«Col fumetto posso fare di tutto, perché non è un’arte minore. E se l’arte è comunicazione, cosa c’è di più comunicativo del fumetto?»
Hugo Pratt sarà il protagonista della nostra prima asta di Fumetti, in collaborazione con la casa d’aste Urania, un punto di riferimento italiano nel settore Comics. Andranno all’incanto 100 opere originali dei suoi celebri racconti visivi, tra cui Ticonderoga, Il Sergente Kirk, L’Ombra, I Giganti Burloni, Le avventure di Fanfulla, Corto Maltese e “I Cangaceiros” – in collaborazione con Studio Bignardi – e una tavola della ventottesima avventura di Corto, Le Elvetiche: Rosa Alchemica, del 1987.
Hugo Pratt è conosciuto come uno dei più grandi maestri del fumetto a livello mondiale ma forse non tutti conoscono la sua storia personale e il suo percorso professionale: abbiamo raccolto sei curiosità che vi faranno conoscere meglio il celebre fumettista.
Il suo vero nome era Ugo Eugenio Prat
Nato il 15 giugno 1927 a Rimini, figlio di Rolando Prat ed Evelina Genero. Lo stesso Pratt raccontava delle origini della sua famiglia: “Eravamo fascisti. Mio nonno è stato il fondatore del fascismo a Venezia”. Eugenio Genero era ebreo marrano, ma questo non gli impedì di formare una delle prime squadre fasciste veneziane, chiamata la “Serenissima” e fu tra i fondatori del Fascio di Venezia. I nonni ebbero un ruolo importante nelle scelte di Hugo: aveva solo cinque anni quando la nonna gli regalò un album da disegno e un matita, invitandolo a rappresentare quello vedeva, in quel caso un palombaro intento ad uscire dalla laguna. Pratt ripensò spesso a quel “disegna quello che vedi”: la sua passione per il fumetto inzia a 12 anni, grazie a “Terry e i Pirati” di Milton Caniff, di cui si divorava le avventure.
La sua carriera decollò in Argentina
A 13 anni, Hugo Pratt si arruola nella polizia coloniale insieme al padre che, due anni dopo, nel 1942, muore in un campo di prigionia in Etiopia. Poco tempo prima di lasciarlo per sempre, Rolando Pratt regalò al figlio una copia de “L’Isola del tesoro” di Stevenson, che Hugo illustrerà poi per il Corriere dei Piccoli negli anni ’60. Al suo rientro a Venezia, il giovane Pratt è a suo agio nel caos del dopoguerra. Il fumetto diventa così la sua professione: fonda, con gli amici Mario Faustinelli e Alberto Ongaro, la rivista “Asso di Picche” e in occasione della firma della sua prima pagina nel 1945, decide di chiarmarsi Hugo Pratt, aggiungendo una “H” al suo nome e una “T” al suo cognome.
Nel 1949, un editore di Buenos Aires nota “Asso di Picche” e invita il gruppo dei giovani fondatori in Argentina, che diventerà la nuova patria di Hugo per circa 13 anni. In Sud America incontra diversi disegnatori come Salinas o i fratelli Del Castillo, frequenta i locali dove si balla il tango, impara lo spagnolo e lavora prima per la Editorial Abril di Cesare Civita, poi per Editorial Frontera.
In quegli anni iniziò a suscitare l’interesse di appassionati di fumetti, dando vita ad alcune serie molto importanti: Junglemen, Sgt. Kirk, Ernie Pike e Ticonderoga, tutte scritte da Héctor Oesterheld.
Pratt e le donne, una storia d’amore
Nel 1952, in occasione di un rientro in Italia, conosce Gucky Wogerer, iugoslava, che sposa a Venezia nel 1953 e dalla quale avrà due figli, Lucas e Marina. I due si trasferiscono in Argentina ma la loro relazione finisce due anni dopo. A fine anni Cinquanta, Pratt si trasferisce a Londra: sono per lui anni difficili, beve molto, produce alcuni racconti di guerra a fumetti per l’agenzia Fleetway Publication. In Argentina aveva lasciato Gisela Dester, sua compagna e assistente, e per del tempo attese invano il suo arrivo a Londra. Gisela non lo raggiunse mai ma al suo fianco arrivò invece Anna Frogner, giovane donna di origine belga che conosceva da tempo e che da ragazzina gli aveva ispirato il personaggio di “Anna nella Giungla”. Dalla loro unione nasceranno altri due figli, Silvina e Jonas. Pratt ebbe poi un altro figlio da un’indigena incontrata durante un viaggio nella foresta del Mato Grosso.
Simon Girty, la passione per gli Indiani e la rivoluzione del fumetto
Negli anni Sessanta, Hugo Pratt fa ritorno in Italia. Si stabilisce a Malamocco, uno degli insediamenti più antichi della laguna veneziana. Sull’elenco telefonico si fa chiamare Simon Girty, ispirato dalla figura di un coloniale americano di origini irlandesi noto per esseresi messo contro gli indipendentisti per fare da tramite tra gli inglesi e i loro alleati indiani durante la rivoluzione americana, tanto da trasformarsi lui stesso in un indiano. Girty fu anche uno dei protagonisti del volume a fumetti “Wheeling”. In quel periodo, dal ’62 al ’67, Pratt lavora per Il Corriere dei Piccoli, realizzando i disegni per “Le avventure di Simbad” e “Le avventure di Ulisse” e, su sceneggiature di Mino Milani capo redattore del giornale, disegna “Billy James” (1962), “Le avventure di Fanfulla” (1967) e due adattamenti dai romanzi di Stevenson, “L’isola del tesoro” e “Il ragazzo rapito”.
Nello stesso periodo collabora con Alberto Ongaro creando la serie “L’ombra”. Pratt entra in conflitto con il capo redattore del Corriere dei Piccoli e ottiene un diritto che oggi tutti i fumettisti hanno: le tavole di proprietà. Di tutta la sua produzione antecedente agli anni sessanta non esistono originali.
Malamocco ispirò l’inizio di Corto Maltese
“Sono l’Oceano Pacifico e sono il più grande di tutti. Mi chiamano così da tanto tempo, ma non è vero che sono sempre calmo. A volte mi secco e allora do una spazzolata a tutti e a tutto”
A Malamocco, le finestre della casa di Hugo Pratt affacciano sull’orrizzonte. Un orizzonte che ispirerà la prima frase di Una Ballata del Mare Salato: “Sono l’Oceano Pacifico e sono il più grande di tutti”. È il 1967 e nasce così, grazie anche al supporto dell’eudotre Florenzo Ivaldi, il personaggio di Corto Maltese, probabilmente il più celebre di tutti i personaggi di Hugo Pratt. Capolavoro unanimemente riconosciuto, la vicenda sviluppa molte storie che si intersecano tra loro con personaggi divenuti indimenticabili: Pandora, Monaco , Rasputin, Cain, il tenente Slütter, gli indigeni Cranio e Tarao, e ovviamente, Corto Maltese – che diverrà solo in seguito il protagonista delle avventure, nel 1970.
Corto Maltese è una rivoluzione nel mondo del fumetto, nessuno ha mai letto o visto nulla di simile: titoli enigmatici, onomatopee, pause, disegni che mutano in funzione delgli eventi narrati. Corto è riflessivo e pensoso, un eroe tra mondi e culture diverse. Con Corto, il fumetto scopre l’interiorità.
Nel 1986 il Grand Palais gli dedicò una retrospettiva
Per la prima volta nella storia del fumetto, nel 1986 il Grand Palais di Parigi dedica a una retrospettiva ad un autore di fumetti, portando la Nona Arte e la cultura popolare ad un riconoscimento effettivo. Pratt si disse felicissimo di essere riuscito a fare quello che aveva sempre sognato. Il grande maestro del fumetto scompare nel 1995 in Svizzera, nella sua casa di Grandvaux sul lago di Losanna, dove viveva dal 1983. Mū è l’ultima avventura di Corto scritta dal suo autore.
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