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Splendida piccola testimonianza della profonda e intensa amicizia che legò Corrado Cagli a Libero De Libero, amici ma anche co-direttori dal 1935 della Galleria La Cometa della Contessa Anna Laetitia (Mimi) Pecci Blunt. Nella prima lettera riferisce a Libero della visione di un film sulla giovinezza di Puskin, visione che ha rinnovato in lui un sentimento rimosso: "Molta parte della tua poesia è rinata in me. L'avevo dimenticata e dormiva, oggi ne avevo una memoria lucida come l'invenzione. Perché io non ho il tuo libro, capisci, e allora molte cose non mi venivano più in mente. Non ho dato il libro a Tallone. Non ne valeva la pena. Avendone con me una sola copia, le ho voluto affidare una missione più delicata. L'ho mandata a un antifascista che negava agli anni di Mussolini la grazia dell'arte e della poesia. Che si guardi intorno e veda e legga. Ma, riandando a questa bellissima mattina, ero felice di ricordare ogni passo e ogni luogo (...)." Conclude riferendo di un suo imminente rientro a Roma dopo il soggiorno parigino legato evidentemente alla celebre mostra del 1937 (18 novembre-1 dicembre) presso la Galerie des Quatre Chemins "Ormai sono saturo di Parigi.", scrive, ed è in fervida attesa del biglietto di ritorno per Roma. Nella seconda lettera chiede notizie dell'amico, essendo molto tempo che non lo sente. Gli riferisce di una sua colazione con De Chirico, che ha ricevuto una lettera da Libero e si appresta a scrivergli "appena avrà fatto il disegno che ti vorrebbe mandare". Cagli gli chiede delle poesie: "Se hai qualche cosa da mandarmi di tuo (vorrei che mi copiassi su un pezzo di carta alcune tue ultime poesie) potrai farlo attraverso ai Ragazzi. Io sto bene. E penso che la vita è bella anche quando è brutta. Ti abbraccio forte il tuo Corrado." Ancora nella terza lettera chiede all'amico perché non scriva, nonostante lui gli abbia mandato una lettera "piuttosto lunga di quattro pagine", e nell'altra parte del foglio abbozza uno schizzo che lo ritrae mentre scrive la lettera in questione.