Prestigioso insieme di 17 lettere e cartoline tutte indirizzate a Peikov da scrittori, pittori, scultori e intellettuali nella prima metà del Novecento, oltre 40 pagine; 27 libri con dedica, prevalentemente di artisti novecenteschi.
Note Specialistiche
Assen Peikov fu principalmente uno scultore. Di nascita bulgara, Sofia nel 1908, nel 1938 arrivò a Roma: e qui trovò la sua patria d'elezione. Aprì il suo studio a Via Margutta (dove altrimenti?) e dopo pochi anni accolse anche il fratello Ilia, valente pittore. Fu un grande ritrattista, con all'attivo circa 1200 soggetti tra i più illustri suoi contemporanei: De Chirico. Savinio, Gentile, Barilli, Ungaretti, Bontempelli, Alvaro, Bonomi, Simenon etc. Il nucleo più interessante dell'archivio che qui si propone è l'insieme di 17 lettere di illustri colleghi e amici, relative all'opera di Peikov: una sorta di biografia polifonica costruita a più voci...e che voci. Si prenda ad esempio la lunga lettera dissertazione di De Chirico: "Qualcuno che oggi volesse dire con esattezza se la decadenza in cui si dibatte l'arte moderna è più palese nella pittura che nella scultura, sarebbe molto imbarazzato. Tanto in basso stanno oggi queste due arti, tale è l'impotenza che oggi regna tra scultori e pittori, che un triste primato sarebbe difficile a stabilire. Ciò che soprattutto colpisce nella produzione artistica moderna è l'assenza completa della forma. (...) Invece guardando la scultura di Peikov si sente quest'amore per la forma e la costruzione, che sono le fondamenta e le basi principali di ogni vera opera d'arte. (...) Le sculture di Peikov mostrano che egli sente ed ama le forme ed è continuamente preoccupato di dare la plasticità ai volti ed ai corpi. Egli non cerca di evitare la difficoltà ma le affronta coraggiosamente.(...)." Lo scritto è dell'aprile 1945, ed i giudizi su Peikov diventano il pretesto per una lunga digressione sullo stato dell'arte in Italia. Forse inedita. Libero de Libero, grande amico di Peikov, così si esprime: "Sono anni che vado a trovare il mio amico Peikov nel suo studio, e ogni volta la sua scultura si pone domande alle quali rispondo timidamente col mio sguardo, incantato da quelle sue donne opulenti che straripano dalla pietra con la loro giovinezza, pur essa antica quanto le montagne. (...)" Gli fanno eco le parole di Ungaretti: "La scultura è delle arti dell'uomo la più vicina alla Natura. Sarà per questo la meno astratta, la meno evocativa? L'arte della parola esige una metamorfosi radicale. Si tratta di contenere l'universo nelle sillabe. Se dico: albero - tutti hanno nella mente un albero; ma nulla è meno albero di quelle tre sillabe da me pronunciate. (...) Per indole sua, Peikov non sottopone a nessuna variazione cervellotica la sua arte, e direi anzi che si attiene molto strettamente, quasi brutalmente, alle condizioni elementari dell'arte sua. Ma, dalla moltitudine di ritratti usciti dalle sue mani d'instancabile lavoratore, alcune cose mi si sono precisate nello spirito. (...)" E così, via discorrendo, la penna inclinata di Ungaretti tratteggia il senso della scultura: "La scultura è arte oggettiva". Insieme nel lotto un nucleo interessante di 27 libri con dedica, di autori quali Omiccioli, Repaci, Purificato, Savinio, Cardarelli, Martini, De Libero, Dossena etc.
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