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PRIMA EDIZIONE del primo libro italiano dedicato al nuoto e alla teoria del galleggiamento, in esemplare in legatura alle armi di Ferdinando IV dedicatario e mecenate dell'opera. Consigliato da un amico di praticare regolare attività fisica per migliorare la sua salute, De Bernardi prese l’abitudine di compiere bagni di mare, cosa abbastanza inconsueta per l’epoca. Divenne così un cultore appassionato del nuoto e, date le sue buone competenze fisico-matematiche, cominciò ad interrogarsi sulla meccanica del galleggiamento. Compì vari esperimenti e giunse alla corretta conclusione che, essendo il peso specifico del corpo umano inferiore a quello dell’acqua, il galleggiamento è un fatto fisico spontaneo. Il risultato cui pervenne, era già stato definito da molti scienziati seicenteschi, ma alla fine del secolo successivo permanevano ancora varie e contrastanti opinioni in materia. Nel 1790 De Bernardi si recò a Napoli per sottoporre le sue ricerche al ministro J.F.E. Acton, che era anche responsabile della Real Marina. Questi rimase molto colpito dalle sue dimostrazioni e affidò al generale Bartolomeo Forteguerri il compito di effettuare varie prove in mare. Dopo l’esito favorevole di queste ultime, nel 1792 De Bernardi fu invitato dall’Acton a scrivere le sue tesi e a raccoglierle in un libro, delle cui spese di stampa si occupò il re Ferdinando IV. L’uomo galleggiante ebbe un successo europeo e fu tradotto in francese, spagnolo e tedesco. L’opera tratta dei fondamenti teorici del galleggiamento, dello spostamento dei liquidi e della meccanica del nuoto, rifacendosi in parte agli studi sul moto animale di G.A. Borelli. Oronzio de Bernardi nacque a Terlizzi vicino Bari. All’età di quattordici anni entrò nel noviziato agostiniano di Nardò, dove un fratello maggiore, già sacerdote, gli fece da precettore. Nel 1750 si trasferì a Napoli per seguire i corsi universitari. Frequentò anche le lezioni di A. Genovesi e, dopo aver preso l’abito, visse per un certo periodo a Roma. Conseguita la laurea, nel 1765 fece ritorno a Terlizzi. Tre anni dopo divenne vicario del vescovo di Tropea. In seguito fu consultore dell’arcivescovo di Trani, vicario capitolare a Bisceglie, luogotenente della curia di Giovinazzo ed esaminatore sinodale. Morì a Terlizzi nel 1806 per un colpo apoplettico.