M. Rosci, Il Cerano. L’opera completa, Milano, 2000, p. 278;F. Cavalieri, Tra collaboratori, allievi e seguaci, in Il Cerano. 1573-1632. Protagonista del Seicento lombardo, Milano, 2005, pp. 42-43;F. Cavalieri, Tra Ferrario e Fusario. Qualche riflessione sull’identità di un pittore cremasco del primo Seicento, in La Pieve di Palazzo Pignano nella storia e nell’arte, Milano 2017, pp. 145, 150 (fig.10).
La personalità del pittore cremasco Bernardino Fusario, in larga parte ancora misteriosa, si delinea a cominciare dalla pubblicazione di questa opera nella monografia dedicata a Giovanni Crespi detto il Cerano (1573-1632) scritta da Marco Rosci. L’opera, erroneamente indicata come il Giudizio di Salome e presente sul mercato antiquario già dal 2000, anno della pubblicazione della monografia, è di estrema importanza poiché è una delle poche testimonianze certe della produzione di questo pittore, a lungo riferita ad un altro artista. Sull’opera infatti si legge, lungo la spada del carnefice al centro della scena dipinta, la firma dell’autore «BERNARDINVS/FVSARIVS», la stessa che compare sulla Morte di San Rocco di Palazzo Pignano, dove si legge «BERNARDs. FVSARIVS. EX. SATISFACE. ET. DEV.», in passato erroneamente interpretata come il nome del committente, e sulla Salomè con la testa del Battista dell’Accademia Tadini, dove compare la sigla B.F.C. da sciogliersi, verosimilmente, in «Bernardinus Fusarius Cremensis». Come accennato, la maggior parte delle opere che ora formano il corpus pittorico di Fusario, che conta di 19 dipinti tutti accumunati dall’origine cremasca e tutti improntati da una vena linguistica di stampo ceranesco, costituivano, fino a poco tempo fa, la raccolta di dipinti di Giovan Angelo Ferrario (1581-1636 ca.), al quale, tuttavia, all’indomani della pubblicazione di due sue opere firmate e dunque certe, è stato riconosciuto un linguaggio e una cultura profondamente diversi, caratterizzati da una forte impronta tardo-cinquecentesca di matrice cremonese, con accenti bergamaschi e bresciani e un naturalismo che non ha nulla di ceranesco né di milanese.
Sulla base dei generici riferimenti cronologici di cui disponiamo, è possibile stabilire che Fusario abbia svolto la sua attività pittorica, verosimilmente nella città di Crema e dintorni, tra il 1617 circa e il 1630 circa, date da riferirsi rispettivamente all’esecuzione dell’opera dei Martiri giapponesi, conservata a Crema all’Archivio Storico Diocesano (già chiesa di San Bernardino) e delle Storie di San Rocco oggi conservate a Palazzo Pignano (già chiesa di San Rocco).
È stato inoltre proposto che il pittore possa essere probabilmente nato intorno agli anni 1590-1595 e che per qualità e per spirito di emulazione abbia avuto da giovane un contatto diretto con la bottega milanese di Cerano. I modelli di Cerano che più fortemente si impressero nella mente di Fusario sembrano essere, sulla base della sua produzione, il Martirio di San Dionigi, il Battesimo di Sant’Agostino, il Digiuno di Gionata e la Messa di San Gregorio.
La Strage degli innocenti, che si accosta cronologicamente alla pala dei Santi Rocco, Sebastiano e Pantaleone in atto di intercessione e preghiera verso la Madonna del Museo Civico di Crema e alla pala di Castelleone (in passata attribuita al Genovesino e poi ad un anonimo genovese), si inserisce nella produzione del pittore cremense come una delle opere più qualitative ed è attualmente l’unica ad essere presente sul mercato antiquario.
Ringraziamo il dottor Patrizio Basso Bondini per l'assistenza fornita nella catalogazione del lotto.