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In Napoli, per Vincenzo Flauto, 1789. In 8°. Legatura coeva in piena pergamena, dorso a sei scomparti con titolo su fondo nero e fregi a motivi floreali incisi in oro, cornice e grande "fleuron" incisi a secco ai piatti, tagli colorati. Lievi difetti. Rarissima edizione originale.
Giuseppe Palmieri (Martignano di Lecce, 1721 - Napoli, 1793) militare ed economista, noto soprattutto per aver contribuito e dato l'avvio all'abbattimento del fatiscente sistema feudale del Regno di Napoli; Amministratore delle dogane in Terra d'Otranto e poi Direttore delle Finanze del regno. Frequentò a Lecce le scuole dei Gesuiti e intraprese la carriera militare fino a raggiungere il grado di tenente colonnello. E' di questo periodo il volume "Riflessioni sull'arte della guerra" (1761). Lasciato l'esercito si dedicò agli studi economici. L’interesse di Palmieri per l’economia, si sviluppa proprio in occasione del suo ritorno alle campagne avite; nel momento, cioè, in cui si troverà quasi costretto ad avviare una riflessione sulla «scienza del coltivare» che poi finirà per estendersi all’intera economia, fatta oggetto di analisi dirette a definire le linee di una nuova politica economica e finanziaria, politica che richiedeva e per non pochi versi si identificava con una riforma della pubblica amministrazione. L'economia da lui vista ed intesa come "necessaria al governo delle famiglie e de' popoli fu studiata in quattro opere: Riflessioni sulla pubblica felicità" (1787); "Pensieri economici" (1789); "Osservazioni su vari articoli riguardanti la pubblica economia" ed infine "Della ricchezza nazionale" (1792). Prima e non comune edizione di questo trattato redatto da Giuseppe Palmieri, figura di spicco dell'illuminismo napoletano, ricordato tra gli homines novi del Regno per il suo impegno nella battaglia per affrancare il Napoletano dai mali secolari che lo avvilivano. In questa opera il Palmieri suggerisce la censuazione dei demani a favore di coltivatori capaci a renderli fruttiferi, realizzando così, nella depressa agricoltura del Regno, l'ambizioso modello fisiocratico. Le sue proposte, seppur moderate, non vennero mai realizzate, rappresentando un'occasione perduta: se per Vincenzo Cuoco il saggio del Palmieri aveva portato "quasi la filosofia sul trono", una filosofia "non...incendiaria", che "procurava senza pompa il bene della patria" (V. Cuoco, Saggio storico sulla rivoluzione napoletana, a cura di A. Bravo, Torino, 1975, p. 80), quarant'anni dopo la prima pubblicazione dell'opera, Ludovico Bianchini nella sua 'Storia delle Finanze', ancora lamenterà come le leggi suggerite dal Palmieri, ideate per il pubblico vantaggio, non siano mai state applicate, rappresentando un clamoroso fallimento per il Napoletano (Einaudi, 4272; Feltrinelli It, 400; Cossa, 119/128; Mattioli, 2669).
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