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Torino, Imprimerie Royale, 1747. In 4°. Fregio al frontespizio, testatina e capolettera incisi in legno, leggera brunitura, qualche fioritura, pp- 267-282pp. 24 n. n., 282 poste in fine al volume, legatura coeva in vitello marmorizzato, autore e titolo impressi in oro al doro a 5 nervi con fregi fitomorfi, carte di guardia marmorizzate, lievissimi segni di usura.
Prima edizione. Giacinto Sigismondo Gerdil (1718 - 1802) dotto barnabita, fu professore di filosofia nei collegi dell'ordine, notevole pedagogista, precettore del principe di Piemonte, nominato cardinale nel 1787 da Pio VI e poi candidato al soglio pontificio.Sostenitore e seguace della filosofia di Malebranche che considerava l’unica capace di combinare il platonismo agostiniano con il pensiero post cartesiano, prese le difese della sua dottrina contro gli attacchi del Locke. Disponibile alla riflessione filosofica, nel suo saggio Gerdil non si trincerava dietro un’inutile contrapposizione con il pensiero filosofico moderno ma ne metteva in discussione le logiche conseguenze. Francesco Antonio Zaccaria nella sua “Storia Letteraria” scriveva a riguardo delle confutazioni del Gerdil : «Fremeranno gli spiriti forti contro un libro che li confonde; ed i Locchiani dovranno loro malgrado lodare la chiarezza, la precisione, la forza di questo nostro filosofo» .
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