Informazioni
Firenze, per opera & spesa di Philippo di Giunta fiorentino, 1506 a di XX d'agosto. In 8°. 157 x 95 mm. Illustrazione xilografica a piena pagina raffigurante Dante nel vestibolo infernale con le tre fiere e 7 incisioni xilografiche a quasi piena pagina raffiguranti piante e spaccati dell'inferno dantesco, marginali arrossature e lievi aloni, postille di mano coeva soprattutto nel Purgatorio e Paradiso, SPLENDIDA LEGATURA VENEZIANA COEVA ALLA FORTUNA, dorso restaurato e in parte rifatto, tagli rossi.
Il presente esemplare contiene, dopo il testo della Commedia, il Dialogo di Manetti nella seconda versione a noi nota. Edizione stampata probabilmente a Firenze da Filippo Giunta il vecchio (per il tipografo e la data confronta D. Decia, I Giunti tipografi editori di Firenze 1497-1570, vol. I, p. 246, n. 2). Manca dunque il colophon dell'edizione del 1506 e le carte finali di errata.
Note Specialistiche
“Il Dante aldino diventerà la nuova vulgata, ma non prima di un ultimo valoroso tentativo dei fiorentini di riappropriarsi del loro autore con questa edizione del poema, comunemente chiamata Dante Giuntina. Come già nel caso di Landino, la risposta doveva venire dal livello più autorevole della cultura fiorentina. In questa occasione, il testo fu preparato dal più grande poeta fiorentino vivente dell'epoca, Girolamo Benivieni (1453-1542). Come la maggior parte dei fiorentini colti della sua generazione (tra cui Machiavelli), Benivieni possedeva da sempre un amore e una profonda conoscenza del poema, informata da una profonda sensibilità religiosa alimentata dalla frequentazione dell'accademia neoplatonica fiorentina e dall'amicizia con il filosofo Giovanni Pico della Mirandola. Benivieni fu anche tra i primi intellettuali della Firenze umanistica a convertirsi alla predicazione impetuosa e profetica di Girolamo Savonarola. Benivieni introduce la sua edizione dantesca con un capitolo in terza rima intitolato, Cantico di Ieronimo Benivieni cittadino fiorentino in laude dell'eccellentissimo poeta Dante Alighieri, e della seguente Commedia da lui divinamente composta. Dal punto di vista testuale, la Giuntina è l'edizione cinquecentesca più significativa del poema, oltre alle Aldine del 1502 e all'edizione dell'Accademia della Crusca del 1595. Il Benivieni si preoccupa evidentemente molto del testo (perché i non toscani avevano di nuovo alzato la posta in gioco) e in molte occasioni migliora il testo aldino, preferendo letture che si sono poi rivelate autorevoli. Tuttavia, Benivieni basò la sua correzione del testo sull'Aldina del 1502, ed è significativo che la Giuntina del 1506 sarà l'ultima impronta completa del poema ad apparire a Firenze nel XVI secolo, fino all'edizione dell'Accademia della Crusca del 1595. Dante era nel frattempo diventato un classico “italiano”. E il processo attraverso il quale il poeta fiorentino divenne un classico italiano nel corso del XVI secolo è grosso modo parallelo a quello attraverso il quale la lingua essenzialmente fiorentina dei classici fiorentini del XIV secolo, Dante, Petrarca e Boccaccio, divenne la lingua letteraria nazionale di tutta l'Italia nello stesso periodo”. (Renaissance Dante in print, 1472-1629. University of Notre Dame; The Newberry Library and the University of Chicago).
Mambelli 20; Gamba 386; Sander 2317.