Informazioni
cm 48,5 x 59
firmato in basso a destra: E. Fanfani
Bibliografia
Il dipinto fa parte dell’esiguo catalogo del fiorentino Enrico Fanfani, esponente del romanticismo storico italiano dalla biografia ancora non dettagliatamente tratteggiata, di cui si conservano alla Galleria d’Arte Moderna di Firenze L’obolo della vedova (1852), Milton cieco che detta alle figlie il Paradiso Perduto (1857) e Veduta della Loggia dei Lanzi il 27 aprile 1859 (1860). Come individuato da Caterina Bon Valsassina, un dipinto raffigurante l’incontro tra Michelangelo e Giulio II a Bologna è citato nel catalogo della collezione del formatore in gesso fiorentino Oronzio Lelli. È difficile dire se si tratti di questa opera o della versione definitiva, comparsa nel 2010 sul mercato statunitense [1], di cui la tela della collezione Mantura costituisce un modello preparatorio. La data 1875 apposta da Fanfani sull’opera finale appare in linea con l’evoluzione stilistica dell’artista che a partire dagli anni Quaranta si era allontanato dal purismo toscano per accostarsi alle sperimentazioni degli artisti del Caffè Michelangelo, come appare evidente dalla stesura a macchia dei colori, dalla costruzione dei chiaroscuri nei volti attraverso l’uso del bianco e nella striscia di luce che colpisce il pavimento. Nella galleria di uomini illustri cari al romanticismo storico italiano Michelangelo ricopre il ruolo del genio individuale, superiore e distaccato dalle dinamiche del potere politico, in questo caso incarnato dalla straordinaria personalità di Giulio II. Il potere che omaggia il talento artistico era, d’altronde, un tema ricorrente in tale temperie culturale, basti pensare al Francesco I riceve l’ultimo respiro di Leonardo da Vinci (Parigi, Petit Palais) di Ingres o al popolarissimo tema Carlo V raccoglie il pennello di Tiziano trattato da svariati artisti (Modesto Faustini, Domenico Pellegrini, Raimondo Zaballi). Lo scultore, dopo aver abbandonato Roma in rotta con papa Giulio II, il 27 novembre del 1506 si era recato a Bologna, suggerita nel dipinto dalle torri che si intravedono fuori dalla finestra, per riappacificarsi con il pontefice, su indicazione del gonfaloniere Pier Soderini preoccupato che la tensione tra i due potesse compromettere i rapporti tra Firenze e la Santa Sede. Narra Giorgio Vasari che Giulio II avesse accolto Michelangelo esclamando “In cambio di venire tu a trovare noi, tu hai aspettato che venghiamo a trovar te?”[2] in riferimento alla minore distanza tra Firenze e Bologna piuttosto che tra Firenze e Roma. La fonte è, tuttavia, riletta e rivisitata da Fanfani in chiave moderna, l’artista, infatti, invece di inginocchiarsi, descritto da Vasari, rimane in piedi di fronte al pontefice che distende imperiosamente il braccio, intimorendo gli astanti, che chinano il capo in segno di rispetto.
Teresa Sacchi Lodispoto