Stima
€ 200 - 300
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Informazioni
cm 22,2 x 34
firmata in lastra in basso a sinistra: A. DE KAROLIS
Esposizione
Bibliografia
Esposizione romana delle opere di Adolfo De Carolis, catalogo della mostra a cura di A. Conti, Roma, Accademia di San Luca, aprile – maggio 1929, p. 50 n. 16;
L. Dania, A. Valentini, Adolfo De Carolis, Fermo, Cassa di Risparmio di Fermo, 1975, pp. 57, 66, 81, 122, fig. 47;
S. Di Pino Giambi, Adolfo De Carolis. Il piacere dell'arte, Firenze 1992, p 127;
S. Zanini, Adolfo De Carolis e la xilografia. Uno studio sulla decorazione del libro tra Otto e Novecento, Roma 2003, p. IX, fig. 138;
Adolfo De Carolis con gli occhi del mito, catalogo della mostra a cura di A. Amadio, S. Papetti, Ascoli Piceno 15 dicembre 2001-17 marzo 2002, pp. 62-63;
Adolfo De Carolis e la democrazia del bello, catalogo della mostra a cura di T. Maffei, Montefiore dell'Aso, Polo Museale di San Francesco, 13 dicembre 2008 – 3 maggio 2009, p. 75;
Un coup de coeur. Grafica tra Italia e Francia dalla raccolta di Bruno Mantura, catalogo della mostra a cura di T. Sacchi Lodispoto, S. Spinazzè, Roma, Galleria Prencipe, 14 febbraio – 16 marzo 2019, p. 45 n. 29 (ripr.), pp. 78-79 n. 29.
La vocazione arcaicizzante e la volontà di nobilitare la riproduzione seriale con la qualità del lavoro artigianale conduce Adolfo De Carolis a rilanciare l'arte della xilografia, a cui si dedica dal 1903, collaborando con alcune delle principali riviste del tempo e illustrando opere di Pascoli e d'Annunzio, autori che forniranno stimoli fecondi alla definizione del suo linguaggio figurativo.
L'opera è la traduzione grafica di un dipinto realizzato nel 1908 [1]e ispirato dalla lettura del XVIII libro dell'Iliade, in cui è descritto il momento in cui Achille, dopo aver saputo della morte di Patroclo, entra urlando nel campo di battaglia disarmato (vv. 165-238 ): "Il quadro dipingeva l'orrore generato da quella voce d'Achille, rinforzato dall'urlo di Pallade", scrive Angelo Conti nel catalogo della retrospettiva da lui curata nel 1929, "Si vedeva in ogni parte della pianura passare la folla del terrore, e travolgere carri, cavalli, uomini: appariva il formarsi di tre onde di fuga, corrispondenti ai tre gridi di Achille; e tutta la scena dava l'impressione di figure umane mosse dal vento o percosse dalla furia del mare" [2].
L'opera ben evidenzia come dalla prima produzione, caratterizzata da suggestioni preraffaellite e liberty, intercalate da timbri di un arcaismo estetizzante, lo stile dell'artista si sia volto dalla fine del primo decennio del secolo verso un timbro eroico e classicista. Nell'interpretazione del passo virgiliano compiuta dall'artista marchigiano vera protagonista della figurazione è infatti la potente e drammatica evidenza plastica del groviglio dei corpi e dei cavalli in primo piano, di chiaro sapore michelangiolesco, sovrastati dalla presenza incombente delle navi achee. Comune denominatore di tutta la produzione dell'artista rimane tuttavia la sintesi lineare, considerata da De Carolis quale ingrediente fondamentale della moderna decorazione per la possibilità di fissare l'essenza eterna delle cose.
L'opera venne particolarmente apprezzata da Gabriele d'Annunzio, che, con lettera da Venezia del 24 aprile 1917, scrive all'artista: "Non ti so dire quanto mi piaccia il legno dell'Urlo d'Achille così folto di movimento eroico. L'ho messo in cornice e lo guardo spesso"[3].
Sabrina Spinazzè