La tela dipinta in tondo raffigura un armigero o un soldato con la corazza lucente e un ampio cappello rosso e floscio arricchito di due candide piume vaporose. L’uomo barbuto e dalla chioma incolta guarda assorto lo spettatore di sbieco con il volto leggermente torto rispetto al busto. Il soggetto, dunque, emerge da un fondo scuro come illuminato da una luce artificiale che si riflette sulla corazza e rivela parzialmente il volto e la falda del cappello piumato. Questo espediente di matrice caravaggesca, tutt’altro che assente nella maniera di Pietro della Vecchia tramite i modelli di Saraceni, Leclerc e Finson, permette al pittore di mettere in evidenza quelle caratteristiche di colorismo veneto cinquecentesco che tanto lo caratterizzano e che spinsero Marco Boschini a definirlo “la simia de Zorzon” (Boschini, La Carta del navegar Pitoresco, Venezia 1660, p. 536). Volti come quello raffigurato in questa tela popolano in primo piano, o sullo sfondo, molteplici opere di Pietro della Vecchia e, aspetto ancor più caratterizzante, ne riprendono non solo gli attributi come il cappello, le piume o la corazza ma anche la posa del viso inclinato e di tre quarti. Ciò è riscontrabile in almeno due versioni di Erode con la testa del Battista, una in collezione privata (Aikema, Pietro della Vecchia and the heritage of Reinaissance in Venice, Firenze 1990, cat. 108, fig. 11) ed un’altra passata in asta da Sotheby’s nel 1977, ma anche in altre due Teste di soldato, soggetto che doveva essere piuttosto richiesto dalla sua clientela (Museo Civico Luigi Bailo, Treviso, inv. P342 e Asta Sotheby’s, Londra, 1968, n. 41). Queste stesse caratteristiche sono, inoltre, particolarmente ravvisabili nella figura del Soldato che conduce i santi Eutichio, Placido e Vittorino al martirio, oggi conservata presso il museo civico di Treviso (Aikema, ibidem, 1990, fig. 35, cat.17).