Informazioni
cm 91 x 73
firmato in basso a sinistra: De Nittis
Note Specialistiche
Il dipinto è appartenuto al generale Pietro Minetti che - residente a Milano - nel 1957 (13 marzo) lo cedette a Mario Villa, classe 1898, ingegnere elettrotecnico fondatore della Passoni e Villa Spa. Per discendenza agli attuali proprietari. In epoca imprecisata - verosimilmente negli anni Cinquanta - il dipinto è stato reintelato: l'esame riflettografico cui è stato recentemente (maggio 2018) sottoposto, ha rivelato la presenza di impronte del vecchio telaio, in particolare una traversa. Fu nella circostanza della reintelaiatura che il dipinto, forse per garantirne lo stato conservativo all'indomani del conflitto mondiale, fu sottoposto a restauro, in ragione del quale esso appare oggi caratterizzato da un film pittorico molto sottile, a tratti consunto nel fondo - lo rivela l'osservazione al microscopio - fondo sul quale campeggia nitida la firma, verosimilmente ripassata nel corso del restauro stesso.L'esame riflettografico ha consentito di visualizzare l'impianto compositivo eseguito di getto e a matita grassa. Il dipinto è corredato da autentica scritta di Giuseppe Luigi Marini, datata 1992.Il dipinto Ritratto di signora è opera autentica e pregevole di Giuseppe De Nittis (Barletta 1846 - Saint Germain-en-Laye 1884).Formatosi all'Istituto di Belle Arti di Napoli, città in cui - orfano di entrambi i genitori - si è trasferito nel 1861, Giuseppe si fa espellere dall'Istituto appena tre anni più tardi e, conosciuti Adriano Cecioni (esponente del gruppo toscano dei Macchiaioli), Marco De Gregorio e Federico Rossano fonda con essi la cosidetta "Scuola di Resina", dal nome della località dove si esercitano a dipingere en plein air. Nel corso del 1867 transita per e da Parigi, sostando a Torino e a Firenze. Conosciuti nella capitale francese il celebre pittore Meissonier e il potente mercante Goupil, vi si stabilisce definitivamente nel 1868 sposando Leontine Gruvelle e iniziando di lì a breve una straordinaria ascesa professionale proponendo al pubblico degli amatori d'arte raffinate vedute cittadine animate di passanti. Egli viene così identificato come il "pittore della vita moderna" tratteggiato in letteratura da Charles Baudelaire. La realtà che circonda l'artista, il pittore della vita moderna, è infatti continua fonte di ispirazione per lui, sia che abbia di fronte l'elegante fanciulla seduta su una panchina al bois, o le amazzoni, o le flessuose lavandaie lungo la Senna. Le forme aggraziate, l'effettismo scintillante sono componenti che De Nittis divide del resto con il compatriota Giovanni Boldini, come comuni sono i soggetti pittorici affrontati con successo da entrambi.De Nittis tuttavia è incline, parallelamente, ad una ricerca pittorica meno convenzionale, che egli matura dalla vicinanza con gli impressionisti, verso i quali egli non manca di dimostrare una sincera stima e una indiscutibile affinità poetica. Come è noto Degas, Monet e Manet sono assidui frequentatori degli appuntamenti settimanali in casa De Nittis, momenti narrati egregiamente dai de Goncourt nel loro Journal.Nel tratto finale del pur breve percorso denittisiano si colloca a nostro vedere il presente Ritratto, fin qui inedito, che va ad affiancarsi a La visita della collezione Marzotto (P. Dini, G.L. Marini, De Nittis. La vita, i documenti, le opere dipinte, Torino 1990, n. 977) e ai molti ritratti di figure femminili a grandezza naturale, realizzati per lo più a pastello che, presentati in mostra al Cercle des Mirlitons in Place Vendome, procurano all'artista ampio successo. Dinnanzi al trittico delle Corse ad Auteil (Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna) la critica contemporanea osanna l'artista definendolo "un fuoriclasse", "un vero parigino, non importa donde sia venuto", capace di generare "belle creature, piene di vita e di movimento" (J. Buisson, in "Le Corrispondant"). Mentre Alfred de Lostalot su "Gazette des Beaux-Arts" scrive entusiasta che "il signor De Nittis dipinge comme il faut le monde; i suoi modelli sono persone dabbene ed egli sa loro conservare l'aspetto di ciò che sono...". Con naturalezza la protagonista del nostro dipinto si propone al riguardante, seduta su una sedia, mentre una leggera torsione del busto le consente di appoggiare il braccio sulla spalliera e di far scivolare le morbide forme verso un piano quasi frontale che frontale non è. Di qui il senso di movimento trattenuto che porta la bella modella ad incrociare con apparente disinvoltura sottolineata dall'intrecciarsi delle mani, uno stilema compositivo che ritroviamo tra l'altro anche nella bella acquaforte, datata 1881, Etude dans mon jardin (Barletta, Pinacoteca Comunale).Si tratta evidentemente di un ritratto, non di una immagine femminile colta estemporaneamente dal vero con tecnica pittorica mossa e rapida, come i tanti volti di ragazza che affollano questo tratto finale del percorso del maestro pugliese - si vedano Giovane donna con cappellino. In vedetta o Busto di donna con frangetta (Dini-Marini, nn. 782 e 974); ma sebbene "meditato" il nostro dipinto ha la sicurezza compositiva tipica del maestro di Barletta che si avvale - come è stato rivelato anche dall'esame riflettografico - di rapidi tratti tracciati a matita grassa. La scelta dell'abbigliamento, un tailleur tout-de-meme, ossia un due pezzi realizzato con la medesima stoffa color marrone chiaro, conferisce una certa sportività a queste graziosa parigina che non rinuncia tuttavia a un tocco di civetteria nel copricapo di lucente velluto nero e nella camicetta a righe bianche e nere che s'intravede dalla giacca aperta.
Per autenticaFrancesca Dini
Firenze, 12 Luglio 2018