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Libri, Autografi e Stampe

martedì 06 dicembre 2022 e mercoledì 07 dicembre 2022, ore 15:00 • Roma

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Napoli - Pacichelli, Giovanni Battista

Il Regno di Napoli in prospettiva diviso in dodici province, in cui si descrivono la sua metropoli fedelissima città di Napoli e le cose più notabili e curiose, e doni così di natura, come d'arte di essa; e le sue centoquarantotto città [....] con le loro vedute diligentemente scolpite in rame. , 1703

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Informazioni

Napoli, Nella Stamperia di Michele Luigi Mutio/D.A. Parrino,. In 8°. 3 voll. Antiporta raffigurante Nettuno che emerge dal mare, pp. (12)-340; (8)-256; (8)-267 con 13 carte geografiche (Regno di Napoli e le 12 province), una veduta di Napoli in prospettiva e 160 vedute (ce ne sono 10 in più rispetto all'indice che ne riporta 152 considerando riportata due volte Oppido) per complessive 173 tavv.. Vol.I: 71 tavole e 5 carte geografiche ripiegate; Vol.II: 58 tavole e 4 carte geografiche ripiegate; Vol.III: 32 tavole e 4 carte geografiche ripiegate. Questo esemplare contiene una tavola in più rispetto a tutte le altre, ovvero la tavola che raffigura la Città di Monte Sant’Angelo. Legatura in piena pergamena, titolo calligrafico. 


Note Specialistiche

È la più importante e dettagliata documentazione, edita fino a quel tempo, di storia politico-militare, religiosa, urbanistica, economica ed artistica di 148 città con i loro territori, nelle 12 provincie costituenti l'allora Regno di Napoli. Ad un'esposizione generale, con i nomi delle personalità titolate, segue un lungo paragrafo sulla capitale. Quindi, di ciascun nucleo urbano, rappresentato in un'incisione, sono narrate le origini e gli interessi economici, le vicende storiche attraverso i personaggi in ogni campo, la topografia e i monumenti, le opere letterarie e le reliquie dei propri Santi. L'Autore, Giovan Battista Pacichelli (Roma 1634 - 1695), nacque a Roma da genitori pistoiesi e si laureò in giovane età prima in teologia a Roma e poi in diritto a Pisa. Nel 1672, nominato Protonotaro Apostolico viene mandato da Clemente X come Auditore della Nunziatura Vaticana alla conferenza di pace di Colonia. Ritornato a Roma nel 1677, dopo un lungo viaggio di studi in Germania, Olanda e Inghilterra fu chiamato alla Corte di Parma dal Duca Ranuccio II in qualità di suo consigliere, e dopo circa un anno mandato alla Corte Vicereale di Napoli per tutelare gli interessi che i Farnese avevano nel viceregno, in cui erano anche feudatari della città di Castellamare. A Napoli rimase per circa quindici anni, dove attese principalmente ai suoi studi e dove pubblicò quasi tutte le sue opere di argomento giuridico, teologico, geografico e topografico-descrittivo. La più importante "Il Regno di Napoli in prospettiva" fu pubblicata postuma e sebbene l'Imprimatur sia del 1696, essa vide la luce solo nel 1703 per le difficoltà economiche degli editori D. A. Parrino e M. L. Muzio. L'opera riprende le descrizioni del Regno, pubblicate nel corso del XVII secolo, dal Bacco, Mazzella, D'Engenio e Beltrano, ne ripropone il testo e si differenzia da loro per le numerose illustrazioni che per la prima volta raffigurano vedute prospettiche e a volo di uccello di grandi centri e piccoli paesi del Regno, oltre che per la Carta generale del Regno e per le dodici carte geografiche delle provincie. L’idea di inserire le illustrazioni, che rese famosa l'opera, fu degli editori e fu ispirata probabilmente all'opera di Pietro Bertelli "Theatrum Urbium Italicarum" pubblicata a Venezia nel 1599 e all' "Atlante del Regno di Napoli" di Luigi Bulifon pubblicato nel 1692. In particolare la veduta prospettica della città di Napoli incomincia ad abbandonare i canoni seicenteschi e viene presentata come tale, pur con una scarsa rispondenza topografica. Il paesaggio urbano è, come dire, "rettificato" secondo una linea ideale che congiunge Mergellina con monte Somma. Affine ai lavori di Cassiano de Silva (Cfr. Alisio, 1984) la vedutina dispone di 15 riferimenti topografici (A-P), tra cui, inusitato, il "Vomero". La dedica al marchese di Villena, vicerè dal 1702 al 1707 (data della capitolazione di Gaeta dinanzi alle truppe austriache) situa l'incisione al termine della sovranità spagnola sulla città e sul regno (Cfr. Pane-Valerio, 1988). Gli esemplari dell’opera con tutte le vedute sono pressoché introvabili e differiscono molte volte l’uno dall’altro a causa dell’ingente numero di tavole che a loro volta spesso non vengono riportate nell’indice. Ceci (1937, p.28) nel citare quest’opera evidenzia l’importanza storiografica delle notizie riguardanti le Provincie, difficilmente riscontrabili in altri libri. Bibliogr.: Catalogo Lubrano, 1929, p.31; Ceci, Bibliografia per la storia delle Arti figurative nell'Italia Meridionale, 1937, p.28; Alisio, Napoli nel Seicento. Le vedute di F. Cassiano Da Silva, 1984; Pane-Valerio, La città di Napoli tra vedutismo e cartografia, 1988; Fera-Morlicchio, Regno di Napoli e delle Due Sicilie. Repertorio bibliografico, 1994, vol.II pp.107-108; Cremonini, L'Italia nelle vedute e carte geografiche dal 1493 al 1894, 1995. 

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