Stima
€ 300 - 400
Lotto venduto
€ 375
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Informazioni
Genova, Giuseppe Pavoni, 1620. In 4°. Marca tipografica xilografica al frontespizio, ripetuta al colophon, lievi fioriture, alcune carte arrossate, legatura coeva in pergamena rigida, titolo manoscritto al dorso e al taglio inferiore, carte di guardia moderne.
Prima edizione di questo celebre poema dedicato a Carlo Emanuele I di Savoia, composto in ottava rima e appartenente al genere encomiastico, nel quale si narrano le imprese immaginarie di Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde, alla difesa di Rodi contro i Turchi. Il poeta lavorò ai ventitrè canti che compongono l’opera per quasi trent’anni, rimaneggiandoli o addirittura riscrivendoli, a volte per ragioni morali ed estetiche, più spesso per assecondare i desideri del dedicatario sovrano sabaudo. Gabriele Chiabrera (1552-1638), dichiaratamente antimarinista, contrappose, infatti, allo stile pieno di “arguzie” e di “concetti” una poesia più semplice e più legata ai modelli classici, fra i quali predilesse il latino Orazio e i greci Pindaro e Anacreonte. Parenti, Prime edizioni italiane, p. 155; Gamba, 1863: “Edizione bella e non comune”; Razzolini, pp. 113-114; Belloni, p. 26; BM-STC XVII, 222; Brunet, I, 1842; Graesse, II, 133; Michel-Michel, II, 88; Quadrio, VI, pp. 679-680; Ruffini, 288; Vinciana, III, 2754.
Prima edizione di questo celebre poema dedicato a Carlo Emanuele I di Savoia, composto in ottava rima e appartenente al genere encomiastico, nel quale si narrano le imprese immaginarie di Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde, alla difesa di Rodi contro i Turchi. Il poeta lavorò ai ventitrè canti che compongono l’opera per quasi trent’anni, rimaneggiandoli o addirittura riscrivendoli, a volte per ragioni morali ed estetiche, più spesso per assecondare i desideri del dedicatario sovrano sabaudo. Gabriele Chiabrera (1552-1638), dichiaratamente antimarinista, contrappose, infatti, allo stile pieno di “arguzie” e di “concetti” una poesia più semplice e più legata ai modelli classici, fra i quali predilesse il latino Orazio e i greci Pindaro e Anacreonte. Parenti, Prime edizioni italiane, p. 155; Gamba, 1863: “Edizione bella e non comune”; Razzolini, pp. 113-114; Belloni, p. 26; BM-STC XVII, 222; Brunet, I, 1842; Graesse, II, 133; Michel-Michel, II, 88; Quadrio, VI, pp. 679-680; Ruffini, 288; Vinciana, III, 2754.