 400.
Lotto 119. Giuseppe Camuncoli. Corto Maltese, 2007. Stima € 200 – 500

Ma l’influenza di Corto Maltese si estende ben oltre le tavole disegnate da Hugo Pratt. Autori e artisti contemporanei hanno raccolto la sua eredità, reinterpretandone lo spirito attraverso nuove opere. Questa ricchezza di sfumature si riflette anche nelle tavole originali presentate nell’asta “Maestri del Fumetto – Collezione Oliva” del 7 marzo 2025.

Lotto 124. Paolo Cossi. Corto Maltese, 2002. Stima € 150 – 400. Lotto 123. Davide Toffolo. Corto Maltese, anni 2000. Stima € 300 – 600

A partire dagli anni ’80, autori come Dino Busett si sono ispirati alle molteplici sfaccettature di Corto Maltese, dando vita a nuove iterazioni del marinaio pur rispettandone sempre l’essenza. Alla fine degli anni ’90 ed inizio degli anni 2000, gli italiani Emanuele Barison e Giuseppe Camuncoli, a distanza di dieci anni l’uno dall’altro, hanno reinterpretato Corto in illustrazioni dalla vena più romantica. Ancora più personale la versione di Corto firmata da Mudokon (Massimiliano Gosparini) e da George Pratt, così come quella di Davide Toffolo che con il tratto distintivo del fumettista e musicista (è il frontman del gruppo Tre Allegri Ragazzi Morti) lo ha ibridato con le sue caratteristiche orecchie animali.

George Pratt. Corto Maltese, anni 2000. Stima € 300 – 600.

Anche artisti internazionali come Kent Williams, Paolo Cossi e Aleksandar Zograf hanno contribuito a mantenere vivo lo spirito di Corto Maltese, dimostrando come il marinaio possa ancora navigare nuovi mondi senza perdere la sua anima. Arrivando fino all’illustrazione più recente tra quelle offerte in asta, che rimane fedele alla versione originale, firmata da un Stefano Babini, alunno di Hugo Pratt.

Sfoglia il catalogo completo dell’asta di Maestri del Fumetto: Collezione Oliva

La Guida per Riconoscere una Borsa Hermès Originale

Le borse di Hermès, in particolare modelli iconici come la Birkin e la Kelly, sono tra gli accessori di lusso più desiderati al mondo. Ma proprio per il loro valore, sono anche tra i più contraffatti. Segui la nostra guida per evitare che un buon affare possa rivelarsi un pessimo investimento!

Asta Luxury Fashion - Foto di Mattia Borgioli

Se vuoi acquistare una borsa Hermès e assicurarti che sia autentica, ecco i dettagli chiave a cui fare attenzione:

1. Il Logo e il Marchio

La prima cosa da controllare è il timbro a rilievo sulla parte frontale della borsa. Il marchio legge “Hermès Paris Made in France” su tre righe, con la scritta più piccola a ogni riga. Nei modelli autentici, il logo presenta lettere equidistanti e con una spaziatura uniforme anche tra le righe.

Lotto 13. Hermès. Borsa Kelly Sellier, 2019 in pelle epsom color nero, dettagli in palladio, horse shoe ordine speciale. Base d’asta € 7.000.

Al contrario, la maggior parte delle borse Hermès contraffatte presenta un’iscrizione stampata, invece che impressa. Spesso le lettere sono irregolari per font, dimensione o inclinazione, e la spaziatura tra di esse può non essere uniforme. Fare attenzione anche sull’accento sulla seconda E di HERMÈS, che potrebbe essere troppo leggero o addirittura mancante.

2. La Pelle e i Materiali

Un dettaglio non da poco è sicuramente il pellame e i materiali di altissima qualità utilizzati da Hermès, come la pelle Togo, Clemence, Epsom o la pelle di coccodrillo e alligatore. Si può riconoscere anche al tatto: la pelle deve risultare morbida ma robusta. Se la pelle è rigida o plastificata, probabilmente è un falso.

Lotto 20. Hermès. Borsa Birkin, 2008 in coccodrillo Porosus mat color fauve, dettagli in palladio. Base d’asta € 25.000

Da considerare anche le variazioni nella pelle esotica: le trame sulle borse di coccodrillo e alligatore sono praticamente sempre diverse. Solamente una finta borsa di Hermès potrebbe avere squame perfettamente regolari e uniformi, questo perché gli animali stessi hanno delle irregolarità nella pelle!

Anche l’odore è un indicatore importante: un’autentica borsa Hermès ha un profumo naturale di pelle, mai di colla o plastica. 

3. Le Cuciture

Hermès cuce a mano ogni borsa con la tecnica del punto sellaio. I punti Hermès in genere hanno una leggera inclinazione verso l’alto e, sebbene i punti siano singoli, potrebbero esserci dei punti doppi. Se trovi cuciture disordinate, dritte o troppo perfette (tipico delle macchine industriali), potresti essere di fronte a un falso.

Lotto 17. Hermès – Borsa Birkin 40 cm, 2008 in pelle taurillon clémence color blu di prussia, dettagli in palladio. Base d’asta € 7.000

4. Il Codice del Sellier

Ogni borsa autentica ha un codice identificativo impresso all’interno, vicino all’attacco della maniglia. Questo codice contiene l’anno di produzione – indicato da una lettera dentro un quadrato o un cerchio – e le iniziali dell’artigiano che l’ha realizzata. Se il codice è assente o non segue questo formato, è un indizio di contraffazione. 

5. L’Hardware e i Dettagli in Metallo 

Le parti metalliche di una borsa Hermès originale, come lucchetti, chiusure e piedini, sono realizzate in ottone placcato oro o palladio. Devono avere un peso solido e non sembrare leggere o “cheap”. Il numero di serie del lucchetto e della chiave devono ovviamente corrispondere.

6. La Forma e la Struttura 

Le borse Hermès mantengono sempre la loro forma anche dopo anni di utilizzo. Se una borsa appare floscia, con il peso disequilibrato tra gli angoli, e con una forma poco definita, potrebbe essere un’imitazione. 

Lotto 9. Borsa Birkin 35 cm, 2007 in pelle taurillon clémence color melanzana, dettagli in palladio. Base d’asta € 7.000

7. La Dust Bag e la Scatola

La dust bag autentica è realizzata in cotone di alta qualità, con il logo Hermès stampato in marrone. Le repliche spesso usano un tessuto più economico o hanno stampe troppo scure o sbiadite. La scatola originale è arancione con una finitura leggermente granulosa e un logo perfetto. Se il colore è troppo acceso o la scatola è troppo leggera, potrebbe essere un falso. 

Riconoscere una borsa Hermès originale richiede attenzione ai dettagli. Se hai dubbi, affidati a esperti del settore o a servizi di autenticazione professionale.

Sfoglia il catalogo della prossima asta di Luxury Fashion che si terrà il 10 marzo

Quattro aste per San Valentino

Dalle borse rosso passione ai fumetti romantici, l’offerta di San Valentino di Finarte trasforma questa giornata in un ricordo prezioso

Amore: sentimento eterno, celebrato dagli artisti di ogni epoca e declinato in infinite forme creative – romantica, passionale, platonica, struggente. L’arte ha sempre raccontato l’amore, rendendolo protagonista, proprio come nella letteratura e nella storia. Anche la leggenda di San Valentino, in tutte le sue versioni, è un inno all’amore incondizionato. Scopri le nostre aste per festeggiare San Valentino come vuoi e con chi vuoi!

Lotto 119 – Emanuele Barison. Corto Maltese, 1997. Stima € 150 – 400
Lotto 116 – Giuseppe Camuncoli. Corto Maltese, 2007. Stima € 200 – 500

Per gli amanti dei fumetti
L’asta “Maestri del Fumetto: Collezione Oliva” del 7 marzo offre pezzi iconici: dai disegni di Emanuele Barison per “Corto Maltese” (Lotto 119, Stima € 150 – 400) a quelli intensi e tormentati di Giuseppe Camuncoli (Lotto 116, Stima € 200 – 500), fino all’irresistibile fascino di Diabolik di Dino Busett. Per i sognatori c’è Bonnes Vacances di Yves Chaland, anni ‘80, e per chi cerca l’amore ideale, La donna dei sogni di Federico Fellini (Lotto 85, Stima € 900 – 1.700).

Lotto 85 – Federico Fellini. La donna dei sogni, anni 70. Stima € 900 – 1.700
Lotto 9 – Yves Chaland. Bonnes Vacances, anni 80. Stima € 400 – 800

Per chi ama la moda
L’asta di Luxury Fashion del 10 marzo celebra l’amore con una palette di rossi in tutte le sue sfumature: Birkin rubino 2010 (Lotto 4, Base d’asta € 7.000), Kelly Rouge H (2009, Lotto 6, Base d’asta € 6.500), Birkin rouge con dettagli dorati 2004 (Lotto 23, Base d’asta € 7.000), Kelly Rouge Duchesse 2002 (Lotto 33, Base d’asta € 8.500) e una Chanel XXL rosso matelassé (2018, Lotto 38, Base d’asta € 6.500).

Lotto 4 – Birkin rubino, 2010. Base d’asta € 7.000
Lotto 38 – Chanel XXL rosso matelassé, 2018. Base d’asta € 6.500

Per chi ama la casa
Illumina la tua serata con la lampada ad Arco di Achille e Pier Giacomo Castiglioni (1962, Lotto 20, Stima € 800 – 1.000) in asta il 25 febbraio, perfetta per creare un’atmosfera leggera e sentimentale. Per rendere la serata indimenticabile, lasciati conquistare da un vaso del 1985 di Laura Diaz de Santillana per che possa raccogliere un mazzo di fiori ricevuto.

Lotto 20 – Achille e Pier Giacomo Castiglioni. Arco, 1962. Stima € 800 – 1.000
Lotto 82 – Laura Diaz De Santillana. Vaso, 1985. Stima € 400 – 600

Per l’amore materno
L’asta Unveiled Beauty del 27 febbraio, dedicata alla bellezza del corpo umano, celebra anche l’amore materno con due lotti particolari: il Lotto 52 di Barry Lategan, Catherine Lategan (1980), che esprime la delicatezza e allo stesso tempo la forza dell’amore di una madre, e il Lotto 54 di Claudio Abate, Madre e figlio (1972), che cattura l’essenza di un amore profondo, sincero e indissolubile, due opere ideali per chi vede San Valentino come una celebrazione dell’affetto.

Lotto 52 – Barry Lategan. Chaterine Lategan, 1980. Stima € 800 – 1.200
Lotto 54 – Claudio Abate. Madre e figlio, 1972. Stima € 400 – 600


Scopri le nostre aste e lasciati ispirare dai cataloghi completi
Design e Arti Decorative / 25 febbraio
Fotografia: Unveiled Beauty / 27 febbraio
Maestri del Fumetto: Collezione Oliva / 7 marzo
Luxury Fashion / 10 marzo

Nasce a Napoli il nuovo polo dedicato all’arte, grazie alla partnership tra l’hotel de Bonart Naples e Finarte

Una collaborazione unica nel suo genere con l’intento di creare nuove sinergie per collezionisti, appassionati d’arte e viaggiatori raffinati, dando vita ad un connubio perfetto tra arte, eleganza e ospitalità d’eccellenza

Grazie al profondo legame con l’arte dell’hotel de Bonart Naples – che ospita oltre 150 opere realizzate da artisti campani all’interno dei suoi spazi – ed al suo costante impegno nella promozione della cultura del territorio, Finarte trova la sua prima sede napoletana all’interno degli spazi dell’hotel a partire da Febbraio 2025.

Questa collaborazione non solo conferma la vocazione artistica del de Bonart Naples, ma segna un passo fondamentale per Finarte, che attesta la sua presenza in una città di grande tradizione collezionistica e di crescente importanza nel mercato dell’arte nazionale e internazionale.

Con lo scopo di promuovere la cultura e la bellezza non soltanto tra collezionisti esperti ma ad un pubblico più ampio, Finarte e de Bonart Naples danno vita ad una serie di eventi esclusivi che arricchiscono il panorama culturale napoletano. Tra le iniziative previste Preview delle aste di Finarte, allestite negli spazi dell’hotel per offrire agli ospiti un’esperienza immersiva nel mondo del collezionismo; Art Talks, incontri con esperti e collezionisti, dedicati all’approfondimento di tematiche relative al mercato dell’arte e alla gestione delle collezioni e Valuation Day, momenti riservati in cui usufruire di consulenze specializzate e personalizzate per chi è interessato ad acquistare, vendere o valorizzare i propri beni e le proprie collezioni.

Il nostro Gruppo ha sempre creduto nella vocazione intellettuale di Napoli, una città nata con un’incredibile propensione culturale. L’hotel de Bonart Naples non è solo un luogo di ospitalità, ma un vero e proprio punto di riferimento per esperienze esclusive legate all’arte. Da sempre ospitiamo una collezione di artisti e proponiamo incontri con grandi protagonisti del panorama artistico campano. Ǫuesta collaborazione con Finarte rafforza ulteriormente la nostra missione di rendere l’arte parte integrante dell’esperienza di soggiorno e di offrire ai nostri ospiti un accesso privilegiato al mondo del collezionismo” afferma Costanzo Jannotti Pecci, CEO del Caracciolo Hospitality Group.

Questo nuovo polo artistico all’interno dell’hotel de Bonart Naples, rafforza la vocazione del Caracciolo Hospitality Group nel promuovere l’arte e nell’ incentivare la scoperta del patrimonio culturale, trasformando l’ospitalità in un viaggio tra bellezza, storia e cultura.

“La partnership con l’hotel de Bonart Naples – parte del Caracciolo Hospitality Group – rappresenta un nuovo e importante tassello nella strategia di crescita e sviluppo della nostra casa d’aste: attraverso questa collaborazione, Finarte intende affermare e consolidare la propria presenza a Napoli, città in cui, negli anni, ha costruito solide relazioni di fiducia con appassionati e collezionisti d’arte. La radicata tradizione collezionistica della città e la sua forza propulsiva in specifici ambiti – come ad esempio quello dell’arte contemporanea – sono i fattori fondamentali che ci hanno spinto a costruire una serie di iniziative pensate e organizzate appositamente per Napoli, individuando all’hotel de Bonart Naples, il partner ideale con cui realizzarle.” commenta Alessandro Guerrini, Amministratore Delegato del Gruppo Finarte.

Finarte

Fondata nel 1959 dal banchiere milanese Gian Marco Manusardi e poi rilevata in anni recenti da un nuovo gruppo di soci investitori con l’idea di creare una casa d’aste di collezionisti per i collezionisti, Finarte ha scritto la storia del mercato dell’arte in Italia, crescendo costantemente nel corso dei decenni e ampliando il proprio raggio d’azione e un’offerta sempre più diversificata. Oggi, con 21 dipartimenti, 70 aste annuali e una continua espansione nel settore del lusso, dell’arte e del design, il Gruppo Finarte si conferma protagonista nel panorama artistico e collezionistico.

Caracciolo Hospitality Group

Caracciolo Hospitality Group è una società di gestione alberghiera fondata da un gruppo di imprenditori partenopei, con l’obiettivo di valorizzare il mercato dell’hotellerie in tutte le sue forme, esaltando l’ospitalità e promuovendo il territorio napoletano come destinazione d’eccellenza. La missione del gruppo è estendere l’accoglienza, il servizio e la cura oltre i confini della propria attività, creando valore condiviso attraverso la valorizzazione delle persone e l’uso consapevole delle risorse. Nella collezione si trovano il Palazzo Caracciolo Naples, affiliato Hilton, il de Bonart Naples, e il Grand Hotel Telese, un’oasi di benessere immersa nella Valle Telesina (Benevento).

Per informazioni: hotel de Bonart Naples- tel 081 090 2000
Ufficio Stampa TCC Italia
Maddalena Ardemagni mardemagni@tccitalia.com +39 3930100765
Teresa Caniato tcaniato@tccitalia.com +39 3442612140 Chiara Vanelli cvanelli@tccitalia.com
Ufficio stampa Finarte
Marica Rossetti m.rossetti@finarte.it +39 3389746213
Calendario Eventi 2025 https://caracciolohospitality.com www.debonartnaples.com https://www.finarte.it

DRC: il fascino e il lusso delle bottiglie di Domaine de la Romanée-Conti

L’asta di vini “Timeless Treasures” del prossimo 30 gennaio propone una straordinaria selezione di bottiglie provenienti dai territori più prestigiosi della Borgogna, tra cui spicca il leggendario Domaine de la Romanée-Conti

Quando si parla di Romanée-Conti, ci si addentra nella storia di una cantina dai tratti unici ed eccellenti. Tutto ebbe inizio nel XIII secolo, quando i monaci del convento di Saint-Vivant cedettero alla famiglia Croonembourg una piccola porzione di vigneto, oggi conosciuta come Cros de Clou, uno dei crus più preziosi del patrimonio attuale della cantina.

Nel corso dei secoli, la proprietà della vigna è cambiata svariate volte fino a giungere ai Principi di Conti nel 1760, che decisero di attribuirne il nome in La Romanée.

Questo vigneto, di poco più di 1.8 ettari, si distingue per la sua posizione con un’esposizione solare ottimale, altitudine ideale e grazie ad un terreno unico al mondo. La produzione è limitata a circa 6.000 bottiglie l’anno, rendendo questi vini estremamente rari e ricercati.

Dal XVIII secolo, la tenuta è cresciuta grazie ai successivi proprietari, tra cui le famiglie Duvault-Blochet, Leroy/Roch e de Villaine. Questi hanno integrato nel patrimonio aziendale tutti i grand cru più importanti della Borgogna, tra cui Romanée-Conti e La Tâche, entrambi “monopole” della tenuta. Oggi, i vigneti si estende su 25 ettari e dal 2008 viene gestita esclusivamente con metodi biodinamici.

Grazie alla loro fama leggendaria le bottiglie di Domaine de la Romanée-Conti (o DRC) sono diventate ormai vero e proprio “oggetto di culto” posizionandosi anche all’interno della cultura POP (ricordiamo la fantastica scena nella serie “The Gentlemen” di Guy Ritchie in cui diventano protagoniste di un importante business deal tra il Duca di Halstead e il facoltoso uomo d’affari Stanley Johnston – interpretati rispettivamente da Theo James e Giancarlo Esposito).

Nelle aste di vino firmate Finarte, il DRC sono spesso protagoniste indiscusse. Fra le aggiudicazioni di rilievo, ricordiamo l’asta di Vini e Distillati del 2023, dove una bottiglia di Domaine de la Romanée-Conti Grand Cru dell’annata 1990 è stata venduta a € 23.810.

Domaine de la Romanee Conti Romanee-Conti Grand Cru, 1990. Francia – Borgogna, 1990. Lotto venduto € 23.180

Tra i lotti più attesi della prossima asta, spicca una bottiglia di Domaine de la Romanee-Conti Romanee-Conti Grand Cru Magnum del 1999 100/100 Parker (Lotto 149, Base d’asta € 24.000), seguita da un Domaine de la Romanee-Conti Romanee-Conti Grand Cru (1 BT) dell’annata 2009 (Lotto 142, Base d’Asta € 15.000).

Domaine de la Romanee-Conti Romanee-Conti Grand Cru (1 BT), 2009. Francia – Borgogna , 2009. Base d’asta € 15.000

L’asta includerà inoltre una selezione eccezionale di annate che spaziano dal 1961 al 2007.

Visualizza il catalogo completo dell’asta Timeless Treasures / Due Secoli di Vini Leggendari

Fotografia: le città nella storia

Dalla Venezia di Carlo Naya alla Shanghai di Marco Zanta – scopri le fotografie d’autore attraverso epoche e obiettivi diversi in asta il 18 dicembre

Le fotografie di città diventano più interessanti quando consentono di fare dei confronti fra le età diverse in cui sono state realizzate e i tanti stili dei fotografi che si sono succeduti nel riprenderle. Partiamo da Venezia che da questo punto di vista è piuttosto difficile perché, essendo stata al centro di un eccesso di attenzione ha quasi finito per consumare la sua immagine. Fra i primissimi a documentarla c’è stato Carlo Naya (lotto 260, 261, 262, 263, 264) di cui qui abbiamo una bella collezione di riprese: un originale panorama dall’alto del campanile di San Marco, un classico come quello dei Ponte dei Sospiri e una curiosa basilica di San Marco con la torre dell’orologio realizzata con una albumina successivamente colorata a mano. 

Lotto 260. Carlo Naya. Basilica di S. Marco e Torre dell’Orologio, Venezia, anni 1870. Stima € 300 – 400

Totalmente diverso – e siamo negli anni Quaranta del Novecento – è lo sguardo di Osvaldo Bohm (lotti 27, 28, 29, 30) che riprende una città che oggi non sapremmo tanto riconoscere nella sua antica quotidianità.

Lotto 30. Osvaldo Bohm. Senza titolo (Venezia), anni 1940. Stima € 200 – 300

Arriviamo infine a Fulvio Roiter (lotti 294, 295, 296) con immagini degli anni Sessanta che riprendono in bianco e nero la città senza nessuna concessione retorica e una successiva ripresa degli anni Ottanta dove il Carnevale e le sue maschere non erano ancora diventati un inflazionato meccanismo commerciale. 

Lotto 294. Fulvio Roiter. Ponte di Rialto, 1968. Stima € 800 – 1.200

Un’operazione simile si può fare con Roma ma stavolta confronteremo due immagini ottocentesche – il Palazzo della Cancelleria ripreso dal milanese Luigi Sacchi (lotto 306)“fotografo e luci rafo” come definito e la Fontana di Trevi da Robert Macpherson (lotto 227) –con la visione di Roma da parte dell’americano ma francese d’adozione William Klein (lotto 195) in un bellissimo libro intitolato appunto Roma.

Lotto 227. Robert Macpherson. Roma, Fontana di Trevi, anni 1850/1860. Stima € 400 – 600

A Parigi città che in ogni angolo mostra segni del passaggio di innumerevoli fotografi dedichiamo queste due immagini di André Kertèsz (lotto 191, 192) decisamente insolite. Più numerose sono le fotografie di Milano: si passa dallo sguardo rigorosamente compositivo di Bruno Stefani (lotto 330) a quello attento ai particolari di Angelo Mereu (lotto 235) per finire con quello modernissimo di Maurizio Galimberti (lotti 124, 125, 128). 

Lotto 192. André Kertèsz. St. André des Arts, Paris, anni 1930. Stima € 500 – 700

Lotto 128. Maurizio Galimberti. Tropea ; Milano, 1995. Stima € 500 – 800

Ci dedichiamo, infine, a un confronto audace: da una parte il Francis Frith (lotto 121) che documenta nel 1860 la costruzione a Londra del Crystal Palace che avrebbe colpito l’immaginazione dei contemporanei per la sua meraviglia e dall’altra le foto ben più recenti del 2011 di Marco Zanta (lotti 378, 379) che raccontano una Shanghai punteggiata di grattacieli che ormai non stupiscono più.

Lotto 121. Francis Frith. London: Crystal Palace, anni 1860. Stima € 300 – 400

Testo di Roberto Mutti

Osservando la montagna: capolavori del fotoalpinismo

Le vette immortalate da grandi fotografi d'autore in asta il 18 dicembre

La maestosità della natura si rivela in tutto il suo fascino quando l’uomo, dopo la sfida che lo ha condotto a scalarle, lancia quella altrettanto difficile che lo ha portato a fotografarle. Vale per tutti l’esempio di Vittorio Sella (lotto 318) che riassume nella sua vita le due attività, sempre magnificamente espresse, di alpinista e di fotografo. A lui si deve, per dire, la definizione stessa di fotoalpinismo anche quando i suoi soggetti erano collocati nelle catene montuose asiatiche e africane. Le difficoltà di quei lontani anni di inizio Novecento quando si fotografava con pesanti e ingombranti banchi ottici e con fragili negativi su lastre di vetro. In ogni immagine, Sella esaltava la spettacolarità dei luoghi come ben dimostra quella qui proposta della cascata in Val Formazza.

Lotto 318. Vittorio Sella. Cascata del Toce alla sera (Val Formazza), anni 1900. Stima € 600 – 800

Negli anni Trenta sono poi molti gli autori che hanno seguito le tracce del grande biellese: dal torinese Cesare Giulio (lotti 158, 159) insieme socio C.A.I. e fondatore del Fotogruppo Alpino le cui fotografie furono pubblicate dalla prestigiosa rivista “Luci e Ombre” all’astigiano Alessio Nebbia (lotti 265, 266) ben noto a Courmayeur dove aveva aperto la Bottega d’Arte Alpina in cui vendeva le sue opere, dal novarese Giacinto Oriani (lotto 270) fino agli svizzeri Lorenzo Steineman (lotto 333), Andreas Pedrett (lotto 278) e Albert Steiner (lotto 334) con quest’ultimo che si segnala per il valore delle sue opere che lo collocano ad un livello superiore ai contemporanei.

Lotti 158 e 159. Cesare Giulio. Senza titolo (Sciatori), anni 1930. Stima € 200 – 300

Lotti 265 e 266. Alessio Nebbia. Dente del gigante, 1930. Stima € 200 – 300; Entreves, anni 1930. Stima € 200 – 300

Lotto 278. Andreas Pedrett. Punta Rasica, St. Moritz, anni 1940/1950. Stima € 350 – 450.
Lotto 333. Lorenzo Steinemann. Senza titolo (Centovalli, Svizzera), anni 1950. Stima € 150 – 250.

Un discorso a parte meritano due italiani ben noti ai collezionisti: Domenico Riccardo Peretti Griva (lotti 279, 280, 281, 282, 283), vero maestro del pittorialismo di cui si apprezzano le preziose stampe al bromolio, e Riccardo Moncalvo (lotti 237, 238, 239, 240, 241, 242, 243, 244, 245, 246) di cui qui offriamo una serie di immagini che ben documentano la sua ampia visione.  

Lotto 282. Domenico Riccardo Peretti Griva. Baite di Gressoney e il Monte Rosa, anni 1930. Stima € 200 – 300

Lotto 243. Riccardo Moncalvo. Sestriere, anni 1930/1940. Stima € 500 – 800

Visualizza il Catalogo Completo https://www.finarte.it/asta/fotografia-under-1k-milano-2024-12-18