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Libri, Autografi e Stampe

mercoledì 20 novembre 2024 e giovedì 21 novembre 2024, ore 16:00 • Roma

283

Alighieri, Dante

(Firenze 1265 - Ravenna 1321)

La Divina Commedia di Dante Alighieri manoscritta da Boccaccio, 1820

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€ 250 - 350

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Informazioni

Roveta [i.e. Rovetta], negli occhi santi di Bice, 1820. In 8°. 238 x 155 mm. tavola in antiporta incisa su disegno di Giuseppe Bossi, raffigurante le tre corone, Dante, Petrarca e Boccaccio, marginali fioriture altrimenti ottimo esemplare nella sua legatura coeva in mezza pelle verde e cartone, con titolo su tassello rosso al dorso, tagli a spruzzo blu.

Note Specialistiche

"Nel settembre del 1820 l’avvocato Luigi Fantoni, discendente della dinastia dei celebri scultori di Rovetta, dava alle stampe una edizione della Divina Commedia nella tipografia allestita nella casa dei suoi avi.Su consiglio del padre, consapevole del declino della professione di famiglia, Luigi conseguì la laurea in giurisprudenza ed esercitò per un breve periodo la professione forense. Appassionato bibliofilo, coltivò gli studi letterari, filosofici e storico-artistici. Durante un soggiorno a Parigi (1811-1814) trovò, fra i preziosi esemplari manoscritti e a stampa provenienti dalle spoliazioni francesi in Italia, un manoscritto della Divina Commedia, conosciuto come Vaticano 3199; il codice, confiscato dai Francesi nel 1797 e trasferito alla Bibliothèque nationale de France di Parigi, fu recuperato nell’ottobre del 1815 e restituito dalla Biblioteca parigina alla Biblioteca Apostolica Vaticana. Si tratta di un codice membranaceo di 3+80 carte, scritto e decorato nelle iniziali negli anni 1351-1353, che la tradizione vuole di mano autografa di Giovanni Boccaccio e postillato da Francesco Petrarca. L’autenticità dell’autografia è stata messa in discussione già nel corso dell’Ottocento e oggi si ritiene che il codice non sia di mano di Boccaccio, bensì l’antigrafo di due (Toledano 104.6 e Riccardiano 1035) dei tre manoscritti autografi dello scrittore di Certaldo che contengono la Commedia.
Fantoni trascrisse diligentemente il codice e, rientrato a Rovetta, maturò dopo qualche anno la decisione di darlo alle stampe. Con l’acquisto di due torchi (uno per i tipi e l’altro per i rami) e l’invio di caratteri tipografici da Padova, allestì con l’aiuto di uno stampatore e di alcuni apprendisti una vera e propria tipografia nella propria casa. Dai suoi tipi uscirono nel 1820 tre tomi, uno per cantica, stampati in ottavo e in quarto, con edizioni successive poco differenti nella veste tipografica e nei materiali." (Biblioteca civica Angelo Mai di Bergamo, on line)

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