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Arte Africana / Opere dalla Collezione Svizzera di Walter Schwab

mercoledì 13 ottobre 2021, ore 17:00 • Milano

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ZANDE, Congo Kinshasa, regione dell’alto Ubangi

Stima

€ 2.500 - 3.000

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Informazioni

h 30 cm
Scultura antropomorfa.
Legno a densa patina nera. Perline di vetro sugli occhi, orecchini di rame, bullette e piattina di ferro su tutto il corpo. Nome d’origine: Yanda.
Scultura dal forte impianto astratto dove la testa a prisma triangolare è sostenuta da un corpo cilindrico. Le gambe completalo la figura umana. Intorno al corpo sono state collocate tante bullette in ferro di tipo occidentale. Grossi anelli di piattina di ferro circondano la vita. Gli occhi sono piccole perline di vetro bianco e ai fori delle orecchie sono appesi anelli di filo di rame. Alcune di queste statuine sono state scoperte nel 1920 ma la maggior parte sono uscite intorno al 1950. Erano associate essenzialmente ai riti di una setta, chiamata in modo diverso secondo le località, ma più sovente con il nome di Mani, una società segreta attiva anche nella Repubblica Centro Africana fin dal 1920, che ha messo radici profonde presso il popolo Zande.I membri della setta, che erano ricercati dalle autorità, avevano il compito di combattere il terribile re zande Avurungura e, successivamente, di contrastare la penetrazione coloniale straniera. La statuina avrebbe avuto la funzione di proteggere il suo proprietario dalle malattie, dalla stregoneria negativa, favorire la caccia, assicurare la fecondità, influenzare i corsi dei processi, causare torti ai nemici personali e, per riassumere, procurare ai membri della società sicurezza nelle circostanze della vita e successo nelle imprese.

Provenienza

Ex collezione privata (anni ’70);
Collezione privata;

Bibliografia

FELIX MARK LEO, 100 Peoples of Zaire and their sculture: Zande, pagg. 202 -203, Bruxelles 1987 (Yanda) (201);
CORNET JOSEPH, Art de l’Afrique noire au pays du fleuve Zaire, Bruxelles 1972, pagg. 302 -310 (109);
KERCHACHE JAQUES & PAUDRAT JEAN-LOUIS & STEPHAN LUCIEN, L’Art africain, Paris 1988, Mazenod Editions, pagg. 438, fig. 647 (273);

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