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Note Specialistiche
La famiglia veneziana dei Dolfin, a partire da Nicolò Dolfin figlio del fu Marco, fu concessionaria nei territori di Rovereto, Corte Palasio, Casaletto e Ombriano, assumendo il controllo e la piena giurisdizione dell'abbazia di Santa Maria del Cerreto. Nel 1587 la Congregazione cistercense concesse in enfiteusi i beni del Cerreto al nobile veneziano Nicolò Dolfin, già podestà e capitano di Crema, in cambio di un cospicuo censo annuo e dell’impegno da parte di costui a depositare entro 25 anni un congruo capitale destinato ai lavori di costruzione dell’abbazia di S. Bernardo, che iniziarono nel 1590. Nel 1771, dieci anni dopo la stesura del presente lavoro, furono notificati i beni posseduti dall’abbazia, rappresentata da Leonardo Dolfin del fu Piero, priore e possessore delle terre “nelle ville di Rubian, Casaletto Ceredano, Passerera e Roveretto”. Dopo le vicende della soppressione e i contenziosi circa i destinatari del canone annuo (soppressa la Congregazione, il livello Dolfin risultava conteso tra il Fondo di Religione e l’ospedale degli Infermi di Crema), nel 1800 l’allora priore Leonardo Dolfin venne infine reintegrato nel godimento dei beni. Il legame tra i Dolfin e i beni del Cerreto continuò anche in seguito: nel 1806 e nel 1809 i fratelli Vincenzo e Girolamo Maria, veneziani, eredi del fu Vincenzo, investirono a titolo di locazione semplice per 18 anni Antonio Psalidi e Andrea Terzi “di tutte le rendite e di tutti li beni situati nel territorio cremasco e compresi sotto la generale denominazione dell'abbazia di Cereto”.