Informazioni
cm 148 x 198
Provenienza
Esposizione
Forme magnifiche e gran pieghe de’ panni: modelli e riflessidella maniera di Mattia Preti a Napoli, a cura di G. Porzio e G. Valentino, Taverna, Museo Civico, 2019.
Bibliografia
M. A. Pavone, in Dalla donazione Devanna: Dipinti tra il '500 e il '900, catalogo della mostra, Roma Museo Nazionale di Palazzo Venezia, 2005, Bari 2005, p. 60, n. 12.
M. A. Pavone, in Percorsi d'arte tra vestigia dei Messapi, il collezionismo dei Ruffo e l'evoluzione pittorica di Mino delle Site, catalogo della mostra, Cavallino, Convento di San Domenico, 2005, e Salerno, Pinacoteca provinciale, 2005, Salerno 2005, p. 122.
S. Marra, in V. Pacelli, F. Petrucci, Giovanni Battista Beinaschi, pittore barocco tra Roma e Napoli, Roma 2011, p. 321 n. Cb23.
G. Porzio, in Forme magnifiche e gran pieghe de’ panni: modelli e riflessi della maniera di Mattia Preti a Napoli, catalogo della mostra, Napoli 2019, cat. 13, p. 100-101, illustrato un dettaglio a col. a p. 2.
Referenze:
Fototeca Zeri, scheda 48812, busta 0483, fascicolo 3.
Apparso per la prima volta presso Christie's Roma nel 1988 con il corretto riferimento a Beinaschi, il dipinto è stato più tardi pubblicato da Maurizio Marini con l'attribuzione a Giacinto Brandi (Marini, Gregorio Preti cit.). E' stato restituito correttamente a Beinaschi da Pavone (Pavone, in Dalla donazione Devanna cit.; e Pavone, in Percorsi d'arte tra vestigia dei Messapi cit.).
Il frequente scambio tra le due personalità è stato definitivamente chiarito nella recente monografia di Beinaschi, dove il presente dipinto è stato definitivamente assegnato al pittore (S. Marra, in V. Pacelli, F. Petrucci, Giovanni Battista Beinaschi cit.). Definito "autentico capolavoro di Beinaschi nella produzione per quadreria", il dipinto si caratterizza per la natura fortemente drammatica e concitata dei gesti e degli sguardi, secondo una teatralizzazione tipicamente barocca, relativa agli anni maturi dell'artista. La dinamica che agita la scena scaturisce dalla veemenza del gesto adirato di Cristo, che ricorda quello della Cacciata di Cecco del Caravaggio (Berlino, Staatliche Museen zu Berlin, Gemaeldegalerie), che all'epoca si trovava in Collezione Giustiniani a Roma.
La violenta concitazione impostata su un sistema di diagonali, la forte animosità degli sguardi e in particolare l'atteggiamento della donna in fuga a destra, sembra riecheggiare il forte patetismo della Strage degli innocenti di Guido Reni, caposaldo dei primordi dell'arte barocca romana. Il luminismo drammatico contribuisce ad una effetto di grande spettacolarità e dinamismo.
Il dipinto offerto nel lotto si lega strettamente per stile, formato, impaginazione e tema con il Cristo e l'adultera (quasi a formare un pendant) già in collezione privata a Salerno e proveniente dal Castello Fienga di Nocera Inferiore, dove era conservato con l'attribuzione a Mattia Preti (M.A. Pavone, Per Giovan Battista Beinaschi, in "Prospettiva", 46, 1986, pp. 31-34, 37, figg. 8-9).
Il dipinto è databile all'ultima fase della produzione dell'artista, subito dopo il soggiorno romano del 1678-79, lo stile del dipinto è frutto dell'interpretazione in chiave naturalistica, derivata da Ribera e Giordano, del barocco emiliano e romano di Guercino e Lanfranco.