Stima
€ 6.000 - 8.000
Lotto venduto
€ 7.650
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Informazioni
cm 83 x 108
Bibliografia
L'opera in esame (lotto 236) e il suo pendant (lotto 237), pubblicati da Ferdinando Arisi nel 1995 (F. Arisi, 1995, p. 154), sono indubbiamente altissimi esempi dell'arte del Boselli. Le due composizioni, dal notevole impatto visivo, presentano gli elementi più tipici del repertorio del pittore piacentino che, anche qui, appare "affollato" di carni macellate, cacciagione, frutta e verdura - quasi sue firme stilistiche - trattate con una essenziale ma felice adesione alla realtà. I dipinti coniugano alla perfezione due tratti principali della sua pittura: da un lato la grande abilità tecnica e l'alta qualità pittorica, evidenti nella perfetta resa mimetica, dall'altro il trionfale, ma mai eccessivo, decorativismo barocco.
Secondo Arisi le opere sono da datarsi all'ultimo decennio del Seicento (F. Arisi, 1995, p. 154) per la particolare affinità stilistica con le due celebri tele, sempre in pendant, della Pinacoteca Stuard di Parma, rispetto alle quali la qualità di quelle qui offerte appare anche più alta (per confronto si veda F. Arisi, Felice Boselli. Pittore di natura morta, Piacenza, 1973, n. 196 e 197, ill. 262 e 264). L'eccezionale raffinatezza, che pone le opere agli apici della produzione boselliana, è così evidente che i due dipinti vengono fatti rientrare da Arisi tra quelli "condotti con altro spirito, nei quali l'occhio è più rivolto alla qualità che al guadagno" (F. Arisi, 1995, p. 154).
Nella tela raffigurante Cacciagione, frutti e verdura (lotto 237) è da segnalare la presenza dei grappoli d'uva che si pone come fondamentale punto di riferimento per l'attribuzione a Boselli di soggetti analoghi - in primis per l'Uva della Collezione Cobianchi di Piacenza (F. Arisi, 1973, p. 182, n. 163, ill. 220) - e che, quindi, assegna al dipinto un ruolo di primaria importanza per la ricostruzione dell'intero catalogo del pittore; anche per questa ragione, l'opera è definita dallo stesso Arisi uno dei "dipinti più interessanti del Boselli" (F. Arisi, 2004, p. 106).