Acquistato a Parigi nel 1904 da Pietro Romanelli, il dipinto passò poi al mercante d’arte Bruno Lorenzelli, il quale fu il primo a ricondurlo correttamente alla mano del maestro di Ornans. Dopo vari passaggi, giunse agli eredi Finazzi, dove Jean-Jacques Fernier lo esaminò per la prima volta nel 2011.
“L’opera rappresenta,” scrive proprio Fernier, “un ruscello tra due falesie, con la più lontana illuminata dai raggi del sole sotto un cielo blu, mentre il primo piano è in ombra.” Questo tema, ricorrente negli anni ’70 di Courbet, colpisce Fernier per il bagliore degli ultimi paesaggi del Jura, un’impressione finale del suo amato paesaggio natìo.
L’iconicità di “Rochers d’Ornans” risiede in una diagonale che divide il dipinto: da un lato l’ombra che avvolge la materia e dall’altro la luce che evidenzia una gamma cromatica di rosso, blu, viola e verde.
Catturando la natura senza filtri, Courbet si conferma un genio del realismo e una figura di spicco capace di influenzare artisti del Novecento come Morandi e Morlotti. La sua assimilazione dei grandi fiamminghi e il contrasto luce-ombra del Seicento si intrecciano con i giovani impressionisti che lo veneravano.