Stima
€ 500 - 800
Lotto venduto
€ 1.280
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Informazioni
cm 31,7 x 47,6
Sul retro, sul passepartout, timbro Carlo Virgilio / Disegni / XIX e XX secolo / V. della Lupa, 9 - Roma.
Provenienza
Bibliografia
Allievo dell’Accademia di San Luca, Filippo Bigioli è uno dei protagonisti del purismo romano, che avevano raggiunto una grande perizia tecnica attraverso la pratica della copia delle grandi quadrerie romane. Attivo nei cantieri dei Torlonia, su committenza pontificia partecipò al restauro delle Logge di Raffaello in Vaticano e alla decorazione della basilica di San Paolo fuori le mura e realizzò cicli di affreschi per le chiese della Santissima Trinità dei Pellegrini e di San Rocco. La sua abilità come disegnatore gli permise di partecipare a numerose e celebrate imprese editoriali, realizzate con “fecondità di fantasia, […]audacia d’ìngegno, […] maestria d’esecuzione”[1]. Alla fine degli anni Venti dell’Ottocento era venuto in contatto con Romualdo Gentilucci, editore e promotore culturale di Fabriano fondatore del periodico “L’Ape italiana delle Belle Arti”, che gli aveva commissionato alcune delle tavole per Il Vaticano Descritto ed Illustrato da Erasmo Pistolesi, pubblicato a fascicoli tra il 1829 e 1838. Il proficuo rapporto tra i due si era sviluppato nel corso degli anni in importanti progetti tra cui Il Perfetto Leggendario, ovvero un almanacco illustrato dei santi, e nel 1854 la Galleria Dantesca, un grandioso progetto di ventisette tele, solo in parte realizzate da Bigioli, da presentare con un grande spettacolo itinerante nelle maggiori città d’Italia e d’Europa. In tale contesto deve maturare anche l’opera in esame ispirata ai Trionfi petrarcheschi. È, infatti, noto che Petrarca aveva insieme a Dante e Boccaccio un posto d’onore all’interno del Pantheon romantico. L’artista dà forma al testo poetico del Triumphus Cupidinis in cui si narra come il poeta addormentato in Valchiusa avesse sognato in un giorno di primavera il passaggio del carro trionfale di Amore, accompagnato da una schiera di seguaci da lui vinti, tra cui era possibile riconoscere numerosi personaggi illustri storici, letterari, mitologici e biblici: “qattro destrier via più che neve bianchi / sopr’un carro di foco un garzon crudo / con arco in mano e con saette a’ fianchi / contra le qua’ non val elmo né scudo /sopra gli omeri avea sol due grand’ali / di color nieri d’amore, tra cui sonori conoscibili Giove, Giunone, Achille, imparatori e filosofi”. Come notato da Maria Cristina Bonagura, il formato e la tecnica fortemente luministica del disegno fanno pensare a una tavola preparatoria per una traduzione a stampa, collocando il disegno all’interno delle imprese editoriali a cui Bigioli aveva frequentemente e attivamente preso parte grazie all’equilibrio delle sue composizioni, alla maestria nell’orchestrare i gruppi di figure e all’uso sapiente della lumeggiatura, che lo rendevano particolarmente apprezzato dai contemporanei.
Teresa Sacchi Lodispoto