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Palermo, 1714. Manoscritto in chiara e leggibile grafia. Folio, due parti in un volume, 5 carte non numerate, una carta bianca, 71 carte numerate, 2 carte bianche; 166 carte numerate, una carta bianca. Legatura coeva in piena pergamena.
Resoconto ufficiale del Regio Patronato esercitato dalla chiesa cattolica, in Sicilia, all’indomani dell’ingresso in Sicilia degli austriaci, in cui vengono elencati tutte le località siciliane su cui la chiesa esercitava il diritto di patronato, con le relative rendite annuali, e nella seconda parte gli uffici di provvisione con i pesi e i salari. A chiusura del volume vengono riportati due decreti vicereali, in lingua spagnola, datati 13 giugno 1632 e 28 marzo 1689. Il regio patronato sulla chiesa siciliana, concesso in via definitiva dal papa nel 1621, consentiva infatti alla corte di Madrid di gestire con molta libertà le presentazioni dei vescovi e degli abati dell’isola. Parenti del re, funzionari e servitori della Monarchia, cardinali della curia romana, erano spesso preferiti ai candidati siciliani, con frequenti violazioni del privilegio cosiddetto dell’alternativa (alternanza tra stranieri e siciliani nella collazione dei benefici ecclesiastici). Le controversie in materia, negli anni ’30 del ’600, si spostarono anche all’interno del Consiglio d’Italia, animando un interessante dibattito e contrapponendo le posizioni dei reggenti siciliani e napoletani a quelle dei reggenti spagnoli, senza tuttavia raggiungere alcuna soluzione concreta che ponesse un limite agli abusi di Madrid.
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