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Note Specialistiche
Chi sia stato Giorgio De Chirico è ovviamente ben noto e risaputo, chi fosse invece Giorgio Zamberlan è meno scontato. Anzi, probabilmente oscuro ai più, anche tra gli addetti ai lavori. Eppure, senza il signor Zamberlan da Treviso anche lo stesso De Chirico non sarebbe stato e diventato quel grande artista a tutti noto. Perché Zamberlan e la sua famiglia hanno accompagnato il grande pittore nel suo percorso artistico e professionale, promuovendo e diffondendo la sua opera per un lungo periodo, con affetto, reciproca stima e direi sentita amicizia. Il ruolo del gallerista, e Zamberlan lo era da sempre, è delicato, prezioso e irrinunciabile, soprattutto in un periodo, pre-internet e pre-social. Zamberlan dal suo atelier veneziano ha accompagnato De Chirico negli anni, ha seguito la sua crescita artistica, la sua affermazione nazionale e internazionale, ed insieme hanno ideato progetti, quale quello delle Anti-Biennali, di una modernità devastante. Altro che semplici provocazioni, ma delle contro-mostre organizzate in ogni minimo particolare, finanche con la pubblicazione di preziosi e rari fogli volanti ricchi di testi programmatici.
Esiste un’autobiografia in forma di racconti di Giorgio Zamberlan, la cui lettura davvero entusiasma e avvince (G.Zamberlan, Il mercante in camera, Edizioni My Monkey, 2021). Bisogna guadare con rimpianto agli uomini di quella generazione, passati attraverso eventi bellici devastanti eppure capaci di una voglia di vivere, di sorridere, di impegnarsi nel mondo e per il mondo assolutamente straordinaria. Zamberlan era un uomo sociale, un uomo di relazioni, forse non facile caratterialmente ma di indiscussa leadership. Viveva attorniato da artisti più o meno celebri e da tutti traeva linfa per crescere, umanamente e professionalmente. Gioca a pallone nella sua Treviso con Arturo Martini, frequenta fraternamente gente come Comisso, De Pisis, Morandi, ma poi sceglie i suoi compagni di elezione: e Giorgio de Chirico era uno di questi, forse il primo.
Di questa profonda amicizia, ben più di una collaborazione professionale, ne sono testimonianza le 170 lettere inviate dal pittore al suo amico veneziano nell'arco di quasi 25 anni.
Dalla prima, datata 12.12. 1940:
"Caro Zamberlan, ho avuto il Minosse e La ringrazio. Ecco un altro efficace e sostanzioso articolo da dare a Minosse, ma lo dia subito, perché qui l’invasione delle croste francesi aumenta ogni giorno. Mi mandi poi il giornale. In quanto ai due quadretti, guardi che proprio due 20x30, meno di cinquantamila l’uno, non li posso proprio fare. Mi dica come devo regolarmi. Tante cose, anche da Isa a Lei, Uccia, e tutta la Sua gentile famiglia.
Cordial.tà
G.de Chirico"
Già nel 1948 gli preannuncia che sta facendo causa alla Biennale: "(...) In ogni modo La prego di non riprodurre sulla copertina quadri miei metafisici perché diventeremmo nemici. Sa che sto facendo causa alla Biennale ove hanno voluto farmi lo sgambetto con il trucco della pittura metafisica. (...)" - "La maggior parte delle persone, la migliore parte del pubblico è contro la Biennale che in sostanza è stata un solenne fiasco ed ha solo servito a persuadere più che mai la gente che tutta questa baldoria che si chiama arte moderna altro non è che un bluff ed una truffa. Pertanto dobbiamo essere grati agli organizzatori della Biennale di aver reso questo servizio agli onesti ed agli intelligenti."
Si potrebbe continuare a lungo, descrivendo ad esempio la straordinaria letterina in cui disegna la disposizione dei quadri nella galleria di Zamberlan per l'allestimento appunto di una Anti-Biennale, ma il carteggio resta ancora tutto da studiare ed è una vera miniera. Tra le righe di questa amicizia, e di quella che lo legherà a Morandi, de Pisis, Comisso etc., si nasconde il percorso di un grande intellettuale, colto e raffinato, al servizio degli artisti: Giorgio Zamberlan, da Treviso.