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Arte Figurativa tra XIX e XX Secolo

martedì 11 luglio 2023, ore 15:00 • Roma

133

Giuseppe Tonnini

(Loreto 1875 - Roma 1954)

Bozzetto per il monumento di San Francesco in Piazza San Giovanni

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Informazioni

scultura in bronzo
cm 50,5 x 27,7 x 14,5

firmata sulla base a destra: G. Tonnini e iscritta a destra: BOZZETTO DELLA STATUA / DI S. FRANCESCO / NEL MONUMENTO DEL / PIAZZALE LATERANENSE / SCULTORE - TONNINI 

Sul retro, sulla base, iscrizione della FOND: ART. LAGANA' / NAPOLI


Bibliografia di riferimento: Mostre e concorsi, in “Per l’arte sacra”, luglio-agosto1926, n. 4, p. 190; C. Mezzana, Il monumento a San Francesco dinanzi al Laterano, in “Arte sacra”, luglio-agosto 1927, n. 7-8,pp. 221-223; F. Giorgi Rossi, Monumenti e lapidi, in A. Cambedda, L. Cardilli Alloisi (a cura di), La capitale a Roma: città e arredo urbano 1870-1945, Roma 1991, p. 192; N. Cardano, Per una storia dei monumenti celebrativi a Roma dalla prima guerra mondiale agli anni '30, in Idem, pp. 221-222; J. S. Grioni, Il monumento romano a San Francesco d’Assisi: pregevole opera di Giuseppe Tonnini, in “Lazio ieri e oggi”, 2004, p. 291; N. Cardano, Esquilino e Castro Pretorio: patrimonio storico-artistico e architettonico del Comune di Roma (Quaderni dei Monumenti), Roma 2004, p. 85; E. Federico, Il monumento a San Francesco d’Assisi, in AA.VV., Mura di Roma. Memorie e visioni della città, Roma 2018, p. 127; S. Santolini, Tra paesaggio e architettura. Il progetto per i giardini di via Carlo Felice, in A. Cremona, C. Crescentini, S. Santolini (a cura di), Raffaele de Vico. Architetto e paesaggista. Un «consulente artistico» per Roma, Roma 2020, pp.217-224: 219-221, fig. 7.

 

L’interesse storico-artistico di questa scultura in bronzo di Giuseppe Tonnini, scultore marchigiano attivo a Roma, è da connettere alla storia della Capitale e dei suoi monumenti in un periodo di particolare fermento urbanistico del Novecento. Si tratta di una delle rare fusioni note del bozzetto del celebre monumento a San Francesco d’Assisi, ubicato nel piazzale antistante alla Basilica di San Giovanni in Laterano e a poche centinaia di metri da quella di Santa Croce in Gerusalemme, nei pressi dell’area verde progettata dall’architetto Raffaele De Vico. Il monumento al santo umbro fu eretto su impulso del “Comitato internazionale perle onoranze a San Francesco d’Assisi nel VII Centenario della sua morte”, fondato nel dicembre del 1921 dallo storico Francesco Pennacchi. Obiettivo del Comitato, presieduto dal Vicario generale Basilio Pompilj, era quello di diffondere il più possibile il messaggio francescano, non solo attraverso la realizzazione di opere d’arte e l’attività editoriale (come, ad esempio, il periodico “Frate Francesco”), ma anche con l’organizzazione di pellegrinaggi verso i luoghi francescani da ogni parte d’Europa.

Per accettare il progetto del monumento e seguirne i lavori fu nominata un’apposita “Commissione Storia ed Arte”, che poteva contare sulla collaborazione di importanti personalità della politica artistica capitolina quali Pio Piacentini, Antonio Muñoz, Manfredo Manfredi e i marchigiani Alessandro Bacchiani e Adolfo De Carolis. Quest’ultimo in particolare era in stretto contatto con Tonnini, come ben documenta la corrispondenza del “Fondo De Carolis” negli archivi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Alcune delle lettere lì conservate risultano particolarmente preziose per ricostruire il processo creativo che portò l’artista a realizzare più bozzetti prima di giungere al risultato finale. Già il 12 dicembre del 1924, Tonnini scriveva al coetaneo pittore chiedendogli di indire una riunione della commissione «[…] avendo io, passando sopra ai desideri dei Committenti fatto un nuovo bozzetto di intonazione moderna direi quasi pittorica, che incontra le simpatie di chi l’ha visto, per cui Manfredi, Barluzzi ecc. […] mi perdonerai pensando al desiderio mio di fare un lavoro che possa avere le maggiori approvazioni e dare minori dolori possibili»[1]. Tale bozzetto fu però scartato: l’artista si mise quindi al lavoro per realizzarne la terza e ultima versione– da cui fu tratta la fusione in esame – per l’approvazione definitiva, che giunse nel novembre del 1925. «Carissimo De Carolis» – scrisse nuovamente all’amico– «il mio bozzettone del Monumento a San Francesco è stato pienamente approvato dalla Commissione artistica di cui tu sei tanto parte; solo Zanelli non avendo potuto venire, ma avendo veduto il bozzetto qualche giorno prima, fece avere a Barluzzi la lettera di cui ti accludo una copia, lettera come vedi molto lusinghiera per me»[2].

Ottenuto il consenso di Papa Pio XI, il cantiere fu quindi avviato con l’obiettivo di inaugurare il monumento entro l’anno delle celebrazioni. Furono però alcune polemiche a rallentare i lavori, come già era accaduto prima di allora per altri monumenti romani(si pensi, ad esempio, alla Fontana delle Naiadi di Mario Rutelli in Piazza della Repubblica): a causa del protrarsi di una «discussione sulla foggia dell’abito con cui il Tonnini ha rivestito il Santo, che è quella classica assai diversa dalla tonaca dei conventuali»[3], l’opera fu svelata al pubblico soltanto il 26 maggio del 1927 (figg. 1-2).

Fuso presso le Officine Laganà di Napoli, il gruppo scultoreo è costituito da sei figure in totale: alle spalle del Santo, infatti, l’artista rappresenta cinque frati, ognuno immortalato in un atteggiamento differente. Sulla scalinata del basamento in tufo si leggono un’epigrafe dedicatoria, sul lato frontale, e i versi dell’XI canto del Paradiso in cui Dante celebra San Francesco, sul lato sinistro e su quello posteriore. La disposizione delle figure e la loro mimica conferiscono una certa inflessione teatrale al monumento, salutato dalla critica dell’epoca con entusiasmo[4].La scultura rese celebre persino il modello di cui Tonnini si servì per rappresentare il Santo: Francesco Toppi (fig. 3), uno dei più richiesti modelli di Anticoli Corrado, borgo noto per la collaborazione tra gli abitanti e le centinaia di artisti che vi soggiornarono tra Ottocento e Novecento.

L’accento “pittorico” del secondo bozzetto di cui l’artista parlò nella lettera del 1924 a De Carolis cede qui il passo a forme armoniose e a una salda volumetria, accostandosi così alle tendenze della scultura a lui contemporanea. Tali caratteristiche, apprezzabili anche nel bozzetto in esame, rivelano infatti qualche tangenza con il gusto déco, che nella scultura italiana degli anni Venti si esprimeva soprattutto attraverso la ricerca dell’equilibrio tra il dato naturale e l’accentuazione dei valori geometrici. Nel rappresentare il Santo in un momento estatico, Tonnini insiste quindi sul rigore simmetrico della composizione, conferendo un moto di slancio al gesto delle braccia levate al cielo con i palmi rivolti verso la Basilica di San Giovanni.

 

Manuel Carrera

Maggio 2023



[1] Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Fondi storici, Fondo Adolfo De Carolis, serie 1 (Corrispondenza), unità archivistica 611 (Tonnini Giuseppe).

[2] Idem. Questa la lettera di Zanelli allegata: «Roma, 29 Ottobre 1925 / Gent.mo Barluzzi, per l’adunanza di domani non mi è possibile intervenire per impegni precedentemente presi. Però, avendo giorni or sono visitato Tonnini ebbi occasione di di vedere ed ammirare la sua composizione per il Monumento a S. Francesco e posso assicurarLa della mia completa approvazione. La prego a volermi scusare presso S. E. il Presidente e gradire i miei distinti saluti / f:to Angelo Zanelli».

[3] Mostre e concorsi, in “Per l’arte sacra”, luglio-agosto 1926, n. 4, p. 190.

[4] Si veda, in particolare, C. Mezzana, Il monumento a San Francesco dinanzi al Laterano, in “Arte sacra”, luglio-agosto 1927, n. 7-8, pp. 221-223

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