Nel 1922 lo scrittore americano Francis Scott Fitzgerald pubblica un racconto dal titolo Il Diamante grande come il Ritz, che racchiude in sé tutto lo spirito dell’euforico periodo tra la fine della Prima Guerra Mondiale e l’inizio della Seconda al di là e al di qua dell’Oceano e che in arte e nelle arti applicate assumerà il nome di Art Decò.
Nel racconto uno studente universitario va a visitare la famiglia di un suo compagno, la più ricca del mondo… ricchezze di cui però non si conoscono le origini. Non vogliamo spoilerare la fine della storia, ma l’idea di un diamante grande quanto un’intera montagna ci sembra l’immagine perfetta per rappresentare questo movimento.
Nasce ufficialmente nel 1925 con Exposition internationale des Arts Décoratifs et industriels modernes tenutasi a Parigi a cui deve il suo primo nome, ma anche il secondo essendo noto pure come Stile 1925. Un movimento che sembra ricalcare nelle sue forme i suoni spezzati e sincopati, i contrappunti di quella musica jazz che proprio negli stessi anni stava cominciando a diffondersi per opera delle Big Band e artisti del calibro di King Creole, Louis Armstrong e Duke Ellington.
Modernità la parola d’ordine in tutti i settori, dall’oggettistica alla moda, dall’architettura all’arte contemporanea, le linee si frammentano, diventano zig zag continui, i materiali si impreziosiscono, comprendendo ad esempio eccentricità come pelli di squalo e di zebra.
Il naturalismo e romanticismo di un movimento cronologicamente di poco precedente, il Liberty, vengono sostituiti da una stilizzazione spinta e pragmatica delle forme. Una continua joi de vivre senza limiti pronta a fagocitare ogni cosa.
Per questo le fonti a cui i creativi dell’epoca attingono si moltiplicano: arte africana, precolombiana, le decorazioni dei vasi greci del periodo arcaico e geometrico, il cubismo di Pablo Picasso e Juan Gris o l’arte egizia il cui interesse si moltiplica dopo il 1922 con la scoperta da parte di Lord Carnarvorn e Howard Carter della tomba di Tutankhamon e dei suoi tesori, la maschera funeraria e il pettorale in oro.
La donna inizia un percorso di emancipazione maturato durante gli anni della guerra, quando ha dovuto sostituirsi agli uomini al fronte in molte delle attività produttive, una nuova consapevolezza di forza che non vuole dimenticare e che necessariamente si ripercuote nella nuova moda e nella gioielleria.
I tagli di capelli si fanno corti e mascolini, le linee degli abiti si fanno più semplici, la femminilità non è più ostentata ma sapientemente occultata come arma di seduzione, secondo i dettami del rivoluzionario stilista francese Paul Poiret e di una Coco Chanel agli esordi.
I gioielli devono essere belli, en pendant con gli abiti ma pratici. Per rispondere a questo bisogno spesso nascono dei trasformabili: bracciali divengono fermacapelli, pendenti da collana, orecchini o spille nascondono orologi.
Motivi solari e geometrici, getti d’acqua, animali, geroglifici, elementi tratti dalla tradizione persiana non particolareggiati come le miniature medievali ma stilizzati e semplificati per rispondere, anche, alle dimensioni accresciute di gioielli che a volte divengono vere e proprie sculture come la bellissima spilla in platino con smeraldo taglio ovale cabochon ct 18,00 ca e diamanti taglio vecchio, baguette e huit-huit ct 12,00 ca (lotto 515) o gli orecchini pendenti in platino diamanti taglio baguette, huit-huit, e fantasia ct 4,00 ca (lotto 470) che troverete nella prossima asta Jewelry Week.
Oggetti nati per farsi notare e per questo pronti ad avvalersi di audaci mix di materiali: platino, oro, argento, lacche, perle, corniole, lapislazzuli, turchesi, smeraldi, zaffiri e rubini mixati a riprodurre le violente tonalità primarie dei quadri Fauves. Si inventano nuovi tagli di pietra che corrispondono allo spirito: trapezio, semicerchio, mezzaluna, barile, triangolo e prisma.
Un periodo in cui la fantasia di gioiellieri come gli italiani Alfredo Ravasco o Leopoldo Janesich è lasciata a briglia sciolta per ottenere risultanti sorprendenti, gioielli che non sono più semplici oggetti ma vere e proprie narrazioni di cui i protagonisti, sono pesci, fiori, fanciulle, fiamme, acqua e vento, delle vere e proprie favole tridimensionali. Non solo un’arte decorativa, come il nome farebbe pensare, bensì rivoluzionaria.
da lunedì 22 giugno 2020 a giovedì 25 giugno 2020, ore 14:30 • Milano