Eccezionale gruppo di opere provenienti da Palazzo Torlonia a Roma
Stima
€ 60.000 - 100.000
Lotto venduto
€ 65.000
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Informazioni
Provenienza
Note Specialistiche
FILIPPO BIGIOLI (San Severino Marche 1798-Roma 1878)Raffaello che presenta il bozzetto della Galatea ad Agostino Chigi, 1839
Affresco riportato su tela, in origine entro clipeo, cm 135 x 125reca iscrizione in basso a destra: PROV. PAL.ZO TORLONIA. BIGIOLI
L’opera si trovava in origine nella Stanza detta del Bigioli, o di Raffaello, al secondo piano di Palazzo Bolognetti-Torlonia.
ESPOSIZIONIFilippo Bigioli e la cultura neoclassico-romantica fra le Marche e Roma, San Severino Marche, Palazzo di Città, 18 luglio - 11 ottobre 1998
BIBLIOGRAFIAG. Checchetelli, Una giornata di osservazione nel palazzo e nella villa di S.E. il Sig. Principe D. Alessandro Torlonia, Roma 1842, p. 51.
O. Iozzi, Palazzo Torlonia in piazza Venezia ora demolito, Roma 1902, p. 79 (ill.).R. Artioli, Le meraviglie del Palazzo Torlonia, in “L’Italia industriale artistica”, anno IV, fasciolo II, febbraio - marzo 1906, p. 2.
Filippo Bigioli e la cultura neoclassico-romantica fra le Marche e Roma, catalogo della mostra a cura di G. Piantoni, Roma 1998, cat. n. 29, p. 75
SCUOLA ITALIANA SECOLO XIX (tradizionalmente attribuito ad Alessandro Bombelli)La Geografia
Affresco riportato su tela, senza cornice, in origine di sagoma centinata, cm 120 x 245
Tradizionalmente quest’opera è riferita ad Alessandro Bombelli, anche sulla base di inventari d'epoca (probabilmente di inizi Novecento). Per il principe Torlonia il pittore realizzò grandi lunette con allegorie delle arti illustrate da Iozzi nel suo volume dedicato al palazzo di piazza Venezia (cfr. Iozzi, Il palazzo Torlonia cit., Roma 1902, p. 60s.).
PIETRO PAOLETTI (Belluno 1801-1847)Teti affida il piccolo Achille al centauro Chirone
Affresco riportato su tela, senza cornice, cm 133 x 210
L’opera si trovava probabilmente nella Galleria di Achille, al primo piano di Palazzo Bolognetti-Torlonia.
SCUOLA ITALIANA, SECOLO XIX
Cerere (?)
Affresco riportato su tela, senza cornice, in origine di sagoma ottagonale, cm 74,5 x 66,4
SCUOLA ITALIANA, SECOLO XIX
Dottore della Chiesa, entro clipeo
Affresco riportato su tela, applicata su legno, senza cornice, cm 33,3 x 32
Il dipinto per il tema religioso era inserito probabilmente nella cappella neogotica del Palazzo di Don Alessandro Torlonia, i cui Santi Patroni furono eseguiti ad affresco da Costantino Brumidi (cfr. Checchetelli, Una giornata di osservazione nel palazzo cit., Roma 1842, p. 56s.).
SCUOLA ITALIANA, SECOLO XIXLa Musa Erato
Affresco riportato su tela applicata su tavola, senza cornice, in origine di sagoma ovoidale, cm 46 x 112
La musa qui rappresentata è Erato, protettrice della poesia amorosa, come si evince anche dai suoi attributi iconografici: la cetra, il libro, il serto di alloro; il cigno, strozzato dal putto, rimanda a Venere, oltre ad essere una citazione da una celebre scultura ellenistica.
NICOLA CONSONI (Ceprano 1814-Roma 1884)Melissa mostra a Bradamante i suoi discendenti
Affresco riportato su tela, applicato su tavola, senza cornice, in origine di sagoma ovale, cm 64,5 x 152
L’opera si trovava in origine nella Stanza detta del Consoni o dei quattro Poeti, al secondo piano di Palazzo Bolognetti-Torlonia. L’episodio è tratto dal canto III dell’Orlando Furioso: la maga Melissa profetizza alla guerriera Bradamante il suo futuro e la sua discendenza; i personaggi sulla destra sono gli spiriti della famiglia Estense che discenderanno da Bradamante e Ruggero. Nella stanza sono rappresentati alle pareti i quattro sommi Poeti con altrettanti episodi ispirati alla loro opera: Dante mostrato da Virgilio ad Omero, Bradamante offerto nel lotto, Laura che appare in sogno a Petrarca, l’Erminia del Tasso.
BIBLIOGRAFIAChecchetelli, Una giornata di osservazione nel palazzo cit., Roma 1842, p. 49. Iozzi, Il palazzo Torlonia cit., Roma 1902, p. 82.
FRANCESCO COGHETTI (Bergamo 1802-Roma 1875)Vulcano (Allegoria del Fuoco), entro tondo
Affresco riportato su tela, senza cornice, cm 74 x 73,5
FRANCESCO COGHETTI (Bergamo 1802-Roma 1875)Nettuno (Allegoria dell’Acqua), entro tondo
Affresco riportato su tela, senza cornice, cm 74 x 74in alto a destra antico cartellino di vendita : 1[2] / Nettuno tirato dal delfino / Coghetti
Nell’Inventario di tutti gli affreschi tempere e stucchi distaccati, nel 1900 (?), dal sontuoso Palazzo dei Principi Torlonia in Roma (Piazza Venezia), e conservato in una copia dattiloscritta presso gli eredi della contessa Amalia Canonica, sono elencati al numero 12: “quattro soggetti mitologici forma circolare diam. m. 0,72 del pittore Coghetti”.
FRANCESCO COGHETTI (Bergamo 1802-Roma 1875)Atalanta con il Cinghiale Calidonio
Affresco riportato su tela, senza cornice, in origine di sagoma esagonale, cm 71,5 x 75,5
FRANCESCO COGHETTI (Bergamo 1802-Roma 1875)Igea col caduceo
Affresco riportato su tela, senza cornice, in origine di sagoma esagonale, cm 71 x 75
FRANCESCO COGHETTI (Bergamo 1802-Roma 1875)Mercurio trasporta Psiche sull’Olimpo
Affresco riportato su tela, senza cornice, in origine di sagoma ottagonale, cm 294,5 x 163
L’opera si trovava in origine sul soffitto della Stanza ottagona detta del Coghetti o di Psiche, negli appartamenti di rappresentanza dei coniugi Torlonia, al secondo piano del Palazzo, che affacciavano su Piazza Venezia. Tra gli episodi della favola di Amore e Psiche dipinti da Coghetti, Mercurio che trasporta Psiche in cielo è giudicato da Oliviero Iozzi “uno dei meglio condotti” e per questo illustrato nel suo volume su Palazzo Torlonia (cfr. Iozzi, Il palazzo Torlonia cit., p. 81). L’episodio è l’ultimo della storia e segue: Amore che strappa il velo alla purità; l’Ignoranza fa saltellare Amore, bambino nutrito da Speranza; le Nozze di Psiche e il popolo che la onora. Le citazioni raffaellesche, che tanto apprezzava Don Alessandro Torlonia, sono qui interpretate dal pittore con sensibilità neoclassica di singolare impatto visivo, grazie anche alle grandi dimensioni dell’opera. Un cartone preparatorio di Francesco Coghetti, commissionato dal Principe Alessandro e raffigurante Mercure qui porte Hèbé [sic!] dans l'air, fu esposto in mostra a l'Exposition Coghetti in Via Condotti 21 a Roma e pubblicato in un piccolo catalogo, senza indicazione dell'anno, al numero 23, insieme tra l'altro ad altre opere di committenza Torlonia dei Coghetti padre e figlio.
BIGLIOGRAFIAChecchetelli, Una giornata di osservazione nel palazzo cit., Roma 1842, p. 41. Catalogue de la vente au palais du prince Torlonia a Rome: vente pour cause de demolition, Roma 1901, tav. 22.
Iozzi, Palazzo Torlonia cit., Roma 1902, p. 81 (ill.).Vente des Peintures qui décoraient le Palais Torlonia / Place Venise récemment démoli, Rome s.a., Maison de Ventes Saturnino Innocenti, [...] Via del Babuino, illustrato in copertina.J. B. Hartmann, La vicenda di una dimora principesca romana. Thorvaldsen, Pietro Galli e il demolito palazzo Torlonia a Roma, Roma 1967, fig. 151.
JULIUS TROSCHEL (Berlino 1806-Roma 1863)Due placche in gesso, una ottagonale con soggetto mitologico (Penelope?) ed una ovale con scena di sacrificio (il padre di Psiche interroga l'oracolo implorando il matrimonio per la figlia)
cm 48,5 x 24; e cm 25 x 20difetti e mancanzein basso al centro di quello ottagonale 42 sul retro di quello ovale inciso numero 3
Decorazioni in gesso di forme diverse ornavano gli ambienti del fastoso Palazzo Torlonia alternandosi ad affreschi. La maggior parte degli stucchi Torlonia sono opera dello scultore prussiano Julius Troschel su invenzioni di Bertel Thorwaldsen (cfr. Iozzi, Il palazzo Torlonia cit., Roma 1902, p. 60s.).Jorgen Birkedal Hartmann ha pubblicato due studi dell'episodio dell'oracolo di Psiche conservati nell'archivio Thorvaldsen, la cui composizione è in tutto simile a quello offerto in vendita. Lo studioso danese ha illustrato la figura di donna che fila la lana della formella in ottagono, attribuendola a Troschel e identificandola con "Penelope (?)". Un'altra indicazione preziosa di Hartmann sta nell'aver ricondotto quest'ultimo stucco alla decorazione della Galleria di Telemaco del palazzo Torlonia.
BIGLIOGRAFIA
Hartmann, La vicenda di una dimora principesca romana cit., Roma 1967, p. 53, 67, figg. 96-97, 160.
L'edificio della famiglia Bolognetti a piazza Venezia fu acquistato nel 1807 da Giovanni Torlonia e subito destinato dal principe a diventare la residenza di rappresentanza della potente famiglia di banchieri.
Primo, eccezionale gioiello della collezione era l’Ercole e Lica di Antonio Canova. Il capolavoro dello scultore, oggi custodito presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, era esposto nella galleria al piano nobile del palazzo, progettata dal Canova stesso, che predispose anche le illuminazioni più adatte per valorizzare al massimo la sua colossale statua.
Nel 1829 Alessandro Torlonia, il terzogenito di Giovanni, ereditò il palazzo e ordinò agli artisti più rinomati dell’epoca di cimentarsi in una tecnica in disuso da tempo, il buon fresco, per la decorazione di tutte le sale e gli ambienti dell’edificio, sotto la guida dell'architetto Giovanni Battista Caretti.
Gli esiti dell’impresa furono ampiamente descritti dall’erudito Giuseppe Checchetelli in Una giornata di osservazione nel palazzo e nella villa di S.E. il Sig. Principe D. Alessandro Torlonia, edito a Roma presso la tipografia di Crispino Piccinelli nel 1842, e da illustri ospiti quali Stendhal che, in visita a Roma, celebrò i capolavori e le feste dei Torlonia nel suo Promenades dans Rome del 1829. “I balli del Principe Torlonia in Roma sono superiori a quelli che dava Napoleone I. […] I quattro lati del cortile del suo palazzo sono occupati da magnifiche gallerie che comunicano con più saloni vastissimi nei quali si balla. I migliori pittori viventi, come Palagi, Camuccini, Landi, li hanno dipinti. […] Le feste dei Torlonia sono più belle di tutte quelle dei sovrani d’Europa.” Agli artisti citati dallo scrittore francese ne vanno aggiunti tanti altri, tra cui Francesco Coghetti e Filippo Bigioli, le cui prove pittoriche a buon fresco sono offerte all’incanto.
A seguito della revisione urbanistica davanti al monumento di Vittorio Emanuele II, molte antiche costruzioni furono demolite per far spazio al Vittoriano e il palazzo Bolognetti-Torlonia fu la “vittima” forse più clamorosa della trasformazione di Roma in capitale del Regno d’Italia.
Le decorazioni murarie realizzate per la prestigiosa committenza Torlonia finirono purtroppo in parte con l’essere distrutte assieme al palazzo agli inizi del Novecento e, qualora salvate dalle demolizioni, disperse.
Gli arredi andarono venduti in una prima asta della romana Galleria Sangiorgi il 21 maggio 1901 (cfr. Catalogue de la vente au palais du prince Torlonia a Rome: vente pour cause de demolition, Roma, presso la stamperia dell'Unione cooperativa editrice 1901). Una seconda importante vendita, tenutasi nel 1902 in via Margutta 55, e poi una terza, avvenuta nell’anno successivo, furono organizzate dall’antiquario napoletano Francesco Tancredi che prima acquisì le opere d’arte di palazzo Torlonia dall'asta Sangiorgi e poi le offrì all’asta (cfr. Grande vendita di tutti i fregi, candelliere stucchi e diversi marmi del principesco palazzo Torlonia ora demolito, a piazza Venezia, Roma presso la tipografia del Corriere della provincia 1902; Preziosa raccolta di tutti gli affreschi e stucchi decorativi del demolito palazzo Torlonia in Piazza Venezia a Roma, [a cura di] Francesco Tancredi, Roma 1903; Le Palais Torlonia. Recueil des oeuvers d'art sauvées de la demolition par Mr. Francois Tancredi, Roma 1903, e R. Artioli, Le meraviglie del Palazzo Torlonia, in “L’Italia industriale artistica”, anno IV, fascicolo II, febbraio - marzo 1906, p. 1-9). Tra questi gli affreschi della cosiddetta Alcova Torlonia (conservati oggi al Museo di Roma di Palazzo Braschi) ed altri dipinti ed arredi. Per l’occasione Tancredi si avvalse dell’intervento del restauratore Pietro Cecconi Principi che trasportò gli affreschi su una garza sottile e su tela patta (in alcuni casi è ancora visibile sulla superficie pittorica traccia del velatino che è stato incollato sulla superficie durante l'operazione di strappo). Sono state aggiunte, dove necessario, tele e cornici alle opere originarie trasformandole, così, da dipinti murali di sagome articolate, in quadri resi tutti rettangolari, più consoni e pratici per arredare le case della facoltosa e numerosa clientela alla ricerca di lotti Torlonia. Senza tanti convenevoli, poi, cartellini d’asta furono applicati sulle tele, come quello sull’angolo in alto a destra del Nettuno.
Nella Capitale intanto all’aristocrazia romana, strettamente legata al papato, si sostituì proprio all’inizio del XX secolo quella legata ai Savoia, come ben testimoniano le vicende collezionistiche della contessa Amalia Canonica, amica e fidata collaboratrice di Laetitia di Savoia Bonaparte, duchessa di Aosta, che alcuni anni dopo le aste del Tancredi, nel 1920, riuscì ad acquisire il nucleo consistente di affreschi del demolito palazzo di piazza Venezia per l'arredo della sua residenza romana a piazza Galeno.
La rarità dell'insieme delle opere Torlonia ed il suo valore di testimonianza di un'epoca hanno contribuito ad animare l'opinione pubblica e a destare molto interesse per la vendita di Finarte- Tra gli articoli usciti sugli affreschi Torlonia, si segnalano: Edoardo Sassi, All’asta gli affreschi del demolito Palazzo Torlonia: alcune pitture di Coghetti e Bigioli, che decoravano l’edificio di piazza Venezia, simbolo di lusso e sfarzo nella Roma dell’Ottocento, messe all’incanto da Finarte, in “Il Corriere della Sera - Cronaca di Roma”, 21 febbraio 2021; Finarte: gli affreschi di Palazzo Torlonia in asta a Roma, a cura della redazione, “www.arslife.com”,11 febbraio 2021; Incanti d’arte da Finarte: […] gli affreschi di palazzo Torlonia nella prossima asta a Roma il 23 e 24 febbraio, in “www.mam-e.it”,15 febbraio 2021; Erica Roccella, Finarte: all’asta gli affreschi di Palazzo Bolognetti-Torlonia, in “www.exibart”, 16 febbraio 2021; Barbara Mazzoleni, Un grande affresco di Francesco Coghetti all’asta per 5 mila euro [su segnalazione di Angelo Loda, storico dell’arte della Soprintendenza di Brescia],in “L’Eco di Bergamo”, 22 febbraio 2021; P. Manazza, Beni Rifugio-“Le Meraviglie di Palazzo Torlonia, in “Corriere della Sera - InsertoL'Economia”, 22 febbraio 2021.
Nel rispetto delle scelte della Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, gli attuali proprietari, a cui sono giunte per successione ereditaria le opere della contessa Canonica, hanno deciso, concordemente con la casa d’aste, di offrirle il lotto unico al pubblico incanto.