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Come investire in vino italiano

Una selezione dei lotti che saranno in asta il 15 luglio a Milano

In tempi di crisi l'attenzione spesso si focalizza sui "passion assets" come i vini pregiati: beni il cui scopo primario è quello di soddisfare una passione, ma i cui rendimenti finanziari nel tempo hanno tassi molto interessanti.

In tempi di crisi finanziaria globale, con tassi di interesse generalmente molto bassi, è cresciuta a livello internazionale l’attenzione verso investimenti diversificati, in particolare in oggetti con un valore intrinseco e una naturale limitazione dell’offerta.

Fra questi spiccano i passion assets, fra i quali i vini pregiati, il cui scopo primario è quello di soddisfare una passione, ma i cui rendimenti finanziari nel tempo non possono passare inosservati: uno degli indici di prezzo più significativi utilizzati nel settore, il Livex 1000, è passato da una base 100 nel 2003 agli oltre 397 di luglio 2019 (indice in Euro); tradotto in altri termini, il valore di una selezione dei vini più scambiati al mondo negli ultimi 17 anni ha quasi quadruplicato il proprio valore.

Diversi modi per investire in vino

L’investimento in vino può assumere forme diverse:

  • azioni di società attive nel settore, facilmente dismissibili, ma più legate alle oscillazioni di borsa che al valore intrinseco dei prodotti;
  • acquisto di aziende vinicole, che richiede ingenti capitali e non si dismette rapidamente;
  • acquisto di bottiglie da conservare, autentica essenza dell’investimento in vino, liquido per definizione e flessibile al massimo grado.

 

Come definire gli obiettivi dell’investimento nell’acquisto di vino

L’analogia con gli investimenti tradizionali vale anche nella definizione degli obiettivi dell’investimento in vini pregiati: caratteristiche del rischio e della volatilità, termini di tempo e facoltà di essere liquidato.

Il rischio e la volatilità, almeno nel medio periodo, sono moderati se si scelgono etichette che hanno un elevato scambio sul mercato (come il Monfortino del 1995, i Sassicaia o i Tignanello del 1998 e del 1999); il loro prezzo è generalmente stabile e nel gioco della domanda e dell’offerta tenderà a rialzarsi con il passare del tempo: la qualità nei primi anni di vita del prodotto cresce per effetto dell’affinamento e la quantità disponibile sul mercato diminuisce per effetto dei consumi; etichette meno scambiate possono portare ad apprezzamenti maggiori, con maggiore volatilità e un fattore di rischio collegato alle mode che attraversano regolarmente il mondo del vino, non semplici da prevedere nell’andamento.

Grande attenzione va posta nei tempi dell’investimento: per periodi lunghi bisogna prevedere una rotazione adeguata delle etichette e delle annate, tenendo presente che liquidare le bottiglie alle condizioni migliori richiede del tempo anche quando si è inseriti in un circuito di scambi professionale.

Perché investire su vini italiani?

Dopo un lungo periodo di crescita che ha visto una cavalcata senza freni dei vini francesi, in particolare Borgogna e Champagne, nella seconda parte del 2019 si accesa l’attenzione verso l’Italia, i cui prodotti hanno mostrato tassi di crescita importanti rispetto all’arretramento transalpino.

I riflettori sono puntati sui rendimenti dei vini delle Langhe in generale, dove fra gli altri il Barolo 2014 di Bartolo Mascarello e il Monfortino 2010 di Giacomo Conterno hanno mostrato nel 2019 importanti aumenti di prezzo, ma ancor più sui vini di Bolgheri, con Masseto 2015 e 2016 in prima linea grazie anche ai due 100/100 consecutivi e Sassicaia, campione di rendimento in annate molto diverse, dalla più accessibile 2013 alle mitiche 2015 e 2016, con Solaia e Ornellaia a completare il gruppo di eccellenza.

Sempre in prima fila in termini di capacità di accrescere il valore nel tempo sono per la Toscana i vini di Montalcino, con i Brunello più celebri come Biondi Santi, Soldera, Casanova di Neri, e alcuni marchi affermati nel tempo come Tignanello e Pergole Torte; per il Veneto i vini della Valpolicella, con gli Amaroni di Quintarelli, Dal Forno, Masi, Bertani.

Rendimenti più alti con rischi maggiori si trovano fuori da queste zone classiche, con eccellenze distribuite sull’intero territorio nazionale, da Miani in Friuli a Valentini in Abruzzo, da Montevetrano in Campania ai Cru di Tenuta delle Terre Nere in Sicilia, a Fino in Puglia.

Investire in vini italiani alle aste

Investire in un passion asset come il vino deve essere vantaggioso, ma anche divertente e in questo senso l’asta aggiunge l’emozione dell’aggiudicazione e il piacere di arrivare a possedere un bene conteso con altri.

L’acquisto presso una casa d’aste ha però alcune specificità importanti che vanno oltre l’espetto emotivo:

  • i vini vengono selezionati accuratamente, verificando anticipatamente le caratteristiche di conservazione;
  • a differenza di quanto avviene attraverso i canali commerciali, all’asta si trovano vini rari e spesso già affinati, pronti quindi ad esprimere al meglio tutto il proprio valore;
  • i prezzi di partenza sono sempre molto competitivi, e quando la battaglia dei rilanci non è troppo accesa è possibile arrivare ad aggiudicarsi vini importanti a valori sensibilmente inferiori a quelli di altri canali di distribuzione, restando fermo il ruolo di garanzia della casa d’aste;
  • Finarte dispone di una piattaforma online dove è possibile vagliare il catalogo dell’asta in anticipo (come quello della prossima asta del 15 luglio), avvalendosi di comodi filtri che agevolano la ricerca, e fare con anticipo la propria prima offerta sui lotti di maggiore interesse.

Prossima asta

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