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Due copie semplici del testamento del Cardinale Arcivescovo di Firenze Alessandro de Medici, assunto al soglio pontificio nel 1605 col nome di Leone XI, manoscritto cartaceo di 10 cc.280 x 210 mm., la seconda copia più tarda (metà del XVII sec.), rogato da Ser Paolo di Francesco Paolini in data 20 luglio 1591 a favore del nipote Alessandro, tracce di ossidazione dell'inchiostro con fori nella carta, conservato entro una carpetta archivistica; insieme nel lotto un atto di donazione dello stesso Alessandro de Medici che lascia, sempre al nipote, vasi, gemme, vesti sacre della sua Cappella; un Instrumento di Donazione e quietanza del 1603 con cui papa Clemente VIII dona al Cardinal di Firenze la somma di scudi 638 dovuti alla Camera Apostolica per lo spoglio di Monsignor Cocco, Abate della Badia di S. Galgano di Siena; originale e copia di un Motu Proprio di Leone XI del 21 aprile 1605 in cui dona ad Alessandro de Medici suo nipote "quanto gli spettava di mobili ed immobili ereditati in Firenze, e sua Diocesi, [nonché] una Gemma incastonata nell'anello d'oro che gli aveva regalato Re Enrico di Francia"; una autorizzazione a Giuseppe de Medici Duca di Miranda a "leggere e ritenere libri proibiti", datata 17 maggio 1832.
Bell'insieme di documenti relativi al ramo dei Medici di Ottaviano, tra cui spiccano le due copie tardo cinquecentesche del testamento di papa Leone XI. Nel 1569 fu nominato ambasciatore del granduca di Toscana Cosimo I presso la Santa Sede, si trasferì da Firenze a Roma. A Roma fu protetto da Ferdinando de' Medici, più giovane di lui ma cardinale già dal 1565. Guglielmo Sirleto, cardinale di curia, lo introdusse nella vita romana, mentre il cardinale Francesco Pacheco lo presentò a papa Pio V. Il pontefice apprezzò le sue doti e lo nominò protonotario apostolico. Rapida e costante fu la carriera del Medici alla corte papale, tanto da divenire uno dei più influenti diplomatici pontifici. Il suo pontificato fu brevissimo, appena 27 giorni.
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