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Libri, Autografi e Stampe

giovedì 04 luglio 2024 e venerdì 05 luglio 2024, ore 10:30 • Roma

611

Pavese, Cesare

Lavorare stanca, 1936

Stima

€ 500 - 700

Lotto venduto

€ 839

I prezzi di vendita comprendono i diritti d'asta

Informazioni

Firenze, Edizioni di Solaria, 1936. In 8°, brossura editoriale, lieve ma uniforme brunitura nei margini, firma di appartenenza sul foglio di guardia della copertina anteriore, piccole mancanze al dorso e strappi alla brossura. Esemplare della tiratura riservata alla vendita. 

Note Specialistiche

Edizione originale, rara. Pavese, nella sua introduzione all'opera, dice che per comprendere il titolo della raccolta bisognerebbe avere letto I Sansossi (grafia piemontese per "sans-souci") di Augusto Monti, professore di liceo di Pavese e suo primo maestro di letteratura e amico. Monti contrapponeva la virtù del piemontese sansossi (fatta di spensieratezza e giovanile incoscienza) alla virtù del piemontese stoico, laborioso e taciturno. Anche il primo Pavese (o forse tutto Pavese) si muove tra quei due termini; non si dimentichi che uno dei suoi primi autori è Walt Withman, esaltatore insieme del lavoro e della vita vagabonda. Il titolo Lavorare stanca sarà appunto la versione pavesiana dell'antitesi di Augusto Monti (e di Whitman), ma con lo struggimento di chi non si integra: ragazzo nel mondo degli adulti, senza mestiere nel mondo di chi lavora, senza donna nel mondo dell'amore e delle famiglie, senza armi nel mondo delle lotte politiche cruente e dei doveri civili. Le poesie della raccolta, unica e atipica nel repertorio poetico contemporaneo, si aprono su un nuovo modo narrativo, quello della poesia-racconto, dando inizio ad una nuova sperimentazione sia dal punto di vista tecnico che metrico. Lo spunto all'utilizzo di un verso molto cadenzato di tredici o sedici sillabe, gli viene offerto in parte dal verso colloquiale dei crepuscolari e dal verso libero whitmaniano, con una soluzione comunque estremamente personale e innovativa. Il manoscritto di 41 poesie fu consegnato all'editore nel 1933. Gambetti-Vezzosi, p.660.

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