I bellissimi dipinti, dalle notevoli dimensioni, sono accompagnati da una lettera di Nicola Spinosa (della quale è a disposizione una copia) che li riferisce alla collaborazione tra Andrea Belvedere, per i partiti dei fiori e della frutta, e Paolo De Matteis per l'esecuzione delle figure.
All'interno della produzione di Andrea Belvedere, le ricche ed eleganti composizioni di fiori e frutta che riempiono le due scene possono essere ben confrontate con il Giardino con un'erma del Museo Stibbert a Firenze e con la Natura morta con fiori e conca di rame del Museo Correale a Sorrento (si veda L. Salerno, La Natura morta italiana, Roma, 1984, p. 235, figg. 58.1 e 58.2).
I putti, che dolcemente si muovono tra i fiori, si ritrovano, invece, con le stesse fattezze in molte scene mitologiche e religiose di Paolo De Matteis. A titolo di esempio, il putto in ombra, al centro del primo dipinto, richiama inequivocabilmente il volto della figura femminile che impersonifica l'Allegoria della Mansuetudine nella Certosa di San Martino a Napoli (si veda N. Spinosa, Pittura Napoletana del Settecento. Dal Barocco al Rococò, Napoli, 1993, p. 250, n. 131) ed anche la giovane donna inginocchiata in primo piano sulla destra del Trionfo di San Rocco nella Chiesa di San Rocco a Guardia Sanframondi (N. Spinosa, ibidem, 1993, p. 259, n. 150). Allo stesso modo, stringente è il confronto degli altri puttini con quelli presenti sulla sinistra del Rinaldo e Armida, passato sul mercato antiquario parigino (N. Spinosa, ibidem, 1993, p. 263, n. 154), e con quelli che, in alto sullo sfondo, volano nel cielo della Venere consegna le armi ad Enea, già Palazzo Bonaccorsi a Macerata (N. Spinosa, ibidem, 1993, p. 263, n. 156).