olio su tela cm 59 x 71,5 Firmato in basso a destra: Fillia
Autentica su fotografia a cura di Paolo Baldacci.
Provenienza
Perugia, collezione privata (etichetta al verso);
Roma, collezione privata (etichetta al verso); Milano, Galleria Arte Centro (etichetta e timbro al verso); Milano, collezione privata.
Note Specialistiche
L'opera, che si distingue per un interessante cromatismo, fa parte del cosiddetto periodo dell'Aeropittura, che si può considerare il diretto precedente dello Spazialismo post bellico. L'Aeropittura, iniziata in modo più letterale, come vedutismo della superficie terrestre e delle sue diverse prospettive come appaiono a chi vola su un aereo, diventa per alcuni artisti, come Fillia, Prampolini, Diulgheroff e altri, una rappresentazione di natura surreale della vita e della collocazione umana nel cosmo. L'opera in esame, che si denota per il suggestivo cromatismo dei contrasti tra azzurri, rosa, gialli e grigi, rappresenta una figura femminile ectoplasmica e quasi mineralizzata, distesa su un frammento color ocra di crosta terrestre vagante nello spazio, ambedue compenetrate da rettangoli di cielo azzurri e rosa. L'etere, segnato da una sottile nuvola sul fondo, è nel frattempo attraversato da un frammento di materia rocciosa - trattato a spatola - simile a un meteorite ormai freddo. Sul retro della tela era applicata l'etichetta di una mostra dell'epoca, purtroppo perduta, e che avrebbe potuto darci maggiori informazioni sulla storia dell'opera. Esiste infatti un dipinto, di dimensioni minori (cm 50 x 65), molto simile a questo e quasi speculare come composizione, tanto da far pensare a un pendant se non fosse più piccolo, pubblicato da Guido Ballo e da Enrico Crispolti con la data 1931 e incluso con data 1930 nel mio catalogo delle opere di Fillia redatto con Silvia Evangelisti nel 1986 (n. 121 p. 260: Donna, cielo e paesaggio). Nelle mostre dell'epoca un Donna e paesaggio di Fillia figura esposto nel settembre del 1932 alla 90° Promotrice di Torino (n. 423), mentre un Donna, cielo e paesaggio è esposto alla mostra di Aeropittura e Arte sacra futurista nel novembre 1932 (n. 30) alla Spezia, e successivamente alla Mostra Nazionale d'arte futurista di Livorno nel dicembre 1933 (n. 29). Non si può escludere, ed è anzi probabile, dato che nessuno dei tre cataloghi illustra l'opera esposta, che il dipinto più piccolo, che si trovava negli anni '60 in collezione Torinese, fosse quello esposto alla Promotrice e acquistato in quella occasione, mentre questo di maggiori dimensioni potrebbe essere stato dipinto per rimpiazzare quello più piccolo nelle mostre della Spezia e di Livorno.
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