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Libri, Autografi e Stampe

venerdì 16 dicembre 2016, ore 10:30 • Roma

Diaz, Armando

Cartoline postali e lettere, 1912

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€ 300 - 500

In asta venerdì 16 dicembre 2016 alle ore 10:30

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Informazioni

Bell'insieme di 6 cartoline postali e tre lettere, indirizzate a Raffaella, Maria e Geppino De Rosa a Napioli e Palmi, tra il 3 giugno 1912 e il dicembre 1917, con annesso santino in morte del Generale listato a lutto.
Le missive sono indirizzate perlopiù a Maria, la madre di Sarah De Rosa, futura sposa di Diaz, ma anche a Raffaella la sorella e sono inviate perlopiù da Busetta (Tripoli) dove Diaz dal maggio 1912 fu destinato per sostituire il comandante del 93º reggimento di fanteria, caduto ammalato; e subito ebbe per i suoi nuovi soldati dimostrazioni di affetto e di fiducia relativamente rare nell'esercito del tempo, immediatamente ricambiate. Il 20 sett. 1912, nello scontro di Sidi Bilal nei pressi di Zanzur, fu ferito da una fucilata alla spalla sinistra mentre conduceva le truppe all'attacco. Nella prima delle cartoline conferma di stare bene: Sono molto contento della destinazione, dell'ambiente, delle occupazioni che ho, per la quotidiana vita, molto attiva e sana. Caldo molto sopportabile per la ventilazione ed il mare vicino. (...)" Il tono delle cartoline è più o meno lo stesso traspare la soddisfazione per quel che fa, l'ottimo rapporto instaurato con le truppe ma anche l'immancabile nostalgia per i suoi cari. Segni di guarigione della ferita vengono indicati nella cartolina del 5 ottobre 1912: "La ferita va bene e segue il suo corso; la guarigione forse sarà un po' lunga ma sicura; anche le schegge dell'omero vanno bene." Che l'esercito sia il suo habitat naturale lo dichiara con evidenza nella lettera del 18 IX 1912: "Io sto sempre con i miei ufficiali e con i miei soldati, l'unico ambiente che ho qui. Manovro, giro, lavoro come e quanto posso per sentimento e per bisogno., essendo lunghe le ore in cui invece di agire, si pensa. Domani iniziamo una manovra più lunga che durerà qualche giorno; andremo un po' lontano...". Nella lettera finale del 18 marzo 1916 esce fuori la tempra dell'uomo, quando spiega con molta fermezza che non può accogliere richieste di raccomandazini per essere esonerati dal fronte: "a nessuno è dato di distogliere gli ufficiali ed i militari in genere dalle destinazioni nelle quali la loro presenza è assolutamente indispensabile, per quanto ciò possa - come del resto è umano - riuscire penoso per le famiglie e causa di preoccupazione. Ripetute e tassative disposizioni tolgono ogni dubbio al riguardo...vi sono ragioni così elevate di interessi generali, non solo di ordine materiale, quanto soprattutto di quello morale, che è facile rendersi conto come a questa si debba assolutamente dare la prevalenza.(...)". Questo sono i principi granitici dell'uomo che guidò sul Piave e a Vittorio Veneto le nostre truppe alla Vittoria, su questi principi si fonda la grandezza di un uomo cui la Patria deve molto, moltissimo.

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