Il Masseto: un vino unico dal bouquet ampio e intenso, per veri intenditori

Un vino straordinario che Finarte è lieta di presentare in diversi lotti nella sua asta del 17 maggio con annate strepitose come quelle del 2015 e del 2016.

Un immagine del video The Aura of Masseto

Yuri Ancarani è un giovane artista e film maker italiano pluripremiato in alcuni festival cinematografici internazionali.

Il suo esordio Il Capo, incentrato su quella particolare figura che all’interno di una cava di marmo dirige l’intero processo lavorativo, dalla selezione della pietra, al taglio, fino alla movimentazione, è un perfetto esempio della sua poetica e dei soggetti della sua macchina da ripresa. Ancarani rivolge il suo sguardo a quelle situazioni particolari o eccellenze che rendono unico un territorio, per questo non ci stupisce che tra la sua filmografia compaia The aura of Masseto. Un cortometraggio incentrato sulla produzione di una delle perle più rare e apprezzate della produzione vinicola italiana: il Masseto.

Un vino modernissimo, vinificato per la prima volta nel 1986 e battezzato per il suo primo anno di età semplicemente Merlot, nascendo come un cru di uve merlot in purezza.

Un vino unico a cui la definizione di indicazione geografica tipica calza a pennello, essendo prodotto in una ristrettissima zona di sei ettari nella frazione Bolgheri del Comune di Castagneto Carducci in Toscana. Una collina a cui deve anche il proprio nome.

Un frame del video <em>The Aura of Masseto</em>

La collina del Masseto – Un’immagine del video The Aura of Masseto

Se, come afferma l’agronomo Remigio Bordini, “La piena espressione del terroir si ha quando non si distingue, nel vino, l’essenza genetica della varietà”, proprio a un terroir particolarissimo dato da un connubio perfetto tra il clima mite del Mar Tirreno, un terreno costituito in larga parte da argille blu plioceniche anch’esse di origine marine e ricche di fossili e conchiglie e vitigni selezionati, il vino Masseto deve le sue caratteristiche organolettiche.

La collina del Masseto presenta addirittura una distinzione in tre aree: Alto, Centrale, Junior, terreni di cui ciascuno ha le sue particolarità che vengono trasposte alle uve prodotte e successivamente miscelate tra loro per raggiungere un equilibrio perfetto di sentori. Tante rarità meritano un particolare trattamento.

I grappoli di uva vengono raccolti e selezionati esclusivamente a mano, con un invecchiamento in barrique di legno di rovere e successivamente in bottiglia di almeno tre anni. Il tutto in una cantina di vetro e cemento progettata dallo studio ZitoMori (Hiraku Mori, e Maurizio Zito) scavata al di sotto dei vigneti. Spazi interrati per la lavorazione e la conservazione che riportano le bottiglie di vino proprio là dove nascono le sue proprietà.

La cantina Masseto - Foto via <a href="http://www.zitomori.com/portfolio/masseto/" target="_blank">www.zitomori.com</a>

La cantina Masseto – Foto via www.zitomori.com

Dal 1986 a oggi, le annate che si sono susseguite sono molte, ma ognuna di loro unica per questo vino rosso rubino dal bouquet ampio e intenso che può variare dalle note di ciliegia e prugna fino al cioccolato fondente e funghi.

Proprio come un gioiello prezioso, dal 2013 la casa vinicola ha deciso di tracciare ogni bottiglia con un codice identificativo che ne attesti l’originalità e ogni singolo aspetto della sua storia. E si può ben comprendere la ragione, se nel 2012 una bottiglia da 15 litri di Masseto del 2007 è stata battuta all’asta da Sotheby’s per la cifra record di 49.000 dollari.

Lotto 475: MASSETO 2006-2015-2016 (3 bts 1,5 lt) - Base d'asta HK$ 30.000 (€ 3.570,30)

Lotto 475: MASSETO 2006-2015-2016 (3 bts 1,5 lt) – Base d’asta HK$ 30.000 (€ 3.570,30)

Un vino da veri intenditori che Finarte è lieta di presentare in diversi lotti nella sua asta del 17 maggio con annate mitiche come la 2015 e la 2016.

Lotto 475: MASSETO 2006-2015-2016 (3 bts 1,5 lt) – Base d’asta HK$ 30.000 (€ 3.570,30)

Lotto 476a: MASSETO 2004 (3 bts 0,75 lt) – Base d’asta HK$ 10.000 (€ 1.190,10)

Lotto 476b: MASSETO 2004 (3 bts 0,75 lt) – Base d’asta HK$ 10.000 (€ 1.190,10)

Lotto 478: MASSETO 2012 (3 bts 0,75 lt) – Base d’asta HK$ 8.000 (€ 952,08)

“Alcune viti crescono nel terreno sbagliato, altre si ammalano prima della vendemmia e altre ancora sono rovinate da un cattivo viticoltore. Non tutta l’uva fa il vino buono” scrive lo scrittore Wilbur Smith.

Il Masseto, invece, nascendo sul giusto terreno e con le cure di un bravo viticoltore, non può che essere un vino straordinario. Un vino da provare.

Prossima asta

Da Balla a Chagall: in asta importanti opere di artisti italiani e capolavori di maestri internazionali

In catalogo anche opere di Dorazio, Boetti Turcato, Fontana, Maria Lai, Arman, César e Matta. Finarte continua con la programmazione delle sue aste e il 28 maggio la sede di Roma vedrà come protagonista assoluta l’asta di Arte Moderna e Contemporanea.

PIERO DORAZIO, Abdera (dettaglio), 1995 - € 20.000 - 30.000

Tra gli “ospiti” illustri spicca innanzitutto Giacomo Balla presente con il bozzetto preparatorio per il pannello centrale dell’opera Affetti, trittico del 1910 attualmente conservato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna della capitale.

Un dipinto fondamentale nella produzione di Balla, anche per il soggetto, il Maestro lo dedica infatti a quello che di più importante c’è al mondo: gli “affetti”, ritrae la moglie Elisa e la figlia Luce (la secondogenita Elica non era ancora nata), in un momento di intimità familiare: la bimba a dondoloni sulle ginocchia della madre appare impegnata a leggere, una scena di assoluto amore materno e quotidianità.

Il dipinto in asta, un olio su tavola, di cm 50 x 40 e stimato € 80.000-100.000, acquisito direttamente dal Maestro negli anni ’60, è stato recentemente esposto alla fortunata mostra Balla a Villa Borghese, al Museo Carlo Bilotti di Roma.

GIACOMO BALLA, Affetti (bozzetto), 1910 - Stima € 80.000 - 100.000

GIACOMO BALLA, Affetti (bozzetto), 1910 – Stima € 80.000 – 100.000

In asta anche, due opere di notevole interesse e qualità di Giorgio de Chirico. Una Bagnante degli Anni ‘50, un olio su tela, di cm 50 x 40 stimata € 70.000-90.000. Un bellissimo “a solo” della sensuale ninfa che compare in primo piano nella composizione Naiadi al bagno, attualmente conservata presso la Casa-Museo Giorgio De Chirico a Roma. Un vero inno alla femminilità un omaggio del Pictor optimus alla figura del desiderio.

Seconda opera un olio su cartone di cm 20 x 30, Natura morta con frutta, stimata € 30.000-40.000, a dimostrazione che in arte le dimensioni non contano sicuramente una delle più belle Vite Silenti mai dipinte da De Chirico, perfettamente equilibrata sia nella composizione che nelle cromie.

Tra i focus dell’asta uno dedicato agli artisti che hanno fatto della pratica manuale e dell’artigianalità una componente della propria chiave stilistica come Alighiero Boetti, presente con uno dei suoi progetti editoriali più noti: il libro dedicato alla classificazione dei Mille fiumi più lunghi del mondo, dalla inequivocabile copertina ricamata e stimato € 30.000-40.000. L’artista torinese è in catalogo anche con un coloratissimo arazzo dal titolo Talvolta sole talvolta luna.

Del medesimo periodo storico è un rarissimo arazzo di Giulio Turcato di cm 160 x 130 a stima € 15.000-20.000. Si parla sempre di tessitura con la Pagina scritta di Maria Lai del 1982, realizzata in filo cucito su carta, stimata € 20.000-30.000.

Per il gentleman collezionista da non perdere la cravatta futurista tessuta dei primi Anni ’30 di Giacomo Balla, stima € 5.000-7.000.

Altri i maestri italiani presenti tra cui Giulio Turcato con una Superficie lunare in gommapiuma datata 1973 a stima € 20.000-30.000. Alla medesima stima sarà possibile aggiudicarsi Abdera un coloratissimo labirinto di cm 130 x 160 del 1995 a firma Piero Dorazio.

Di Lucio Fontana l’iconica scultura, in ottone lucidato, Concetto spaziale-Natura del 1967, di altezza cm 26 e stimata € 40.000-50.000. Scaptia del 2008 e Steins del 2009 sono invece due degli inconfondibili cani di Velasco Vitali realizzati in ferro e lamiera e stimati € 6.000-8.000.

In asta, non solo importanti opere di artisti italiani, ma anche capolavori di maestri internazionali come il Doppio profilo su fondo blu e verde, del 1950, di Marc Chagall, una gouache, pastello e inchiostro su carta di cm 26 x 18,2. Due personaggi o uno solo? Comunque sia un personaggio da sogno nella delicatezza che contraddistingue lo stile dell’artista bielorusso stimato € 40.000-50.000.

Inoltre l’artista e architetto giapponese Shusaku Arakawa con lo studio per The Error, grafite e matita su carta, a stima € 10.000-15.000.

In asta anche due dei maggiori esponenti del Nouveau Réalisme: Fernandez Arman e César, quest’ultimo, presente con una Compressione del 1989, stimata € 8.000-12.000 e un bel dipinto di Roberto Sebastian Matta S’Excluse, 1972, olio su tela, cm 104×97 con stima € 30.000/40.000.

L’esposizione è visitabile su appuntamento. Inoltre, è sempre possibile sempre visitare la nostra esposizione virtuale:


Catalogo online

Giacomo Balla e i suoi “affetti”, un ritratto finemente psicologico e rappresentativo

Uno sguardo dolce e unico che l’artista rivolse alla propria di famiglia. Un bozzetto del pannello centrale sarà presentato da Finarte a Roma il prossimo 28 maggio.

Di mamma ce n’è una sola. Affermazione tanto vera quanto valida per ogni essere vivente sulla terra. Per noi umani assume poi un significato ancora più profondo. Per tutta la nostra vita infatti rimaniamo legati a doppio filo a chi ci ha generato e spesso identifichiamo la figura materna come fulcro della vita famigliare. La mamma rappresenta e, in alcuni casi, è la famiglia.

E ben lo sapeva Giacomo Balla, che proprio al ritrarre la propria madre dedicò alcune delle sue opere più famose, sia del suo periodo divisionista che futurista. Un legame speciale e intenso che emerge palese da ognuna delle tele, nato forse nel momento in cui, venuto a mancare il padre, fu proprio grazie ai sacrifici e alla caparbietà della madre che Balla riuscì a compiere il proprio percorso artistico. Uno sguardo dolce e unico che l’artista poi rivolse alla propria di famiglia: alla moglie Elisa e alle figlie Luce ed Elica.

Un perfetto esempio è Affetti, trittico del 1910, attualmente conservato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Un bozzetto del pannello centrale, un olio su tavola di cm 50 x 40, sarà presentato da Finarte a Roma il prossimo 28 maggio (stima € 80.000-100.000).

GIACOMO BALLA, <em>Affetti (bozzetto)</em>, 1910 - Stima € 80.000 - 100.000

GIACOMO BALLA, Affetti (bozzetto), 1910 – Stima € 80.000 – 100.000

La primogenita Luce viene colta a cavalcioni sulle gambe della madre, forse impegnata in una lezione di lettura. Un momento di intimità tanto banale nella sua quotidianità quanto prezioso nella tenerezza che traspare dai volti delle due protagoniste. Possiamo ben immaginare il sorriso che solcava il volto di Balla nell’intero frangente della sua realizzazione.

Oltre agli “affetti” più cari, protagonista assoluta di questa pittura è la luce, plasmata dalle sapienti mani di Balla per delineare i volti, lasciando in ombra tutto il resto della scena. Due spot fotografici che vanno a testimoniare quanto Balla guardasse alla fotografia e ai risultati che in quella pratica ottenevano suoi contemporanei come Elio Luxardo e Arturo Ghergo, sia nella ricerca di particolari effetti di luce che per i tagli compositivi innovativi e filmici.

Confrontando il bozzetto con l’opera finale si nota come in quest’ultima la luce sia più morbida e le ombre meno nette, perdendo quell’espressività e forza che rendono unico e magico il bozzetto, in cui i volti della madre e della figlia si materializzano dal nulla e nel nulla sembrano perdersi.

Giacomo Balla, Affetti (1910) - Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma

Giacomo Balla, Affetti (1910) – Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma

Un ritratto finemente psicologico e rappresentativo delle emozioni che intercorrono tra le due figure, ideato da Balla con il cuore e che sembra citare una poesia di Edmondo De Amicis dedicata alla figura della madre:

“Non ha un detto, un sorriso, un guardo, un atto che non mi tocchi dolcemente il cuore. Ah se fossi pittore, farei tutta la vita il suo ritratto”

Per fortuna Giacomo Balla era pittore. E che pittore!

In questo giorno speciale, che quest’anno ci coglie in un momento particolare, proviamo a rivolgere lo stesso sguardo che Balla aveva per i suoi affetti a nostra madre e a chi ci vive accanto.

 

Prossima asta

Il valore inestimabile di una bottiglia di buon vino

L'occasione giusta per comprarne una speciale sarà l’asta del 17 maggio dedicata alle migliori e più rinomate produzioni vinicole italiane.

Foto via via Pexels

Nel 2010 nel film Mangia Prega Ama Julia Roberts interpreta la vera storia di Elizabeth Gilbert, ripercorrendone le esperienze vissute tra Italia, India e Indonesia. Una storia semplice di riscoperta personale, che si potrebbe riassumere nei binomi India/Interiorità, Bali/Passione, Italia/piacere.

Non un piacere qualsiasi, ma quello per antonomasia: il piacere del gusto e del palato. E così, durante la permanenza in Italia, la pellicola scorre tra grandi pranzi e cene, un profluvio di piatti e bottiglie a tavola, su una panchina o in un prato, come se quella fosse il vero spirito del nostro paese.

E in effetti, il cibo è per noi legato a una vera e propria ritualità.

Dal pranzo della domenica in cui la tovaglia è abbinata al servizio “buono”, al cestino da picnic, dal Natale con i tuoi a Pasqua con chi vuoi, fino all’aperitivo post ufficio con i colleghi.  Elemento imprescindibile di tutti questi momenti è la presenza di una buona bottiglia di vino.

Rosso o bianco che sia, portiamo avanti la tradizione ancestrale dei baccanali greci e romani decantati da Ovidio e Omero, dell’ombra di vino a Venezia sotto il campanile di San Marco, del brindisi nell’aia al termine delle fatiche della vendemmia.

Piccoli momenti e gesti che riconfermano la nostra appartenenza a un gruppo, rinsaldando i legami con un brindisi.

Una bottiglia di vino riesce a comunicarci tutto il suo gusto e la sua essenza sia che siamo soli, in coppia o in gruppo perché, come affermava lo scrittore americano Charles Bukowski:

“Quando sei felice bevi per festeggiare. Quando sei triste bevi per dimenticare, quando non hai nulla per essere triste o essere felice, bevi per fare accadere qualcosa”

Un piacere che unisce uomini e donne indistintamente. E “poiché la vita è troppo breve per bere vini mediocri” diceva Johann Wolfgang Goethe, l’occasione giusta per porvi rimedio è l’asta che il 17 maggio a Hong Kong vedrà protagonista il dipartimento di Vini e Distillati di Finarte in collaborazione con Gelardini & Romani Wine Auction.

Un incanto dedicato alle migliori e più rinomate produzioni vinicole italiane, un ventaglio di offerte che testimonia la ricchezza del nostro territorio, da nord a sud. Soprattutto, vini già alla giusta maturazione e pronti per essere bevuti, meditati, gustati. Perché il vino è la poesia della terra. (Mario Soldati)

Prossima asta

I mondi fantastici di Marc Chagall: quadri che compiono piroette alle pareti dei più importanti musei del mondo

Un artista dallo stile inconfondibile, fresco e infantile, con uno sguardo rivolto alle sue radici e l’altro al destino delle sue opere. Una di queste sarà in asta il prossimo 28 maggio.

Marc Chagall, Doppio Profilo su Fondo blu e verde (dettaglio), 1950 | Opera in asta il prossimo 28 maggio

“Il volo migliore è senza dubbio quello della mente, non richiede mezzi di trasporto sofisticati né brevetti o abilitazioni, ma soltanto l’attitudine a essere piloti di se stessi, della propria fantasia”

Questo estratto dal testo Staccando l’ombra da terra di Daniele Del Giudice dedicato totalmente alla sua esperienza di pilota amatoriale di aeroplani, mi sembra perfettamente calzante per un artista fuori da qualsiasi schema e corrente artistica come Marc Chagall. D’altronde, chi più di lui ha mai fatto volare uomini, donne, bambini, suonatori di violino, mucche, asini o mazzi di fiori nei cieli o quant’altro delle proprie opere?

Le opere di Chagall sono sicuramente debitrici, per il proprio lato fiabesco, alle sue origini russe e a una cultura contadina nel contempo semplice e brutale, in cui la trasmissione del sapere per lo più orale vedeva alla base proprio le leggende o i modi di dire.

Proverbi o parabole sembrano infatti essere molti quadri di Chagall, insegnamenti visivi da tramandare in cui l’artista mixa le varie culture incontrate nel corso di una vita: russa, francese, americana, italiana, con l’ebraismo a farne da amalgama.

Anche se proprio la religione ebraica, con il divieto di riprodurre immagini sacre, ha rischiato di non farci godere delle opere di questo grande artista che, come ha scritto lui stesso nei suoi diari, “con l’incantesimo dei colori” ha per tutta la sua carriera cercato di realizzare “quadri che mi dessero la pace e fossero come lacrime sospese nell’aria” al solo scopo di “unirmi con me stesso, con tutto il mondo”.

Marc Chagall, <em>Ritratto</em> (<a href="https://de.wikipedia.org/wiki/Datei:Marc_Chagall_1941.jpg" target="_blank">via Wikipedia</a>)

Marc Chagall, Ritratto (via Wikipedia)

Per nostra fortuna, la sua passione per l’arte ha prevalso e ci ha permesso di ammirare i suoi mondi fantastici, fatti di musici e animali multicolori, di spose meravigliose. Quadri che, dipinti come balletti, compiono le proprie piroette alle pareti dei più importanti musei del mondo: dal Moma di New York, al Centre Pompidou di Parigi fino all’Ermitage di San Pietroburgo.

Marc Chagall è un artista dallo stile inconfondibile, fresco e infantile, con uno sguardo rivolto alle sue radici e l’altro al destino delle sue opere: “Riuscirò a trovare le parole e le tinte adeguate, riuscirò a trovare chi mi aprirà le porte di un mondo fantasticato per millenni?

Un doppio sguardo come quello della figura mitologica di Giano Bifronte: il Dio degli dei, padre dell’umanità, della natura e dell’universo, custode dei mutamenti, nume di porte e passaggi. Il mito dalla testa con due volti, come il personaggio del disegno di Marc Chagall in asta il prossimo 28 maggio da Finarte.

Una gouache pastello e inchiostro di china su carta, stimata € 40.000 – 50.000.

Marc Chagall, <em>Doppio Profilo su Fondo blu e verde</em>, 1950

Marc Chagall, Doppio Profilo su Fondo blu e verde, 1950 – Stima € 40.000 – 50.000 | Opera in asta il prossimo 28 maggio

Un viso verso l’alto e l’infinito del cielo. L’altro, melanconicamente posato su un mazzo di fiori stretto fortemente all’unico petto. Un uomo e una donna, due donne, due uomini? Non lo sappiamo e non ci interessa.

Perché anche noi, come dice Chagall:

“Vogliamo essere attratti dal lato invisibile della forma e dello spirito, senza il quale la vita esterna non è completa”

 

Prossima asta

Finarte e Gelardini & Romani insieme a Hong Kong il 17 maggio

Un’asta che avrà come sede una delle piazze internazionali di scambio più prestigiose con un catalogo che ripercorre l’intero panorama produttivo vinicolo italiano in tutte le sue eccellenze.

Masseto 2006

Finarte e Gelardini & Romani Wine Auction Limited uniscono le proprie forze e competenze per rappresentare il nostro paese compatto e deciso a valorizzare le proprie eccellenze.

Primo appuntamento coordinato: un’asta di vini italiani il prossimo 17 maggio ad Hong Kong, con una sala d’asta ad oggi già fully booked.

Sarà la prima asta assoluta di vini pregiati in questo difficile primo semestre del 2020 in cui le maison Anglo-francesi sono rimaste al palo, con l’Italia che guida la ripresa, nella piazza internazionale di scambio più prestigiosa al  mondo, grazie ad un catalogo ricchissimo, frutto della raccolta combinata di importanti collezioni.

In asta presente l’intero panorama produttivo vinicolo italiano in tutte le sue eccellenze.

Grande rappresentativa dalle Langhe, dove troviamo i più pregiati Barolo di Giuseppe Rinaldi, Bartolo Mascarello, Cavallotto, Massolino, Parusso con la straordinaria annata 2010 di Riserva di Bussia, Giacomo Conterno con il mitico Monfortino in un’emozionante verticale che spazia dall’annata 1947 alla straordinaria 2013.

I Barbaresco di Gaja illuminano una eccellente selezione dove spiccano Roagna, Castello di Neive, Pellissero, Sottimano e Produttori del Barbaresco.

Anche per la Valpolicella si spazia dagli Amaroni Bertani 1964 alle annate più importanti dei grandi Quintarelli, Allegrini, Dal Forno, Masi.

Dalla Toscana i Supertuscan, con tutti i grandi nomi della categoria: annate introvabili di Sassicaia, Masseto, Tignanello, Le Pergole Torte e i meno frequenti Tenuta di Trinoro, Redigaffi di Tua Rita, Colore di Bibi Graetz; non mancano i Brunello di Montalcino a partire dalle Riserve di Biondi Santi e Soldera ma anche Cupano, Talenti, Mastrojanni, Lisini, il Poggione.

Dal Sud oltre a vecchie annate di Taurasi Mastroberardino due strepitose verticali in diversi formati: Montevetrano, blend unico di Cabernet Sauvignon Merlot e Aglianico,  e Terra di Lavoro, a base di Aglianico e Piedirosso, in selezioni che vanno indietro fino all’annata 1999.

La collaborazione fra Finarte e Gelardini&Romani vivrà il suo apice il giorno dell’asta quando l’esperienza del battitore Flaviano Gelardini nella gestione della sala asiatica sarà affiancata dalla piattaforma di partecipazione in live streaming di Finarte, che permetterà agli appassionati di vini di ogni angolo del globo di partecipare in diretta per tentare di aggiudicarsi i più grandi vini del nostro Paese.

Prossima asta

Le aste ai tempi del Coronavirus

Spinta alle estreme conseguenze, un’asta si potrà oramai svolgere da casa propria, collegati con una camera alla rete, alle varie piattaforme e ai vari telefoni. Siamo in presenza di una piccola rivoluzione, in una nicchia del mondo, ma in essa si vede il riflesso di un mondo globalizzato.

di Fabio Massimo Bertolo

L’ultima pagina de Il Piacere di D’Annunzio si chiude con una scena d’asta. Andrea Sperelli descrive l’ambiente di quella vendita, tenutasi in una calda giornata romana già estiva presso l’abitazione che aveva visto i due amanti vivere la loro trascinante passione.

E se si fa un passo indietro, all’inizio del romanzo scopriamo che anche il luogo in cui esplode l’amore tra Andrea Sperelli ed Elena Muti è proprio una casa d’aste. L’incipit della relazione avviene in occasione di un’asta, e D’Annunzio dà libero sfogo a tutta la sua celebrata, decadente e raffinata capacità di descrivere ambienti e situazioni. Forse la prima moderna descrizione di un’asta pubblica.

Si delibera! gridava il perito [banditore]. Le cifre salivano. La gara era ardente (…) Pareva che a poco a poco l’aria si riscaldasse e che il desiderio di quelle cose belle e rare prendesse tutti gli spiriti. La mania si propagava, come un contagio.”

Una descrizione che indugia sui particolari, che sottolinea e circoscrive con termini chiari il senso dell’asta: la gara ardente, la mania del collezionista come un contagio, le sale d’asta come ritrovo perfetto.

In un passo chiave, poco oltre, D’Annunzio crea l’analogia perfetta:

Le cifre salivano. Intorno al banco si accalcavano gli amatori. (…) Per la presenza di tante persone, un tepore dilettoso diffondevasi nell’aria, come in una umida cappella dove fossero molti fedeli. La pioggia seguitava a crosciar di fuori e la luce a diminuire. Furono accese le fiammelle del gas; e i due diversi chiarori lottavano. – Uno! Due! Tre!

La sala d’aste è dunque un luogo dove si celebra un rituale tra fedeli di una stessa comunità, tutti attenti alle parole del celebrante, il banditore, e alla smaniosa visione degli oggetti. Sono quelle stesse opere che, passando a un certo punto di mano in mano da Elena Muti ad Andrea Sperelli, fanno scattare la scintilla, la freccia di Cupido.

Dunque, la casa d’aste è un luogo sacro, è celebrazione di un rito per D’Annunzio-Sperelli, è epifania dell’Amore, è luogo di sensazioni magnetiche che accompagnano gli oggetti e chi li tocca. Anche Andrea alla fine partecipa alla gara, si aggiudica “una piccola testa di morto scolpita nell’avorio” suggeritagli da Elena, e lo fa dopo un’agguerrita competizione a colpi di rilanci.

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Padova Finarte – Automobili da collezione | 25 ottobre 2019

La sala d’aste è anche teatro o sala di concerti, luogo di una pubblica celebrazione che nelle parole di D’Annunzio assume un valore sacrale, rituale: un preciso cerimoniale dove, parti necessarie della scena, sono il celebrante (il banditore ovvero i periti), le opere e gli astanti convenuti.

Siamo a fine Ottocento, per la precisione 1888, sono passati 132 anni e forse è il momento di fare il punto della situazione sulla realtà di una sala d’aste. Cosa è rimasto di quella sacralità? Di quel rituale?

È in atto, da almeno un decennio, un graduale processo di “laicizzazione” della vendita all’asta, non più percepita come momento di celebrazione collettiva ed evento pubblico agognato (se non per rare occasioni di vendite internazionali di Arte Moderna e Contemporanea, perlopiù), ma vissuta piuttosto come naturale conclusione di un processo di pre-vendita, che si svolge diffusamente nelle settimane antecedenti il giorno dell’asta.

Le opere sono presentate, illustrate, studiate e visionate con largo anticipo dai collezionisti, che non assaporano più il sapore della scoperta dettata dall’infatuazione del momento, come invece si percepisce dalle parole di D’Annunzio. Primo elemento dunque di distanza la maggiore conoscenza dell’oggetto, che se da un lato è sicuramente un bene, dall’altro toglie quell’aura benjaminiana che caratterizza l’opera d’arte. Partecipare in sala è divenuta ormai una stanca routine di rilanci e offerte in cui predomina l’aspetto commerciale sulla passione, una dimensione che non manca ai moderni collezionisti ma che troppo spesso è mediata dalla valutazione economica.

Esposizione asta di Fotografia

Si entra così nel secondo elemento, dilagante: un mondo globalizzato espone ogni opera d’arte nella vetrina di un mercato mondiale dove ad ogni oggetto corrisponde un prezzo costruito su oggetti simili e su aggiudicazioni simili. Si conosce in partenza il valore dell’opera, fin nei minimi particolari, e dunque la competizione appare spesso forzata entro determinati steccati; l’effetto di un mercato sviluppato e maturo (ed è un bene questo!) si riverbera sull’evento asta, predeterminandone il risultato secondo binari consueti, dettati dal mercato stesso.

La sala d’aste non è più il luogo magico delle sorprese (anche se, per fortuna, anche queste accadono abbastanza di frequente), ma un mercato pubblico che determina il valore di un oggetto secondo precisi meccanismi che sono già impliciti nella valutazione economica dell’oggetto stesso: le stime si costruiscono sul valore medio di mercato dell’opera e il mercato è costruito sulle vendite all’asta. Un serpente che si morde la coda. È sempre l’asta a determinare il valore di partenza e quello finale dell’oggetto, lasciando poco spazio agli “scostamenti virtuosi”.

Asta di Arte Moderna e Contemporanea | 04 giugno 2019

Questa prevedibilità non può che provocare un appiattimento emotivo del momento dell’asta, che è ben fotografato dalla realtà delle sale attuali. Un pubblico di curiosi, di addetti ai lavori, di conferenti, sempre meno popolato da veri collezionisti. Che si nascondono invece dietro gli anonimi telefonisti delle case d’asta o, ancor più negli ultimi anni, dietro lo schermo di un pc. Arriviamo così alla rivoluzione dei giorni nostri, dettata dalla rete: le piattaforme di vendita on-line stanno divenendo il luogo privilegiato per tanti collezionisti sparsi in giro per il mondo che, comodamente dalle loro abitazioni, partecipano al rito collettivo dell’asta “in absentia”. Ma è vera assenza la loro? Non direi, si configura invece come una presenza virtuale, attiva e dinamica, dove manca solo la fisicità del corpo, presupposta aldilà dello schermo.

Una situazione straniante quella che spesso si realizza in sala: il pubblico non è più attore e partecipe ma semplicemente testimone muto di una competizione che si svolge tra telefoni e piattaforme di vendita on line. Dietro, tanti clienti fisicamente presenti in remoto, agguerriti e pronti a contendersi i lotti; davanti, in sala, spettatori silenti. In mezzo, a fare da arbitro, il banditore senza più interlocutori reali in sala da seguire, assecondare, plaudire, ma solo colleghi cui è delegata la sua funzione precipua: seguire e stimolare i rilanci, nel meccanismo basilare della gara d’asta.

Asta di Arte Moderna e Contemporanea | 04 giugno 2019

Il banditore è nudo, senza più poteri, in balia di un sistema che spersonalizza le vendite, eliminando il contatto fisico/visivo coi collezionisti per favorire la sola legge dei numeri: l’asta, paradossalmente, è divenuta l’automatica registrazione di un incremento numerico sul quale il banditore ha ben poca influenza. Se le aste sono diventate tutto questo, inevitabilmente qualcosa si è perso. Si è persa la sacralità del momento della vendita, lo scambio e l’incontro dei collezionisti, l’atmosfera di incertezza feconda che accompagnava il susseguirsi delle aggiudicazioni: un luogo fisico rimane pur sempre un valore rispetto ad un non-luogo, contiene delle valenze psicologiche che nessun’asta virtuale potrà mai sostituire. Siamo in presenza di una piccola rivoluzione, in una nicchia del mondo, ma in essa si vede il riflesso di un mondo globalizzato che ha perso emozione, stupore e fantasia.

Spinta alle estreme conseguenze, un’asta si potrà oramai svolgere da casa propria, collegati con una camera alla rete, alle varie piattaforme e ai vari telefoni. Il tutto comodamente realizzato in remoto, di fronte a centinaia di collezionisti che guarderanno il banditore gesticolare, rialzare, aggiudicare nel vuoto di una stanza: loro vedranno lui, lui non vedrà più nessuno, solo uno schermo che riflette la sua immagine e quella dei lotti che scorrono, dei numeri che si succedono. Tutto questo un giorno accadrà.

Mi correggo, è già accaduto. Lunedì 27 aprile dalle ore 17 alle ore 20:32 da casa mia, in un anonimo quartiere di Roma (di quelli moderni), in una stanza asettica e luminosa, davanti a due testimoni e a tanti clienti digitali (ma reali) per un’asta di Grafica e Multipli d’Autore. Forse un segno – non casuale – che questa prima asta “immateriale” fosse dedicata all’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (cosa altro è la grafica moderna se non anche questo?)…. forse Walter Benjamin aleggiava a casa mia quel giorno, anche lui immateriale.

Uno dei test effettuati sull’asta dello scorso 27 aprile

Giulio Turcato, un artista che con le sue “Superfici Lunari” sognava di essere un astronauta

L’artista che ha saputo dare vita a un mondo parallelo rendendo “alieni” materiali semplici come la gommapiuma, la sabbia e i colori a olio.

GIULIO TURCATO, Superficie Lunare (dettaglio)

Annualmente circa 15.000 asteroidi e corpi celesti transitano vicino alla nostra Terra. Più o meno grandi, si avvicinano e passano oltre, per fortuna, snobbandoci come se non fossimo abbastanza interessanti per loro.

Al contrario, il cielo e i suoi confini hanno da sempre affascinato il genere umano. Lo studio di alcune delle regole che governano l’universo hanno portato al processo di Galileo Galilei, tanto ben narrato da Bertolt Brecht.
Nella società moderna, le teorie di mondi e spazi infiniti di Giordano Bruno non scioccherebbero più nessuno e lui sarebbe salvo. Tanto più che il pensiero del filosofo campano potrebbe nutrire tanta fantascienza moderna, come la serie televisiva Star Trek e i viaggi del suo equipaggio.

Chi non ricorda il suo incipit: “Spazio, ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell’astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale, diretta all’esplorazione di nuovi mondi, alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare laddove nessun uomo è mai giunto prima”.

E a essere tanto ossessionato dall’idea di giungere in terre inesplorate, ai limiti del visibile e di riscriverne le regole, è stato l’artista Giulio Turcato.
Probabilmente se gli avessero concesso di salire su uno degli shuttle diretti al di fuori dell’orbita terreste, o di partecipare alla missione che nel 1969 condusse l’Apollo 11 sulla Luna, sarebbe stato l’uomo più felice del mondo. O forse no, perché il suo intento era di rappresentare cose mai viste dall’occhio umano, usando colori totalmente nuovi e inimmaginabili:

“L’artista è un astronauta che lavora con l’immaginazione”

Fondatore, negli anni Quaranta, del Gruppo Forma 1 con Pietro Consagra, Achille Perilli e Piero Dorazio, Turcato è stato uno dei maggiori esponenti dell’astrattismo informale italiano, basando tutta la sua produzione sul colore.
Una perpetua ricerca coloristica di tinte normalmente impercettibili all’occhio umano, con l’obiettivo di creare un nuovo colore che rappresentasse il futuro dell’uomo. Lo scultore Bruno Vannucci, ad esempio, osservava come le opere dell’artista avessero sempre sfumature diverse da quelle dei tubetti in commercio, cromie che stupivano e continuano a stupire ancora oggi.

L’artista mantovano, grazie alle proprie opere, ha dato vita a un mondo parallelo fatto di “Stelle”, “Itinerari” e “Superfici”, trasformandoli in maniera unica fino a renderli “alieni” materiali semplici come la gommapiuma, la sabbia, i colori a olio.

GIULIO TURCATO, Superficie Lunare, 1973

GIULIO TURCATO, Superficie Lunare, 1973 | In asta a Roma il prossimo 28 maggio

Superficie Lunare del 1973, presente il 28 maggio nell’Asta di Moderno e Contemporaneo a Roma, è un esempio perfetto della costante spinta in avanti di Turcato. Linee di pura energia arancioni si dispongono su un lago argentato. Un dripping molto diverso da quelli dell’americano Jackson Pollock, perché qui i colori contrapposti si amalgamano su una superficie di gommapiuma.

Cosa ha ispirato Turcato? Potremmo, ad esempio, fantasticare che questo sia l’ingrandimento di un pezzettino di una luna composta in altissima percentuale di mercurio, abitata da esseri filiformi che muovendosi producono energia pulita. Un’immagine che sicuramente a Giulio Turcato non sarebbe dispiaciuta.

Un artista e un uomo con lo sguardo rivolto verso il futuro e l’oltre, un atteggiamento che forse, in questo momento, potremmo fare nostro per spingere lo sguardo al di là del panorama che vediamo dalle finestre di casa nostra per arrivare laddove nessun uomo è mai giunto prima. (Anche solo con la fantasia).

Prossima asta

Ottimo risultato anche per Grafica, la prima asta interamente da remoto

Finarte non si ferma e anche l’asta di Grafica Internazionale e Multipli d’Autore ottiene un ottimo risultato con oltre l’83% di aggiudicato per un totale di quasi 160.000 euro.

ANDY WARHOL, Ladies and Gentleman, Tav.5 (dettaglio), 1975

Finarte non si ferma e con lei gli ottimi risultati. Dopo l’asta di Fotografia del 17 marzo 2020 anche l’asta di Grafica Internazionale e Multipli d’Autore ottiene un eccellente risultato con oltre l’83% di aggiudicato per lotti e il 135% per il valore per un totale di € 159.206,96.

Un risultato speciale per un’asta speciale, totalmente organizzata a distanza, visto il particolare momento storico che stiamo vivendo, con un ottimo coordinamento e lavoro di squadra da parte del team di Finarte. Gruppo che ha saputo superare tutte le difficoltà in corso per offrire ai propri clienti un catalogo di altissimo livello e un’esperienza di asta unica.

Qualità e professionalità che sono state giustamente premiate. Moltissimi i lotti combattuti che hanno visto crescere la propria stima a testimonianza della rinascita di un mercato, quello della grafica e dei multipli d’autore, in cui Finarte crede fin dal 2015.

Tra le migliori aggiudicazioni di artisti italiani in asta: i Profili di Mario Cerioli, del 1975, l’opera dello scultore è stata venduta infatti al lotto 27 per € 2.048 quadruplicando la stima di base; L’Enigma del pomeriggio classica piazza di Giorgio De Chirico del 1970 a € 1.920 (lotto 49). Da un maestro all’altro – al lotto 65 – Lucio Fontana e il suo taglio in pvc rosa che viene venduto a € 4.596.

Al lotto 101 la cartella di Marino Marini, omaggio all’opera Sacre Printemps di Igor Stravinsky parte da € 2.500 per giungere rialzo dopo rialzo a € 8.250. Gli omaggi sono ricercati dai collezionisti, infatti, l’opera scelta per la copertina del catalogo di Ugo Nespolo raffigurante una sala museale dedicata a Keith Haring da una stima di € 200 schizza fino a € 1.152 (lotto 113).
€ 2.304 la cifra a cui viene battuta Finestra, serigrafia a colori su tela di Mario Schifano (lotto 159) da una partenza di € 600.

Se gli autori nazionali hanno suscitato un altissimo interesse ancora di più lo hanno fatto le opere di carattere internazionale presenti in asta. A cominciare da Salvador Dalì, lotto 42, la sua Venus Spatiale in bronzo è il top scorer della serata con € 27.539.

Il libro pop up del graffitista New Yorkese più famoso Keith Haring, lotto 77, trova collocazione in una nuova libreria per € 1.920. Il sempre amato Pablo Picasso presente con un piatto in ceramica decorato da una testa di capra raddoppia la stima iniziale per attestarsi a € 13.900. Il ritratto femminile al lotto 194, serigrafia di Andy Warhol passa di mano quadruplicando la partenza e fermandosi a € 11.400.

Risultati completi

 

Finarte non si ferma e vi aspetta per prossimi appuntamenti di:
Vini e Distillati (Hong Kong, 17 maggio)
Arte Moderna e Contemporanea (Roma, 28 maggio)
Fashion Vintage (Roma, 11 giugno)
Gioielli, Orologi, Argenti e Monete (Milano, 18 giugno)

 

*I risultati includono le commissioni

 

 

Asta di Grafica e Multipli: le opere da non farsi sfuggire

Il mondo della grafica e dei multipli d’autore: un universo fatto da bellissimi pianeti/artista tutti da scoprire. Ed è per questo che  abbiamo pensato di selezionare per voi alcune opere imperdibili tra quelle in asta il 27 aprile.

KEITH HARING, Luna Luna Karussel, A poetic extravaganza, Pop up 3D (volume incluso), 1986 - Stima € 800 - 1.000

“Non è necessariamente l’originale che noi dobbiamo possedere, ma una delle sue forme ricreate, capace di procurarci la ragione della sua bellezza”.

Queste parole sono del grande artista ungherese, naturalizzato francese, Victor Vasarely. Uno spot perfetto per quel grande mondo della Grafica e dei multipli d’autore, le cui svariate tecniche sono state amate dagli artisti di tutte le epoche per le enormi possibilità di sperimentazione. Per rendersi conto di questo basta osservare alcuni dei lotti presenti nell’asta dedicata al tema da Finarte il prossimo 27 aprile.

Lotto 24
ENRICO CASTELLANI, Estroflessione

ENRICO CASTELLANI, Estroflessione, 1968 | Stima € 1.500 - 2.000

Cominciamo con una classica estroflessione di Enrico Castellani (lotto 24, € 1.500-2.000). Realizzata in pvc bianco e accompagnata da un volume con l’introduzione di Vincenzo Agnetti, tra i primi ad apprezzare e comprendere il valore dell’opera dell’artista, e fotografie documentative tra gli altri di Ugo Mulas. Un perfetto esempio delle ricerche di Castellani improntate all’analisi e definizione dell’oggetto, della sua superficie e fruizione. Una vita artistica incentrata sulla ripetizione di una puntinatura ritmica che come la pelle di un camaleonte muta a seconda del colore della tela e delle sue dimensioni adattandovisi.

Sempre uguale ma mai identica. Un’opera senza tempo perché come ripeteva Castellani: “Il lavoro di un artista è sempre inattuale”.

Scheda completa dell’opera

STIMA € 1.500 – 2.000


Lotto 77
KEITH HARING, Luna Luna Karussel, A poetic, Extravaganza

Dal minimalismo dell’artista veneto all’horror vacui di uno dei pionieri del graffitismo americano. Logicamente parliamo di Keith Haring e del suo Luna Luna Karussel, A poetic, Extravaganza, del 1986 (lotto 77, € 800-1.000). Un lavoro doppiamente unico nel suo genere sia per la sua natura di libro pop-up sia per la sua genesi. L’opera è nata infatti per promuovere un progetto nato dalla mente visionaria dell’impresario/artista austriaco André Heller: realizzare un luna park itinerante le cui attrazioni fossero ideate da artisti. Per fare questo Heller, tra il 1985 e il 1987, contattò e coinvolse oltre a Haring, Basquiat, Anselm Kiefer, Georg Baselitz, Kenny Scharf e tanti altri. Il progetto per la sua complessità si arenò alla prima tappa prevista, Amburgo, ma alcune sue componenti sono andate a decorare il progetto del giardino botanico aperto dallo stesso Heller a Gardone Riviera sul lago di Garda. Un’opera libro che secondo le intenzioni di Haring non ha bisogno d’altro che di una persona che la guardi e ne colga l’energia.

Scheda completa dell’opera

STIMA € 800 – 1.000


Lotto 101
MARINO MARINI, Personages du Sacre Printemps

MARINO MARINI, Personnages du Sacre Printemps, 1974 - Stima € 3.000 - 5.000

Gli artisti sono in primis degli esseri umani e come tali loro stessi hanno dei miti e dei punti di riferimento, perfetto esempio di questo le otto litografie di Marino Marini, al lotto 101 (€ 2.500-3.500). Personages du Sacre Printemps è, infatti, un omaggio diretto a Igor Stravinskij e al suo balletto La Sagra della primavera, composto tra il 1911 e il 1913.

L’artista toscano prende come elemento architettonico base su cui modulare le composizioni il suo soggetto iconico: il connubio cavallo e cavaliere, riuscendo abilmente a trasmettere il medesimo dinamismo e poliritmia dell’innovativa opera musicale. Un omaggio alla rinascita della terra, un rito pagano in cui i colori divengono i ballerini e come tali gli elementi scatenanti le emozioni nello spettatore. Stampe di pura energia.

Scheda completa dell’opera

STIMA € 2.500 – 3.500


Lotto 120
MIMMO PALADINO, Senza titolo (Mano, Toro, Cane, Testa)

Dal chiasso al silenzio. Questo sembra essere il passaggio dalle litografie di Marino Marini alle acqueforti e acquetinte di Mimmo Paladino, al lotto 120 (€ 2.500-3.000). Quattro fogli, quattro soggetti: Mano, Toro, Cane e Testa. Elemento comune l’uso della foglia d’oro un omaggio diretto ai mosaici bizantini e alla loro sacralità. Immagini primordiali in cui il vuoto sembra prevalere e acquistare un peso. Paladino nelle sue opere, infatti, professa una ricerca alle radici del segno. Grazie ad un nomadismo spazio temporale che gli permette di attingere dai bizantini ai primitivi, dai greci ai totem indiani esplora la storia indagando quelle forme immediatamente comprensibili da tutti dando corpo a delle icone universali.

Scheda completa dell’opera

STIMA € 2.500 – 3.000


Lotto 156
MARIO SCHIFANO, 8 serigrafie

Ancora più vuote possono apparire le otto grandi campiture di colore al lotto 156. Una cartella di serigrafie di Mario Schifano (€ 2.000-3.000). Macchie di colori apparentemente casuali che, a uno sguardo più attento, svelano al loro interno delle lettere.
Vocali e consonanti che accostate vanno a comporre il nome dell’artista: S.C.H.I.F.A.N.O..
L’artista si ritrae così, raggiungendo il massimo della sintesi. Le sue tinte preferite: grigio-blu-arancio-celeste-giallo-verde-rosso e nero che hanno dato vita alla moltitudine delle sue opere (risaputa la sua prolificità creativa) sono qui il suo corpo sezionato. Un’opera che è la perfetta rappresentazione di un animo fragile consumato dal continuo bisogno di : “fare cose nuove, senza tregua”. Forse uno dei più sinceri autoritratti della Storia dell’Arte.

Scheda completa dell’opera

STIMA € 2.000 – 3.000


Lotto 184
VICTOR VASARELY, Optical

Le opere del già citato Victor Vasarely sono invece colme di forme geometriche come si ravvede dal lotto 184, Optical (€ 400-600). Uno dei massimi esponenti del movimento cinetico cerca tramite le sue opere bidimensionali di creare un’illusione di tridimensionalità che va ben aldilà della prospettiva rinascimentale. Nei suo disegni le dimensioni sembrano dunque moltiplicarsi quattro, cinque, sei volte superando le regole del mondo naturale.
L’artista, infatti, parte da rigide regole matematiche che piega e deforma a suo piacere per ottenere vari effetti, come quello di rigonfiamento che caratterizza l’opera in asta e ascrivibile al suo periodo Vega. Recentemente la complessità delle opere d’arte di Vasarely è stata, anche, attestata, da uno studio della Facoltà di Design dell’Università di Budapest che ha analizzato digitalmente alcune sue opere. Forse, per attitudine, un ingegnere mancato ma sicuramente un grande artista. E a noi va bene così.

Scheda completa dell’opera

STIMA € 400 – 600


Lotti dal 174 al 182
GIULIO TURCATO

Se Vasarely nelle sue opere cercava di superare i limiti fisici della rappresentazione il veneto Giulio Turcato ha invece approntato la sua carriera artistica al “vedere al di là dell’occhio”.
Considerandosi come “un’astronauta che lavora con l’immaginazione e per illuminazioni solitarie”, l’artista nelle sue opere ha cercato, infatti, di dare vita a nuove forme dai colori mai visti e percepiti. Membro con Consagra, Perilli e Dorazio del movimento dell’astrattismo informale Turcato ha saputo, però, mantenere sempre una propria indipendenza stilistica di cui sono testimonianza i molteplici lotti in asta dal 174 al 182, galassie e cieli di “mondi alieni”.

 

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