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Opere dalla Collezione di Bruno Mantura

martedì 23 marzo 2021, ore 15:00 • Roma

93

Frederick Goodall

(Londra 1822 - 1904)

Misery and mercy, 1887 circa

Stima

€ 1.500 - 2.500

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Informazioni

olio su tela
cm 25,5 x 31

siglato a sinistra verso il basso: FG

Sul retro, sulla tela, antico ritaglio di giornale The Daily Chronicle in occasione della morte dell'artista.


Figlio dell'incisore e decoratore Edward Goodall, Frederick Goodall si impose con dipinti di paesaggio e scene di vita rurale sulla scia dello scozzese David Wilkie, esposti con successo a partire dal 1838 nelle mostre della Royal Academy, di cui divenne membro nel 1852. A determinare un mutamento di rotta nella sua produzione fu un viaggio in Egitto, condotto nel 1858 e replicato nel 1870, durante il quale visse in contatto con tribù beduine eseguendo numerosi studi di paesaggio e di figura. Goodall divenne così tra i principali pittori orientalisti inglesi, apprezzatissimo dall'aristocrazia britannica e dal mercato internazionale, in cui si impose tramite il mercante Ernst Gambart. Tra i suoi soggetti, per i quali all'artista attingeva non solo dai suoi appunti ma anche dal vasto repertorio di abiti e suppellettili riportati in patria, oltre a paesaggi nilotici, ritratti e scene di mercato e di vita nel deserto, figurano numerosi motivi biblici, tratti sia dal Vecchio Testamento, che dal Vangelo. Tra questi si colloca questa piccola tavola raffigurante l'episodio di Cristo e l'adultera, chiaramente uno studio per l'opera Misery and Mercy esposta nel 1887 alla Royal Academy e così descritta in catalogo: 'When Jesus has lifted up himself, and saw none but the woman, He said unto her, Woman where are those thine accusers? Hath no man condemned thee?' She said, 'No man, Lord'; and Jesus said unto her 'Neither do I condemn thee; go, and sin no more' [1]. Rispetto all'iconografia tradizionale, che vedeva le due figure del Cristo e della donna attorniate dagli scribi e dai Farisei, Goodall sceglie di rappresentare nell'opera il momento del perdono, quello quindi in cui, dopo aver chiesto agli accusatori chi di loro fosse senza peccato per scagliare la prima pietra, essi si allontanano verso l'uscita del tempio, lasciando soli lui e la donna. La scelta di centrare l'attenzione sul mistico incontro tra il maestro e la penitente, sfrondando la scena da alcuni elementi iconografici canonici, come la scritta sulla sabbia o gli accenni alla lapidazione, fatta forse sull'eco di alcuni esempi ottocenteschi come quello di Émile Signol  (Le Christ et la femme adultère, 1840, Parigi, Musée du Louvre), ben rispondeva alle modalità tipiche della pittura di Goodall, più allusive che didascaliche. Ad amplificare il senso di esotico mistero era poi l'ambientazione notturna, rischiarata dalla torcia sullo sfondo e dall'aura salvifica di Cristo, secondo quell'idea seduttiva e suggestiva della storia biblica che tanto appagava i  gusti della borghesia del tempo e che molto successo ebbe nell'Inghilterra vittoriana.


Sabrina Spinazzè


[1]  The exhibition of the Royal Academy of Arts MDCCCLXXXVII, Londra, William Clowes and sons, p. 16 n. 338; Catalogue of the collection of  Oil Pictures, Engravings, Schetches and Drawings of Mr. Fredk Goodall R.A., Londra, Miller & Reid, 11 novembre 1902, p. 24 n. 576.

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