Informazioni
- Una di (forse meno di) 300 esemplari.
- Classica auto sportiva inglese, agile e leggera.
- Restaurata completamente.
- Eccezionale esempio della mania per le auto in fiberglass.
ASI Targa oro.
Documenti
Immatricolazione e targhe olandesi (EU).
Eleggibilità
- Giro di Sicilia. Eleggibile.
- Targa Florio. Eleggibile.
- Goodwood Revival. Eleggibile.
- Coppa d’Oro delle Dolomiti. Eleggibile.
- Coppa delle Alpi by 1000 Miglia. Eleggibile.
- Winther Marathon. Eleggibile.
- Nürburgring Classic. Eleggibile.
- Pebble Beach Concours d’Elegance. Eleggibile.
- Amelia Island Concours d’Elegance. Eleggibile.
- Chantilly Arts & Elegance Richard Mille. Eleggibile.
- Concorso d’eleganza Villa D’Este. Eleggibile.
Provenienza
Nel 1949, uno storico evento automobilistico ebbe luogo negli Stati Uniti; all'epoca quasi inosservato, eppure si rivelò di grande importanza per l'industria automobilistica specializzata, specialmente nel Regno Unito: fu concepita e realizzata la prima carrozzeria al mondo fatta di un nuovo "materiale meraviglioso" e rivoluzionario. Il materiale era chiamato plastica rinforzata con vetro (noto anche come GRP, vetroresina o fibra di vetro). L'auto in vetroresina in questione era la Glasspar G2, una carrozzeria sportiva in vetroresina creata nel 1949 dal californiano Bill Tritt, basata su un telaio recuperato e dotato di un motore potente. I vantaggi offerti dalla vetroresina nella produzione di auto, sia per vetture autocostruite, prodotte da specialisti in piccola serie, che per componenti di serie, si diffondono rapidamente in tutto il mondo. In Francia, ad esempio, Citroën usò per prima la vetroresina per l'ampio pannello del tetto della sua rivoluzionaria DS nel 1955. Negli Stati Uniti fa storia a sé la Chevrolet Corvette, dal 1953. Numerosi costruttori di carrozzerie specializzate britanniche sorsero negli anni '50, come TVR, Ginetta, Elva e Marcos, mentre Rochdale e la Lotus di Colin Chapman sperimentavano le prime strutture monoscocca in vetroresina alla fine del decennio. Negli anni successivi, le carrozzerie in plastica non solo costituirono la spina dorsale di una fiorente industria automobilistica specializzata in kit car e sportscar, ma andarono ad influire anche la produzione automobilistica principale, con una vasta gamma di case automobilistiche che vendevano modelli con carrozzeria in vetroresina. Questi andavano dalla Reliant Robin e Bond Bug, fino ai primi esemplari di Ferrari 308 GTB, così come le BMW M1, Saab Sonnet, Ford RS200, Daimler SP250 'Dart', Renault Espace, Lancia Strato’s e Studebaker Avanti, per citarne solo alcune.Nonostante il successivo sviluppo di materiali alternativi di produzione hi-tech come il Kevlar e la fibra di carbonio, la vetroresina rimane ancora la base di costruzione preferita di molti dei produttori di automobili specializzati in serie limitata di oggi, in particolare nel settore automobilistico delle vetture “in scatola di montaggio”, di grande successo nel Regno Unito, come si può vedere al Kit Car Show annuale a Stoneleigh.Fondata nel 1957 da Bill Woodhouse e Tony Bullen, la Tornado Cars era un classico piccolo produttore britannico di auto sportive con carrozzeria in fibra di vetro. Offriva inizialmente la Typhoon Sports come primo modello disponibile, sia come kit da montare sul telaio Ford 8/10 o come auto sportiva finita, sul proprio telaio. La Tornado era una alternativa interessante ad automobili più costose e complesse. Particolarmente notevole è stata la loro serie di modelli Talisman, una vivace 2+2 che ottenne recensioni positive dalla stampa e ha avuto una buona fortuna come auto da corsa. Nel 1964 la Società fu messa in liquidazione con cessazione immediata della produzione.
L'auto
Questa Tornado Typhoon del 1960, è un esemplare di una produzione estremamente limitata. Si ha notizia di soli 300 esemplari di Typhoon originariamente fabbricati dalla Tornado in Inghilterra. Tuttavia, risultati di recenti ricerche porterebbero alla conclusione che, assai probabilmente, la reale produzione sia stata sensibilmente inferiore. Il cuore della vettura è un piccolo ma vivace motore 4 cilindri Ford a valvole laterali da 1172 cc, alimentato da due carburatori SU. Il motore Ford “Sidevalve” nasce nel Regno Unito con la Ford Model Y degli anni '30 ed era realizzato in due cilindrate, 933 cc o "8 HP" e 1.172 cc o "10 HP". Il motore Sidevalve veniva utilizzato in molte delle Ford più piccole, nonché in veicoli agricoli, commerciali e in versione marina. Il motore Sidevalve fu utilizzato anche nelle Ford tedesche, fino alla Ford Taunus 12M. La produzione del motore fu interrotta nel 1962, sostituito dal motore Kent in Gran Bretagna e dal motore V4 in Germania. Molte le vie intraprese per aumentare la potenza del motore standard, come in questo esemplare di Tornado Typhoon, in particolare i collettori di scarico speciali, i carburatori gemellati, le molle delle valvole più dure, le guarnizioni della testata più sottili e gli alberi a camme modificati. L'auto ha telaio tubolare e carrozzeria in vetroresina; sorprende per le buone prestazioni e la guida agile e divertente, grazie alla leggerezza d’insieme. Auto decisamente originale nell’aspetto, le sue linee rispettano i canoni delle vetture sport dell’epoca. La parte anteriore, per le proporzioni del lungo cofano ed i fari carenati (dettaglio inusuale in questo tipo di vetture) ricorda le sport Italiane; forse anche per il vivace colore rosso, che sottolinea la grinta sportiva. L’abitacolo è protetto a malapena da un minimo parabrezza dalla linea bassa ed armoniosa. I parafanghi posteriori, con uno stacco subito dietro le portiere si alzano in due pinne aerodinamiche attorno ad una coda che ricorda quelle delle AC. La presa d’aria sul cofano e gli sfoghi laterali sono raccordati con cura. I dettagli racing come i ganci fermacofano e gli specchietti, aggiungono grinta all’insieme. Perfette, nella loro essenzialità, le semplici ruote in acciaio dal canale largo, tipiche dell’epoca. L'interno è all’insegna della spartanità, come in ogni sport “dura e pura”, ma la plancia in alluminio goffrato ha un aspetto accattivante grazie ad una ricca strumentazione (Smiths, ovviamente) dalla disposizione inusuale, con tachimetro e contagiri sovrapposti e, ai due lati, gli strumenti più piccoli. I sedili anatomici con cinture a quattro punti avvolgono passeggero e pilota, che si trova di fronte un piccolo volante sportivo e, ad un palmo dal volante, la corta leva del cambio. Seduti in basso, i parafanghi sembrano davvero imponenti. Questa Tornado Typhoon, sottoposta recentemente ad un completo restauro, si presenta in condizioni eccellenti. Anche la vetroresina sembra essere di buona qualità e, sotto il cofano, il motore è stato completamente smontato e revisionato in ogni parte. Il restauro si è svolto nei Paesi Bassi. Concepiti proprio all'apice del boom delle auto sportive in vetroresina, tra la fine degli anni '50 ed i primi anni '60, c'erano letteralmente dozzine di modelli simili costruiti nello stesso periodo. La Tornado Typhoon si distingue, tuttavia, come uno dei modelli più belli, e il sound del motore Ford e l'attenzione costruttiva per la leggerezza le conferiscono un'aura che ricorda da vicino le prime Lotus.
Stato dell’arte
Restauro completo. Condizioni eccellenti.
Bibliografia
- Martyn Morgan Jones, Winds of Change, The Tornado Cars, Bookmarque Publishing, UK 2008.
- Iain Ayre, The Kit Car Manual, Haynes Manuals Inc., Newbury Park, US 2003.
- Steve Hole, A to Z of Kit Cars: The Definitive Encyclopaedia of the UK's Kit-car Industry since 1949, Haynes Publishing, 2012.