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In asta mercoledì 20 novembre 2024 alle ore 16:00
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Note Specialistiche
“E’ sboccata fuori dal cuore del popolo come uno gorgo di sangue affebbrato: e questa sostanzialità crudele e questo ardore mordente sono rimasti nella sua arte, attraverso l’evoluzione così ampia che l’ha al fine trasformata al punto che, come impeto e come stile, non si sarebbe potuto più riconoscere nella poetessa di I Canti dell’Isola e Il Dono, la poetessa di Fatalità e Tempesta. Dal popolo è uscita come da una matrice e da una prigione; sentendosi carne del popolo nella elementarietà, nel duro palpito, nella sofferenza (…)”
Questo l’incipit del lungo ricordo di Ada Negri a firma Ettore Cozzani, datato Milano 13 gennaio 1945, ore 15-16. La sua profonda amica, la Poetessa d’Italia era morta da appena due giorni e con precisione anche temporale (le ore 15-16), Cozzani vuole fermare su carta l’immagine della sua Ada Negri. Lo fa in 9 lunghe pagine forse inedite, tratteggiando mirabilmente i caratteri della persona e dell’arte di una delle protagoniste del Novecento. Il Nobel mancato dato un paio di decenni prima alla Deledda, ma che anche lei si sarebbe pienamente meritato.
Chi scrive non è un critico qualunque, ma è colui che nel 1911 diede vita ad una delle più innovative, eleganti e contraddittorie riviste della sua generazione: L’Eroica. L’incontro di due anime sublimi darà origine ad un’amicizia profonda e sincera, tutta testimoniata dal presente carteggio. Una corrispondenza che inizia nel settembre del 1919 e si conclude il 24 marzo del 1944: 25 anni di profondo sodalizio spirituale vissuto all'insegna della grande Poesia, letta, commentata, giudicata, appassionatamente vissuta. Nella prima lettera si parla di Holderlin, dello slancio creativo, dei giudizi sbagliati e del non giudicare: “Rimango con molto turbamento nell'animo, perché non amo giudicare: anzi, vorrei sempre esaltarmi dinanzi all'opera di un poeta.” Un poeta non si giudica, si esalta, si sente, si vive. Ma di poeti veri forse ce ne sono pochi. Lei parla della sua scrittura, difficile, tormentata: “Mi chiedete di me e fate ancora il terribile nome di Bach. Non oso rispondervi dopo avere scritto la prima parte di questa lettera. Sta, mi sembra, sciogliendosi il nodo; ma sono al principio ed è tutta materia greggia. Vi manderò una pagina solo quando, sarò – se possibile – un po’ sicura di me.” Alcuni modelli assoluti di poesia ci sono, però. “Rimpiango di non assistere alle vostre lezioni sul Leopardi. Qui siamo veramente nella POESIA.” E questi sono solo alcuni brani dalla I lettera del carteggio, un assaggio, ma per palati fini. Un’amicizia che come nelle migliori tradizioni accusa alti e bassi. Momenti di silenzio: “Caro Amico, da molto, troppo tempo c’è silenzio fra noi. Ma fra due amici come Voi e io può esservi molto silenzio senza che la conversazione interiore venga interrotta. (…)". Anche il silenzio, tra due amici profondi, ha parole limpide e poetiche. Un carteggio che si arricchisce di alcuni addentellati, come le 10 lettere altrettanto intense ad Arnaldo Cervesato. L’ennesimo spaccato dell’animo di una scrittrice che l’Italia intera amava a venerava, ma che lo spirito dei tempi (mutato) ha forse troppo presto relegato nel dimenticatoio. Quello spirito invece pulsa dalle righe di questa corrispondenza e attende di essere studiato, pubblicato e ammirato. Perché dentro c’è vita vera e spirito.