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Bell'insieme di 12 lettere inviate da Matilde Serao a Gino Doria, 9 dattiloscritte e firmate su carta intestata de Il Giorno, 3 manoscritte, tutte inviate da Napoli e datate 1924-'27. Insieme una bella foto con dedica dell'autunno 1903, 143 x 100 mm., e un telegramma.
Due monumenti della cultura napoletana di inizi Novecento, un confronto tra titani.Il Giorno è il quotidiano fondato a Napoli nel 1904 da G. Natale e M. Serao, che lo diresse fino alla morte. Denominato “foglio politico-letterario del mattino”, nacque con l’intento di sensibilizzare ed educare il popolo napoletano, analizzando dettagliatamente temi cardinali quali la questione meridionale, il quotidiano difese la libertà di stampa e fornì appoggio all'ingresso dei socialisti nel governo centrale, individuando precocemente i rischi costituiti dal nascente regime fascista. La testata giornalistica cessò le sue pubblicazioni nel 1927, un mese dopo la scomparsa della scrittrice.Gino Doria fu un assiduo collaboratore della testata, con i suoi pezzi intelligenti, sarcastici e colti. La prima missiva è del 26 marzo 1924, dove si legge: "Natale ed io vorremmo parlarvi di cose giornalistiche, che potrebbero interessarvi. Se volete favorirti a casa, l'ora migliore è di mattina, prima delle undici". Da allora parte una collaborazione assidua che si concluderà a ridosso della sua morte, quando ancora il 14 giugno 1927 la Serao gli scrive: "Mio caro Doria, perché ci avete abbandonato? Abbiamo bisogno di articoli, di paraventi, di qualche rubrichetta graziosa....Possiamo compensarvi, come sempre lo abbiamo fatto. Da bravo, fatevi vedere; cerchiamo di sostenerci scambievolmente in questa torbida vita! Io, poi, ho tanto bisogno di sostegno!". Per il Giorno divenne redattore capo, e queste lettere testimoniano l'assiduo rapporto professionale ma non solo che ci fu tra la Serao e Doria, insieme l'asse portante del giornale. "Dai primi del 1904 al numero finale del 26 agosto 1927 (un mese dopo la morte della signora) Il Giorno rappresentò “il seraismo” in tutte le sue forme, dalle più elette alle deteriori, e non ammise mai interferenze che potessero alterarne il carattere. Dirò di più: i redattori e i collaboratori venivano tutti, a poco a poco, uniformandosi allo stile di donna Matilde, che spesso incaricava uno di loro di scrivere l’articolo il “paravento” che ella avrebbe firmato”. E Doria fu uno dei più costanti autori di "paraventi"..."Anche se a quanto racconta Doria – smentito poi da studiosi successivi – Il Giorno ebbe un peso relativo all'epoca in termini politici, in realtà con i mosconi e la cronaca mondana, la Serao aveva allargato la narrazione alla piccola e minima borghesia. I mosconi apparivano in prima pagina (e la coda era la piccola posta)."
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