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Fermi, Enrico

Lettere, 1923

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Informazioni

Straordinario insieme di 9 lettere inviate dal giovane Enrico Fermi all'amico Aldo Pontremoli tra il gennaio 1923 e il giugno 1926. Si tratta di 5 cartoline postali autografe e firmate spedite da Gottingen tra il 13 gennaio e il 22 giugno 1923; una lettera dattiloscritta firmata inviata da Firenze il 6 dicembre 1925; tre lettere autografe e firmate inviate tutte da Firenze tra il 14 febbraio 1926 e il 9 giugno 1926.

Note Specialistiche

Le lettere inedite di un "elettrone ionizzato che un tempo apparteneva ad un atomo neutro di Litio". Enrico Fermi scrive all'amico fisico Aldo Pontremoli.

Enrico Fermi ed Aldo Pontremoli si conoscono all'università di Roma, dove quest'ultimo si era laureato in fisica nel 1920 con pieni voti, divenendo assistente del professor Orso Mario Corbino. Pontremoli milanese, di famiglia illustre e benestante; Fermi romano, di famiglia agiata ma non altrettanto illustre. Il tramite della loro amicizia potrebbe essere stato Enrico Persico, di un anno più anziano di Fermi e suo compagno di liceo, insieme al quale sviluppò con continue discussioni e, dopo l'iscrizione all'università, con scambi epistolari, le sue conoscenze in fisica e matematica, già stimolate in entrambi da un loro comune insegnante di fisica del liceo, il professor Filippo Eredia. Non a caso furono proprio loro tre a vincere, nel 1926, le prime tre cattedre di Fisica teorica create in Italia. Dunque un terzetto di amici che giovanissimi gettarono le basi della Fisica moderna con le loro ricerche. Fermi arrivando fino al Premio Nobel, nel 1938; Pontremoli fondando l'Istituto di Fisica dell'Università di Milano, per poi morire tragicamente nel 1928 a bordo del dirigile di Umberto Nobile.

Qui però siamo agli inizi della loro carriera. Siamo nel momento della loro massima e più intensa produzione scientifica, e queste lettere testimoniano i fecondi scambi che avvengono tra loro. Scambi che riguardano soprattutto il confronto su questioni di fisica teorica e pratica, ma che poi si estendono a temi più pratici, in particolar modo il loro futuro all'interno dell'Università. Sono lettere intense e bellissime, dove si sente la forza del pensiero che si muove dentro una delle menti scientifiche più geniali del XX secolo. Le prime sono spedite da Gottingen, dove il giovane Fermi dopo la laurea si recò nel 1923 grazie a una borsa di studio ottenuta anche per il tramite del professor Corbino. Per sei mesi studiò a Gottingen presso la scuola di Max Born, e qui la sua produzione scientifica fu intensa nonostante gli inevitabili problemi di ambientamento. E in una delle lettere un accenno alla teoria della relatività di Einstein illumina questo breve carteggio di una luce assoluta: Fermi che si confronta con Einstein sulla teoria che ha fondato l'universo modernamente conosciuto, un confronto tra giganti cui possiamo solo assistere ammirati. Fermi aveva appena 22 anni, Einstein esattamente il doppio, 44, ma la fisica li portava a dialogare sullo stesso piano.

Cartolina postale da Gottingen, 13.1.1923 – indirizzata ai dott. E. Persico ed A Pontremoli. Istituto Fisico – Via Panisperna Roma. Italien!
“Carissimi amici sono ormai da una settimana nella mia nuova residenza, ed in questi primi giorni mi sono naturalmente ritrovato un po’ solo. Spero però che col tempo anche questo inconveniente passerà presto. Ho già cominciato a frequentare l’università e a far conoscenza coi vari professori, specialmente con Max Born. E già fina da ora ho potuto capire che in queso mio viaggio avrò da imparare assai più di quanto non credessi. (…) Come vanno i lavori col riflettore? (…) Saluti affettuosi a voi, con preghiera di estenderli a tutti all'Istituto, da questo elettrone ionizzato che un tempo apparteneva ad un atomo neutro di Litio.”Gottingen, 14.1.1923 Pontremoli:Spedisce le bozze di un suo intervento con preghiera di correggere gli errori e di stampare gli estratti, chiedendogliene una trentina. Lo aggiorna sul lavoro “sopra l’effetto della pressione sopra l’allargamento delle righe spettrali”, sui dubbi che ha, “senza contare naturalmente il sempre più che misterioso mistero del campo molecolare così grande”.Gottingen, 23.1.1923 a Pontremoli:Parla di nuovo dell’ “imbrogliato affare del campo molecolare”. “Qui la gente non fa altro che occuparsi di teoria dei quanti, così che ho trovato il posto adatto per me. Quel che mi ha molto colpito è stato l’elevato grado della cultura media degli studenti di Scienze. Speriamo che col tempo lo si possa un po’ migliorare anche in Italia! (…)”Gottingen, 16.5.1923 a Pontremoli:“Carissimo amico, ho letto sopra l’ultimo fascicolo dei Lincei qui arrivato le vostre note, e me ne congratulo. In questi giorni io ho mandato al N.C. non una ma tre note una meno priva di interesse dell’altre. E così vedrò di sporcare un po’ di carta da presentare per il concorso che credo sarà bandito prossimamente. In questi ultimi giorni è uscita una memoria di Einstein sopra una teoria “generalissima” della relatività; interessante specialmente perché è la prima teoria nella quale l’elettricità positiva e quella negativa non differiscono soltanto per il segno. Staremo a vedere se il suo ulteriore sviluppo non possa eventualmente portare a risolvere il problema dell’elettrone e del nucleo di H. Saluti affettuosi. E. Fermi”Gottingen, 22.6.1923 a Pontremoli:Gli comunica probabilmente - via telegramma - che è stato indetto un concorso per un posto universitario a Firenze-Roma (?).Firenze, 6.12.1925 a Pontremoli, lettera dattiloscritta firmata:Entra nel merito di questioni fisiche serrate, relative a orbite dei metalli alcalini etc. Alla fine si parla di concorsi universitari a Roma, Cagliari e Firenze, dove si trova.Firenze, 14.2.1926 lettera a Pontremoli:Si parla di concorsi universitari, di manovre baronali e di delusioni. “Io ho fatto un lavoro teorico sopra l’apparire di righe proibite in un campo magnetico intenso, e ne sto facendo, insieme con Carrara, uno sperimentale sopra l’inverso dell’effetto fotoelettrico. (…)”Firenze, 11.5.1926, lettera a Pontremoli:“Caro Pontremoli, ho pensato alla questione sopra la possibilità di fare qualche esperienza al Monte Rosa. Idee veramente sensate non me ne sono venute; una ricerca che sarebbe bella ma non è, secondo me, di esecuzione possibile, sarebbe uno studio della radiazione corpuscolare secondaria. Una ricerca invece, di esecuzione relativamente facile, ma non particolarmente significativa, sarebbe la seguente. Studiare la velocità di scarica di uno spettroscopio situato in un crepaccio di ghiacciaio, nella sua dipendenza dalla inclinazione del ghiacciaio; se si riuscisse a mettere in evidenza una tale dipendenza, essa potrebbe servire a determinare elementi della direzione da cui la radiazione proviene. (…)”Firenze, 9.6.1926 – Lettera a Pontremoli:Lettera personale in cui comunica che è stato bandito sulla Gazzetta Ufficiale il concorso di Fisica Teorica per Roma e gli domanda il suo parere sull'opportunità di “avere nella commissione il massimo possibile di fisici”. Propone i nomi di Cantone e Maiorana.

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