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Elegante manoscritto cartaceo di 52 cc., numerate 1-48, formato in 4° 295 x 202 mm., vergato a Venezia, 1678 da Giuseppe Solari, elegante mano corsiva con specchio di scrittura di 202 x 125 circa, in antiporta finissimo disegno acquarellato monocromo con il trionfo della famiglia Medici, quattro capilettera finemente disegnati ad inchiostro, alle cc.7-8 tre alberi genealogici sintetici della famiglia Medici, SPLENDIDA LEGATURA BAROCCA IN MAROCCHINO ROSSO decorata in oro con coppia di cornici concentriche che racchiudono volute decorate a racemi, foglie, tralci di vite, fiori, con inserti in pelle scura, dorso a 5 nervi con scomparti finemente decorati in oro, tagli dorati, di probabile origine NAPOLETANA su modelli romani (segnatamente il cosiddetto "legatore emblematico").
Volume denso di misteri e di curiosità il presente, in primis per il suo sconosciuto autore, Giuseppe Solari, di cui nulla si sa. Realizzato a Venezia, come dichiara nel frontespizio, e dedicato però alla famiglia Medicea e segnatamente a Cosimo III Granduca di Toscana, come si legge alle cc.2-6. Una lunghissima dedica di 10 pp. volta a celebrare le glorie della famiglia medicea e l'onore di poterle declamare. "Il lampo delle glorie, che la cielo sereno della mia Patria più volte balenò con i folgori delle più alte meraviglie d'un altro Cielo (dico Fiorenza) mi trahi con lumi di quelle al Trono di questa, e con la più profonda riverenza dinanzi all'A.V. hor mi sospinge. Quest'è quel momento tanto da miei voti desiato; momento per solevarmi alla mira di una Sfera si eccelsa; momento sincope della mia vita, per il giubilo di vedere l'adorata faccia di V.A.. Quivi havrò io campo di specchiarmi nella Maestà delle vostre grandezze connaturale à gli honori, originaria della gloria, dominatrice dei secoli. Quivi decanterò le immense pretiosità della Serenissima vostra Prosapia, Madre degli Eroi più fortunati del Mondo, Gemella alle dignità più sublimi; Germana grandezze più rare; e perciò Cielo delle grandezze stesse. (...)" La dedica è sottoscritta, Venezia 1 ottobre 1678. Seguono l'albero genealogico dei Medici, per due carte, quindi il contenuto dell'opera, che doveva svilupparsi in almeno tre Quadri. Questo sarebbe stato il primo: "...in questo primo quadro campeggiano due Figure, delle quali la prima consiste nella fondatione di Fiorenza; Governo della Repubblica; destruttioni della medesima, con moltissime guerre, e vittorie da lei (…) La seconda Figura mostra la Genealogia Medici (…). I due quadri successivi, mai realizzati, si sarebbero incentrati sulle figure di "Pontefici, Reine, Imperatrici, Cardinali (…) della Medicea Prosapia" e sul "Governo e i fatti più memorabili di tutti i Granduchi sino al giorno d’oggi". Il terzo Quadro, pure mai realizzato, avrebbe dovuto descrivere "la Grandezza di Fiorenza, de Santi Fiorentini, de' Senatori, Cavalieri, Avvocati (...)"; mentre l'ultima Figura avrebbe descritto "le pretiosissime Doti, qualità, valore, prudenza, e Maestria della Ser.ma A COSMO III presente, e de' Principi Ferdinando e Don Gastone." Resta dunque il mistero del perché si sia interrotto qui il progetto di una complessiva storia dei Medici, in più ritratti o "quadri" come li chiama lui. Alcuni indizi interni al testo fanno pensare ad un omaggio prezioso da consegnare a Cosimo III o anche ai Principi suoi figli in occasione di una visita ufficiale a Venezia, dunque si potrebbe restringere il campo alle documentate visite dei regnanti Medici a Venezia in quel torno di anni. Ferdinando de Medici nel gennaio 1688 si trovò ad esempio in visita a Venezia per qualche mese, d'accordo col padre Cosimo. Che sia stata quella l'occasione immaginata per consegnare questa sorta di "Mediceide"? Perché in realtà di questo si tratta, una celebrazione non in versi ma in una prosa raffinata e barocca della dinastia fiorentina. Un testo che andrebbe studiato, analizzato e scomposto, perché oltre alla felice vena inventiva, che si esplicita in una prosa spumeggiante, risulta anche ricco di documentazione analitica e approfondita. Abbondano le citazioni latine, che servono a dare lustro alla famiglia sfruttando l'exemplum classico, e Solari maneggia tutta questa materia con disinvoltura impressionante, da vero scrittore. "L'impresa è difficile, come già s'è detto: la fortuna mi dà l'animo à farlo: il dedicarlo à un Granduca fa, ch'io qui termini, e qui insieme cominci." Il risultato è uno testo intrigante, conservato nella sua preziosa legatura di dedica. Tutto da studiare.
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