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Note Specialistiche
"Monsieur le Maire,
Répondant au vœu exprimé par la municipalité de Rome lorsque l’an passé elle décida d’accorder son patronage éventuel à la IV Olympiade de Rome, le comité international réuni à Londres le 22 juin 1904 a décidé que les jeux olympiques de 1908 auraient lieu à Rome. Je viens rappeler à votre memoirie ces événements et exprimer à mon tour le vœu que sans tarder la municipalité veuille bien désigner le comité exécutif auquel incombera plus particulièrement le soin de préparer la réussite de la IVieme Olympiade. Avec mes remerciements anticipés veuillez agréer, Monsieur le Maire, l’expression de mes sentiments les plus distingués et dévoués Baron de Coubertin
Président du Comité International Olympique"
Coronato il sogno di rinnovare il mito di Olimpia ad Atene, dopo aver commesso l'errore di insistere sull'abbinamento con l'Expo per Parigi e St. Louis, de Coubertin aveva un altro obbiettivo dichiarato: sposare la classicità dei Giochi greci con la tradizione millenaria di Roma. Ma la scelta di Roma non fu né facile né indolore. Nella sessione del Comitato olimpico che si tenne nella capitale britannica nel 1904 (il 22 giugno), i Giochi della quarta Olimpiade per il 1908 vennero assegnati a Roma: in realtà, sarebbero passati 56 anni perché ciò avvenisse. Mentre la settima sessione del CIO da Londra assegnava a Roma i Giochi, il 22 giugno 1904, il governo Giolitti era impegnato in ben altre questioni: moti di popolo, sciopero generale, rivolta nel Mezzogiorno, nuove elezioni e rafforzamento del suo schieramento. A Londra si era notato subito che come credenziale il Conte Brunetta (di origine piemontese, nato nel 1857, grande appassionato di sport era il rappresentante italiano presso l'Expo parigina del 1889 quando de Coubertin lo invitò al congresso degli esercizi fisici che si svolgeva nell'ambito dell'Esposizione e nel 1897 fu nominato membro del CIO) poteva presentare solo una lettera d'appoggio morale del sindaco di Roma, ma de Coubertin aveva pilotato l'assemblea verso il sì e la Germania si era decisa a ritirare la candidatura di Berlino. Dunque il CIO si pronunciò per Roma, ma l'Italia non rispose che con un telegramma di felicitazioni di re Vittorio Emanuele III, che non significava né soldi né patrocinio diretto. Il 1905 fu un brutto anno per l'Italia: Giolitti si dimise, Fortis tentò per due volte di formare il governo, tutte le risorse furono assorbite dai terremoti di Calabria e Sicilia. I soldi, tra moti di piazza e investimenti per il tunnel del Sempione e per l'acquedotto pugliese, non c'erano, anche a prescindere dalle pretese di Milano e Torino come rivali di Roma. Così Brunetta si risolse a scegliere proprio Atene 1906, i Giochi del decennale, per dichiarare - con la scusa dell'eruzione del Vesuvio - che neppure il nuovo primo ministro, Sydney Sonnino, era intenzionato a sostenere le Olimpiadi romane. Nella sessione ateniese del CIO che Brunetta presiedeva, l'annuncio del membro italiano rivelò con crudezza che de Coubertin, rimasto a Parigi, aveva coltivato un sogno impossibile.
Queste lettere sono la testimonianza diretta di quel sogno. Una storia già nota ma che con questi documenti si arricchisce di particolari da studiare e approfondire. Come l'idea di istituire dei premi destinati ai concorsi di letteratura, architettura, scultura e pittura che avrebbero dovuto accompagnare per la prima volta le gare atletiche olimpiche.