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Alighieri, Dante
(Firenze 1265 - Ravenna 1321)
La Divina Commedia di Dante Alighieri con tavole in rame, 1819-1821
Stima
€ 6.000 - 8.000
Lotto venduto
€ 7.650
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Note Specialistiche
Nel settembre del 1822 Byron si trasferì a Genova, per cui l'attestazione qui riferita sembra convalidarsi. Qui accolse con entusiasmo la sua nomina a membro del comitato per l'indipendenza greca formatosi a Londra nella primavera del 1823, e, decisosi, dopo qualche esitazione dovuta a motivi di salute, a capitanare la rivolta, s'imbarcò alla volta di Cefalonia da Genova il 15 luglio 1823. Morirà in Grecia a Missolungi il 19 aprile del 1824, forse di meningite.
"La conoscenza che B. (1788-1824) aveva dell'Italia e della letteratura italiana va estesa anche all'opera dantesca, da lui ricordata più volte, talora letteralmente tradotta, spesso riecheggiata in personaggi e in movenze stilistiche. Ma, occorre puntualizzare subito, più che al poema in sé, l'ammirazione di B. andava alla figura di D. vista nella chiave romantica dell'esule innocente, del patriota, del poeta della libertà; limitandogli l'accesso alla completa comprensione e valutazione del poema l'assenza in lui di una profonda spiritualità religiosa: difetto che, tra l'altro, lo portò a esaltare di D. quasi esclusivamente gli episodi patetici e, in genere, quelli maggiormente aderenti alla sua sensibilità fortemente romantica.
Tre versi del V canto dell'Inferno (121, 120, 105) son posti a motto dei tre canti del Corsair (1814); nel Child Harold's Pilgrimage (1818) B. si scaglia contro la " ungrateful Florence ", lodando invece Ravenna, che accolse l'esule. Più frequenti i ricordi danteschi nel Don Juan (1819), dove, oltre a citare Ugolino (canto II, stanza 83), Beatrice (III 10), la selva oscura (VI 85), il verso Lasciate ogni speranza (XVII 116) e a qualche altro semplice accenno, è tradotto letteralmente l'inizio di Pg VIII (III 108). Nel 1820 B. tradusse per intero, rispettando la terza rima, l'episodio di Francesca da Rimini; e pensò, sembra, anche a una tragedia sull'argomento. Dell'anno successivo è la sua maggiore opera ispirata al poeta italiano, The Prophecy of Dante, dedicata alla contessa Guiccioli: un poemetto in terza rima di 650 versi riuniti in 4 canti, nel quale D. stesso, terminata la Commedia, parla profeticamente, poco prima di morire, delle future vicissitudini dell'Italia fino al Risorgimento. È proprio in quest'opera che B. riveste D. dell'abito di eroe ribelle alla tirannia comunque intesa, di profeta non ascoltato di un rinnovamento politico, di primo auspicatore dell'unità italiana. Nel Journal del 1821, infine, B. difende l'opera dantesca da una, peraltro mal compresa, limitazione contenuta in una delle Letture di Storia della Letteratura di Federico Schlegel, esaltando brevemente le più dolci figure della Commedia, Francesca, Pia, Beatrice, e il sentimento paterno di Ugolino." (Enciclopedia Dantesca on line, sub vocis).