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39,7 x 51,8 cm
Entro un paesaggio dai toni bruni e argentei, tra alberi dalle chiome variegate, immote sullo sfondo di un’ampia radura, si svolge una scena colma di tenerezza e di incanto. San Giovannino, con i piedi morbidamente affondati nel prato, coglie piccoli fiori bianchi usando come cesta la propria veste color ciclamino; un gesto delicato, generoso e attento, poiché nel raccogliere gli steli coronati di bianche corolle, Giovanni bambino non rinuncia a deporre la croce del Battista, fatta con due stecchi incrociati.Santa Elisabetta con la mano sinistra accenna a portare al volto e al cuore i piccoli doni preziosi, mentre con la destra fa un gesto insieme di protezione e di accoglienza verso il bimbo, assorto nella ricerca. Il calore del suo sentimento è esemplificato dal giallo aranciato della veste, l’umiltà del suo pensiero dal tenue verde salvia e dal bianco niveo del velo i cui brani sfilacciati di stoffa, dipinti con maestria eccezionale, riportano la scena entro una dimensione umana. Appena in secondo piano, a produrre uno scenografico stacco tra le due figure principali e l’orizzonte, appare Zaccaria con gli occhi chiusi, abbigliato con vesti preziose, che, con un movimento ampio del braccio e il dischiudersi della mano, offre all’osservatore la scena di cui egli stesso è testimone.
Questa inedita versione del San Giovannino offre fiori a Santa Elisabetta e San Zaccaria è ascrivibile all’opera matura di Jacopo Bassano,intorno alla fine degli anni Sessanta del Cinquecento.
Della rara composizione è noto un altro esemplare, Londra, Walpole Gallery (1988), pubblicato nella monumentale monografia di Alessandro Ballarin (Jacopo Bassano. Tavole,parte prima 1531-1568, Cittadella 1996, II, p. 46, fig. 747, III, tav. col.346), intitolato Congedo di San Giovannino dai genitori con una datazione “circa 1559-60”. Il dipinto londinese mostra un’inquadratura più ampia, con una quinta arborea più estesa a sinistra e alcuni sassi in primissimo piano, assenti nell’esemplare offerto nel lotto. Le figure appaiono più statiche e distaccate, mentre la tavolozza, tutta giocata su terre brune chiare, si rivela monocorde. Tali scelte cromatiche privano l’opera di quella vivacità di matrice ancora tutta manierista evidenti,viceversa, nel presente dipinto, in cui colpiscono l’accordo squillante di rossi e rosa con il verde scuro e il verde acceso da pennellate di giallo della veste di Zaccaria ed i cangiantismi sulla veste arancione di Elisabetta. Simili accordi si rivelano insieme un omaggio di Jacopo a Tiziano e una geniale sintesi del colorismo veneziano.
In alcune annotazioni manoscritte (in lingua ceca), Eduard Safarik nota il rarissimo soggetto neotestamentario della tela come un elemento a favore dell’autografia certa dell’opera, suggerendo che essa sia stata commissionata in occasione della festività di Santa Elisabetta, celebrata il 5 di novembre.
Lo studioso, nel descrivere poeticamente il dipinto come “San Giovannino offre fiorellini alla madre Santa Elisabetta accompagnata da San Zaccaria” - indicazione che abbiamo preferito trascrivere nel titolo dell’opera rispetto a quello, più sintetico, riportato in monografia -, pone un raffronto stilistico assai stringente con opere certe di Jacopo, tra cui la Parabola del seminatore,databile al 1567 (Id., Jacopo Bassano. Scritti 1964-1995, Cittadella 1995, p. 144, fig. 82; II, p. 288).
Della medesima composizione esiste una copia, offerta nella vendita Semenzato a Imbersago (19 maggio 2001, lotto 1149), da riferirsi alla bottega di Francesco Bassano e di formato leggermente diverso (cm 49 x 62,5). Lodovico Magugliani fa riferimento a due lettere, rispettivamente, di Adolfo Venturi e di Wilhelm Suida, entrambe datate 1938, relative al nostro soggetto, riferendole però alla copia di Semenzato (cfr. L. Magugliani, Pittori e pitture, taccuino di viaggio,Milano s.a., fig. 18). Secondo Safarik, al contrario, tali riferimenti sono senz’altro da ricondurre al prototipo originario di Jacopo Bassano qui presentato.
Il lotto è offerto con Attestato di Libera Circolazione.