Quali sono le auto più desiderate dai collezionisti?

Alfa Romeo, Ferrari, Porsche e ancora BMW, Ford e Honda: ecco le auto più desiderate dai collezionisti secondo Edoardo Baj Macario, Specialist del nostro dipartimento Automotive.

È molto difficile capire quale sono o saranno le auto su cui puntare e investire le proprie finanzeMa è possibile, tramite degli strumenti che raccolgono i dati delle aste, capire quali sono le vetture più desiderate. 

Abbiamo pensato per voi a una lista delle auto più desiderate in assoluto (escludendo automobili con valori milionari!) e di riproporvi alcuni dei lotti più interessanti delle nostre ultime aste.

1962 Alfa Romeo Alfa Romeo Giulietta Sprint Speciale (Bertone), telaio no. AR 101.20*00687*- motore no. AR101.20*01280*
Padova Finarte – Automobili da Collezione, 25 ottobre 2019

Iniziamo con la lettera A di Alfa Romeo, la casa milanese gode di molti appassionati in tutto il mondo, e oggi uno dei modelli più desiderati è l’Alfa Romeo GTA, famosa soprattutto sui campi di gara; seguita dalla Giulietta SS disegnata da Scaglione e per finire la SZ, versione speciale con carrozzeria di Zagato, la SZ nata nel 1989, ha visto il proprio valore triplicare nel corso degli anni, a detta di molti è l’Alfa Romeo su cui puntare.

Il nostro consiglio: Alfetta GTV 2.5 con lo splendido 6 cilindri Busso.

1960 BMW BMW 250 (BMW), conosciuta come “Isetta”, telaio no. 463235
Padova Finarte – Automobili da Collezione, 25 ottobre 2019

B come BMW, la casa bavarese si sta affermando molto con i modelli anni ‘80 e’90, ma tra le più desiderate non possiamo non citare la Z8, interprete nel film di 007 “Il mondo non basta”. Ma non aspettatevi sempre supercar e sportive di grido, una delle BMW più desiderate oggi è l’Isetta, una microcar degli anni ‘50 con porta d’accesso frontale e motore  monocilindro derivato da una moto; segue un grande classico della casa tedesca: la M3, apprezzata soprattutto nella prima serie e nelle rare versioni speciali. E per finire la M3 CSL (E46) versione ancora più sportiva della M3 che sta avendo molto interesse.

Il nostro consiglio: BMW M3 CSL, al fascino del tetto in fibra di carbonio resistono in pochi.

1993 Ferrari Ferrari 512 TR (Pininfarina), telaio no. ZFFLA40B000096465 – motore no. F113D040*33745*
Padova Finarte – Automobili da Collezione, 25 ottobre 2019

F come Ferrari, se trascuriamo il valore e successo (enorme) con i modelli degli anni ‘50 e ‘60. Oggi le Ferrari più richieste sono una immersione negli anni ‘80 a iniziare dalla Testarossa, il cui mercato, “impazzì” tra il 2013-’17 con tantissimi modelli aggiudicati, tra cui l’unico esemplare spider appartenuto (e voluto) da Gianni Agnelli. Grazie anche al successo con Tom Selleck nel telefilm Magnum P.I., la Ferrari usata nella seria, la 308 GTS, oggi è il desiderio di molti collezionisti. Un altro modello degli anni ‘80 che ha avuto un’impennata d’interessi negli ultimi anni è la 328 GTS.

Il nostro consiglio: Ferrari F355 serie Fiorano.

F come Ford, le auto del grande ovale blu sono soprattutto legate alle gare: a iniziare dalla Ford Lotus Cortina, la veloce berlina inglese è tra le più desiderate dai collezionisti, che sono disposti a spendere fino a € 200.000 (su € 75.000 di valore medio) per un esemplare del campione Jim Clark. Un’altra auto marchiata Ford che si sta facendo apprezzare è la Escort RS 1.6 riportata in auge di recente in un film della saga di Fast and Furious, la “scuderia” Ford si conclude con la Ford Capri“l’auto che ti sei sempre promesso”, così recitava la campagna pubblicitaria agli inizi degli anni ‘70.

Il nostro consiglio: Ford Lotus Cortina, controllate bene il palmarès potrebbe riservare delle sorprese.   

H come Honda, quando si parla di auto da collezione si sentono pochissimo i marchi giapponesi, Honda si sta ritagliando un mercato grazie alla NSX sviluppata da Ayrton Senna e disegnata dalla Pininfarina nel ‘84. L’automobile venne prodotta per oltre 10 anni con vari aggiornamenti, e delle serie speciali destinate a Giappone e USA tra cui quella dedicata a Alex Zanardi. Per anni ignorata, oggi la veloce supercar giapponese sta raccogliendo molto interesse tra appassionati e collezionisti, tutti alla ricerca di quella di Senna, che ne possedeva una in Brasile di colore nero.

Il nostro consiglio: Honda NSX R

1974 Porsche 911 S 2.7 Targa, telaio no. 9114310381, motore no. 6341074
Automotive: Finarte 2020 Selection + 1000 Finarte, Online, 28 – 30 ottobre 2020

P come Porsche, un altro marchio su cui investire, assieme a Ferrari è la casa automobilistica che ha più interesse. L’interesse delle Porsche in pratica è in parallelo con gli anni di produzione, le prime 911 prodotte, le cosiddette serie 0, sono le più desiderate, possederne una, significa avere la “prima Porsche”, poi l’interesse segue le evoluzioni negli anni della 911. Bisogna ricordarsi delle numerose versioni a serie limitata, in alcuni casi anche meno di 20 esemplari, che dalla fine degli anni ‘70 hanno caratterizzato la produzione Porsche fino alla gamma 991 e sono oggetto di culto tra i collezionisti.  

Il nostro consiglio: Porsche 911 3.2 Jubiläumsmodell, firmata da Ferdinand Porsche sui poggiatesta.  


Vendi con noi

Il dipartimento di Automotive seleziona automobili d’interesse collezionistico che spaziano dalle ancêtre alle youngtimer. I nostri esperti sono disponibili per valutazioni gratuite e riservate su appuntamento. Per chi volesse la massima discrezione, Il Dipartimento di Automotive offre inoltre un servizio di Private Sales.

Francesca Woodman: “Io sono una fotografa”

La Woodman si è tolta la vita a soli 22 anni ma i suoi scatti, immagini sincere e a volte e brutali sulla condizione umana, l'hanno iscritta nell’olimpo della fotografia internazionale. Un lotto speciale, una sorta di testamento visivo fatto di autoscatti e realizzato poco prima della sua scomparsa, andrà in asta il prossimo 17 marzo.

“Era la prima volta che vedevo le sue fotografie. Ero disorientato dal cortocircuito tra l’apparenza adolescenziale e la forza di quelle immagini. Non riuscivo a credere che dietro quel suo aspetto di giovinetta si celasse una donna di un’energia tanto forte. È stata una meraviglia e una gioia: davanti a me avevo una grande artista”

Francesca Woodman è stata in grado di iscrivere il proprio nome nell’olimpo della fotografia internazionale nonostante una vita e, conseguentemente, una carriera brevissima concentrata in una decina d’anni. Scoprì infatti la magia della fotografia a tredici anni grazie al regalo di una macchina che le diede la possibilità di condividere con il mondo la propria interiorità, i propri desideri, i propri sogni e i propri malesseri fino ai ventidue anni, quando decise di scomparire privandoci delle sue opere.

Suo soggetto preferito? Se stessa, ritratta in edifici che sembrano abbandonati, non luoghi in cui la Woodman cerca di scomparire mimetizzandosi con l’ambiente coprendosi con un pezzo di carta da parati divelto dal muro, appendendosi allo stipite di una porta, vari tentativi di nascondersi al mondo, mostrandosi in tutta la sua fragilità e nudità. Ad un secondo sguardo, a un terzo sguardo e ai successivi le immagini svelano poi sempre nuovi dettagli, l’ombra nera sul pavimento che non coincide con quella di nessun corpo, l’acqua sputata bloccata a mezz’aria, la fotografia di posate riprodotte a fianco a posate vere, e così via dettagli che rappresentano una complessità di livelli che non può non essere la complessità interiore dell’artista.

Lotto 137, Francesca Woodman, Some disordered interior Geometries, 1981
cm 22,8 x 16,5. Copia anastatica. Ed. 500 copie – 24 pp. + copertina. Stima
€ 8.000 – 10.000

Sicuramente snodo cruciale per la formazione della sua estetica l’anno trascorso a Roma tra il 1977 e il 1978. L’allontanamento dalla famiglia, l’indipendenza e la scoperta di una città in cui poter respirare non solo l’eternità dei secoli ma anche il fermento creativo della contemporaneità grazie a movimenti artistici come la pop art italiana o le sperimentazioni di Mario Schifano permettono alla fotografa di raggiungere il suo apice.
Ma, si sa, la vita non è fatta solo di luoghi ma anche di persone e probabilmente se Francesca non avesse incontrato sul suo cammino Giuseppe Casetti (che in quegli anni si faceva chiamare “Cristiano”), fondatore della libreria Maldoror, oggi non conosceremmo le sue opere.

Lotto 137, Francesca Woodman, Some disordered interior Geometries, 1981
cm 22,8 x 16,5. Copia anastatica. Ed. 500 copie – 24 pp. + copertina. Stima
€ 8.000 – 10.000

Lo stesso Casetti ricorda così il loro primo incontro: “Un giorno mi si è avvicinata, mi ha dato una scatola di tela grigia e ha detto: ‘Io sono una fotografa’. Ho aperto la scatola e sono rimasto sedotto. Era la prima volta che vedevo le sue fotografie. Ero disorientato dal cortocircuito tra l’apparenza adolescenziale e la forza di quelle immagini. Non riuscivo a credere che dietro quel suo aspetto di giovinetta si celasse una donna di un’energia tanto forte. È stata una meraviglia e una gioia: davanti a me avevo una grande artista”. Da lì la decisione di proporle di fare una mostra in libreria deve essere stata immediata.

Lotto 135, Postcard, invito alla mostra “Immagini”, 1978. Stampa vintage a contatto alla gelatina ai sali d’argento montata su cartoncino originale d’invito, cm 5,5 x 5,5 circa (cm 10,5 x 14,9 cartolina). Stima € 8.000 – 10.000

Proprio due degli inviti realizzati per questa sua prima personale del 1978, dal titolo “Immagini” presso gli spazi della libreria, saranno presenti nell’asta del 17 marzo di Fotografia. La bellezza di ciascuno di questi inviti risiede nella scelta di applicare su ciascuno di essi un originale: una stampa a contatto alla gelatina ai sali d’argento, rendendoli quindi delle vere e proprie opere.

Rispetto alle fotografie “ufficiali” questi oggetti però godono di una vita “oltre l’immagine”, fatta di scritte, appunti, francobolli, inviti a cena, progetti di mostra. Si caricano, infatti, della vita reale che le ha toccate e in particolare in questo caso della vita di Salvatore Meo (lotto 135). Anche lui artista, nato a Philadelphia, ma che visitando il paese degli avi, l’Italia, decise di rimanerci, divenendo un emigrante di ritorno.

Lotto 136, Francesca Woodman, Invito-cartolina per la mostra “Immagini”, 1978
Stampa vintage a contatto alla gelatina ai sali d’argento montata su cartoncino originale d’invito, cm 6,3 x 6 circa (cm 10,5 x 14,9 cartolina). Stima € 8.000 – 10.000

Una figura poliedrica e non incasellabile in un movimento artistico, le sue ricerche spaziavano, infatti, dal dadaismo, all’assemblage, dal collage all’object trouvé, amico di Giuseppe/Cristiano Casetti non può non conoscere la Woodman e supportarla nel suo essere un’americana in una terra straniera.

Un legame che lo portò a conservare quel prezioso ricordo di lei. Le foto possono divenire non solo un invito a un’esposizione ma anche un divertente invito a cena come si vede nel lotto 134, della stessa asta, in cui l’artista è andata a disegnare un piatto di riso in bilico sul piede sollevato di una ragazza e uno di ricotta a nascondere le nudità di un uomo, indicando giorno e ora dell’appuntamento: venerdì alle 8.00. Chissà cosa è successo quella sera, se davvero hanno mangiato quei due piatti, di cosa si sono parlati. La bellezza di questa fotografia è che permette di aprire la mente a mille storie diverse.

Lotto 134, Francesca Woodman, Cristiano riso e ricotta, 1977. Stampa vintage alla gelatina ai sali d’argento (composta da due contatti in un unico foglio), cm 17,7 x 23,7.
Note a tempera bianca al recto. Stima € 16.000 – 20.000

Ultimo suo lascito per noi ammiratori della sua opera è il libro d’artista, Some disordered interior Geometries (lotto 137). Pochi giorni dopo la sua pubblicazione, nel 1981, Francesca Woodman, infatti, si tolse la vita.

Realizzato dopo il suo ritorno a New York, è un vero e proprio testamento visivo in cui trovano compimento le ricerche iniziate negli anni romani. Una serie di autoscatti in cui l’artista dialoga con l’ambiente di una stanza e alcuni oggetti. Il volto non compare mai, in un gesto di annullamento dell’identità. Ciò che compaiono di più sono le mani, d’altronde un artista cosa sarebbe senza le sue mani?

Lotto 137, Francesca Woodman, Some disordered interior Geometries, 1981, cm 22,8 x 16,5. Copia anastatica. Ed. 500 copie – 24 pp. + copertina. Stima € 8.000 – 10.000

“La cosa che mi interessava di più era la sensazione che la figura, più che nascondersi da se stessa, fosse assorbita dall’atmosfera, fitta e umida.”

Ma le immagini non sono sole, Francesca Woodman fa la scelta, inusuale, di applicarle su un vecchio volume scolastico di matematica e geometria, creando così dei dialoghi e collegamenti inaspettati, come lei afferma: “Avevo l’idea di illustrare fisicamente metafore letterarie (the white lie) e di fare metafore fisiche per idee morali (la reputazione). E tuttavia, lavorando lentamente ad altri progetti, ho smarrito la particolarità di questa idea e sono venuta fuori con un gruppo di immagini che non illustravano nessun concetto specifico ma sono la storia di qualcuno che esplora un’idea […] seguiamo la figura che cerca di risolvere l’idea come se fosse un problema matematico e di inserirsi dentro l’equazione. La cosa che mi interessava di più era la sensazione che la figura, più che nascondersi da se stessa, fosse assorbita dall’atmosfera, fitta e umida.”

Guardando le sue fotografie non possiamo che ringraziare Francesca Woodman per averci donato alcune delle immagini più vere e reali sulla condizione umana, a volte crude e brutali ma pur sempre sincere e per questo belle. Da guardare e ri-guardarsi.

Catalogo completo

I vetri di Murano, oggetti del desiderio dei collezionisti

Il valore di un vetro di Murano è al pari di quello di un gioiello o di un dipinto e queste opere d'arte decorativa raccontano un pezzo di storia della grande produzione artigianale italiana: ecco perché vale la pena tenere sempre d'occhio le quotazioni di mercato.

“E, contro il cielo, opaco e riflettente: i vetri riflettono il cielo. Incielano l’Architettura” – Gio Ponti, Amate l’architettura

Il 2020 è stato un anno davvero particolare: tutti abbiamo vissuto a stretto contatto con l’ambiente domestico delle nostre case e questo ha certamente contribuito ad accrescere la consapevolezza dell’importanza di ciò che ci circonda. Il Vetro, un materiale così affascinante da risultare quasi magico, abbellisce e arricchisce il nostro arredamento, ci riporta alla bellezza del dettaglio e alla riscoperta del continuo cambiamento. Perché il vetro riflette, si modifica e modifica ciò che ci sta intorno.

Gio Ponti, lampada a sospensione mod. 5523, 1940 ca., H 65 cm x L 38 cm, a 5 luci con struttura in vetro di Murano a più strati, vetro lattimo e metallo. Prod. Venini. Venduta nel luglio 2020 per 2.300 €

I vetri sono ormai diventati un oggetto del desiderio per chi ama decorare la propria casa: particolarmente apprezzati dai collezionisti internazionali amanti dell’alto artigianato italiano, il mercato registra un trend positivo in particolare in Europa (con la Francia e i Paesi Scandinavi in testa) e negli Stati Uniti. Oggi amatissimi da designer, celebrità e collezionisti, gli eleganti e colorati vasi e oggetti in vetro di Murano permettono di giocare con i contrasti di toni e forme in diverse tipologie di ambienti, aggiungendo un tocco di bellezza e stile ad un appartamento moderno, un interno classico o anche a quei contesti più eclettici o ricercati. L’eleganza del vetro di Murano assume una serie di forme diverse: vasi, lampadari, arte della tavola, figure, accessori e molto altro ancora, il tutto ideato dalle menti creative di alcuni dei designer più importanti della storia italiana e sapientemente modellati dagli artigiani dell’isola di Murano. 

Vittorio Zecchin, Vaso, 1925 ca., costolato in vetro ametista. M.V.M Cappellin, 1925, cm h 37. Venduto nel dicembre 2020 per 1.025 €

La maestria di ogni esemplare rende questi oggetti dei veri e propri pezzi d’arte: il valore di un vetro di Murano è al pari di quello di un gioiello o di un dipinto e queste opere artistiche vengono spesso conservate nelle collezioni di famiglia e tramandate attraverso le generazioni. Gli appassionati di arte vetraria conoscono bene il pregio di un singolo esemplare, che è il frutto di un lungo processo artigianale ma soprattutto di un know-how unico e inimitabile della produzione italiana.

Una particolarità dei vetri di Murano, che li differenzia da altri settori del collezionismo, è quella della maggior valorizzazione delle creazioni del Novecento rispetto a quelle più antiche, anche grazie alle preziose collaborazioni di alcuni dei grandi nomi del secolo d’oro del design italiano con le più importanti fornaci muranesi, come Flavio Poli per Seguso, Gio Ponti e Fulvio Bianconi per Venini o Dino Martens per Aureliano Toso.

Flavio Poli, Lampadario a sospensione, 1960 ca.,
H 180 cm x L 130 cm, a sei luci in vetro stampato e colorato. Prod. Seguso. Venduto nel luglio 2020 per 3.330 €

Il concetto di vetro come oggetto da collezione (e da investimento) nasce negli anni Ottanta, grazie anche ad alcune importanti figure dell’arte contemporanea: Bruno Bischofberger, celebre gallerista di Zurigo che portò in Europa Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat, nonché grande sostenitore dell’avanguardia italiana, è tutt’oggi un grande appassionato di vetri del Novecento.

Anche il collezionista newyorkese Barry Friedman si è dedicato all’arte vetraria: una parte della sua celebre raccolta è stata battuta in asta nel 2014, raggiungendo un milione di euro per circa un centinaio di esemplari, mentre altre 177 opere tra le quali spiccano i nomi di Bianconi, Poli, Scarpa e Zecchin, realizzate presso le più importanti e storiche fabbriche muranesi – come Seguso, Barovier e Toso, Cenedese, Salviati e Venini – sono state donate nel 2017 a Venetian Heritage e destinate in via permanente al Museo del Vetro di Murano, il luogo perfetto per la loro massima valorizzazione.

Carlo Scarpa, Servizio da tavola, 1930 ca. Prod. MVM Cappellin. Venduto nel dicembre 2020 per 3.840 €

Quali sono i creatori più quotati oggi?

Senza dubbio Carlo Scarpa, che si conferma sempre tra i nomi più cercati sul mercato, poi le creazioni di Ercole Barovier, Paolo Venini e Vittorio Zecchin. Molto ben quotati anche Fulvio Bianconi, Dino Martens e Tomaso Buzzi. Tra i nomi ancora in parte da scoprire ma che ci aspettiamo possano godere di ottimo successo nei prossimi anni, citiamo Toni Zuccheri e Luciano Vistosi.

Ercole Barovier, Statua di giardiniere in vetro soffiato foglia d’oro e forte iridescenza, 1940 ca.Prod. Barovier e Toso, cm h 29. Venduta nel dicembre 2020 per 1.025 €

Vendi con noi

Il Dipartimento di Design italiano del XX Secolo ha una forte specializzazione in articoli del design industriale e delle arti decorative prodotti dal 1900 fino ad oggi. Tutti hanno le caratteristiche di essere pezzi particolari, originali, e di avere come comune denominatore il Made in Italy.

Ci rivolgiamo a chi pensa di possedere oggetti di modernariato e design dai primi del Novecento in avanti e ne vuole conoscere il reale valore, l’origine o il designer valorizzandoli così al meglio all’interno delle nostre aste dedicate a questo settore. I nostri esperti si propongono inoltre di essere un fulcro per coloro che cercano di apprendere e condividere conoscenze su arte, design e collezionismo, offrendo valutazioni sia di persona che online.

Asta di Design: 21 aprile 2021
Termine per la consegna delle opere: 15 marzo 2021

L’esperto Roberto Mutti consiglia i fotografi sui quali investire adesso

Storico, critico e docente di fotografia, Roberto Mutti consiglia alcune opere della prossima Asta di Fotografia che i collezionisti non possono assolutamente farsi sfuggire.

Nonostante le gravi restrizioni fisiche che hanno coinvolto il mondo dell’arte, obbligando a dolorosi distanziamenti sociali, quello delle aste ha resistito e ha anzi potuto contare, per noi di Finarte, su un interesse generale codificato, nel caso del dipartimento di Fotografia, di un aumento del 50% rispetto al 2019, traguardo che consideriamo punto di partenza per la stagione che si aprirà il 17 marzo.

Le ragioni di questo successo sono legate a diversi fattori il primo dei quali è l’attendibilità che Finarte si è conquistata presso il pubblico dei collezionisti italiani e internazionali. Ma non possiamo non considerare il contenuto critico che offriamo perché siamo l’unica casa d’aste che nei suoi cataloghi non si limita alle indispensabili indicazioni tecniche, ma si apre a notazioni storico-critiche che aiutano il pubblico a orientarsi e a individuare non solo i grandi autori ma anche altri non altrettanto noti, ma non per questo meno pregevoli.

Lotto 1, Mario Giacomelli, Io non ho mani che mi accarezzino il volto, 1961/1963. Stima € 3.500 – 4.500

Anche se nel nostro Paese l’esterofilia non ha giovato agli autori italiani, alcuni nomi di importanti fotografi si sono affermati a livello internazionale per la qualità delle loro proposte. È il caso di Mario Giacomelli che da tempo occupa un ruolo significativo nel mondo del collezionismo per le sue immagini sempre caratterizzate dai forti contrasti fra i bianchi “bruciati” e i neri catramosi. Difficile da catalogare in un solo genere, è pressoché unico a interpretare la grande poesia come dimostrano le celeberrime immagini dei seminaristi ispirate alla lirica “Io non ho mani che mi accarezzino il volto” di David M. Turoldo.

Lotto 85, Franco Fontana, Paesaggio, Basilicata, 1987. Stima € 1.000 – 1.500

Due modi diversi di rapportarsi con il paesaggio caratterizzano il modenese Franco Fontana e il milanese Gabriele Basilico: il primo affronta quello naturale con riprese audaci che si tramutano in pennellate di colore e in composizioni vicine all’astrazione, il secondo è il cantore di quello urbano che affronta con rigore assoluto guidandoci a osservare le architetture con sguardo nuovo. Il senso dello spazio caratterizza l’intero operato di Luigi Ghirri che sa scavare oltre l’immediatezza per far emergere il senso del mistero e di Maurizio Galimberti che usa la scomposizione e la ricomposizione in collage per dar vita a opere che si richiamano all’estetica delle avanguardie storiche.

Lotto 8, Luigi Ghirri, Modena, dalla serie “Still Life”, 1979. Stima € 4.000 – 6.000

Se qualche anno fa i collezionisti non amavano molto, con le debite eccezioni, le opere dei fotoreporter, oggi le cose sono cambiate e si assiste a un rinnovato interesse non solo per esponenti di assoluto valore della photographie humaniste come Henri Cartier-Bresson, Willy Ronis e Robert Doisneau, ma anche per maestri del bianco e nero, come Gianni Berengo Gardin, Mario De Biasi, Fulvio Roiter, Mario Carbone, protagonisti della grande stagione della storia italiana del dopoguerra.

Lotto 26, Gianni Berengo Gardin, Venezia, 1955-1960. Stima € 1.000 – 1.500

Il fatto di dare spazio agli autori italiani non significa trascurare quelli internazionali, partendo da quelli storicizzati come Weegee, il grande testimone di New York di cui ha colto tutte le sfumature passando dalle immagini notturne di cronaca che ha saputo trasformare in fotografie d’autore a quelle di critica sociale.

Lotto 213, Weegee, The Critic (Mrs Cavanaugh and Friend About to enter the Metropolitan Opera House), 1943. Stima € 3.800 – 4.500

Altri fotografi sono dei veri capostipiti delle ricerche più audaci: Man Ray come esponente di punta del dadaismo, Florance Henri (autrice ancora tutta da scoprire in Italia) di un personalissimo surrealismo poetico.

Un grande interesse riguarda i fotografi a noi più vicini forse anche perché capaci di interpretare con più sensibilità il nostro sentire. Talvolta lo fanno calcando la mano sulla provocazione intellettuale: è il caso di Araki e di Joel-Peter Witkin. Il primo scardina il quieto perbenismo giapponese con immagini che alludono a una sensualità evidente nella descrizione delle pratiche del bondage e sublimata nelle immagini dei fiori, il secondo frantumando il tabù della morte costruendo immagini dove Eros e Thanatos convivono con sfrontata eleganza.

Lotto 112, Joel Peter Witkin, First Casting for Milo, 2003. Stima € 2.800 – 3.400

Ribadendo la crescente importanza del ruolo delle donne nel mondo dell’arte, cinque fotografe si fronteggiano in un ideale confronto a distanza che appassiona i collezionisti. Diane Arbus è la capostipite di una visione al femminile che scopre un’inquietudine che serpeggia sottopelle ed emerge qua e là a fare a pezzi quel che resta del sogno americano.

Lotto 133, Abramovic/Ulay, Relation in space, 1976. Stima € 1.000 – 1.200

Marina Abramovic si apre a orizzonti performativi che recuperano una dimensione personale carica di forti rimandi emozionali, Nan Goldin mescola realtà e rappresentazione, vita vissuta e racconto con immagini di crudo realismo lontanissime da ogni retorica. Anche Cyntia Morris “Cindy” Sherman gioca con la realtà che filtra attraverso gli stereotipi, soprattutto quelli imposti dalla cinematografia e dalla pubblicità, con autoritratti che sembrano frames di pellicole.

Lotto 108, Senza Titolo (Pig Woman), 1986. Stima € 1.800 – 2.500

E, infine, c’è il caso di Francesca Woodman, che tutti considerano per la sua grandezza espressiva e visionaria ancora più apprezzabile perché il suo percorso si è interrotto troppo presto pur avendo lasciato tracce fondamentali alcune delle quali, che presenteremo proprio nella prossima asta, ancora tutte da indagare.

Lotto 134, Francesca Woodman, Cristiano riso e ricotta, 1977. Stima € 16.000 – 20.000

Catalogo completo

Da Fontana e Leoncillo a Cerone: il mercato della ceramica del dopoguerra è in crescita

La vivacità del settore della ceramica e le importanti performance sul mercato di artisti come Leoncillo e Fontana sono sicuramente sintomo di una rinnovata passione verso le arti applicate e dell’idea di artigianalità.

Negli ultimi anni, il mercato dell’arte moderna e contemporanea in Italia ha visto crescere l’interesse verso le ceramiche degli artisti del dopoguerra, come i più conosciuti Lucio Fontana e Leoncillo Leonardi ma anche Giacinto Cerone, Emanuele Luzzati, Marino Marini, Nanni Valentini, Mimmo Paladino e tra i designer Enzo Mari e Gio Ponti. 

“La ceramica, rispetto ad altri materiali utilizzati nell’arte, ha sempre svolto un ruolo ‘pacifico’, per le caratteristiche proprie della sua natura e dei materiali impiegati, in primo luogo, la terra.”*

La vivacità del settore e le interessanti performance degli artisti che si sono dedicati alla lavorazione della ceramica è sicuramente sintomo di una rinnovata passione verso le arti applicate e dell’idea di artigianalità: i ceramisti-artisti contemporanei hanno legato la lavorazione della materia alla sperimentazione, portando questa disciplina a “competere” con la scultura più tradizionale in pietra, marmo o bronzo. La prima generazione di scultori ceramisti si è formata in Italia assimilando gli insegnamenti di Arturo Martini: Lucio Fontana, Leoncillo Leonardi, Fausto Melotti, Enrico Mazzolani e altri che hanno, a loro volta, ispirato moltissimi autori di oggi a formarsi nel campo dell’arte ceramica.

Arturo Martini, Marinella, 1921, terracotta, cm 56×41,5×36. Esemplare unico. Venduta nell’ottobre 2020 per 42.420 €

Il percorso ceramico italiano moderno e contemporaneo parte dalla figura di Arturo Martini, che dedicò quasi la sua totale esistenza alla ceramica come materia espressiva e linguaggio artistico: la sua capacità di plasmarla, trasferendo in essa pulsioni ed emozioni, aprì la strada a diversi altri artisti che si cimentarono con la ceramica nel corso del ‘900.

La figurazione di Martini viene superata dall’informale di Lucio Fontana, che si spinse oltre ai limiti dello spazio: grazie a lui e in un secondo tempo a Leoncillo Leonardi, l’arte ceramica della metà del Novecento abbandona il concetto di forma e si sposta verso la potenza della materia, del gesto e dell’emozione.

In quegli anni la scultura ceramica si afferma al pari di altre tecniche artistiche, diventando un medium di riferimento per la produzione di una generazione di artisti che operavano nel periodo post-bellico, mossi dall’urgenza e dalla necessità di esprimere questioni esistenziali profonde e talvolta drammatiche.

I critici le chiamavano ceramiche. Io le chiamavo sculture. Il mio repertorio di forme si è ampliato fino ad includere motivi botanici e marini ma le forme richiamavano ed evocavano i ritmi che si generavano dentro di me, il vento ad esempio; sensazioni e movimenti tumultuosi che non avevano nulla a che fare con la bellezza”

Lucio Fontana iniziò a dedicarsi alla ceramica dagli anni Trenta, quando trascorse un periodo nello studio di Tullio d’Albisola, poi di Mazzotti (sempre in Liguria) per poi arrivare alle fornaci Sévres di Parigi nel 1937, esperienza che gli consentì di far conoscere le sue ceramiche sul mercato francese.

Trascorse quindi il periodo della guerra in Argentina e, al suo rientro in Italia – dopo essersi fatto promotore dello Spazialismo – avviò la sua seconda fase dedicata alla ceramica, portandola all’estrema manipolazione e al dialogo immersivo con l’ambiente seguendo le coordinate teoriche della poetica spazialista.

In quegli anni si dedica agli Arlecchini, alle Ballerine e ai Pagliacci, fino alle rappresentazioni religiose, rese celebri dai Crocifissi. Da circa un decennio, i prezzi e la richiesta per questi capolavori di Fontana in terracotta sono aumentati esponenzialmente, facendo schizzare alle stelle il fatturato annuale per la scultura ceramica in Italia.

Lucio Fontana, Crocifisso, 1951, terracotta smaltata, lustrata e dipinta: bianco, grigio, rosso e oro, cm 38x25x12. Venduto nell’ottobre 2020 per 207.460 €

Fontana fu quindi promotore della ceramica informale e di quel legame intimo con la materia che divenne poi il centro della produzione di Leoncillo Leonardi, che con la ceramica instaurò un rapporto carnale e viscerale come rappresentazione del proprio essere. “Sono nient’altro che un ceramista” diceva Leoncillo, fiero della materia che amava lavorare, considerata da tanti “povera” come mezzo espressivo.

Leoncillo Leonardi, Coppia di candelieri, 1948/’49. Venduti nel dicembre 2020 per 7.115 €

Impegnato artisticamente e militante antifascista, la sua produzione del dopoguerra risentì della fase neocubista che investì l’Italia: periodo che in seguito definì “anni buttati” aprendo la strada dell’informale italiano nel campo della scultura unendosi all’esperienza artistica di Lucio Fontana. Leoncillo è stato riscoperto sul mercato a distanza di molti anni dalla sua scomparsa e nell’ultimo quinquennio le sue quotazioni appaiono in forte crescita, arrivando oggi a decuplicare i prezzi rispetto al 2016.

“Una scultura non la penso già finita, farla non diventa un’esecuzione. C’è all’inizio soltanto il senso di ciò che dovrà essere, quello che dovrà esprimere. È nell’agitazione della creta che si aggiunge, che cresce nell’aria, nella sua interna dinamica che essa cerca di definirsi, di ritrovarsi”

Leoncillo Leonardi, Cariatide, 1945, ceramica policroma, cm h 84 x 20 x 17. Venduta nel dicembre 2020 per 22.560 €

L’eredità artistica di Fontana e Leoncillo  è stata ripresa da numerosi altri artisti che hanno individuato nella ceramica il loro materiale d’elezione: plasmarla e modellarla consente loro di esprimere stati d’animo e sensazioni, portando l’inconscio al formato visibile.

Giacinto Cerone, Ofelide, 2004. ceramica. cm 280x100x40. Venduta nell’ottobre 2020 per 17.620 €

Pensiamo quindi ad alcuni degli artisti che hanno ottenuto ottimi risultati nelle ultime aste di Finarte del 2020, come Giacinto Cerone, scomparso nel 2004, le cui opere sono definite da gesti rapidi e incisivi che vanno quasi ad aggredire la materia, oppure a Emanuele Luzzati che oltre ad essere ceramista fu pittore, decoratore, illustratore e scenografo, portando nel mondo della scultura un universo magico fatto di personaggi fiabeschi dai colori e forme che esprimono la sua gioia di esistere e di creare.

Emanuele Luzzati, Cavaliere, ceramica smaltata in policromia, cm 48,5 x 38 x 40. Venduto nel dicembre 2020 per 2.820 €

La ceramica del dopoguerra si dimostra quindi un ottimo settore sia per chi pensa di investire in prospettiva, sia per chi vorrebbe invece vendere un’opera o una collezione.

Vendi con noi

Il Dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea sta selezionando beni e intere collezioni da inserire nella prossima asta del 15 aprile. I nostri esperti sono a disposizione, su appuntamento, per stime e consulenze gratuite e confidenziali.

Asta di Arte Moderna e Contemporanea: 15 aprile 2021
Termine per la consegna delle opere: 19 marzo 2021

*M. Margozzi, N. Caruso, La scultura ceramica contemporanea in Italia, 2015

Arredare o decorare casa comprando in asta oggetti di ogni epoca e stile

Oggetti, mobili, quadri e tessuti che racchiudono le storie dei precedenti proprietari e dei loro creatori e che regalano subito alla stanza che li accoglie un’aurea nuova: acquistare in asta è un modo per arredare casa con gusto ma anche con un occhio di riguardo alla sostenibilità.

Tra gli articoli immancabili nelle sezioni casa e design delle riviste di lifestyle vi sono sicuramente quelli dedicati alle abitazioni di architetti, designer e creativi che aprono le porte delle loro case per condividere con il lettore le loro scelte di arredamento, lo “stile” scelto per dare una connotazione unica al luogo in cui vivono. Sfogliando queste pagine, una prima reazione comune è sicuramente quella di ammirazione (e forse leggera invidia) per queste ville e appartamenti arredati con cura e classicità ma nel contempo originalità: degli insiemi unici che incarnano alla perfezione la personalità dei loro proprietari.

Foto © Yann Maignan

Il pensiero subito successivo è: “Vorrei avere anche io una casa così!”, seguito dalla frustrazione di non poterla avere per limiti di budget, di gusto e per l’impossibilità di avere dei mobili e pezzi altrettanto belli. La realtà dei fatti però, è ben diversa: se andiamo infatti ad analizzare quelle abitazioni più nel dettaglio ci renderemo conto che alla base di ognuna c’è la totale apertura del proprietario a mixare oggetti e arredi di epoche e culture differenti, tappeti kilim con statuine giapponesi, vasi copti con nature morte seicentesche, una poltrona di design con un’applique dei primi del novecento, un reliquario sconsacrato con un vaso di murano, accostati per affinità di forme e colori o semplicemente per puro gusto estetico.

Foto © Jean Philippe Delberghe

Oggetti, mobili, quadri, tessuti che non possono essere semplicemente bollati come usati o di seconda mano, ma che racchiudono le storie dei precedenti proprietari e dei loro creatori, artigiani eccelsi che per la loro creazione hanno usato materiali e tecniche raffinatissime molto spesso oggi giorno dimenticate e che, introdotti in casa, regalano subito alla stanza che li accoglie un’aurea nuova di “buon gusto”.

Ma dove poter cercare e trovare questi “pezzi di carattere” senza spendere una follia? Sicuramente, una delle opzioni è battere i mercatini dell’usato o i pochi rigattieri ancora presenti, a volte, nei piccoli paesi di campagna o, molto più semplicemente, sfogliare il catalogo di Incanti d’arte, un’asta pensata e dedicata proprio per chi voglia introdurre nella propria abitazione dei pezzi selezionati di epoche e culture diverse, di ottima fattura e qualità e in cui trovare, per esempio, alcuni degli arredi e quadri di uno degli edifici storici di Roma, Palazzo Torlonia, e con essi riviverne i fasti. L’asta si terrà a Roma i prossimi 23 e 24 febbraio, divisa nelle due tornate di Incanti d’Arte e Opere da un’importante collezione privata romanaIncanti d’Arte e Arte Orientale.

Lotto 12, Francesco Coghetti, Mercurio trasporta Psiche sull’Olimpo, affresco riportato su tela, senza cornice, in origine di sagoma ottagonale, cm 294,5 x 163. Stima: 5.000 – 8.000 €

Per cambiare l’atmosfera di una stanza sarebbe sicuramente sufficiente l’affresco riportato su tela raffigurante il mito di Mercurio che trasporta psiche sull’Olimpo di Francesco Coghetti (lotto 12) o il tema biblico della pendola dorata raffigurante David che prima di andare ad affrontare Golia rifiuta di armarsi (lotto 19), oggetti che rappresentano storie che potrebbero essere narrate a eventuali ospiti per intrattenerli, magari, servendo da bere poi con un servizio in vetro molato con decorazioni a stelline di inizio Ottocento (lotto 78).

Tra le attività che stanno godendo più recentemente di una riscoperta vi è l’arte della calligrafia e della bella scrittura, con corsi e manuali che ne insegnano i precetti dalla corretta impugnatura della penna, fino alla realizzazione di elaborati capilettera: quindi perché non provare anche noi a recuperare il piacere fisico della scrittura servendoci degli stessi set di scrittura usati dai nostri nonni e bisnonni in argento e cristallo? Per esempio, i lotti 92 e 93, poggiati su una bellissima scrivania sapientemente realizzata da falegnami veneti (lotto 292) o su un tavolinetto in radica del XVIII secolo che renderebbe unico l’ingresso di qualsiasi abitazione (lotto 286).

Lotto 286, Tavolinetto, secolo XVIII, cm 72 x 79 x 40, con cassetto centrale. Stima: 200 – 400 €

In una bella casa non possono mancare delle composizioni floreali per dare un senso di freschezza e naturalezza ma spesso vi sono vasi talmente belli che bastano di per sé come il vaso rosso a fazzoletto (lotto 101), il più colorato vetro sui toni degli azzurri e dell’arancio di Venini al lotto 104, o l’opalino rosato di Archimede Seguso (lotto 105).

Lotto 104, Vaso in vetro pezzato, Murano, produzione Venini
altezza cm 12, firmato sotto la base. Stima: 50 – 100 €

Se invece si ama l’Oriente, non si possono non apprezzare le ceramiche dalla tradizione millenaria che trovano il giusto compimento nei grandi vasi bianchi riccamente decorati sui toni degli azzurri come il lotto 184 o il più particolare lotto 183, color rosso sangue di bue, monocromo ma da una lucentezza unica.

Lotto 184, Grande cachepot in porcellana bianca e blu decorata con paesaggio e uccelli, Cina secolo XX. Stima 150 – 250 €

In molte delle abitazioni oggetto di questi servizi si può notare anche il ritorno a decorare alcune delle pareti non solo tinteggiandole con colori particolari o con l’uso di tappezzerie, ma anche appendendovi stoffe e tappeti come già in uso in passato, rendendo omaggio a questi oggetti come propri e veri capolavori, proprio come i tre tessuti medio orientali riccamente ricamati in filo di seta e argento su velluto rosso al lotto 49; il meraviglioso kesi cinese decorato con draghi, onde e nuvole al lotto 162, o i due tappeti sempre di provenienza cinese sui toni dei beige e azzurri con motivi floreali delicatissimi ai lotti 191192.

Lotto 162, Kesi raffigurante draghi, onde e nuvole, Cina secolo XIX. Stima 1.200 – 1.800 €

Qualsiasi oggetto decidiate di aggiungere a casa vostra, l’importante è che vi trasmetta passione, nella consapevolezza che una casa può essere resa unica e costruita oggetto dopo oggetto, come d’altronde sono state formate le più grandi collezioni della storia.

Catalogo online

Quanto vale il tuo orologio da collezione?

È il momento giusto per pensare di venderlo? In che direzione si muove il mercato? Quali sono i marchi più richiesti? Alessio Coccioli, Senior Specialist del Dipartimento di Orologi di Finarte, risponde alle vostre domande.

Il 30 novembre dello scorso anno Finarte ha dedicato la sua prima asta agli Orologi da collezione, con un catalogo di lotti davvero eccezionali: il risultato è stato ottimo, con un 85% di venduto a volume e un 124% a valore.

Ad aprile si terrà la seconda asta e per prepararci, Alessio Coccioli, Senior Specialist del Dipartimento, ha risposto ad alcune delle domande più gettonate sul mercato degli orologi di pregio.

Penso che quest’anno vedrà un consolidamento del mercato, con una grande frenesia all’acquisto di orologi di qualità e una domanda sempre più focalizzata su un numero ristretto di marchi e modelli.

Com’è andata la prima asta di Orologi dello scorso novembre?

Direi molto bene come prima asta dedicata esclusivamente al dipartimento orologi! Abbiamo venduto l’85% dei lotti in catalogo, tra i quali si sono distinti pezzi sia moderni che vintage: un Cartier Tortue Monopoussoir aggiudicato a più di 27mila euro, un Audemars Piguet con calendario perpetuo, un Omega Speedmaster 145.012 e uno Zenith El Primero G581, che hanno tutti superato i 10mila euro, una cifra che ritengo accessibile ad un pubblico di investitori molto ampio. Per quanto riguarda la situazione legata alle restrizioni da Covid-19, direi ci ha permesso di sperimentare modalità di raccolta e partecipazione alle aste sempre più diversificate e semplici grazie all’online e al digital.

Cartier Tortue Monopoussoir 2396, anni 2000, cassa tonneau in oro bianco 18k. Venduto per 27.540 € a novembre 2020

Quali sono le tue previsioni per il 2021 e cosa ci puoi dire sull’andamento del mercato degli orologi da collezione in questo momento?

Penso che quest’anno vedrà un consolidamento del mercato, con una grande frenesia all’acquisto di orologi di qualità e una domanda sempre più focalizzata su un numero ristretto di marchi e modelli. Ci sono alcuni marchi e modelli che negli ultimi mesi stanno salendo molto di valore sul mercato, come Audemars Piguet, Cartier ed FP Journe e che, considerata la  richiesta esponenziale, consiglio fortemente di vendere. Altri invece, come Heuer, Universal Genève, Longines e in generale tutte quelle maison più di nicchia e con una proposta marcatamente vintage, sono marchi che al momento ha più senso comprare, considerata la possibilità di trovare orologi rari ed eccezionali a ottime cifre.

Audemars Piguet Calendario Perpetuo, anni ‘80, cassa rotonda in oro 18k, lunetta a gradini, movimento a carica automatica. Venduto per 10.140 € a novembre 2020

Investire in orologi di pregio: quali sono i tuoi consigli per chi vuole comprare?

Per chi vuole prendersi pochi rischi, la risposta è semplice: Rolex e Patek Philippe sono da sempre i marchi più sicuri su cui investire. La richiesta ora è fortemente in crescita per i modelli sportivi in acciaio e le stesse maison non riescono a soddisfare a livello di volumi il numero di richieste dei potenziali clienti, ecco perché sia per il moderno che per il vintage si sta verificando consistente aumento dei prezzi. Per quanto riguarda le scelte più rischiose ma che potrebbero potenzialmente pagare molto in futuro ci sono i marchi con grande heritage come Vacheron Constantin, Breguet, Jaeger-LeCoultre e alcuni brand indipendenti che hanno numeri di produzione ridotti e dna stilistici molto forti, come FP Journe, Laurent Ferrier, Vianney HalterVoutilainen.

 

Patek Philippe Calatrava 3923R, anni ‘90, cassa rotonda in oro rosa 18k. Venduto per € 10.140 a novembre 2020

Il momento é favorevole per vendere e per realizzare cifre interessanti, perché il mercato sta risentendo di più di un anno di immobilismo dovuto alla pandemia.

Per chi vuole vendere, invece? È il momento giusto?

Sì, decisamente: il momento é favorevole per vendere e per realizzare cifre interessanti, perché il mercato sta risentendo di più di un anno di immobilismo dovuto alla pandemia. Assenza di fiere di settore, negozi spesso chiusi per lunghi periodi di tempo, difficoltà a viaggiare per commercianti e collezionisti per fare trattative. Il numero di pezzi in circolazione é fortemente diminuito, così come le occasioni per acquistarli, e di conseguenza la poca merce che viene proposta sul mercato viene pagata maggiormente. Le case d’asta hanno cannibalizzato i canali di vendita in precedenza elencati che hanno sofferto il virus, grazie a modalità di acquisto sicure e a distanza, presentazione degli orologi con corredi fotografici di alta qualità, esperti disponibili per ogni genere di informazione.

Col passare dei mesi questo quadro potrà cambiare: la crisi economica potrà purtroppo coinvolgere un numero maggiore di persone che saranno costrette a vendere beni di valore, la merce in circolazione aumenterà, e di conseguenza i prezzi potranno avere una contrazione. Per questo mi sento di consigliare di anticipare questa dinamica vendendo in questo momento.

Zenith cronografo El Primero G581, anni ‘70, cassa rotonda in oro 18k, pulsanti tondi. Venduto € 10.140 a novembre 2020

Quali sono le tue raccomandazioni a chi vorrebbe vendere un orologio all’asta?

Per vendere all’asta occorre fare affidamento agli esperti, senza assolutamente improvvisarsi in stime superficiali dei propri beni. Un piccolissimo dettaglio può completamente stravolgere la valutazione del proprio orologio, al ribasso così come al rialzo. Fornire un corredo fotografico adeguato é assolutamente il primo passo necessario per una corretta stima della propria collezione, oltre che chiaramente dare la possibilità agli esperti di visionare i pezzi di persona, soprattutto per i modelli d’epoca.


Vendi con noi

Il Dipartimento di Orologi cura la vendita di orologi da polso e da tasca dei marchi più ricercati, come Rolex, Patek Philippe, Audemars Piguet, Vacheron Constantin, Omega e molti altri, con particolare attenzione rivolta verso i pezzi vintage anche delle Maison più di nicchia. In previsione della prossima asta di aprile, siamo in fase di raccolta di orologi e intere collezioni. Per una valutazione gratuita e confidenziale, contattateci, siamo a vostra disposizione.

 

Palazzo Bolognetti-Torlonia, lo scrigno di opere d’arte del bel mondo romano

Nell'800, Palazzo Bolognetti-Torlonia divenne uno dei luoghi più vivaci di Roma e furono numerosi i grandi artisti che ne decorarono le sale. Un significativo nucleo di affreschi provenienti dal palazzo andrà in asta il prossimo 23 febbraio in occasione di Incanti d'Arte.

Piazza Venezia, dominata dalla mole del Vittoriano, è senza dubbio uno dei luoghi rappresentativi di Roma. Liberata dall’ombra delle adunate di fronte al balcone di Palazzo Venezia il suo fulcro visivo è tornato l’Altare della Patria e l’antistante crocevia di ben cinque strade e tre rioni. È stata immortalata in innumerevoli pellicole italiane e internazionali, a partire da Vacanze Romane, forte di una prospettiva ariosa e monumentale che ne fa una delle piazze più ampie del centro storico.


 

Eppure, l’aspetto di questa piazza è relativamente recente e dovuto proprio all’erezione del Vittoriano, che con le sue proporzioni maestose richiese un adeguato spazio di rispetto. Così Giuseppe Sacconi, architetto dell’Altare della Patria, predispose un sostanziale ampliamento e rimaneggiamento della piazza preesistente. Un intervento che, come tanti altri realizzati a seguito della trasformazione di Roma in capitale del Regno d’Italia, mutò per sempre l’aspetto dell’area, cancellandone però purtroppo anche parte delle stratificazioni storiche. E proprio quest’anno, il 4 novembre prossimo, ricorrerà il Centenario del Milite Ignoto.

 

Uno scorcio da Piazza Venezia, guardando verso l'Altare della Patria da Nord-Ovest - via Wikipedia

Uno scorcio da Piazza Venezia, guardando verso l’Altare della Patria da Nord-Ovest – via Wikipedia

A fare le spese di questa revisione urbanistica furono diversi palazzi dalla lunga tradizione, come la Casa di Giulio Romano, principe dei discepoli di Raffaello, in via Macel de’ Corvi 88 o come quello dove visse e morì Michelangelo nell’adiacente e ormai scomparsa Piazza Macel de’ Corvi.

Ma la “vittima” forse più clamorosa fu il seicentesco Palazzo Bolognetti-Torlonia: acquistato da Giovanni Raimondo Torlonia nel 1807 era divenuto, proprio sotto la nobile famiglia, uno dei luoghi più vivaci del bel mondo romano nonché scrigno di opere d’arte e decorazioni eseguite dai migliori nomi. Gioiello della corona nella collezione dei principi di origine francese era l’Ercole e Lica di Canova, capolavoro dello scultore oggi custodito presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Esposta in una galleria al primo piano progettata dal Canova stesso, che predispose anche le illuminazioni più adatte, la scultura rappresentava un primo, eccezionale assaggio alla collezione.

Facciata di Palazzo Torlonia

Facciata di Palazzo Torlonia

Giovanni Torlonia e il figlio Alessandro che ereditò il palazzo nel 1829 vollero infatti che la loro residenza fosse arredata e decorata con uno sfarzo e un lusso pari solo a quello dispiegato nelle loro invidiate e frequentatissime feste. Stendhal, in visita a Roma, celebrò entrambe nel suo Promenades dans Rome del 1829:

I balli del Principe Torlonia in Roma sono superiori a quelli che dava Napoleone I. […] I quattro lati del cortile del suo palazzo sono occupati da magnifiche gallerie che comunicano con più saloni vastissimi nei quali si balla. I migliori pittori viventi, come Palagi, Camuccini, Landi, li hanno dipinti. […] Le feste dei Torlonia sono più belle di tutte quelle dei sovrani d’Europa.

Agli artisti citati da Stendhal ne vanno aggiunti tanti altri, tra cui Bartolomeo Pinelli, Bertel Thorvaldsen, Francesco Coghetti, Filippo Bigioli… Le decorazioni da loro realizzate per la prestigiosa committenza finirono purtroppo in parte con l’essere distrutte assieme al Palazzo e, qualora salvate appena in tempo dalle demolizioni, disperse.

Interni di Palazzo Torlonia

Interni di Palazzo Torlonia

Appare quindi particolarmente interessante e significativo il nucleo consistente di affreschi staccati provenienti da Palazzo Bolognetti-Torlonia che Finarte offrirà all’interno dell’asta Incanti d’Arte il 23 febbraio. Affreschi opera fra gli altri di Coghetti e Bigioli che nei primi del ‘900 entrarono a far parte della collezione della contessa Amalia Canonica, che fu amica e fidata collaboratrice di Laetitia di Savoia Bonaparte, duchessa di Aosta.

Francesco Coghetti "Mercurio trasporta in cielo Psiche", affresco riportato su tela, senza cornice cm 294,5 x 163

Lotto 12, Francesco COoghetti, Mercurio trasporta Psiche sull’Olimpo. Stima € 5.000 – 8.000

Non a caso nella Capitale all’aristocrazia romana, strettamente legata al papato, si sostituì proprio a inizio XX secolo quella legata al Regno d’Italia e ai Savoia, come testimoniano appunto le vicende di Piazza Venezia. Gli affreschi staccati dalle pareti del Palazzo si affiancano così ad arredi e dipinti acquistati direttamente dalla contessa, come le opere di Paolo Gaidano, pittore che di donna Amalia condivideva le origini piemontesi. Gaidano realizzò per la contessa degli affreschi per il santuario del Sacro Cuore a Bussana, vicino Sanremo, di cui verranno presentati in asta alcuni cartoni.

Lotto 38, Paolo Gaidano, Angelo con la Veronica; Angelo con grappolo d’uva; Angelo con la Croce; e Angelo con spighe. Stima € 500 – 1.000

L’asta di Incanti d’Arte si viene così a configurare, grazie alla collezione Canonica, come testimonianza di questa ideale continuità di gusto e amore del bello, di vicende private e Storia, tradizione sabauda e romana.

Catalogo online

Hai un tesoro in cantina? Valorizza i tuoi vini e distillati all’asta con Finarte

Se stai pensando di vendere i tuoi vini in asta o vorresti far valutare la tua collezione, non perdere i consigli dell'esperto del Dipartimento di Vini e Distillati, Guido Groppi.

“Ma se organizzi aste di vino, allora ti do la vecchia bottiglia di mio padre!”

Guardo divertito l’amica e tra il saccente e lo scettico le rispondo che solo pochi vini conservano o aumentano il proprio valore nel tempo, capita solo con qualche Barolo… lei mi incalza con entusiasmo, dicendo che proprio di quello si tratta e a me viene in mente la bottiglia stortignaccola del Barolo Pippione, che negli anni ’60 entusiasmava e ora non va nemmeno se la regali, ma lei insiste, allora per chiuderla lì le dico “guarda, dev’essere proprio un Monfortino…”.

Monfortino Stravecchio Riserva 1937, aggiudicato all’asta successiva per 1.920 €.

GIACOMO CONTERNO MONFORTINO STRAVECCHIO, 1937, venduto a 1.920 €, asta di Vini e Distillati, novembre 2020

Cosa possiamo imparare da questo episodio? Per prima cosa, che essere saccenti e scettici è sbagliato, il caso ci sorprende sempre e si deve verificare ogni ipotesi; poi che la regola si conferma: solo alcuni grandi vini accrescono il valore con il tempo; per quanto riguarda l’Italia si tratta dei piemontesi Barolo e Barbaresco, degli Amarone della Valpolicella, e dalla Toscana Brunello e Supertuscan, questa parola relativamente recente che identifica i grandi vini toscani da vitigni internazionali; fuori da queste denominazioni, ci sono poi gemme isolate, sparse in tutt’Italia, singoli vini che hanno saputo affermarsi nel tempo per la straordinaria qualità.

Una selezione dei migliori vini toscani. A sinistra: Brunello (Biondi Santi, Tenuta della Luce e Frescobaldi Castel Giocondo) a destra: Supertuscan (Tignanello, Ornellaia e Solaia)

La stessa cosa vale per la Francia, dove la provenienza dai territori di Bordeaux, Borgogna, Rodano e Champagne è una buona premessa per passare all’esame della singola etichetta – così come per i distillati: le vecchie bottiglie di Whisky, Cognac, Calvados, CherryMarsala possono rivaleggiare in apprezzamento con le azioni Apple.

Tra i più prestigiosi vini di Bordeaux: Petrus e Château Latour

È poi necessario, affinché una bottiglia pregiata abbia valore dopo 15, 30, 50 anni, che la conservazione sia perfetta. La valutazione è relativa all’aspetto, con etichetta e capsula integre e al contenuto, per livello di riempimento, colore e limpidezza del vino. Perché un grande vino possa offrire meravigliose emozioni dopo 50 anni di bottiglia, è necessario che sia stato conservato in un luogo con una temperatura fresca e stabile, senza un’umidità eccessiva e movimentazione frequente che comprometterebbero le etichette.

Un La Tâche 2001 del leggendario Domaine de la Romanée-Conti

Bene, ma se nella cantina di famiglia trovo bottiglie corrispondenti a questa esigente descrizione, come faccio a sapere quanto valgono? E come faccio a monetizzare tale valore nel migliore dei modi? È qui che entra in gioco il dipartimento Vini e Distillati di Finarte per dare una risposta a queste due importanti domande, fornendovi una valutazione gratuita delle vostre bottiglie e proponendole ad un pubblico di appassionati ed esperti che se le contenderanno all’asta.

Ecco i due semplici passi per vendere all’asta i vostri vini e distillati:

1. Redigere un elenco dettagliato delle bottiglie, specificando con precisione il nome del produttore, del vino e l’annata; sulla base di questo elenco, il dipartimento Vini & Distillati di Finarte formulerà una prima stima gratuita del valore di ogni singola bottiglia;
2. Affidare le bottiglie al Dipartimento Vini e Distillati di Finarte, in modo che gli esperti verifichino lo stato di conservazione, consolidino il valore della prima stima e su questa base definiscano il mandato a vendere con cui incaricate la casa d’aste della vendita.

Vendi con noi

Finarte organizza con frequenza aste di vini e distillati, i vostri vini verranno proposti alla prima data in calendario in modo da permettervi di godere in tempi brevi della miglior monetizzazione della vostra cantina. Se avete una cantina da valutare, contattateci subito, siamo a vostra disposizione.

 

Love is in the Air: cinque gioielli imperdibili per San Valentino ?

Il catalogo dell'asta del 9 febbraio propone tante idee romantiche e preziose per un San Valentino davvero indimenticabile. Le nostre specialist del dipartimento di Gioielli hanno pensato a una selezione speciale di cinque lotti per voi.

Manca pochissimo alla festa degli innamorati e noi, per non farci mancare il giusto tocco di romanticismo, inauguriamo il primo semestre dell’anno con un’asta dedicata a Gioielli e Orologi e un catalogo così ricco di lotti preziosi che non potrete non trovare quel “regalo speciale per una persona speciale” che stavate proprio cercando.

Per rendervi la scelta ancora più facile, le nostre specialist del dipartimento hanno selezionato per voi cinque lotti, con una proposta che parte da una base d’asta di 250 €, fino ai 5.000 €.

I lucchetti dell’amore

Lotto 71, Due pendenti con diamanti in oro rosa e bianco 18K, a forma di lucchetti. Base d’asta 250 €

Lo sapevate che la storia dei lucchetti come simbolo d’amore ha in realtà origine… dall’ambito militare? Sembra infatti che verso la metà del 1900, gli allievi della Scuola di Sanità Militare di Firenze cominciarono ad attaccare il lucchetto del loro armadietto ad una grata del Ponte Vecchio, come rito simbolico per congedarsi dalla scuola. Da lì in poi, il lucchetto appeso alle barre metalliche del parapetto del ponte venne ripreso da diversi romanzi rosa, diventando così uno dei simboli per eccellenza dell’amore eterno. Il catalogo dell’asta vi propone un lotto imperdibile: una coppia di pendenti a forma di lucchetti, in oro rosa e bianco, con diamanti (lotto 71).

Per una proposta in grande stile

Lotto 140, Anello con diamanti in oro bianco 18K e diamanti taglio brillante per totale ct 0,80 circa, realizzato a cestino. Misura 14. Base d’asta 900 €

I lucchetti sono sicuramente un’idea romantica, ma per chi ha in mente qualcosa di ancora più speciale, come una proposta di matrimonio, un elegantissimo anello con diamante è esattamente ciò di cui avete bisogno. Il catalogo dell’asta Gioielli e Orologi / The Valentine’s Day Auction ne propone diversi, ma qui abbiamo selezionato questo esemplare con diamanti in oro bianco 18K e diamanti taglio brillante per totale ct 0,80 circa, realizzato a cestino (lotto 140).

Un Rolex è per sempre

 

Lotto 131, ROLEX Datejust ref. 16014, 1978, orologio in acciaio, quadrante in madreperla e indici in diamanti. Base d’asta 4.500 €

Vi assicuriamo che la stupirete e non vedrà l’ora di averlo al polso: se volete rendere San Valentino davvero speciale e originale, perché non puntare su un orologio? In asta sono presenti otto lotti – sia da donna che da uomo – partendo da una base d’asta di 250 € e arrivando fino ai 7.000 €. Questo Rolex Datejust in acciaio è sicuramente un modello elegantissimo ma al tempo stesso semplice e facile da portare tutti i giorni: il quadrante in madreperla lo rende davvero unico e i diamanti lo impreziosiscono ancor di più (lotto 131).

 

Tiffany & Co. per gli amanti del classico

 

Lotto 214, TIFFANY & CO., Collana con diamanti, in oro giallo 18K e undici diamanti taglio brillante per totale ct 1,50 circa, montati a castone, collezione “Diamonds by the Yard”, designer Elsa Peretti, con scatola. Base d’asta 5.000 €

Non c’è San Valentino che si rispetti senza Tiffany & Co.  Da sempre sinonimo di romanticismo e raffinatezza, ricevere quella scatolina è un po’ il sogno di ogni donna. L’asta di Gioielli vi offre l’occasione di fare (o farvi!) un regalo davvero prezioso: una collana in oro giallo e undici diamanti taglio brillante, realizzata dalla designer Elsa Peretti (lotto 214).

Il suo arrivo da Tiffany & Co. nel 1974 segnò una vera e propria rivoluzione nel mondo del design dei gioielli e la sua prima collezione andò sold out il giorno stesso del lancio. Tra le sue acclamate creazioni vi è proprio la rivoluzionaria collezione Diamonds by the Yard (di cui fa parte anche la collana proposta in asta), una combinazione di fini catene fluide e pietre montate a castone che hanno cambiato per sempre il ruolo dei diamanti nella moda.

 

Un regalo indimenticabile

Lotto 227, Orecchini in oro bianco 18K con smeraldi taglio goccia per totale ct 7,50 circa e diamanti taglio brillante per totale ct 2,80 circa. Base d’asta 5.000 €

Tra i 229 lotti del catalogo, questi orecchini spiccano per la loro eleganza: realizzati a pendente, in oro bianco 18K, smeraldi taglio goccia per totale ct 7,50 circa e diamanti taglio brillante per totale ct 2,80 circa, hanno la parte superiore a cuore e quella inferiore a goccia, con chiusura con perno e farfalla. Un dono sicuramente indimenticabile e di grande raffinatezza, per qualcuno di molto importante.

L’asta si terrà a Milano il prossimo martedì 9 febbraio alle ore 15. La partecipazione in sala sarà possibile previa registrazione mentre è sempre possibile partecipare online registrandosi alla nostra piattaforma oppure telefonicamente o con offerte scritte, inviando il modulo compilato all’indirizzo email bid.milano@finarte.it.

Buon San Valentino!