L’attenta raccolta dei 231 lotti accuratamente valorizzati, ha premiato la linea dipartimentale
che tende a proporre vendite raffinate e di qualità
L’inizio dell’asta di Arredi, Porcellane, Arte Orientale e una selezione di beni dalla collezione privata di Stefano Gabbana è stato scoppiettante con i lotti di arte orientale, tra cui si distingue un vaso in porcellana decorato con fenici argentate e marchio Jiaqing, aggiudicato a € 174.950 dopo un’accesa gara e continui rilanci (Lotto 26).
Lotto 26. Vaso biansato in porcellana, recante marchio Jiaqing. Lotto venduto a € 174.950
L’asta è poi proseguita con gli arredi, tra cui segnaliamo la coppia di consoles romane della fine del XVIII secolo, vendute a € 10.230 (Lotto 40), e la coppia di busti in marmo bianco con colonne in scagliola, sempre del XVIII secolo, aggiudicata a € 22.830 (Lotto 49).
Lotto 49. Coppia di busti ammantati in marmo poggianti su colonne in scagliola a finto marmo, XVIII secolo. Lotto venduto a € 22.830
Grande interesse ha suscitato la sezione dedicata ai beni provenienti dalla raccolta privata di Stefano Gabbana, tra cui spiccano le tre scimmie in argento tempestate di gemme preziose vendute a € 31.650 (Lotto 125) mentre lo sgabello da grotta con seduta a conchiglia raggiunge la straordinaria aggiudicazione di € 10.230 (Lotto 110).
Lotto 125. Tre scimmie in argento “925” dorato, smaltato e riccamente ornato con gemme preziose, da un’idea di Stefano Gabbana. Lotto venduto a € 31.650
Molto ambite anche le poltrone rivestite con i preziosi tessuti disegnati dal celebre stilista italiano, tutte aggiudicate a oltre quattro volte la base d’asta (Lotti 102, 103, 104, 109, 119 e 120).
Poltrona in legno intagliato e dorato, cimasa e fascia centrate da valva di conchiglia tra volute, braccioli e piedi terminanti a ricciolo. Secolo XIX. Lotto venduto a € 3.354
Tra gli oggetti da collezione si segnalano la rara tazza con piattino del 1750 in porcellana a decoro policromo con farfalle e insetti, della manifattura di Capodimonte, venduta a € 2.800 (Lotto 152), il mappamondo da tasca firmato John e William Cary, aggiudicato a € 7.710 (Lotto 217), e un suggestivo Memento Mori in avorio scolpito con custodia originale, passato di mano per € 4.515 (Lotto 51).
Lotto 217. CARY, John and William. Cary’s terrestrial pocket globe; agreeable to the latest discoveries. London: Pub. by J. and W. Cary Strand Apr. 1, 1791. Entro custodia originale. Lotto venduto a € 7.710
Ottimi risultati anche per le icone russe, tra cui si evidenzia quella con la Vergine di Smolensk della fine del XIX secolo, venduta a € 4.900 (Lotto 188).
Icona raffigurante la Vergine di Smolensk a tempera su tavola con riza in argento e smalti policromi. Russia, fine secolo XIX/inizio secolo XX. Lotto venduto a € 4.902
Oltre 300 lotti offerti all'incanto durante la giornata del 13 maggio per un totale complessivo di oltre mezzo milione di euro di venduto e il 100% di aggiudicato per valore nella sessione pomeridiana, confermano l’andamento positivo del settore, con risultati di spicco per Maggi, Gioli, Caputo e De Nittis
Tra i protagonisti dell’asta, svoltasi nella storica sede milanese, brilla Cesare Maggi con la monumentale tela della Val di Susa, copertina del catalogo e top lot dell’asta, che chiude a € 63.150 (Lotto 202), e con l’opera Montagne innevate venduta a quasi € 18.000 (Lotto 200) ben superando la stima iniziale di € 7.000 – € 10.000.
Ottimo momento per la pittura napoletana, tra cui spiccano le vedute di Attilio Pratella (Lotti 289, 294, 295 e 296), che hanno registrato il 100% di venduto, e Intimitè di Ulisse Caputo, venduta a € 22.830 (Lotto 299).
Lotto 296 – Attilio Pratella, Sulla riva. Lotto venduto a € 9.000
Il Ponte alla Carraia, tra i capolavori assoluti di Luigi Gioli, stimato tra i € 12.000 e i € 18.000, raggiunge la straordinaria aggiudicazione di € 40.470 (Lotto 273). Eccezionale risultato anche per Luigi Rossi che, con la ritrovata Alpigiana, inizialmente stimato € 8.000 – 12.000, sfiora i € 33.000 (Lotto 223), e per Giovanni Battista Quadrone, la cui movimentata Scena d’interno con figure ha raggiunto un prezzo di vendita di € 11.490 (Lotto 204).
Lotto 273 – Luigi Gioli, Firenze, Ponte alla carraia. Lotto venduto a € 40.470
Continui rilanci tra gli appassionati di marina per le quattro tele di Rudolf Claudus, che hanno raggiunto il risultato complessivo di oltre € 18.000 (dal lotto 278 al 281).
Importanti aggiudicazioni anche per gli artisti internazionali, tra i quali si segnalano la suggestiva Allegoria del catalano Josep Tapiró y Baró (Lotto 292, venduto a € 14.000), la delicata Veduta londinese di Giuseppe De Nittis (Lotto 300, stimato € 5.000 – 7.000, ha superato i € 15.200), l’orientalista Carlo Bossoli, venduto a oltre € 10.000 con l’evocativa Veduta di Sebastopoli (Lotto 198), e ancora La Sala degli strumenti di musica dell’italo-francese Mario Cavaglieri (Lotto 242, venduta a € 16.530).
Lotto 198 – Carlo Bossoli, Veduta di Sebastopoli al chiaro di luna. Lotto venduto a € 10.230
A chiudere la vendita, il genio romantico per eccellenza: Victor-Eugène Delacroix, rappresentato da un piccolo ma significativo Studio di testa e torso femminili, aggiudicato a € 19.000 (Lotto 308).
Lotto 308 – Eugène Delacroix, Studi di testa e torso femminili. Lotto venduto a € 19.050
Informazioni Via dei Bossi 2, Milano | T. +39 02 3363801 | press@finarte.it
Un elegante catalogo di alta gioielleria attende collezionisti e appassionati in occasione della prossima asta di Gioielli Importanti, che si terrà lunedì 26 e martedì 27 maggio presso il Salotto di Brera di Finarte
“Parure” è la parola chiave di questo appuntamento di Gioielli Importanti. Fiore all’occhiello sarà una preziosa collezione firmata David Webb: un’importante parure in oro bicolore con smalto nero e diamanti, composta da collana, bracciale e orecchini (Lotto 202, base d’asta € 32.000), affiancata da una collana sautoir in corniola e oro giallo (Lotto 485, base d’asta € 12.000).
Lotto 202. David Webb – Parure con diamanti e smalto. Base d’asta € 32.000
In catalogo si distinguono nomi internazionali di rilievo: Van Cleef & Arpels, con una raffinata demiparure in oro giallo e diamanti composta da collana a girocollo e bracciale con settori snodati uniti da motivi in diamanti taglio brillante per un totale di 6,50 carati (Lotto 470, base d’asta € 32.000); da Piaget una sofisticata parure del 1993 in oro giallo e diamanti composta da collana, bracciale e coppia di orecchini con maglie snodate decorate a torchon impreziosite da diamanti taglio brillante per un totale di circa 7 carati (Lotto 207, base d’asta € 15.000); dalla maison Cartier, tre lotti senza tempo, una preziosa borsetta da sera in oro e platino con diamanti (Lotto 472, base d’asta € 32.000), un pendente della collezione Panthère (Lotto 100, base d’asta € 8.000) e l’iconico bracciale della collezione Love in oro rosa, modello classico con quattro diamanti taglio brillante (Lotto 102, base d’asta € 4.500). Non mancano i gioielli d’artista, come il bracciale in oro giallo di Cannilla per Masenza (Lotto 237, base d’asta € 7.000), i bracciali in oro puro di Marta Marzotto (Lotto 500, base d’asta € 10.000) e il braccialescultura in oro giallo firmato Germano Alfonsi (Lotto 242, base d’asta € 3.900).
Lotto 472. Cartier – Borsetta da sera. Base d’asta € 32.000
Protagoniste della vendita all’incanto anche le Maison italiane più celebri, tra cui Bulgari, con un anello della collezione Serpenti (Lotto 363), in oro rosa con pavé di diamanti taglio brillante e testa in onice, proposto con una base d’asta di € 8.000. Firmato Mario Buccellati, un raffinato bracciale rigido in oro giallo con apertura a scatto si distingue per le tre volute ornate da rubini e zaffiri taglio marquise su fondo rigato (Lotto 435, base d’asta € 5.000). Pomellato propone invece una collana in oro giallo a doppia maglia piatta, con saliscendi ad asola, che può trasformarsi in bracciale (Lotto 352, base d’asta € 8.000). Completano la selezione italiana le firme Marina B. e Frascarolo.
Lotto 435. Buccellati – Bracciale. Base d’asta € 5.000
Chiude il catalogo una sezione dedicata alle pietre preziose certificate, con diamanti incolori come quello che splende nell’anello firmato Fasoli (Lotto 469), in oro bianco, con diamante centrale ovale taglio brillante da 4,14 ct e laterali trilliant per un totale di circa 1 ct, proposto con base d’asta di € 20.000. Per i Fancy color, si segnala un anello con diamante Fancy rosa di ct 0,52 certificato GIA (Lotto 347, base d’asta € 5.000) e un anello (lotto (Lotto 194, base d’asta € 12.000) con diamante centrale taglio princess di circa 3,25 ct (probabile colore K, purezza VS1) affiancato da due diamanti fancy yellow taglio radiant per un totale di circa 0,60 ct e brillanti decorativi. Di grande impatto anche una spilla a ghirlanda in oro bianco, interamente incastonata con diamanti taglio brillante, marquise e baguette per un totale di circa 20 ct (base d’asta € 5.500).
Lotto 469. Anello con diamanti. Base d’asta € 20.000
Informazioni Asta: lunedì 26 e martedì 27 maggio Tornate: 26 maggio, ore 14:30 – TORNATA 1 (lotti 1-249) | 27 maggio, ore 14:30 – TORNATA 2 (lotti 250-500) Esposizione: da venerdì 23 a domenica 25 maggio dalle ore 10:00 alle 19:00
La maternità nell’arte: un simbolo eterno raccontato dai capolavori dell’asta di arte figurativa del 13 maggio
L’origine della Festa della Mamma è, contrariamente ad altre feste, slegata da una matrice religiosa. Nasce quasi spontaneamente, in tempi diversi in vari paesi, tanto che persino la data in cui viene celebrata varia, da marzo a maggio. Generalmente vede la luce nel primo Novecento, in Italia verrà ufficializzata solo a fine anni ’50, ma il sentimento da cui prende vita è ovviamente ben più antico. Serviva però forse una sensibilità più moderna per non solo riconoscere l’importanza affettiva ma anche quella sociale del ruolo materno. Certo, in Italia la scelta di maggio, mese mariano per eccellenza, non è casuale, ma in fondo le doti per cui la Madonna viene celebrata sono per lo più molto umane e materne.
L’amore assoluto per il figlio, la cura, l’operosità che non viene mai meno pur accanto a sentimenti più alati…Dopotutto Maria era una madre del popolo, e la pittura da sempre ne ha celebrato il ruolo materno, con la sua dolcezza e delicatezza ma anche la forza morale di accettare il sacrificio del figlio. È proprio con la pittura a cavallo tra XIX e XX secolo che a questa interpretazione strettamente religiosa se ne affianca un’altra più popolare: cominciano così a venire raffigurate delle “madonne laiche” di grande intensità, a cavallo tra tradizionale iconografia mariana e più moderno realismo. Ne offrono vari esempi le prossime aste di Importanti Dipinti e Sculture e di Dipinti, Sculture e Grafiche del dipartimento di Arte Figurativa tra XIX e XX secolo. A partire dalla madre contadina al centro del trittico Terra Feconda di Alessandro Battaglia: matronale, di una bellezza ieratica, eppure dotata di una sua grazia, quasi una controparte laziale e materna della Alpigiana di Luigi Rossi o delle allegorie dell’Estate e dell’Autunno di Adolfo Belimbau.
Si passa quindi alla Maternità di Cesare Laurenti, visione di duro realismo, una madre coraggio immersa nella penombra di un vicolo cittadino, ritratto di una miseria economica che non riesce a sconfiggere una grandezza morale.
Decisamente più sereno il Madre e figlio – impressioni all’aperto di Giuseppe Bosio, un’opera che con economia di mezzi ritrae un lieto momento d’intimità tra una madre e il suo bambino.
Lotto 142. Giuseppe Bosio – Madre e figlio – impressioni all’aperto, 1932. Stima € 200 – 400
Grande serenità spira anche dal dipinto Donne al lavoro di Luciano Ricchetti, dove l’operosità lavorativa del forno si affianca a quella materna dell’allattamento e dell’accompagnamento dei primi passi di un bimbo.
Lotto 167. Luciano Ricchetti – Donne al lavoro. Stima € 700 – 1.000
Lotto 204. Giovanni Battista Quadrone – Scena d’interno con figure. Stima € 8.000 – 12.000
Anche le giovani madri della Scena d’interno con figure di Giovan Battista Quadrone sono ritratte nell’atto di occuparsi dei figli, stavolta in un contesto sociale, l’una con il figlio neonato in braccio e l’altra sostenendo la figlia mentre fa cautamente amicizia con un cane. Quello tra madri e figli è anche un rapporto di affetto fra diverse generazioni, il ciclo della vita riassunto in un’immagine che non cessa di riproporsi. Così la scena familiare e allegra raffigurata da Josep Tapiró y Baró diventa una sottile Allegoria della vita: le diverse generazioni a confronto, i teschi sulla mensola del pilastro dell’antica loggia in rovina, tutto sembra rimandare al senso del tempo che passa, accolto con sorridente bonomia. Perché alla fine, ad accomunare tutte queste madri, contadine o cittadine, popolari o borghesi, è un sentimento profondo, viscerale, di amore. E quindi auguri a tutte le mamme, passate, presenti e future!
Lotto 292. Josep Tapiró y Baró – Allegoria della vita. Stima € 2.000 – 4.000
Un tranquillo giorno d’aprile un uomo si introduce furtivamente nel Grand Hotel et de Milan, nel capoluogo lombardo, nel tentativo di avvicinare una delle ospiti più rinomate dell’albergo
Fermato dagli inservienti dopo una colluttazione viene perquisito: indosso gli vengono trovati un coltello, una rivoltella, carica, e un flacone di vetriolo, un acido in grado di provocare dolorose ustioni. La polizia lo identifica facilmente: non era la prima volta che il giovane mostrava i segni di una pericolosa ossessione nei confronti della donna. Era già stato fermato in passato, aveva ricevuto dei fogli di via proprio per quel morboso desiderio che lo consumava. Il giovane viene quindi arrestato e, dopo una breve permanenza in carcere, giudicato insano di mente e ricoverato in manicomio in Brianza. La donna si salva, ma il giovane morirà in quello stesso manicomio, di tubercolosi, quaranta giorni dopo, a soli venticinque anni. È il 1907, l’uomo si chiama Manfredo Manfredini ed è un pittore in quel momento alle prese con un’impresa artistica notevole: illustrare la Divina Commedia di Dante. Tre anni prima aveva ricevuto il prestigioso incarico, nonostante la giovane età, dall’editore Giuseppe Nerbini di Firenze: il progetto era di realizzare un’edizione più popolare del capolavoro dantesco rispetto alla contemporanea e più lussuosa di Alinari illustrata dai più celebri artisti dell’epoca. L’edizione Nerbini è pubblicata a fascicoli, con le tavole di Manfredini a riassumere in un’immagine alcuni passaggi del poema. La scelta di Manfredini ricade spesso su terzine meno celebri ma dalle quali può ricavare composizioni stranianti di grande impatto visivo: in esse le figure sono immerse in scenari alienanti dai quali vengono quasi annullate.
L’illustratore rifugge infatti i neri profondi delle più famose tavole del francese Gustave Doré: il suo Inferno è fatto di chiaroscuri e spazi vuoti e figure allungate e severe. Con la sua morte lascia l’impresa a poco più di metà, interrompendosi al XXV Canto del Purgatorio, costringendo Nerbini a trovare un sostituto per completare l’opera. La scelta ricade così sul napoletano Tancredo Scarpelli, privo però dell’inventiva a metà tra simbolismo e più moderna sintesi compositiva di Manfredini.
E la donna sopravvissuta al suo tormentatore? Il suo nome è Solomija Krusel’nyc’ka, all’epoca una delle più osannate cantanti liriche della scena europea. Dopo la formazione nella nativa Ucraina, Krusel’nyc’ka si reca in Italia per perfezionare la sua tecnica: negli anni riscuote grande successo specialmente nelle sue interpretazioni del repertorio pucciniano. Il suo talento è tale che lo stesso Giacomo Puccini le chiede di interpretare la protagonista nella nuova versione della Madama Butterfly: la sua performance contribuisce a risollevare le sorti dell’opera, che aveva aperto con un fiasco pochi mesi prima, consacrandola definitivamente. Questo trionfo avviene nello stesso 1904 in cui Nerbini aveva dato l’incarico a Manfredini. L’illustratore comincia ad assistere a svariate serate della soprano, seguendola in tournée nelle numerose tappe italiane, cominciando a scriverle sconclusionate lettere d’amore. Impossibile non vedere un’eco di uno dei ritratti fotografici più diffusi di Krusel’nyc’ka nella Beatrice del II Canto dell’Inferno. La donna sognata da Dante si sovrappone nella china di Manfredini alla stella della lirica da cui l’artista era ossessionato: stessa posa, con il braccio abbandonato lungo il fianco, e identica curva del collo.
Krusel’nyc’ka, sopravvissuta al tentativo di aggressione di Manfredini, continuerà la sua brillante carriera internazionale, amata da Arturo Toscanini, apprezzata dalla critica che la incorona “Primadonna wagneriana”, destinataria persino di un’ode di Gabriele D’Annunzio. Oggi è considerata una delle più importanti cantanti liriche del XX secolo nonché una delle donne ucraine più famose, tanto che il suo paese natale le ha dedicato un francobollo.
Mattotti e Glaser: due firme per due riviste che hanno disegnato New York, all’asta il 9 maggio
Tra le pubblicazioni periodiche entrate nell’immaginario collettivo The New Yorker ricopre senz’altro un ruolo di rilievo assoluto. Con un logo ormai iconico che ne riporta il nome con un carattere ideato appositamente, il formato compatto e la sua impaginazione che privilegia i testi, fin dalla sua nascita questo magazine si posiziona in modo assolutamente originale nel mercato editoriale. Nata nel 1925 per raccontare in modo innovativo personaggi ed eventi della vita culturale newyorkese negli anni la rivista ha ampliato la sua prospettiva al mondo intero. Sulle sue pagine ha ospitato autori quali Hannah Arendt, che vi pubblicò il suo sempre attuale La banalità del male, Vladimir Nabokov, Philip Roth e persino lo sfuggente J.D. Salinger. La sua sezione di vignette satiriche è tra le più celebri e graffianti, con le sue strisce tra le più riprodotte al mondo.
Ma più ancora che per ciò che vi è pubblicato all’interno se si nomina il The New Yorker si pensa subito alle sue copertine: solo prezzo, data, logo e un’illustrazione. Nessun titolo, nessun occhiello, nessun accenno al contenuto del singolo numero. Questa impronta pulita, che lascia spazio all’immagine rigorosamente disegnata e cementa ancora di più il nome della rivista nella nostra mente, è rimasta immutata in questi primi cento anni di pubblicazione. Per un illustratore finire sulla cover del New Yorker è dunque un onore, un riconoscimento assoluto. Anche per questo fin da subito il magazine ha attinto a talenti internazionali per le sue copertine. Per fare un esempio, già alla fine degli anni Venti ne firmò alcune uno dei più grandi artisti e designer italiani di sempre, Fortunato Depero.
Lotto 428. Lorenzo Mattotti – The New Yorker – Night Life, 2000. Stima € 10.000 – 15.000
Ne ha seguito le orme in tempi più recenti uno degli illustratori e fumettisti italiani più internazionali, Lorenzo Mattotti: all’attivo ne ha più di trenta, a partire dalla prima del 1993. Il suo tratto distintivo, caratterizzato dai segni filamentosi e sinuosi dei suoi pastelli, con le figure appena stilizzate e le atmosfere avvolgenti e sognanti è spesso apparso anche all’interno della rivista, a corredo di alcuni articoli. Esemplare di questa collaborazione di successo è la copertina realizzata per il numero del 10 aprile 2000. È un evocativo inno alla raffinata e variegata Night Life newyorkese, fatta di glamour e stile, con la figura centrale dall’allure anni ’40 e intorno personaggi contemporanei con tatuaggi e piercing.
A celebrare l’effervescente vita culturale della Grande Mela nel 1968 arriva anche il New York Magazine, settimanale fondato da Clay Felker e il grafico ed illustratore Milton Glaser. La vocazione del New York è meno impegnata e più di attualità mondana, ma ha comunque ospitato anch’esso firme del calibro di Tom Wolfe e Nora Ephron. Glaser, autore tra l’altro dell’iconico logo I Love NY, oltre a curarne il design grafico ne ha firmato anche alcune copertine con il suo stile lisergico ed inconfondibile. Stile che, quando è libero di farsi illustrazione pura, ritrova la vocazione artistica degli esordi, quando nel 1951 ebbe la straordinaria opportunità di studiare nientemeno che con Giorgio Morandi a Bologna. L’amore per i grandi maestri ritorna nella sua illustrazione Monet paints water lilies, realizzata a pastelli a cera in occasione della mostra Vita immaginaria di Claude Monet presso la galleria milanese Nouages nel 1992. Il maestro impressionista domina la composizione con la sua silhouette in bianco, circondato dal giardino di Giverny in una ipnotica sinfonia di verdi, blu e arancio.
Lotto 385. Milton Glaser – Imaginary life of Claude Monet, 1992. Stima € 2.800 – 4.000
Due magazine intimamente legati alla Grande Mela, due illustratori dal tratto immediatamente riconoscibile e un immaginario che unisce Stati Uniti ed Europa: a dimostrazione che New York è veramente un melting pot culturale per eccellenza, capace di trascendere i propri confini.
Dalle prime caffettiere rococò ai raffinati servizi borghesi, l’argenteria europea si racconta nell’asta del 15 aprile a Milano
Quando l’argento proveniente dalle Americhe si riversò sui mercati europei in quantità mai viste prima la storia dell’argenteria in Europa cambiò per sempre. Quello che fino a quel momento era stato un materiale raro divenne così tra il XVII e XVIII secolo, ancorché prezioso, più facilmente accessibile. I mastri argentieri si ritrovarono quindi a non essere più costretti a limitare la loro produzione a capolavori sacri, destinati ad una fruizione ecclesiastica, o a poche commissioni per le case reali.
È nel Settecento inoltrato che l’argenteria laica diventa sempre più diffusa, seguendo la moda del momento, sempre legata alle novità esotiche introdotte dalle colonie sudamericane o dal Medio ed Estremo Oriente, ecco apparire dunque cioccolatiere e caffettiere. Del resto, la moda del caffè era talmente diffusa che Carlo Goldoni ambientò una delle sue commedie più celebri proprio in una Bottega del Caffè, lasciando non a caso il consueto dialetto veneziano per il più universale toscano.
Lotto 137. Caffettiera, Genova, secolo XVIII. Stima € 5.000 – 7.000. Lotto 164. Importante caffettiera, Torino, secolo XVIII. Stima € 8.000 – 10.000.
Una delle regioni italiane dove l’arte dell’argenteria raggiunse i massimi livelli fu il Piemonte, a Torino non mancavano le grandi firme, artigiani che per la loro maestria e inventiva possono essere definiti come veri e propri artisti. Sulle loro creazioni dominano motivi fitomorfi o elementi animali, volute aggraziate in linea con il gusto Rococò.
La tradizione dei servizi da tè, caffè e cioccolata in argento prende così tanto piede da continuare fino all’Ottocento e primo Novecento. Esposti su grandi vassoi coordinati, fanno bella mostra di sé sui tavolini per il rituale pomeridiano o mattutino, centro focale di raffinati momenti conviviali.
Nell’Ottocento si diffonde a partire dalla Russia anche il samovar, nato per scaldare l’acqua destinata al tè, immancabilmente citato in tutti i classici della letteratura russa.
Lotto 7. Samovar, Italia, secolo XX. Stima € 650 – 1.000.
Nel Novecento i servizi in argento diventano status symbol delle famiglie bene, classico dono per i novelli sposi. Le linee seguono di volta in volta le mode del momento, più slanciate ed aggraziate o più tonde e con decorazioni cesellate virtuosisticamente. I servizi in argento accompagnano insomma da ormai più di tre secoli la vita degli europei, ponendosi a metà strada tra bene esclusivo e democraticamente diffuso, simbolo materiale di un rito conviviale ormai parte del nostro DNA.
Lotto 84. Servizio da tè e caffè con vassoio, Italia, secolo XX. Stima € 2.500 – 3.000.
Si preannuncia una primavera all’insegna della Fotografia: sono infatti numerose le mostre in giro per l’Italia dedicate ad alcuni dei più importanti fotografi italiani e internazionali
Si comincia con Mario Giacomelli, di cui quest’anno ricorre il primo centenario della nascita. Dopo l’importante mostra nella Senigallia che gli ha dato i natali (fino al 6 aprile nel Palazzo del Duca) aprirà da maggio a settembre la doppia, importante retrospettiva Mario Giacomelli 1925-2025. L’immagine e la parola: a Milano, a Palazzo Reale, e in sinergia al Palazzo delle Esposizioni a Roma. Due mostre complementari, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli, che mettono in campo un’inedita collaborazione fra le due istituzioni per portare al grande pubblico uno degli incontrastati maestri della fotografia italiana e internazionale.
Lotto 9, Asta del 10 Aprile. Mario Giacomelli. Io non ho mani che mi accarezzino il volto, 1961/1963. Stima € 3.000 – 4.000
A precederla, fino al 4 maggio, una mostra di più ampio respiro, che non si limita alla sola fotografia ma in cui quest’ultima ha senz’altro un ruolo di primo piano: si tratta di Da Cindy Sherman a Francesco Vezzoli. 80 artisti contemporanei, curata da Daniele Fenaroli, con il supporto scientifico di Vincenzo De Bellis. Tanti i nomi della fotografia rappresentati nella Collezione Giuseppe Iannaccone da cui provengono le opere esposte, tra cui la stessa Sherman, Lisetta Carmi e Nan Goldin.
The Boutique. Nan Goldin. C in the club, Bangkok. € 12.500
Sempre a Milano ma al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea è in corso invece Body of Evidence (fino all’8 giugno), importante retrospettiva sull’artista iraniana Shirin Neshat, curata da Diego Sileo e Beatrice Benedetti. Trent’anni di carriera rivissuti attraverso fotografie e video-installazioni per fare il punto sulla sua pratica artistica articolata fra fotografia, cinema, teatro.
Lotto 82, Asta del 10 Aprile. Shirin Neshat. Game of Desire couple #1, 2009. Stima € 12.000 – 18.000
Ci si sposta a Torino per Olivo Barbieri. Spazi Altri, omaggio pensato appositamente per gli spazi delle Gallerie d’Italia torinesi, dedicate esclusivamente alla fotografia, ad Olivo Barbieri (fino al 7 settembre). Curata da Roberto Koch, presenta oltre 150 opere incentrate sulla ricerca ormai trentennale dell’artista sulla Cina, tra sperimentazioni tecniche e fascinazione per una società in costante cambiamento.
Nel Museo di Santa Giulia a Brescia è aperta fino al 14 agosto A Sense of Wonder. Fotografie 1962 – 2022, esposizione curata da Denis Curti e dedicata al fotografo Joel Meyerowitz. Oltre ad una panoramica sull’artista newyorkese, in bilico fra street photography e intimismo, la mostra presenta un focus dedicato ai 365 giorni di autoritratti che costituiscono un diario visivo del lockdown del 2020.
Lotto 121, Asta del 10 Aprile. Joel Meyerowitz. The Table, 1983. Stima € 1.200 – 1.800
A Roma continua, infine, al Museo dell’Ara Pacis la prima grande retrospettiva su Franco Fontana, intitolata semplicemente Franco Fontana. Retrospective e curata da Jean-Luc Monterosso (fino al 31 agosto). Grazie a oltre 200 fotografie la mostra presenta un percorso nel colore del maestro modenese, tra paesaggi naturali e urbani, nudi e architetture.
Sono tante, insomma, le opportunità per i collezionisti e gli appassionati di scoprire o approfondire l’opera di maestri della fotografia sempre presenti nelle aste Finarte.
Un marinaio errante, un sognatore disilluso e un’icona della letteratura a fumetti
Ci sono personaggi che non invecchiano mai, le cui avventure continuano a riecheggiare tra le pagine invecchiate e nelle menti di chi ama il racconto d’avventura. Tra questi, Corto Maltese si distingue come un’ombra misteriosa ed affascinante, un marinaio senza bandiera, un viaggiatore dello spazio e del tempo che rappresenta il perfetto equilibrio tra realismo e leggenda. Nato dalla penna di Hugo Pratt nel 1967, Corto è molto più di un semplice personaggio su carta.
Lotto 17 e Lotto 18. Dino Busett. Corto Maltese, anni 80. Stima € 200 – 500.
Pratt lo immagina con i tratti decisi e affascinanti che mescolano Burt Lancaster e sé stesso, un senso di giustizia anarchico e una voglia insaziabile di libertà. Corto non è un eroe tradizionale: si definisce un gentiluomo di fortuna, non segue nessuna causa se non l’avventura, preferisce la poesia alla violenza, oppone l’ironia alla certezza. Eppure, nei suoi viaggi, si trova sempre coinvolto in eventi che lo costringono a scegliere da che parte stare, facendogli scoprire che persino con il fato si può discutere: basta prendere una lama e disegnarsi una nuova linea del destino sul palmo della mano.
Ma l’influenza di Corto Maltese si estende ben oltre le tavole disegnate da Hugo Pratt. Autori e artisti contemporanei hanno raccolto la sua eredità, reinterpretandone lo spirito attraverso nuove opere. Questa ricchezza di sfumature si riflette anche nelle tavole originali presentate nell’asta “Maestri del Fumetto – Collezione Oliva” del 7 marzo 2025.
A partire dagli anni ’80, autori come Dino Busett si sono ispirati alle molteplici sfaccettature di Corto Maltese, dando vita a nuove iterazioni del marinaio pur rispettandone sempre l’essenza. Alla fine degli anni ’90 ed inizio degli anni 2000, gli italiani Emanuele Barison e Giuseppe Camuncoli, a distanza di dieci anni l’uno dall’altro, hanno reinterpretato Corto in illustrazioni dalla vena più romantica. Ancora più personale la versione di Corto firmata da Mudokon (Massimiliano Gosparini) e da George Pratt, così come quella di Davide Toffolo che con il tratto distintivo del fumettista e musicista (è il frontman del gruppo Tre Allegri Ragazzi Morti) lo ha ibridato con le sue caratteristiche orecchie animali.
George Pratt. Corto Maltese, anni 2000. Stima € 300 – 600.
Anche artisti internazionali come Kent Williams, Paolo Cossi e Aleksandar Zograf hanno contribuito a mantenere vivo lo spirito di Corto Maltese, dimostrando come il marinaio possa ancora navigare nuovi mondi senza perdere la sua anima. Arrivando fino all’illustrazione più recente tra quelle offerte in asta, che rimane fedele alla versione originale, firmata da un Stefano Babini, alunno di Hugo Pratt.
Le borse di Hermès, in particolare modelli iconici come la Birkin e la Kelly, sono tra gli accessori di lusso più desiderati al mondo. Ma proprio per il loro valore, sono anche tra i più contraffatti. Segui la nostra guida per evitare che un buon affare possa rivelarsi un pessimo investimento!
Se vuoi acquistare una borsa Hermès e assicurarti che sia autentica, ecco i dettagli chiave a cui fare attenzione:
1. Il Logo e il Marchio
La prima cosa da controllare è il timbro a rilievo sulla parte frontale della borsa. Il marchio legge “Hermès Paris Made in France” su tre righe, con la scritta più piccola a ogni riga. Nei modelli autentici, il logo presenta lettere equidistanti e con una spaziatura uniforme anche tra le righe.
Lotto 13. Hermès. Borsa Kelly Sellier, 2019 in pelle epsom color nero, dettagli in palladio, horse shoe ordine speciale. Base d’asta € 7.000.
Al contrario, la maggior parte delle borse Hermès contraffatte presenta un’iscrizione stampata, invece che impressa. Spesso le lettere sono irregolari per font, dimensione o inclinazione, e la spaziatura tra di esse può non essere uniforme. Fare attenzione anche sull’accento sulla seconda E di HERMÈS, che potrebbe essere troppo leggero o addirittura mancante.
2.La Pelle e i Materiali
Un dettaglio non da poco è sicuramente il pellame e i materiali di altissima qualità utilizzati da Hermès, come la pelle Togo, Clemence, Epsom o la pelle di coccodrillo e alligatore. Si può riconoscere anche al tatto: la pelle deve risultare morbida ma robusta. Se la pelle è rigida o plastificata, probabilmente è un falso.
Lotto 20. Hermès. Borsa Birkin, 2008 in coccodrillo Porosus mat color fauve, dettagli in palladio. Base d’asta € 25.000
Da considerare anche le variazioni nella pelle esotica: le trame sulle borse di coccodrillo e alligatore sono praticamente sempre diverse. Solamente una finta borsa di Hermès potrebbe avere squame perfettamente regolari e uniformi, questo perché gli animali stessi hanno delle irregolarità nella pelle!
Anche l’odore è un indicatore importante: un’autentica borsa Hermès ha un profumo naturale di pelle, mai di colla o plastica.
3. Le Cuciture
Hermès cuce a mano ogni borsa con la tecnica del punto sellaio. I punti Hermès in genere hanno una leggera inclinazione verso l’alto e, sebbene i punti siano singoli, potrebbero esserci dei punti doppi. Se trovi cuciture disordinate, dritte o troppo perfette (tipico delle macchine industriali), potresti essere di fronte a un falso.
Lotto 17. Hermès – Borsa Birkin 40 cm, 2008 in pelle taurillon clémence color blu di prussia, dettagli in palladio. Base d’asta € 7.000
4. Il Codice del Sellier
Ogni borsa autentica ha un codice identificativo impresso all’interno, vicino all’attacco della maniglia. Questo codice contiene l’anno di produzione – indicato da una lettera dentro un quadrato o un cerchio – e le iniziali dell’artigiano che l’ha realizzata. Se il codice è assente o non segue questo formato, è un indizio di contraffazione.
5. L’Hardware e i Dettagli in Metallo
Le parti metalliche di una borsa Hermès originale, come lucchetti, chiusure e piedini, sono realizzate in ottone placcato oro o palladio. Devono avere un peso solido e non sembrare leggere o “cheap”. Il numero di serie del lucchetto e della chiave devono ovviamente corrispondere.
6.La Forma e la Struttura
Le borse Hermès mantengono sempre la loro forma anche dopo anni di utilizzo. Se una borsa appare floscia, con il peso disequilibrato tra gli angoli, e con una forma poco definita, potrebbe essere un’imitazione.
Lotto 9. Borsa Birkin 35 cm, 2007 in pelle taurillon clémence color melanzana, dettagli in palladio. Base d’asta € 7.000
7. La Dust Bag e la Scatola
La dust bag autentica è realizzata in cotone di alta qualità, con il logo Hermès stampato in marrone. Le repliche spesso usano un tessuto più economico o hanno stampe troppo scure o sbiadite. La scatola originale è arancione con una finitura leggermente granulosa e un logo perfetto. Se il colore è troppo acceso o la scatola è troppo leggera, potrebbe essere un falso.
Riconoscere una borsa Hermès originale richiede attenzione ai dettagli. Se hai dubbi, affidati a esperti del settore o a servizi di autenticazione professionale.
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